Capitolo 2 - Un bacio freddo.
Mentre Gepard e Sampo uscivano dall'appartamento di Falco, Sampo non poté trattenere una risata soddisfatta, «È stato facile! Mi fa piacere che abbiamo trovato le informazioni che cercavamo. E riguardo a Falco, beh, credo che tu abbia notato il suo senso dell'umorismo».
Gepard non ricambiò il sorriso e rimase serio, «Sì, l'ho notato», rispose con tono brusco, «E sinceramente non è il momento di scherzare. Abbiamo una missione importante a cui pensare».
Sampo si limitò a ridere silenziosamente, avvicinandosi al Capitano tanto da sfiorare ancora il suo collo con le labbra e sussurrare, «Però ha ragione, stiamo lavorando insieme a questo caso e ora sei il mio... compagnetto».
Ancora una volta, Gepard sentì il calore della voce di Sampo e, con un gesto veloce, lo spinse lontano, «Ora anche tu? Stiamo solo lavorando insieme a un caso, poi, quando troveremo il colpevole, ognuno tornerà alle proprie faccende, chiaro?».
Sampo scosse la testa e si riavvicinò, riuscendo ad afferrare il mento di Gepard per fissarlo bene negli occhi, «Come desideri, Capitano».
Gepard si liberò di nuovo e rapidamente dalla presa di Sampo, il suo sguardo diventò più severo che mai, «Ora basta con le distrazioni! Abbiamo le indagini da condurre e delle vite da proteggere. Concentrati sul nostro lavoro».
Sampo alzò le mani in segno di resa, «Va bene, Capitano. Niente più battute!».
Con la serietà del momento ripristinata, Gepard e Sampo si diressero verso le aree indicate da Falco, dove trovarono un magazzino isolato, all'interno del quale si sospettava ci fosse un deposito illecito. Tuttavia, non appena entrarono, la situazione divenne molto tesa. I membri del gruppo criminale, riconoscendo immediatamente Sampo, reagirono con aggressività.
Uno dei contrabbandieri, un uomo corpulento con una cicatrice sul volto, fissò Sampo con uno sguardo di odio, «Sampo Koski!», urlò con disprezzo, «Non dovevi essere qui!».
Sampo si voltò di scatto, il volto palesemente sorpreso, «Non pensavo che la mia fama mi precedesse in questo modo. E chi l'avrebbe detto che avrei trovato vecchi "amici" qui? Siete voi che mi avete incastrato in questa faccenda, vero? Come se i miei affari personali non fossero già abbastanza a cui pensare?».
«Già, io e tanti altri, come vedi; ma ora tu e il tuo amichetto giustiziere non potete dire nulla a nessuno, e vi dovremmo in ogni caso mettere a tacere», minacciò il contrabbandiere, riconoscendo anche Gepard come Capitano della Guardia d'Acciaio e preparandosi per uno scontro.
I primi colpi furono veloci e brutali. Gepard si mosse parando un attacco e rispondendo con un affondo rapido. La sua lama incontrò il metallo dell'avversario, facendo scattare scintille nel freddo ambiente. Nel frattempo, Sampo lanciò uno dei due suoi pugnali verso uno degli aggressori e lo distrasse abbastanza da permettere a Gepard di guadagnare terreno.
Tuttavia, il nemico era numeroso e ben organizzato. Uno degli uomini afferrò Sampo e lo spinse contro il muro, immobilizzandolo con un braccio.
«Lasciatelo!», tuonò Gepard, ma fu presto sopraffatto anche lui: un altro uomo della banda gli bloccò il braccio, mentre un altro lo colpì al fianco, facendogli perdere l'equilibrio.
In pochi istanti, la battaglia era finita. Gepard e Sampo furono legati, e trascinati in una piccola cella di sicurezza all'interno del magazzino, dove la situazione era estremamente angusta e, a peggiorare le cose, il freddo penetrante si intensificava.
Gepard si appoggiò alle sbarre della cella, cercando di mantenere una certa distanza da Sampo, ma, l'assenza di spazio e il suo continuo movimento rendevano difficile evitare il contatto. Sampo, tentava di apparire calmo, ma non riusciva.
«Questo è il massimo della sfortuna», osservò, cercando di rompere il ghiaccio.
«Già! Ecco cosa succede quando mi metto a collaborare con tipi come te», lamentò Gepard.
Sampo, con un sorriso sornione, si attaccò completamente al Capitano. Il freddo penetrante sembrava accentuare ogni contatto, e lo spazio ristretto rendeva ogni movimento particolarmente intimo, «Beh, beh...», mormorò.
Gepard spalancò gli occhi, «Che intenzioni hai? Non è il momento per giochi. Dobbiamo trovare un modo per uscire da qui. Abbiamo scovato i criminali e ci siamo fatti sfuggire! Ora chissà dove sono!».
