3. Il concerto dei desideri
Ero circondata dalla magnificenza della tenuta, un'opera architettonica che si ergeva maestosa tra i giardini baciati dal sole, in cui il profumo dei fiori si mescolava con l'aria carica di promesse e aspettative. Tutto sembrava perfetto, quasi irrealistico nella sua serenità.
Tuttavia, proprio nel momento in cui mi preparavo per l'esibizione, un'improvvisa ondata di stanchezza mi colpì come un'onda anomala, catapultandomi in un'altra dimensione, una realtà alternativa che mi lasciava confusa e inquieta.
In un battito di ciglia, mi trovai a osservare la mia sorellina che correva spensierata nel prato, il suo riso cristallino che risuonava nell'aria come una melodia dimenticata. Ma il quadretto idilliaco fu spezzato dall'apparizione di un uomo senza volto, la cui presenza si stagliava minacciosa all'orizzonte.
Un senso di terrore mi avvolse come un boato di tuono, un presagio di sventura che non avrei potuto ignorare.
L'uomo afferrò la mia sorellina per mano, trascinandola verso l'oscurità che si nascondeva oltre la tenuta. Il mio cuore batteva all'impazzata e le gambe tremavano sotto il peso della mia impotenza.
Corsi verso di loro, ansiosa di intervenire ma il terrore mi paralizzava, rendendo ogni movimento un'impresa titanica, in particolare a causa delle scarpe alte che indossavo.
Quando l'uomo si fermò davanti a una fattoria, un luogo avvolto nel mistero e nel silenzio, la luce del sole sembrò svanire, lasciando posto a un'oscurità opprimente. Rimasi immobile, incapace di distogliere lo sguardo dalla scena che si svolgeva davanti ai miei occhi. L'uomo estrasse un coltello dalla tasca e con un gesto rapido e crudele, sfregiò il volto della mia sorellina.
La visione del suo sorriso innocente, ora contorto dalla paura, mi straziò l'anima.
Un urlo di disperazione si liberò dalla mia gola, un grido che risuonò nel silenzio come un lamento funebre.
Le lacrime scorrevano sul mio viso e il dolore mi spezzava il cuore in mille pezzi.
Il mondo sembrava essersi fermato, tutto ciò che amavo svanito nel nulla. Poi, come una luce nel buio, sentii le braccia di zia Viola avvolgermi e la sua voce calma e rassicurante sussurrò parole di conforto al mio orecchio.
Zia Viola mi guardò, il suo sguardo colmo di preoccupazione e amore
<<Cosa è successo, Maddi?>> chiese, ma io ero troppo scossa per rispondere. Mi girai, cercando conferma alla mia angoscia. Ma dietro di me non c'era nessuno. La mia sorellina era scomparsa, così come quell'uomo oscuro.
Avevo vissuto un'altra delle mie visioni, un sogno ad occhi aperti che si trasformava in un incubo.
La mia mente, ormai in preda alla confusione, accelerò i battiti.
Respirai affannosamente, le ginocchia che si piegavano sotto il peso della disperazione.
<<Maddi, parlami>> mi esortò zia Viola, il suo volto sconvolto dall'angoscia.
Con cautela, mi voltai verso di lei.
<<È...>> le parole si bloccavano nella mia gola. Scoppiai in lacrime. Zia Viola si accucciò, afferrandomi le mani e la sua presenza fu come un balsamo su una ferita aperta. Continuai <<...è morta!>> furono le uniche parole che riuscii a pronunciare, mentre singhiozzavo. La sua incredulità era palpabile.
<<Hai sognato qualcuno che moriva?>> mi chiese. Feci un cenno di negazione, i ricordi del sogno che si affollavano nella mia mente.
<<Un uomo, ha preso la mia sorellina e... aveva un coltello>> riuscii a dire, il tremore nella voce tradiva il terrore che provavo.
<<Ci sono io adesso qui, ci sono io>> mi rassicurò zia Viola, mentre mi abbracciava profondamente. Con un sospiro di sollievo, mi lasciai trasportare dal calore del suo abbraccio, consapevole che, anche se la visione era svanita, la sua presenza sarebbe stata una costante fonte di sostegno nei momenti di difficoltà.
