8. Misteri e Martini
Era un sabato mattina e il mondo sembrava avvolto in un silenzio inquieto.Mi svegliai con una pressione al petto, un peso che non potevo ignorare. La luce dorata del sole filtrava attraverso le tende, colmando la stanza di una luminosità quasi assordante, opprimente. Mi girai nel letto, cercando di liberarmi dall'ansia che mi avvolgeva come una pesante coperta di piombo.
Quella sera avrei dovuto partecipare ad una cerimonia di matrimonio, un evento in cui avrei dovuto cantare e suonare. Solo a pensarci, una tempesta di emozioni contrastanti si scatenava dentro di me. Sentivo il battito del cuore pulsare nelle orecchie, un ritmo costante e insistente che sottolineava l'importanza di quell'occasione.
Era un'opportunità preziosa, un momento in cui avrei potuto dimostrare a me stessa che ero capace di affrontare le mie paure più profonde.
Ma ogni volta che il pensiero della performance riaffiorava, un'ondata di nervosismo mi travolgeva, come se stessi affondando in un mare di dubbi.
La mia mente, in un contrasto inquietante, si dibatteva tra la speranza di brillare e la paura di fallire, rendendo il semplice atto di respirare un'impresa ardua.
Mi alzai dal letto, i piedi nudi a contatto con il pavimento freddo, una sensazione che portava con sé un flebile sollievo dalla marea di pensieri che mi travolgeva.
Iniziai a vestirmi lentamente, selezionando con cura gli abiti che avrei indossato per la giornata, sperando che la routine mattutina potesse attenuare, anche solo in parte, la tempesta che infuriava dentro di me.Isabelle si era appena svegliata, e mi osservava con gli occhi ancora socchiusi, il viso sereno ma con una velata preoccupazione che non potevo ignorare.
Poco dopo, un bussare deciso interruppe il fluire dei miei pensieri.Il suono, netto e imperioso, mi spinse ad alzarmi e ad aprire la porta.
Davanti a me si presentò il maestro Lefèvre, la cui espressione era seria ma i suoi occhi rivelavano una gentilezza che mi infondeva un certo conforto.
<<Buongiorno, Maddalena>> disse con voce calma, il timbro profondo e rassicurante che mi era familiare. <<Posso parlarti un momento? È importante>>
Un'ondata di apprensione attraversò il mio corpo, ma annuii.<<Va bene>> risposi, cercando di mascherare il tumulto interiore con un sorriso.
Mi voltai verso Isabelle, che mi lanciò uno sguardo curioso ma incoraggiante. La sua presenza, pur silenziosa, sembrava infondermi una certa forza.
Seguii Lefèvre lungo il corridoio, cercando di mantenere la calma. Ogni passo sembrava amplificare i miei pensieri, ogni eco un promemoria della mia ansia incombente.
Quando arrivammo al suo studio, un luogo che conoscevo bene e che emanava un'atmosfera di serietà mi colpì l'abbondanza di libri e strumenti musicali, custodi di storie e segreti di epoche passate. Mi sedetti di fronte alla sua scrivania, mentre lui prendeva posto in modo composto.
<<Maddalena>> iniziò con un tono rassicurante, ma la sua voce portava con sé un peso che non potevo ignorare <<Ho saputo che questa sera ti esibirai, in bocca al lupo>>Un leggero sollievo si fece strada dentro di me, ma capivo che c'era dell'altro, un argomento non ancora affrontato.
<<Grazie, maestro>> risposi, la mente in fermento mentre mi chiedevo quanti altri fossero a conoscenza di quell'importante serata.
Lefèvre annuì, il suo sguardo penetrante fisso nei miei occhi, come se cercasse di leggere il mio stato d'animo.
<<Invece...>> cominciò a dire, il suo tono si incupì, come se stesse preparando il terreno per rivelazioni inquietanti <<Parlando di un'altra questione...>> fece una breve pausa, il suo respiro carico di significato <<Quel libro che hai trovato in biblioteca, Il Mondo dei Sogni, hai avuto modo di leggerlo?>>
Non risposi, abbassai lo sguardo e feci un cenno di negazione.
