Capitolo II

Erano passate poche ore dall'arrivo di Thomas in quel posto misterioso che lo avrebbe ospitato per un tempo a lui sconosciuto.

Il suo animo si era calmato, permettendogli di cogliere dei particolari a cui non aveva fatto caso al suo arrivo.

La "radura"- come la chiamava Newt- era circondata da enormi pareti di pietra alte diverse decine di metri. Quando Thomas sporse lo sguardo verso una di queste, notò due ragazzi che la attraversavano correndo.

Cercò di raggiungerli per chiedere loro qualcosa su quel posto.

"Ragazzi scusate.. cosa c'è oltre quelle mura? Da dove arrivate?" Chiese cercando di nascondere l'insicurezza che provava in quel momento.

I due ragazzi lo guardarono come se Thomas avesse fatto la domanda più stupida del mondo e se ne andarono senza degnarlo di una parola.

Thomas non ebbe alcuna risposta. Almeno fino a quella stessa sera.

"Mostri di acciaio? Mi stai prendendo in giro?"

Si accorse di aver urlato un po' troppo solo quando i ragazzi attorno alla tavola si girarono contemporaneamente verso di lui.

Newt rise tra sè e sè, divertito dall'imbarazzo di Thomas, al suo fianco.

"Purtroppo no. E non sono mostri d'acciaio. In realtà non abbiamo idea di cosa siano fatti" disse imitando goffamente il tono del moro "noi li chiamiamo dolenti "

Si bloccò quando si rese conto di quanto in realtà Thomas fosse spaventato.
"Ascolta Tommy questo non è un luogo sicuro. Per cui cerca di non metterti nei guai e tieni la testa bassa " gli intimò il suo nuovo amico addentando un pezzo di pane.

Tommy

Thomas fu felice che Newt lo avesse chiamato così. Non sapeva come, ma sentiva che quel soprannome gli appartenesse da tanto tempo.

Stare vicino a lui lo faceva sentire bene. Ed era paradossale, se ci pensava.
Non lo conosceva nemmeno o, almeno, non aveva alcun ricordo di lui.

E, cosa più importante, si trovava in un luogo dove tutti erano ostili con lui. Poco dopo il suo arrivo, uno dei ragazzi gli si era avvicinato intimandogli di stare alla larga dai radurai.

"Smettila di fare domande e datti da fare, pivello che non sei altro"

Non si era nemmeno presentato nè aveva dato a Thomas l'opportunità di farlo.
Tuttavia, era sicuro che qualcuno lo avesse chiamato Gally.

"Se ci sono quei... dolenti a tenerci lontano vuol dire che stanno proteggendo qualcosa. Magari oltre le mura c'è una via d'uscita?" insistette Thomas guadagnandosi un'occhiata da parte di Newt.

Il ragazzo biondo gli posò la mano sul polso per attirare la sua attenzione.
Quel contatto mandò scariche lungo la spina dorsale di Thomas che fu attraversato da mille brividi.

Newt sembrò accorgersene perché, quando si rese conto di aver instaurato quel contatto, ritrasse immediatamente la mano e si guardò attorno.

E se anche lui avesse quella sensazione di conoscere già Thomas?

"Ascoltami bene Thomas. Non dovrai mai andare oltre le mura. È un posto pericoloso e non esagero se dico che rischi di non tornare mai più. Promettimi che non ci andrai"

Thomas incatenò il suo sguardo a quello del ragazzo biondo, meravigliandosi del mutamento della sua espressione.

Se prima Newt si mostrava tranquillo, quasi annoiato durante quella cena, ora era preoccupato. Spaventato.

Voleva chiedergli il motivo di quella luce malinconica nel suo sguardo ma fu interrotto prima che potesse farlo.

"Ecco il pivello più inutile dell'anno. Ti ho osservato sai. Non hai fatto altro che andartene in giro tutto il giorno"

Thomas si voltò riconoscendo la voce del ragazzo che lo aveva rimproverato al suo arrivo.

"Gally so che per te è difficile ma cerca di non fare lo stronzo almeno per questa sera" lo rimproverò Newt, continuando a mangiare la zuppa dalla sua ciotola di terracotta.

"Oh ma guarda un po'. Il pivello ti ha assunto come avvocato per combattere le sue cause perse? Buon per te Newtie, hai una nuova damigella da proteggere! "

La voce e il sarcasmo pungente di quel tipo stavano dando sui nervi a Thomas. Tutte le emozioni negative che aveva accumulato durante il giorno lo stavano annebbiato.
Thomas era sicuro che sarebbe esploso da un momento all'altro.