Con il respiro più calmo, tornammo davanti alla tenuta, dove gli sposi e gli invitati si affollavano.
Il ristorante era invaso da un brusio di felicità, una cacofonia di risate che contrastava bruscamente con il tumulto che sentivo dentro.
La mia esibizione si avvicinava ma la paura continuava a paralizzarmi, ogni volta che chiudevo gli occhi rivivevo quell'orribile incubo.
Feci un lungo respiro e, con determinazione, salii sul palco.
Quando la musica iniziò a risuonare in sottofondo, fu come un richiamo alla realtà, un ancoraggio che mi permise di focalizzarmi.
Le luci del palco, accecanti e inebrianti, mi costrinsero a compiere il primo passo. Ogni movimento sembrava un'agonia ma non potevo permettere che la paura mi dominasse.
Sedendomi al pianoforte, le dita sfiorarono i tasti. Le note fluirono timidamente all'inizio, ma poi si fecero più sicure. La melodia che scaturiva dal pianoforte era dolce e malinconica, una riflessione del tumulto interiore che cercavo di domare.
Iniziai a cantare, la voce tremante ma decisa. Le parole uscivano con la forza di un fiume in piena e la sala si fece silenziosa, come se il pubblico trattenesse il respiro. Sentivo gli sguardi di tutti su di me, il loro silenzio attento, quasi reverente.
Eppure, mentre cantavo, le immagini spaventose di quell'incubo continuavano a perseguitarmi: l'uomo che sfregiava il volto della mia sorellina.
Il dolore e la rabbia mi avvolgevano, ma continuai a cantare, cercando di trasformare il tormento interiore in un'esperienza catartica.
Il pubblico era rapito, avvertivo la loro connessione con le mie emozioni, come se stessero vivendo la mia angoscia. Cantai con tutta l'anima, lasciando che la musica fosse il veicolo per esprimere la mia verità.
Quando l'ultima nota si spense, chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dalla sensazione di liberazione.
Il silenzio che seguì fu palpabile, come se il mondo intero trattenesse il respiro in attesa. Poi, all'improvviso, un fragoroso applauso riempì la sala.
Aprii gli occhi e vidi gli invitati in piedi, applaudendo con entusiasmo.
La loro ammirazione mi riscaldò il cuore e finalmente sentii la gioia sostituire la paura. Ero lì, reale e presente, pronta ad affrontare ciò che sarebbe venuto, consapevole che la musica sarebbe stata la chiave della mia salvezza.
Appena conclusi il mio intervento musicale, scesi dal palco con il cuore che pulsava con forza. L'adrenalina continuava a scorrere nelle mie vene, mescolando euforia e tensione in un cocktail travolgente.
Tra gli invitati, notai Gabriele alzarsi dalla sua sedia e avvicinarsi a me.
I nostri sguardi si incrociarono e in quel momento fu come se una scarica di emozioni si riversasse su di me: il cuore accelerava, le mani sudavano, e un nodo alla gola mi serrava la voce.
<<Sei stata incredibile, Maddi>> esclamò, i suoi occhi verdi chiari brillanti di ammirazione, penetranti come due smeraldi in un contesto di banalità.
<<Grazie>> risposi, cercando di mantenere la calma e di non far trasparire il tumulto che provavo dentro di me. Era difficile concentrarsi quando lui era così vicino, con il suo sorriso magnetico e il modo in cui la sua voce, calda e avvolgente, sembrava creare un'atmosfera intima tra noi, come se il resto del mondo fosse scomparso.
Improvvisamente, un momento di distrazione interruppe la magia. Mio cugino, in evidente stato di ebbrezza, barcollò verso di noi, con un bicchiere di vino rosso traboccante in mano. Non riuscii a fare in tempo a realizzare ciò che stava per accadere. Prima che potessi reagire, inciampò goffamente e il liquido scuro si riversò sul mio abito, imbrattando anche la camicia di Gabriele.
<<Mi dispiace!>> esclamò, cercando di ripulire il disastro con movimenti impacciati e barcollanti, il suo viso in un'espressione di shock e incredulità.
Un misto di imbarazzo e incredulità mi pervase.
Sentivo il calore del vino che penetrava nel tessuto della mia seta pregiata, rovinandola irrimediabilmente.