<<Il libro non è solo una raccolta di teorie sui sogni>> continuò Lefèvre, la sua voce grave e densa di mistero <<Parla di come i sogni possano eludere la realtà aprendo porte verso altre realtà, riflessi di verità nascoste che la nostra mente cerca di rivelare. Potrebbe spiegare perché vedi quelle figure, cosa rappresentano realmente>>
Un'ondata di emozioni contrastanti mi pervase: paura, speranza e curiosità si mescolavano dentro di me. Il volto della mia sorellina apparve nella mia mente, il suo sorriso dolce e innocente, subito seguito dall'immagine minacciosa dell'uomo senza volto, una presenza oscura che alimentava i miei incubi.
E se queste visioni non fossero semplicemente frutto della mia immaginazione, ma indizi di qualcosa di più profondo e inquietante?
<<Potrebbe essere che questi sogni ad occhi aperti abbiano un significato reale?>> chiesi, la mia voce tremante tradiva il tumulto che sentivo.
Lefèvre mi fissò intensamente, il suo sguardo non lasciava spazio a equivoci.
<<Non posso dirlo con certezza ma credo che valga la pena esplorare questa possibilità>>
Il mio cuore batteva all'impazzata, un tamburo incessante che accompagnava il crescendo della mia ansia. Sentivo che stavo per scoprire qualcosa di fondamentale su di me, qualcosa che avrebbe potuto cambiare radicalmente la mia percezione della realtà.
<<Lo leggerò il prima possibile>> dissi, una sete di verità che bruciava dentro di me, ardente e inestinguibile.
Lo ringraziai nuovamente e uscii dal suo studio, il mio spirito un tumulto di emozioni. L'ansia per la serata non era svanita ma ora era affiancata da un senso di urgenza e determinazione. Dovevo scoprire la verità dietro tutto ciò che stava accadendo, a partire dai miei sogni.
Perché continuavo a vedere costantemente le stesse situazioni?Cosa significava tutto questo?
Sembrava che quel libro fosse la chiave di tutto.
Il pomeriggio avanzava rapidamente mentre mi preparavo per la serata che avrebbe segnato un momento cruciale nella mia vita.
Mi vestii con attenzione, scegliendo un abito elegante ma sobrio, un riflesso della mia personalità, pensato per non risultare eccessivo. Ogni movimento sembrava intriso di tensione, ogni respiro un promemoria della responsabilità che mi attendeva, come un'ombra incombente.
Mi osservai allo specchio, cercando di scorgere un barlume di serenità nei miei occhi. Il peso delle aspettative si faceva sentire, un fardello che non proveniva solo dagli altri, ma anche da me stessa. Dovevo dimostrare a me stessa di poter affrontare tutto questo, che le mie visioni non avrebbero potuto impedirmi di vivere appieno la mia vita.
Lasciai l'accademia a bordo di un taxi che mi avrebbe condotto al luogo della cerimonia.
Mentre l'auto scivolava lungo le strade di Parigi, fissai il mondo esterno attraverso il finestrino, cercando di placare i miei nervi osservando la vita che scorreva al di là del vetro. Le luci della città brillavano come stelle lontane, il brusio delle persone si mescolava in un sottofondo che sembrava lontano e irreale, come se fossi immersa in un sogno dal quale non riuscivo a svegliarmi.
La mia mente era un vortice di pensieri e sentimenti, un tumulto di eccitazione e terrore che si contendevano il predominio.
Quando arrivai alla terrazza dove si sarebbe svolta la cerimonia, il panorama era mozzafiato: una vista splendida sulla città, con la Torre Eiffel che si ergeva maestosa all'orizzonte. La terrazza era decorata con eleganza. Luci soffuse e fiori freschi creavano un'atmosfera intima e magica, un quadro che sembrava uscito da un sogno.
La sposa, una donna di straordinaria bellezza, indossava un abito bianco che sembrava composto di sogni e seta. I suoi occhi brillavano di felicità e un leggero rossore le colorava le guance, rendendola ancora più radiosa.
Lo sposo, accanto a lei, era altrettanto elegante, con un sorriso che rifletteva l'amore profondo che provava per lei. Gli invitati, tutti vestiti in abiti da sera, si muovevano con grazia, chiacchierando e ridendo, riempiendo l'aria di un'energia vibrante e contagiosa.
Tra la folla, notai subito Ferdinando, che mi accolse con un sorriso caloroso, il suo carisma innegabile.