Tuttavia Newt lo precedette.
Si alzò di colpo dalla sedia, che cadde sul pavimento e corse verso Gally come una furia.

"Prova a ripeterlo se hai il coraggio" gli urlò contro e Thomas si accorse solo in quel momento che Newt aveva preso un sè un coltello e lo stavo puntando contro la gola di Gally.

Tuttavia, quel tipo non sembrava per nulla spaventato. Al contrario, pareva felice di aver ottenuto quel tipo di reazione.

Un ragazzo asiatico si alzò dal tavolo e raggiunse Newt.
Lo prese per le spalle portandolo via da Gally.

Thomas non sapeva cosa fare.
Non riusciva ancora a metabolizzare ciò che aveva appena visto.
Newt gli era sembrato fin da subito un ragazzo tranquillo e razionale.
Non avrebbe mai pensato che una simile azione potesse appartenergli.

Newt si liberò della stretta del suo amico e gettò il coltello a terra.

Il cuore di Thomas ebbe un sussulto quando si rese conto che Newt stava piangendo.
Aveva gli occhi lucidi e uno sguardo perso nel vuoto.

Quando quest'ultimo si rese conto degli sguardi su di lui, corse verso l'esterno gridando dietro di sè "Che nessuno provi a seguirmi"

Thomas rimase immobile. Sebbene il suo cuore gli diceva di correre da Newt e di consolarlo, qualunque fosse stato il motivo che lo avesse portato a quel gesto, non voleva raggiungerlo contro la sua volontà.

Alla fine, il suo istinto prevalse e escì velocemente dalla stanza prima di poter cambiare idea.

Dopo pochi giri nella radura, lo trovò seduto contro un albero a fissare il vuoto con la testa tra le mani tremanti.

Si avvicinò lentamente, sperando che il ragazzo biondo non lo cacciasse via.
Si sentì sollevato quando Newt si accorse della sua presenza e gli rivolse un sorriso triste e forzato.

"Mi dispiace per prima.. di solito non cedo alle provocazioni. Non mi piace comportarmi così "

Thomas annuì come se lo sapesse già.

"Già..  Gally sembra un vero stronzo" rispose Thomas nell'unico tentativo di strappare un sorriso a Newt.

Tuttavia, il viso del suo amico restò improntato da quell'espressione triste.

"Alby. Una delle persone migliori che abbia mai conosciuto " disse Newt dopo qualche attimo di silenzio, lo sguardo perso tra i ricordi.

Thomas lo guardò perplesso, non capendo cosa avesse a che fare questo con ciò che era appena successo.

"Era un velocista sai? Aveva il permesso di oltrepassare le mura per entrare nel labirinto e mapparlo. Sai per... trovare una via d'uscita"

Thomas stava cominciando finalmente ad avere le informazioni che aveva sperato di ottenere dal suo arrivo. Ma qualcosa gli diceva che non avrebbe voluto più ascoltare.

"Anche io ero un velocista. Eravamo inseparabili. Ci guardavamo le spalle a vicenda. Due settimane fa sono stato attaccato da un dolente. E Alby ... lui si è scagliato contro quel mostro come una furia per distrarlo. Lui è ... morto...per proteggermi "

In quel momento Thomas fu pervaso da un senso di odio verso Gally.

Buon per te Newtie, hai una nuova damigella da proteggere.. gli aveva detto!

Newt si sentiva chiaramente in colpa per la morte del suo amico e Gally glielo aveva rinfacciato con una pura crudeltà tale da far accantonare la pelle a Thomas.

"Newt io... mi dispiace.  Mi dispiace davvero" disse avvicinandosi ancora di più al suo nuovo amico che aveva smesso di essere forte.

In quel momento, si era abbandonato alle sue emozioni lasciando che le lacrime gli scorressero sul viso.

Thomas ebbe l'impulso di abbracciarlo forte a sè. E così fece.
Lo strinse improvvisamente a sè, sperando che bastasse per fargli sentire che no, lui non era solo.

Non più.

Pensò di aver osato troppo con quel gesto quando Newt si irrigidì tra le sue braccia.

Ma quando l'altro ricambiò quel gesto, posando il viso sulla spalla di Thomas, quest'ultimo si sentì finalmente a casa.

E giurò a sè stesso che avrebbe fatto di tutto affinché Newt non soffrisse più.

                               Fine capitolo II

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