Gabriele ed io ci scambiammo uno sguardo d'intesa e, nonostante l'assurdità della situazione, scoppiammo a ridere, il suono delle nostre risate che si sovrapponeva al brusio della festa.
<<Andiamo a pulirci>> disse Gabriele, prendendomi delicatamente per il braccio e guidandomi verso il casale della tenuta, un luogo che prometteva un rifugio dalla confusione esterna.
All'interno, l'atmosfera era più intima e raccolta, lontana dal caos della celebrazione. Mi tolsi il soprabito macchiato e cercai di tamponare la seta con un tovagliolo, mentre Gabriele fece lo stesso con la sua camicia.
Quando lo fece, rivelò un petto scolpito, il che fece impennare il mio battito cardiaco. La vista di quel corpo ben definito, così vicino a me, mi fece interrogare se fossi ancora ancorata alla realtà o se stessi per essere risucchiata in un altro sogno, un sogno che avrei desiderato non finisse mai.
<<Sai, Maddalena>> iniziò, la sua voce bassa e confidenziale, mentre il suo sguardo si abbassava come se le parole fossero un fardello. <<Mi piace stare con te>> Poi, sollevò gli occhi e li incrociò con i miei, rivelando una vulnerabilità che mi colpì inaspettatamente.
<<Anche a me...>> dissi, cercando di distogliere lo sguardo, una reazione inconscia al profondo impatto delle sue parole.
<<Sai, ci sono tante cose che vorrei dirti, segreti che porto dentro da un tempo immemorabile>> continuò, la sua voce vibrante di una tensione che richiedeva attenzione. Mi guardò intensamente e in quel momento percepii che si stava preparando a rivelarmi qualcosa di cruciale.
Ogni parola sembrava pesata con cura, come se la sua confessione avesse un'importanza che andava oltre le mere chiacchiere.
<<Che tipo di segreti?>> chiesi, cercando di mantenere un'apparente calma, ma sentendo il mio cuore accelerare, ansioso di scoprire di più su di lui.
<<Ho sempre avvertito un'enorme pressione su di me>> proseguì, il suo sguardo si smarrì nel vuoto per un attimo, come se cercasse una fuga dalla realtà. <<Aspettative, responsabilità... Mi sono sempre sentito intrappolato in una vita che non ho scelto>> La sua voce era pervasa da una malinconia che non avevo mai notato prima, un'ombra che si allungava sul suo volto.
Avvicinandomi di più, posai una mano sul suo braccio in un gesto di conforto. <<Capisco cosa intendi. Anche io ho i miei demoni. Soffro di maladaptive daydreaming. A volte, i miei sogni ad occhi aperti sono così reali che mi è difficile distinguere la realtà dalla fantasia>> Le parole fluirono da me come un fiume in piena, liberando il segreto che avevo custodito a lungo, come se la mia anima trovasse finalmente la libertà di esprimere il suo dolore.
Mentre strofinavo un panno sul mio vestito macchiato, il rumore della festa si affievolì, diventando un sottofondo distante. Sembrava che ci trovassimo in un mondo tutto nostro, separati da quel tumulto esterno. Un incredibile sollievo mi pervase, come se un peso invisibile fosse stato sollevato dalle mie spalle. Capii che tra di noi esisteva una connessione profonda, qualcosa di unico che trascendeva i segreti condivisi.
La sensazione di scoperta e di apertura reciproca era intensa e liberatoria.
Le nostre anime si toccavano, svelando la vulnerabilità che si celava dietro le facciate di bravura che entrambi mostravamo al mondo. In quella vulnerabilità, trovammo una forza che ci univa, rendendo quel momento indelebile nella nostra memoria.
Gli occhi di Gabriele erano fissi nei miei, la sua espressione seria ma dolce. Sentivo un bisogno imperioso di avvicinarmi ulteriormente, come se la distanza fisica fosse una barriera insopportabile tra noi, un ostacolo che richiedeva di essere superato.
Gabriele fece un passo avanti, accorciando lo spazio tra noi, e in quel gesto sembrò racchiudere la promessa di una connessione che andava oltre le parole, un legame che si stava formando tra noi in modo ineluttabile.