<<Maddalena, che piacere vederti>> disse, prendendomi delicatamente per un braccio. <<Allora sei pronta?>> mi chiese elettrizzato.
Annuii, cercando di mascherare la mia ansia dietro un sorriso sicuro ma dentro di me il tumulto delle emozioni era quasi insopportabile.
Ogni fibra del mio essere sembrava tesa come una corda di violino, pronta a spezzarsi al minimo tocco.
Il cuore batteva furiosamente nel petto, una cascata incessante di adrenalina che mi lasciava senza fiato. Ogni respiro diventava un atto consapevole, un tentativo disperato di mantenere la calma in mezzo al caos interiore.
La mia mente era un vortice di pensieri.
Cosa avrebbero pensato di me? E se avessi sbagliato una nota? E se la mia voce avesse tremato?
L'immagine della mia sorellina, il suo volto dolce e innocente, si sovrapponeva all'ombra dell'uomo senza volto, creando un'oscura unione di emozioni.
L'aria era impregnata di profumi floreali ma io percepivo solo l'odore della mia stessa paura, acre e pungente. Gli ospiti si muovevano intorno a me, elegantemente vestiti, i loro volti illuminati da sorrisi e risate. Sembravano lontani, quasi irraggiungibili, come se fossi intrappolata in una bolla di vetro che mi separava dal mondo reale.
Le luci soffuse creavano un'atmosfera magica, quasi surreale. Il cielo di Parigi sopra di noi era un mosaico di stelle e la vista della Torre Eiffel in lontananza si stagliava con una magnificenza mozzafiato.
Tuttavia, tutta questa bellezza non riusciva a placare il tumulto che ribolliva dentro di me. Era come se il panorama incantevole fosse un velo che celava la tempesta di emozioni che mi assaliva.
E poi c'era Ferdinando. Con il suo carisma e la sua sicurezza, era una presenza a tratti rassicurante in mezzo a quell'incanto. Il suo sorriso, luminoso e sincero, trasmetteva una sorta di fiducia ma sentivo anche il peso delle sue aspettative gravare su di me come un macigno.
Dovevo essere all'altezza, dovevo dimostrare che la sua fede in me non fosse stata malriposta.
Ogni passo che facevo verso il palco sembrava un'epopea, un viaggio carico di significato e di ansia. Gli sguardi degli ospiti si posavano su di me, alcuni curiosi, altri forse scettici, come se stessero scrutando il mio valore.
La mia mente si trasformava in un campo di battaglia, combattendo contro il panico che minacciava di sopraffarmi. Eppure, nel bel mezzo di quella tempesta, una scintilla di determinazione si accendeva, una voce interiore che mi rammentava il motivo per cui ero lì.
Quando finalmente mi trovai di fronte al pianoforte, chiusi gli occhi per un momento, cercando di afferrare un attimo di pace interiore.
Respirai profondamente, tentando di liberarmi dalle catene della mia ansia, mentre le mie dita si posavano sui tasti, fredde ma familiari.
In quel momento, una calma inaspettata iniziò a diffondersi dentro di me, come un liquido caldo che scorre in un corpo gelato.
Era come se il mondo si fosse fermato, lasciandomi sola con la mia musica. Aprendo gli occhi, osservai il pubblico. Non erano solo volti sconosciuti ma anche amici, persone che credevano in me. Questa consapevolezza mi fornì la forza necessaria per iniziare a suonare.
Ogni nota che emettevo era un passo verso la libertà, un'affermazione di chi ero. La mia voce, tremante all'inizio, trovò gradualmente la sua forza, abbandonandosi a una melodia che danzava nell'aria.
Le parole che cantavo erano cariche di significato, un racconto dell'anima che condividevo con ciascuno di loro. La paura, un tempo così opprimente, iniziò a dissolversi, sostituita da una sensazione di potere e controllo che mi avvolgeva come una calda coperta.
Quando infine terminai, il silenzio che seguì fu subito squarciato da un fragoroso applauso. Sentii un'ondata di sollievo e gioia che mi attraversava, come se ogni nota suonata avesse liberato una parte di me.
I miei occhi cercarono Ferdinando. Il suo sorriso era radioso e carico di orgoglio. Gli sguardi degli ospiti erano pieni di ammirazione e compresi di aver davvero toccato i loro cuori con la mia esibizione.