Sampo inclinò la testa, «Oh, ma non è grave, ho capito chi è, e di certo non mi sfuggirà, Capitano. Ma pensavo che, visto che siamo qui, potremmo approfittare della nostra... intimità forzata. Dopo tutto, non capita tutti i giorni di avere così tanta vicinanza con un uomo di legge così... autorevole e affascinante».
Gepard deglutì, «Questo è ridicolo. Dobbiamo concentrarci sulla fuga e non su... altre cose», disse, agitandosi di più e cercando disperatamente di trovare un po' di spazio nell'angusto angolo in cui erano stati rinchiusi.
«Dobbiamo pensare a un piano per uscire», ripeté, cercando di mantenere la calma.
Sampo notò il suo disagio, «Vedi, Capitano, siamo rinchiusi come sardine, e il nostro abbigliamento non aiuta certo a dare spazio extra. Se la situazione non fosse così seria, potrebbe quasi sembrare una commedia», disse.
Gepard lo guardò con un'espressione frustata e imbarazzata, «Non è il momento di fare battute, Sampo. Abbiamo bisogno di trovare una via d'uscita e di fermare questi criminali!».
«Quali battute? Sono più che serio, l'armatura che indossi prenderà qualche bel centimetro qui dentro... Avanti, togliti qualcosa. Magari mi fai vedere cosa nascondi sotto quell'acciaio massiccio...», provocò Sampo, pizzicando i vestiti di Gepard.
Gepard arrossì pesantemente quando Sampo lo toccò, «Sampo, smettila di provocarmi».
Sampo, notando il rossore sulle guance di Gepard e l'irritazione crescente, si avvicinò un po' di più, adottando un atteggiamento più controllato, «Capisco, Capitano. Ma dobbiamo trovare una soluzione. Questo spazio è troppo angusto e non possiamo rimanerci a lungo, o diventeremo due ghiaccioli».
Gepard sospirò, osservando il lucchetto chiuso della cella, «Potrei provare a forzare la serratura, ma posso muovermi poco, soprattutto le braccia...».
«Ecco perché ho detto di toglierti qualche strato della tua armatura, Capitano», rispose Sampo.
Gepard scosse la testa, «Ah, non ti sopporto! Dobbiamo essere pratici. Se riuscissi a farmi qualche idea su come forzare il lucchetto senza l'uso delle braccia, sarebbe utile».
Sampo rifletté per un momento, osservando il lucchetto, «Fammi pensare... Oh! Ho un piccolo kit di attrezzi da scassinatore! Lo avevo quasi dimenticato! Non è un granché, ma proviamo».
Gepard spalancò gli occhi, «Hai degli attrezzi? E adesso lo dici!? Tutte scuse per flirtare con me!».
Sampo non rispose, allora Gepard sospirò, «Dove li hai nascosti?».
«Nei miei abiti, ovviamente», rispose Sampo, estraendo un paio di strumenti da scassinatore dal suo giubbotto e cominciando a lavorare sul lucchetto, cercando di rimanere il più calmo possibile nonostante il piccolo spazio.
Gepard l'osservava attentamente, «Wow, hai una manualità davvero notevole, però sbrigati! Potrebbero essere già lontani e rischiamo di perdere il nostro vantaggio».
«Sì, sì, ho capito», rispose Sampo mentre era concentrato, «E grazie. Non è la prima volta che mi ritrovo in una situazione di questo tipo. E tu, Capitano, ti sei mai trovato in una situazione in cui non c'era spazio nemmeno per respirare?».
Gepard sospirò, «Per mia fortuna, no, fino ad adesso».
Sampo continuò a lavorare con gli attrezzi, poi. finalmente, dopo un paio di minuti che sembrarono eterni, il lucchetto si sbloccò con un clic silenzioso.
«Ecco fatto. La strada è libera», disse Sampo con un sorriso soddisfatto.
Gepard subito aprì la porta della cella, allontanandosi il più possibile da Sampo.
«Ottimo lavoro», disse, con un tono meno brusco.
Sampo afferrò Gepard per la giacca e lo attirò verso di sé, «Ancora grazie, Capitano».
Gepard, sorpreso dalla mossa inaspettata, non ebbe il tempo di reagire. Sampo allora lo baciò con forza, «Almeno questo me lo fai fare?», chiese poi con una risata soddisfatta, mentre si staccava da Gepard e lo guardava maliziosamente.
«Sampo!», esclamò Gepard, visibilmente scioccato e imbarazzato, che cercò si scrollarsi rapidamente di dosso l'effetto del bacio, cercando di recuperare il controllo della situazione.
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