<<Maddalena...>> sussurrò Gabriele, la sua voce gravita di emozione, come se ogni parola fosse un delicato segreto da custodire. I suoi occhi, intensi e magnetici, mi trattenevano in una sorta di trance, isolandoci dal mondo circostante.
Sentii il caos della festa sfumare in un silenzio ovattato, creando una bolla di intimità in cui eravamo solo noi due, sospesi in un momento carico di attesa.
Poi, senza ulteriori parole, Gabriele si avvicinò lentamente.
I suoi occhi non abbandonarono mai i miei, cercando forse un segnale di approvazione o, più intimamente, un consenso. Quando si trovò abbastanza vicino da permettermi di percepire il calore del suo respiro sul mio viso, chiuse gli occhi e, in un gesto audace, mi baciò.
Il contatto delle sue labbra fu delicato ma carico di intensità, un amalgama di dolcezza e passione che mi fece perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Un'ondata di calore mi attraversò, come se ogni fibra del mio essere vibrasse in perfetta armonia con la sua. Le sue mani, inizialmente titubanti, si posavano con crescente sicurezza sui miei fianchi, avvicinandomi ulteriormente a lui.
Era un bacio che comunicava più di quanto le parole potessero mai esprimere: desiderio, tenerezza, una connessione profonda che sembrava avvolgerci in una spirale di emozioni mai sperimentate prima. Sentii le sue emozioni fluire attraverso di me, come un fiume in piena che travolgeva ogni barriera.
In quel momento, il mondo esterno si dissolse e l'unico suono che percepivo era il ritmo dei nostri cuori, che si sincronizzavano in un ballo invisibile.
Quando ci staccammo, anche solo per un attimo, aprii gli occhi e incontrai il riflesso dei miei sentimenti nei suoi, uno specchio che rivelava vulnerabilità e connessione.
<<Maddalena>> sussurrò di nuovo, la sua voce rotta dall'emozione <<Sei speciale. Più di quanto tu possa immaginare>> Le sue parole mi colpirono. Arrossii.
<<Lo sapevo, mi farai venire il diabete>> dissi per stemperare l'atmosfera densa di sentimenti.
Gabriele abbozzò un sorriso, lasciandosi andare a una risata e io lo seguii in questo momento di leggerezza.
Rimasi così, vicina a lui, respirando il suo stesso respiro e in quel contesto di intimità, mi prese per mano.
<<Vieni, dobbiamo ripulirci da questo disastro>> disse, il sorriso ancora stampato sul volto.
Ci dirigemmo verso una stanza più riservata del casale, dove l'atmosfera intima ci avvolse come un caldo abbraccio. Mentre cercavamo di rimediare ai danni causati dal vino, le nostre mani si sfiorarono frequentemente, producendo scintille ad ogni contatto. Sentivo che la nostra connessione si stava approfondendo, come se ogni gesto, ogni parola non pronunciata, costruisse un ponte invisibile tra le nostre anime. Le sue mani iniziarono a muoversi con maggiore sicurezza, accarezzando la mia pelle con una dolcezza che contrastava con l'urgenza crescente del momento. Ogni tocco, ogni bacio divenne sempre più intenso, più profondo.
Il desiderio che si accendeva dentro di me era un fuoco che cresceva senza sosta, alimentato dall'intensità della nostra interazione.
Gabriele mi sollevò delicatamente e mi adagiò su un divano, le sue labbra mai lontane dalle mie. I suoi baci si facevano sempre più appassionati, mentre le sue mani esploravano il mio corpo con una dolcezza che bilanciava l'urgenza del momento. Sentivo il suo cuore battere forte contro il mio e ogni parte di me rispondeva al suo tocco.
Ogni carezza era un'onda di piacere che mi travolgeva, lasciandomi completamente vulnerabile di fronte alla sua passione.
Mi abbandonai completamente a lui, permettendo al nostro desiderio di fondersi in un vortice di sensazioni indescrivibili.
Le sue labbra si trovavano sulle mie con una dolcezza che mi faceva tremare, mentre il calore del suo corpo si mescolava al mio in un abbraccio ardente. I nostri movimenti si trasformarono in una danza, una sinfonia di desiderio che riempiva l'aria attorno a noi.