Ricevetti complimenti a non finire, ogni parola riempiendo il mio cuore di una gioia indescrivibile. Gli invitati, colpiti dalla mia performance, si avvicinarono per esprimere il loro apprezzamento.
In quel momento, sentii di aver raggiunto qualcosa di significativo, di aver trasformato la mia paura in bellezza, in un'esperienza condivisa e apprezzata.
Incrociai lo sguardo di Ferdinando. La sua espressione era quella di chi era incantato, come se avesse assistito a un miracolo.
Si avvicinò a me e, con una carezza delicata sul braccio, mi sussurrò all'orecchio che avevo incantato tutti. Arrossii, ogni sua parola e gesto mi rassicurarono, fu incantevole. Ero riuscita a trasformare la mia paura in qualcosa di meraviglioso, qualcosa di prezioso che poteva essere condiviso e celebrato.
Quando infine lasciai la terrazza e tornai all'accademia, il taxi che mi portava sembrava un guscio sicuro, proteggendomi dalla realtà esterna. Osservai le luci di Parigi scorrere oltre il finestrino, sentendo una pace che non provavo da tempo.
Avevo affrontato una grande sfida e ne ero uscita vincitrice.
Mentre mi avvicinavo all'accademia, avvertivo un profondo e insolito senso di tranquillità. La serata era stata davvero bella, un inno al vero stile parigino.
Una volta arrivata davanti all'accademia, un profondo senso di malessere mi colpì, un'onda di inquietudine che si impossessò di me in un attimo. Avvertivo qualcosa di strano nell'aria, un'energia palpabile che si insinuava nella mia mente e nel mio corpo. I miei occhi si posarono su una figura indistinta, un'ombra che si stagliava contro il fondo scuro della notte.
Tentai di comprendere cosa fosse ma l'oscurità la nascondeva, rendendo impossibile ogni tentativo di identificazione.
Era troppo lontana, e i dettagli sfuggivano alla mia percezione.
Il mio cuore ricominciò a battere furiosamente nel petto, un tamburo impazzito che risuonava in tutto il mio essere.
Una sensazione di gelo mi percorse la schiena, un brivido che mi fece sentire vulnerabile. Era come se quell'ombra lontana avesse il potere di risvegliare tutte le mie paure più profonde, sepolte ma mai dimenticate.
Inspirai profondamente, cercando di calmarmi, ma l'ansia si avvolgeva intorno a me come una nebbia fitta e opprimente.
Scesi dal taxi, i miei passi lenti e incerti mentre mi dirigevo verso l'ingresso dell'accademia.
La figura, inizialmente così inquietante, sembrava dissolversi lentamente nella notte ma la sensazione di inquietudine rimase incollata a me, come una macchia che non si riusciva a rimuovere.
Ogni ombra, ogni movimento nel buio, sembrava amplificato, e non potevo fare a meno di sentire lo sguardo di qualcuno, invisibile ma oppressivo, che mi seguiva.
Con il passare dei secondi, la figura iniziò a prendere forma, come se le tenebre si fossero ritirate per rivelare una verità ineluttabile.
I contorni sfumati si fecero via via più netti e un brivido mi percorse la schiena quando riconobbi finalmente la sagoma di quell'ombra. Era la mia sorellina.
"Non è possibile!" pensai, il cuore che batteva ora in modo frenetico.
Proprio non riuscivo a credere ai miei occhi. Eppure, eccola lì, più reale che mai, un'apparizione che sfidava la logica e il tempo.
Il mio respiro si fece affannoso mentre osservavo la mia sorellina correre verso la porta dell'accademia, bussando furiosamente con una tale urgenza che superava ogni comprensione. Un profondo senso di impotenza mi avvolse, un peso schiacciante che mi fece sentire incapace di aiutarla o di afferrare la natura dell'emergenza che stava affrontando.
Feci qualche passo avanti, la mia mente in preda al panico, desiderosa di raggiungerla, di comprendere.
Quando la mia sorellina si girò verso di me, il suo sguardo era carico di una disperazione disarmante.
In quel momento, iniziò a urlare.
L'urlo che si levò dalle sue labbra mi gelò il sangue nelle vene, un suono straziante che sembrava provenire dalle profondità più oscure della sua anima. Era un grido di terrore, un richiamo alla mia coscienza, così potente da sembrare quasi inumano.
