3. Capitolo III
"Accidenti a me, dovrei cacciarti dalla mia stanza per avermi paragonato a quel pallone gonfiato"
Thomas è disteso sul letto, in una stanza che ha tanto l'odore di casa. Di un luogo sicuro e privo di pericoli. Come in fondo, pensa, dovrebbe essere.
"E perché non lo fai?"
Gira la testa di lato per ammirare il ragazzo accanto a lui. I suoi capelli biondi sono più chiari alla luce del raggio di sole che attraversa la finestra, segno del mattino arrivato da un po'.
Lo guarda con aria di sfida, incapace di trattenere un sorriso divertito.
"Uff forse perché ti amo, Newtie" risponde Thomas passandosi una mano tra i capelli, in imbarazzo per la sua confessione.
Newt lo guarda con aria sognante: adora il rossore che colpisce le guance del suo ragazzo ogni volta che si lascia andare e dice qualcosa di dolce.
Insomma, stanno insieme da poco. Ma si conoscono da sempre e hanno passato la vita a rincorrersi, incapaci di dichiararsi. A desiderarsi in silenzio, trovando un appiglio negli sguardi che osavano scambiarsi quando si trovavano nella stessa stanza.
Troppa paura della forza dei loro sentimenti, del giudizio degli altri.
"Ti amo anche io Tommy" risponde il ragazzo lasciando un leggero bacio sulle sue labbra per poi scompinargli i capelli scuri con un gesto.
Thomas adora ricevere questo tipo di attenzioni. Lui, che non si era mai innamorato prima dei suoi 17 anni, si è ritrovato travolto in un vero e proprio uragano senza che potesse fare nulla per evitarlo.
Thomas ha sempre pensato che fosse questo, l'amore. Una forza che nessuno può controllare e che, semplicemente, ti travolge. E paradossalmente ne ha sempre avuto paura. Dopo tutto, non siamo noi a decidere di chi innamorarci.
Ma Thomas era ogni giorno più felice di essersi innamorato di Newt.
"Dai restiamo a letto ancora un po'. Possiamo entrare alla seconda ora" implora Thomas mettendo il broncio cercando di attirare l'attenzione di Newt il quale, si è seduto sul letto e cerca la sua maglia sul pavimento.
"Nono non ne se ne parla. Stavolta non ti assecondo. I tuoi voti sono pessimi. Alza il culo e preparati" risponde Newt senza la minima intenzione di apparire accomodante.
Vuole mostrarsi autoritario e questo fa solo divertire Thomas ancora di più.
"Thomas? Thomas ci sei?"
"Va bene. Devo dire che con la tua infinita gentilezza mi hai convinto. Comunque stasera ceni da me. Mia madre ha preparato un nuovo tipo di torta e vuole fartela provare" afferma Thomas mentre si alza dal letto e recupera i quaderni e i libri da mettere nello zaino.
"Sveglia pivello. Sei andato in coma? Avanti"
Quella voce, più forte della prima volta, lo disorienta.
Quando Thomas si sveglia, si sente in un profondo stato di trance.
Gally è davanti a lui e lo scuote tenendolo per il colletto della camicia. Lo sguardo infuocato di rabbia non accenna a placarsi.
Thomas si guarda intorno cercando di rimettere insieme i pezzi di .. cosa? Cos'era? Un sogno? Impossible.
Troppo reale per esserlo.
"Insomma vuoi farmi davvero perdere la pazienza? Non ti conviene, ti avverto!" Urla Gally scuotendolo un'ultima volta prima di lasciarlo andare contro la branda.
Thomas si alza di colpo, stanco della prepotenza che indirizza solo a lui dal giorno in cui è arrivato.
Oggi più che mai, vuole essere lasciato in pace.
"Puoi smetterla di fare lo stronzo almeno per una volta eh? Ci riesci?"
Da quando è nella radura, Thomas ha scoperto un nuovo lato di sè: un lato combattivo che ancora non conosceva.
Gally si avvicina, a pochi centimetri dal suo volto, e lui non ne è intimorito. Da quella sera in cui ha fatto stare male Newt, Thomas odia Gally con ogni singola cellula del suo corpo.
"Ripetilo se hai il coraggio pivello" sussurra Gally, tenendo lo sguardo fisso su di lui.
In tutta risposta dettata dal puro istinto, Thomas lo spinge con tutta la forza di cui è capace facendolo cadere.
Ciò cattura l'attenzione degli altri radurai che si avvicinano per ammirare la scena dell'ultimo arrivato che sfida il capo.
Ma il loro stato d'animo divertito e superficiale non riflette quello di Newt che, non appena si rende conto della situazione e di ciò che potrebbe succedere, corre verso di loro con il cuore in gola.
Nell'esatto momento in cui Gally si alza da terra agitando un pugno in aria preparandosi a colpire Thomas, Newt si mette tra di loro e dà un assaggio a Gally del suo stesso intento.
Lo colpisce alla mandibola, stordendolo e sorprendendolo per il suo gesto alquanto inusuale.
Thomas resta immobile dietro di Newt, incapace di formulare una frase di senso compiuto o di commettere qualsiasi azione.
"Ma sei impazzito? Che caspio ti prende?" Urla Gally mentre si porta una mano a tastare la sua guancia assumendo una smorfia di dolore.
"Che caspio prende a me? Che caspio prende a te! Lo avresti colpito per cosa? Perché sta minando la tua autorità? Fa meno lo stronzo Gally.. siamo tutti nella stessa situazione "
Newt è fuori di sè. È la seconda volta che Thomas lo vede così in pochi giorni e non riesce a non sentirsi confuso al riguardo.