Mentre ci avvicinavamo al culmine del nostro piacere, con i nostri corpi saldamente uniti in un'intensa voglia di restare così, sentimmo l'entrata di qualcuno nel casale. Un misto di frustrazione e panico ci attraversò, costringendoci a rivestirci in fretta. Gabriele mi aiutò con i vestiti, cercando di non fare rumore, un'impresa difficile in quel momento carico di tensione.
La porta si aprì, rivelando lo sposo, Giorgio.
<<Ecco dove eravate finiti!>> esclamò con un sorriso complice. Poi continuò <<vi stavo cercando. Spero di non aver interrotto nulla di importante>> La sua battuta, accompagnata da un occhiolino, ci fece arrossire entrambi, un momento di imbarazzo condiviso che alleggerì la tensione.
<<No, tutto a posto>> rispose Gabriele, tentando di mantenere la calma <<Stavamo solo... cercando di rimediare a un piccolo incidente con il vino>>
Giorgio rise, scuotendo la testa.
<<Beh, vi lascio al vostro "incidente". Ci vediamo fuori>> con queste parole, si allontanò, chiudendo la porta dietro di sé e lasciandoci con il battito accelerato dei cuori, ora ancor più consapevoli della delicatezza della situazione.
Appena rimasti soli, Gabriele mi lanciò uno sguardo carico di desiderio, un'espressione che parlava più delle parole stesse.
<<Dobbiamo andare>> disse a bassa voce ma il tono della sua voce tradiva una tensione palpabile mentre il suo sguardo rivelava un'intensità che superava la semplice necessità di muoverci. Era come se una corrente elettrica passasse tra di noi, un'energia palpabile che avvolgeva l'aria, rendendo il momento denso di significato e di promesse non espresse.
Mi sentii avvolta da un misto di eccitazione e frustrazione, come se fossi intrappolata in un limbo tra il dovere e il desiderio.
<<Sì, meglio così>> risposi, cercando di mantenere un tono di voce normale, ma era impossibile mascherare la turbolenza che agitava il mio animo. I nostri occhi, però, comunicavano un linguaggio diverso, un linguaggio fatto di sguardi intensi che vibravano di significato, un codice segreto che solo noi potevamo decifrare.
Gabriele si avvicinò a me, il suo movimento lento e ponderato, per un ultimo bacio. Le sue labbra trovarono le mie in un contatto rapido, ma carico di emozione, come se in quel gesto volesse racchiudere tutto ciò che non potevamo esprimere a parole. Il suo bacio era un saluto e un addio, una promessa di ciò che avrebbe potuto essere.
Con un ultimo sguardo ambiguo, che sembrava promettere una continuità oltre il momento presente, uscì dalla stanza.
Rimasi sola, immersa nei miei pensieri mentre il desiderio che ardeva dentro di me continuava a pulsare, una fiamma viva che si negava di spegnersi, alimentata dall'intensità di ciò che avevamo appena condiviso.
Mentre io e Gabriele ci dirigevamo nuovamente verso gli invitati, il mio cuore era ancora in tumulto per l'inaspettata interruzione. Le emozioni si affollavano nella mia mente, un vortice inarrestabile che continuava a ruotare intorno al ricordo del suo tocco sul mio braccio, delle sue mani sul mio corpo... Sensazioni incredibili che desideravo ardentemente rivivere. Ogni pensiero era impregnato della dolcezza di quel momento, come se avessi assaporato una melodia indimenticabile.
Distolta dai miei pensieri, fui colta di sorpresa quando zia Serena si avventò su di me, seguita dalla mamma e da un uomo di cui non avevo idea dell'identità. Il suo sguardo era intenso, carico di una profondità che sembrava celare un segreto inaccessibile.
L'uomo, che sembrava avere circa quarant'anni, si distingueva per i suoi capelli scuri, punteggiati da qualche filo di grigio alle tempie, un elemento che conferiva al suo aspetto un'aria di sofisticata maturità. I suoi occhi, di un azzurro glaciale, penetravano con un'intensità quasi ipnotica, mentre la sua postura emanava un'innegabile sicurezza, come se fosse perfettamente a suo agio in ogni situazione. Indossava un completo elegante, perfettamente tagliato su misura e una cravatta di seta che rifletteva la luce con una discreta ma inconfondibile eleganza. Ogni dettaglio del suo aspetto trasmetteva un senso di controllo e autorevolezza, e non potei fare a meno di sentire una curiosità crescente nei suoi confronti.