Mi rimase impresso nella mente come una ferita aperta, lasciandomi attonita e paralizzata, incapace di muovermi o di reagire.
Mentre la sua voce riecheggiava nell'aria, la porta dell'accademia si aprì con un cigolio sinistro. Un poliziotto apparve sull'uscio, la sua figura imponente contrastava bruscamente con la mia fragilità. Mi scrutò, i suoi occhi carichi di preoccupazione e determinazione.
<<Signorina, è tutto ok?>> chiese, la sua voce ferma ma gentile, come se cercasse di stabilire un contatto con me, di rassicurarmi.
Faticai a trovare le parole giuste, cercando di donare alla mia voce un tono di sicurezza che, in quel momento, mi sfuggiva.
<<Sì, sì, tutto bene>> risposi, tentativamente, cercando di mascherare il terrore che mi attanagliava. Il poliziotto annuì, ma il suo sguardo rimase carico di dubbi per un attimo prima di rientrare.
Non appena la porta si chiuse alle sue spalle, la mia sorellina svanì nel nulla, come un'illusione fragile spezzata dal contatto con la realtà. Rimasi lì, per un momento che sembrò eterno, cercando di raccogliere i pezzi del mio coraggio, sparsi a terra come schegge di vetro.
Mi avviai lentamente verso la mia camera, ogni passo sembrava richiedere uno sforzo enorme, come se il terreno stesso stesse opponendosi al mio movimento.
Il cuore continuava a battere forte nel petto e le mie mani tremavano leggermente mentre afferravo la maniglia della porta, sentendo il metallo freddo contro la pelle.
La mia mente era un vortice di emozioni: paura, confusione e un acuto senso di perdita.
Varcai la soglia della mia stanza e chiusi la porta dietro di me, cercando di lasciarmi alle spalle l'orrore di quella visione.
Mi sedetti sul letto, il respiro ancora irregolare e affannoso.
La stanza, per quanto potesse apparire familiare, sembrava avvolgermi in un abbraccio rassicurante ma la sensazione di inquietudine persisteva, un'ombra che non riuscivo a scacciare.
Quando aprii finalmente la porta della mia stanza, trovai Isabella seduta sul letto, un libro aperto sulle ginocchia. Alzò lo sguardo e mi sorrise ma il suo sorriso si spense rapidamente al vedere la mia espressione.
<<Buonaseraaa Mad! Come stai? Com'è andata la serata?>> chiese, era un mix di preoccupazione e di allegria.
Scossi la testa, cercando di trovare le parole giuste, quelle che potessero descrivere l'abisso di confusione e paura che mi attanagliava.
<<Temo che io stia impazzendo>> risposi in modo cauto, cercando di mantenere un tono pacato, nonostante l'agitazione che mi pervadeva.
Isabelle abbozzò un sorriso, un gesto che sembrava voler disinnescare la tensione presente nell'aria.
<<Impossibile!>> mi disse con un tono tranquillo e rassicurante.
Poi, senza ulteriori avvertimenti, mi abbracciò e in un attimo entrammo in un gioco innocente, crollando sul letto in preda a risate. Per un attimo, la paura si dissolse, sostituita da un raggio di normalità, come se il mondo esterno fosse scomparso.
Mentre mi preparavo per la notte, non potevo fare a meno di pensare a quello che avevo visto.Cosa significava quella visione?
Perché la mia sorellina era apparsa in quel modo, così disperata e terrorizzata?
Le domande continuavano a vorticare nella mia mente, senza trovare risposta.
Mi stesi sul letto, cercando di rilassarmi, ma quell'avvenimento... quell'urlo della mia sorellina continuava a risuonare nelle mie orecchie. Chiusi gli occhi, sperando che il sonno mi portasse un po' di pace, ma già sapevo che quella notte sarebbe stata lunga e inquieta.
Le ombre della mia mente erano più vive che mai e sentivo che i miei sogni ad occhi aperti stavano diventando sempre più profonde e insidiose. Non riuscivo più a capire, a darmi una risposta. Sentivo sempre di più il bisogno di trovare risposte prima che il mio stesso inconscio mi consumasse completamente.
Poco dopo sentii un lieve bussare alla porta. Entrambe ci voltammo, un brivido di anticipazione attraversò la stanza.