E i sogni che sta facendo ogni notte, di certo non lo aiutano.
Gally raggiunge Newt come una furia, fermandosi a pochi passi da lui.
"Portami rispetto o ti spedisco in gattabuia per un mese insieme al tuo amichetto"
Un sorriso beffardo si fa strada sul volto di Newt, fisso su quello dell'altro.
"Vuoi sostituire Alby come capo ma non hai la stoffa per esserlo. Non sei nemmeno un decimo di quello che era lui per tutti noi" risponde Newt e, senza dare alcuna possibilità di replica, si allontana sotto lo sguardo stupido degli altri radurai.
Inizia a correre, lasciandosi tutto alle spalle. Newt non ha mai avuto nessun problema nel riconoscere un leader.
Non si è mai sentito all'altezza di guidare i radurai: troppe responsabilità. Il suo problema non è mai stato quello di ricevere ed eseguire ordini.
Con Alby lo faceva continuamente e senza mai obiettare.
No. Il problema di Newt è Thomas. Da quando è arrivato nella radura, una settimana prima, Newt non è stato più lo stesso. Odia quando Gally lo tratta male e odia il fatto che questo lo colpisca così tanto.
Ma, in realtà, il suo problema è un altro.
Ogni volta che Thomas si avvicina a lui, sente un'inspiegabile sensazione: qualcosa, dentro di lui, gli dice di fidarsi di Thomas. Lo sente vicino a lui e questa sensazione lo manda fuori di testa.
Da quando Thomas è arrivato, Newt si ritrova a maledire quel posto e gli artefici di quel destino più del solito perché gli hanno portato via qualcosa che non riesce nemmeno a ricordare.
Ma allora perché sente di averne così tanto bisogno?
Si inoltra nel bosco e, con gli occhi appannati dalle lacrime, si lascia andare contro una quercia. Si porta la testa tra le mani cercando invano di calmare i propri singhiozzi e si sente sempre più solo.
Il suo pensiero va ad Alby. L'unico vero amico che abbia mai avuto in quel posto dimenticato dal mondo.
"Vorrei che tu fossi qui, Alby" dice tra sé e sé mentre l'immagine del suo amico si fa sempre più vivida nella sua testa.
"Ci sono io, se vuoi"
Quando Newt alza lo sguardo, incontra quello di Thomas, in piedi davanti a lui.
Le mani in tasca, imbarazzato.
Newt vorrebbe andarsene. Vorrebbe urlare che la confusione che lo attanaglia è anche a causa sua e vorrebbe andarsene.
Ma non lo fa.
Resta fermo, incapace di fare qualsiasi cosa.
Thomas si avvicina lentamente con l'incertezza negli occhi, incerto su cosa dovrebbe dire.
"Grazie.. per avermi difeso" sussurra poi mentre si siede accanto a Newt. I loro corpi si sfiorano per un attimo provocando una serie di brividi al ragazzo biondo.
Non sanno che, in realtà, quella sensazione è reciproca.
"Non l'ho fatto per te. Gally è uno stronzo e qualcuno dovrà pur rimetterlo in riga, prima o poi"
Thomas non dà molto peso a quelle parole. Vorrebbe dirgli che sa che non è così, che è cosciente del fatto che Newt a lui ci tenga. Almeno un po'.
Ma non può farlo. Come potrebbe mai spiegare un legame che non dovrebbe esistere tra loro?
"Si hai ragione. Per questo non capisco il motivo per cui lo fai"
Thomas è sicuro di aver appena catturato l'attenzione di Newt con quelle parole, il quale si gira di scatto verso di lui.
"Fare cosa?"
"Permettergli di fare il capo. Dovresti guidarci tu. Saresti un leader brillante mentre lui non è capace di..."
"Chi ti credi di essere?" ringhia Newt interrompendolo "sei qui da una settimana e pensi di conoscerci? Pensi di conoscere me? Non sai nulla di me Thomas"
Newt butta tutto fuori come un fiume in piena e non si rende nemmeno conto di essersi alzato, preso dalla rabbia.
E paradossalmente, ciò che ha fatto più male a Thomas è stato il modo in cui lo ha chiamato Newt. Fino ad allora, per lui era stato Tommy. Solo per lui.
Fa lo stesso e si alza, fronteggiandolo.
"Senti Newt.. io capisco che tu ti senta perso qui ma.."
"No Thomas è questo il punto. Tu non puoi saperlo. Tu non... puoi.. saperlo "
Quando le lacrime inondano i suoi occhi, Newt crolla a terra con le mani premute contro il viso.
Tutta quell'incertezza lo sta uccidendo. Vorrebbe trovare il coraggio per chiedere a Thomas il motivo per cui lo sente così vicino a sè. Vorrebbe chiedergli se anche lui avverte il legame che esiste tra loro.
Thomas si precipita verso di lui ma, quando gli è vicino, si blocca. Newt sta male e lui ha una paura immensa di peggiorare la situazione.
"Newt ti prego.. permettimi di starti vicino e basta" sussurra con una mano sospesa sulla sua spalla.
Basta.
Quanto significato in questa parola.
Thomas vorrebbe solo stargli accanto e dimenticare, anche per un solo attimo, tutto il resto.
Newt annuisce senza guardarlo e Thomas lo abbraccia. Semplicemente.
Sono qui per te gli sta dicendo con quel gesto.
E Newt lo sa. Lo capisce. E per ora, decide che gli basta.
Non vuole sapere altro.
FINE CAPITOLO III
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