<<Mad>> esordì zia Serena, la sua voce carica di entusiasmo <<vogliamo presentarti qualcuno di molto speciale>> un velo di nervosismo mi attraversò, ma cercai di mantenere un sorriso educato, consapevole dell'importanza del momento. L'uomo mi osservava con un'intensità tale da far sembrare che stesse scrutando nell'abisso della mia anima.
<<Piacere, Maddalena>> disse, la sua voce profonda e suadente risuonava con una melodia affascinante. Continuò <<Mi chiamo Ferdinando. Ho sentito parlare molto di te e del tuo talento. Ti faccio i miei più sentiti complimenti>> Le sue parole mi colpirono come un fulmine, facendomi arrossire inaspettatamente.
<<Piacere mio>> riuscii a rispondere, cercando di mascherare l'imbarazzo che stavo provando. Mia madre, accanto a me, accennò un sorriso di approvazione.
Ferdinando fece un passo avanti, il suo sguardo rimaneva fisso sui miei occhi, come se volesse afferrarne ogni sfumatura.
<<Maddalena, sono qui per offrirti un'opportunità unica>> dichiarò, la sua voce ora carica di gravità. <<Ho contatti a Parigi, in un'istituzione artistica prestigiosa che è alla ricerca di talenti eccezionali come il tuo>> si fermò per un istante, permettendo alle sue parole di affondare nella mia mente <<È una possibilità rara di studiare e lavorare tra i migliori, di crescere come artista>>
Sentii il mio cuore battere forte nel petto, un tamburo che risuonava con l'eco della città romantica e luminosa che si materializzava nella mia mente.
Parigi.
Era come se un sogno stesse prendendo vita proprio davanti ai miei occhi.
<<È incredibile>> sussurrai, quasi senza fiato <<Non so cosa dire...>>
Ferdinando sorrise, il suo volto trasmetteva un'espressione gentile e incoraggiante. <<Dì semplicemente sì!>>
Dentro di me, una fiamma di determinazione cominciò a divampare, bruciando via ogni dubbio e incertezza. Respirai profondamente, cercando la lucidità necessaria per affrontare quella proposta. Incontrai il suo sguardo, trovando in esso la spinta che mi serviva.
<<Mmh... Sì, accetto!>>
Le parole scivolarono dalle mie labbra con una sicurezza che mi sorprese, come se provenissero da una parte di me stessa che avevo appena scoperto.
Ferdinando annuì, soddisfatto, mentre mia madre e zia Serena esultavano di gioia, le loro espressioni riflettevano un misto di orgoglio e approvazione. Gabriele mi strinse la mano con forza, trasmettendomi una sensazione di unità e sostegno, un legame che sapevo sarebbe stato fondamentale nel viaggio che mi aspettava.
Mi trovai di fronte a una proposta che mai avrei osato immaginare, una possibilità così straordinaria da sembrare surreale.
Il mio cuore pulsava con vigore mentre ascoltavo le parole che mi venivano rivolte, un amalgama di stupore e incertezza che avvolgeva il mio essere come una nebbia densa. Ma c'era qualcosa di irresistibile in quell'opportunità, una promessa di avventura e crescita che mi chiamava con una voce dolce e seducente, capace di catturare ogni fibra del mio essere.
Con il cuore ancora colmo di emozioni, mi ritirai verso il pianoforte. Le mie dita sfiorarono i tasti con delicatezza, e la mia voce si sollevò in una melodia che sembrava riflettere ogni singola sensazione provata quel giorno. Era l'inizio di una nuova avventura, e sentivo con certezza che, qualunque cosa accadesse, ero pronta ad affrontarla con tutto il coraggio e la passione di cui ero capace.
Grazie di cuore per essere qui e per prendere il tempo di leggere la storia di Maddalena💖
È davvero speciale sapere che, capitolo dopo capitolo, la lettura ti sta incuriosendo sempre di più.
Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensi di questo capitolo, se ti ha fatto riflettere o emozionare in qualche modo.
Ogni tuo pensiero è come una piccola parte di questa storia che cresce insieme a me🌸
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