Mi alzai.
Aprii la porta e trovai il maestro Lefèvre in piedi nel corridoio, il volto serio pieno di sangue. Isabelle ed io fummo pervase dal terrore.
Il maestro Lefèvre, solitamente così composto e sereno, ora si presentava davanti a noi con il volto pallido e insanguinato. La sua figura incuteva un senso di urgenza e disperazione che non avevo mai visto prima.
<<Maestro Lefèvre, cosa è successo?>> chiesi, la voce tremante.Lui si passò una mano sul viso, lasciando una scia di sangue.<<Maddalena, devi venire con me>>Mi voltai verso Isabelle, il suo volto rifletteva lo stesso sgomento che sentivo io. <<Isabelle, resta qui e chiamami se succede qualcosa>> dissi, cercando di mantenere la calma.<<Vengo con voi>> rispose lei, con la voce carica di preoccupazione.<<Meglio di no>> rispose Lefèvre sbigottito.Seguì il maestro Lefèvre lungo il corridoio, il mio cuore batteva all'impazzata.
Ogni passo che facevamo sembrava risuonare come un tamburo nella quiete notturna dell'accademia.
I pensieri si accavallavano nella mia mente: cosa poteva essere successo di così terribile?
<<Maestro>> dissi a bassa voce, cercando di non cedere al panico. Poi continuai <<cos'è successo esattamente?>>Lui si fermò, voltandosi verso di me.
<<Il libro... 'Il Mondo dei Sogni'>> sono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Lefèvre.Mi sentii gelare. Quel libro sembrava contenere qualcosa di insidioso
<<Cosa narra quel libro?>> chiesi, incredula.Lefèvre scosse la testa, l'ombra della preoccupazione si approfondì sul suo volto.
<<Qualcosa di importante>>Raggiungemmo la biblioteca, un luogo che solitamente era per me un rifugio di pace e conoscenza.
Ora, però, sembrava avvolta in un'aura di pericolo. Le luci erano soffuse, creando ombre minacciose lungo gli scaffali pieni di libri.
Entrammo e ci dirigemmo verso la sezione dove si trovava quel misterioso libro.
I miei occhi si fermarono su una scena devastante: il libro era stato strappato, le pagine sparse ovunque, macchiate di sangue. Il mio respiro si fermò per un istante, incapace di comprendere la brutalità di quel gesto.
<<Chi potrebbe aver fatto una cosa del genere?>> sussurrai, sentendo la disperazione crescere dentro di me.
Il maestro Lefèvre si chinò, raccogliendo una delle pagine strappate.
<<Non ne ho idea>> prese una pagina, poi alzò lo sguardo verso il soffitto, infine lo posò su di me.
<<Ne hai fatto parola con qualcuno?>> mi chiese.
<<No, con nessuno>>Un pensiero attraversò la mia mente come un lampo.
<<La mia sorellina... e l'uomo senza volto>> dissi, le parole uscirono quasi senza volerlo.
Lefèvre si voltò a guardarmi, gli occhi pieni di interrogativi.
<<Cosa intendi, Maddalena?>> mi chiese.
Spiegai velocemente dei sogni che avevo avuto ultimamente, di come la mia sorellina e quell'uomo misterioso sembravano legati a me e anche... a quel libro.
Il maestro ascoltò attentamente, il suo volto riflettendo una comprensione che mi rassicurò.
<<Temo che questo libro contenga alcune risposte legate a te. Alla tua natura. I tuoi... sogni>> disse alla fine. Io non capivo a cosa si stesse riferendo.
<<Cioè? Cosa significa?>> chiesi a Lefèvre.
<<Penso che qualcuno non voglia farti arrivare a questo libro, ai suoi contenuti. Contiene qualcosa di così importante da non volerti svelare>>mi irrigidii.
Ci inginocchiammo tra le pagine sparse, raccogliendo frammenti del libro distrutto. Ogni pagina era una reliquia, intrisa di mistero e segreti antichi.
Mentre le sfogliavo con mani tremanti, sentivo un senso di anticipazione crescere dentro di me.
<<Guarda qui>> disse Lefèvre, indicando una pagina particolare. Era scritta in un linguaggio antico, con simboli che non avevo mai visto prima.
Alcune parole sembravano brillare con un'intensità eterea, come se contenessero una magia nascosta.
<<Questa lingua... sembra un antico dialetto druidico>> mormorò Lefèvre, avvicinando la pagina ai suoi occhi. Poi continuò <<È raro trovare testi come questo>>iniziai a leggere le parole, sentendo una strana connessione con esse. Era come se parlassero direttamente alla mia anima. Le frasi evocavano immagini di mondi lontani, di esseri mistici e di poteri nascosti.
<<C'è qualcosa qui...>> dissi, la mia voce era un sussurro <<Parla di una porta tra i mondi. Un luogo dove i sogni diventano realtà e dove le anime perdute trovano rifugio>>Lefèvre annuì lentamente, la sua espressione era grave.
<<Questo conferma i miei sospetti. I tuoi sogni... sono più di semplici fantasie. È qualcosa che va oltre la Maladaptive Daydreaming. Sono collegamenti ad un'altra realtà.>>il mio cuore accelerò.
<<Vuoi dire che la mia sorellina e l'uomo senza volto... sono reali?>>
<<In un certo senso, sì>> rispose Lefèvre, poi continuò <<Sono manifestazioni di questa porta tra i mondi>> fece una pausa, come se stesse scegliendo con cura le sue parole <<E temo che qualcuno stia cercando di impedirti di scoprire la verità>>
<<O magari vuole che io mi ponga il dubbio>> dissi io sussurrando. Forse era proprio questo.
<<Ferdinando!>> dissi sbarrando gli occhi. Poi mi girai verso Lefèvre allibita. Per un attimo i battiti cardiaci accelerarono.
<<Cosa c'entra lui?>> mi chiese Lefèvre attonito.
<<È lui che mi ha proposto di venire qui...>> feci una breve pausa <<...magari voleva farmi avvicinare a qualcosa>>Lefèvre era incredulo. Ma riuscì a capirmi.
D'un tratto la stanza sembrò chiudersi intorno a me. Il peso della rivelazione era schiacciante.
Continuammo a sfogliare le pagine, cercando ulteriori indizi.Ogni frammento raccontava una storia di magia e mistero, di mondi nascosti e di poteri antichi. C'era una mappa, delineata con precisione, che sembrava indicare un luogo specifico. Un punto di incontro tra il nostro mondo e quello dei sogni.
<<Questo luogo...>> dissi, tracciando il contorno della mappa con il dito <<Dobbiamo trovarlo. Potrebbe essere la chiave per comprendere tutto>>
Lefèvre annuì.
<<Sì, ma dobbiamo essere cauti e dobbiamo stare molto attenti qualsiasi cosa facciamo>> la determinazione si mescolava alla paura dentro di me.
Sapevo che dovevo andare avanti, che dovevo scoprire la verità. Ma sapevo anche che il cammino sarebbe stato pericoloso.
Quella notte, mentre tornavo nella mia stanza, sentivo che il mio destino era intrecciato con le pagine di quel libro.
Arrivai in camera.
Quella notte, con il cuore ancora in tumulto, sapevo che il nostro viaggio verso la verità era appena iniziato.
Le risposte erano lì, nascoste nelle pagine strappate di un libro antico e noi avremmo fatto di tutto per capire cosa celava quel libro prima che fosse troppo tardi.
Arrivare fino a qui insieme, capitolo dopo capitolo, è qualcosa di davvero speciale.
Ogni passo che Maddalena compie sembra più significativo sapendo che c'è qualcuno, come te, che lo sta vivendo al suo fianco💖
Il tuo supporto, che sia con una stellina ⭐ o un commento, rende tutto questo viaggio ancora più bello e significativo. Mi fa sentire più vicina a te, come se fossimo tutti parte di questa storia.
Non posso che ringraziarti di cuore per ogni piccolo gesto che dimostra il tuo affetto e la tua attenzione🌸
Ogni tuo pensiero è un regalo che custodirò con gioia.
💖Se ti è piaciuto il capitolo e vuoi scoprire di più, vieni a trovarmi su Instagram!
Lì condivido pensieri, curiosità e piccoli dietro le quinte del libro. ✨
👉 __sylvie_ds__
Mi farebbe davvero piacere averti con me anche lì! 🌸
Grazie per far parte di questa avventura, il tuo sostegno significa davvero tanto per me 💖
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top