•CAPITOLO 34•

Avrei dovuto mandarlo al diavolo e andare avanti con la mia vita, ma ho ripensato alle parole di mia madre 'sappi perdonare e se ami impara a dare una seconda possibilità'.
Io nonostante tutto lo amo e non è il figlio che mi spaventa, ma lei.
Se hanno avuto un figlio insieme così presto dovevano amarsi follemente.
Cosa mai sarà successo di così grave per portarli a rompere i loro rapporti nonostante la presenza di un bambino?
Cosa sono e cosa sono stata io per lui? Un semplice ripiego?
Sono qui a casa sua per questo, per avere una spiegazione a tutto e spero con tutto il cuore di non dovermene pentire.

"Comincia pure, sono tutta orecchi " gli dico mettendomi comoda sul divano.
Voglio fargli capire che non ho nessuna fretta e che sono disposta ad ascoltare tutto.
Lui si siede sul tavolinetto posto difronte a me e abbassa il capo.
"Thomas voglio la verità, tutta, bella o brutta che sia. Quello che devo conoscere voglio saperlo direttamente da te, non devi omettere nulla, colpe o ragioni voglio sapere tutto. Ora. Sappi che non ti darò una seconda possibilità per discolparti".
Lui mi guarda e poi inizia a parlare.

"Sai che sono un modello, ho iniziato da piccolo ma fino a diciassette anni ho posato solo per qualche rivista locale e per qualche marchio popolare, fino a che insieme a due miei amici, sono stato notato e chiamato per sfilare sulle passerelle di Milano e Parigi per grossi nomi. È stata la svolta".

Si ferma e mi guarda. Capisco che ora viene il bello.

"Eravamo felici e su di giri. Alcuni nostri amici decisero che la cosa andava festeggiata perciò organizzarono un mega party in nostro onore nel locale di Aaron. Avevano invitato una marea di gente, la metà neanche la conoscevamo. Le bevande analcoliche furono bandite perciò ti lascio immaginare come eravamo ridotti a fine serata. Volarono fiumi di vodka, si beveva alla calata tutti insieme, sia uomini che donne. Se non eri disposto a farlo potevi abbandonare la festa. Nel bel mezzo della serata, incitati dalle urla delle nostre amiche, improvvisammo un mini streap. Tutte le ragazze sistemate intorno ad un cerchio e noi al centro a spogliarci lentamente lanciando i nostri vestiti tra le loro mani. L'aria dovette riscaldarsi  troppo perché cominciarono a saltarci addosso eccitate e ubriache più che mai".

Altra sosta e sguardo fisso su di me.

"Continua" gli dico.

"Il cervello era fuso dall'alcool. Ci piaceva avere tutte quelle ragazze addosso, non posso negarlo. Cominciarono a ballare con noi e finirono di spogliarci. Rimanemmo solo con i boxer. Le loro mani cominciarono a muoversi in modo provocante sui nostri corpi. La cosa andava degenerandosi. Mi ritrovai chiuso nello sgabuzzino delle scope con questa lei ubriaca che mi si avvinghiava addosso come una medusa. Troppo ubriaco anch'io per capirci qualcosa me la scopai lì dentro senza usare nessuna precauzione. Non sapevo nulla di lei, mai vista, non conoscevo neppure il suo nome e non mi ricordavo nemmeno il suo volto perciò quando si presentò a casa dei miei genitori dicendomi che era incinta la cacciai. Pensavo che fosse una pazza in cerca di un pollo da spennare. Tornò altre volte a supplicarmi di tenerla con me visto che il padre una volta venuto a conoscenza del suo stato l'aveva buttata fuori di casa. Io mi rifiutai e le chiusi la porta in faccia. Solo dopo sono venuto a conoscenza che i miei genitori l'hanno aiutata prendendole un appartamentino in affitto e passandole un assegno mensile a mia insaputa. Loro credevano a quello che lei diceva. Io no. Mai vista in vita mia, mai incontrata nemmeno per sbaglio, mai notata.
Quando nacque il bambino mio padre mi prese e mi costrinse a fare il test del DNA. Risultò essere mio figlio. Gli diedi il cognome è un assegno di mantenimento ma non volevo assolutamente nessun contatto con lui né tantomeno con lei. Non mi piaceva, non l'amavo, non mi sarei mai rovinato la vita per loro".

A sentirgli dire che non l'amava il mio cuore fa una capriola di gioia.
Forse non sono stata presa in giro, forse esiste ancora una possibilità per noi due.
Mi dispiace solo sapere il modo squallido con cui è stato concepito un bambino meraviglioso come Oliver.

"Come mai il bambino ora vive con te se non volevi saperne niente?" gli chiedo.
"Il bambino poteva avere più o meno tre mesi quando la madre di lei si presentò dai miei con il piccolo in braccio chiedendo loro di occuparsi di lui perché la figlia non poteva. Era stata messa in un centro psichiatrico a causa di una forte depressione dovuta sia al parto sia al mio rifiuto. Lei era disposta a vivere con me pur non amandoci. Io fuggivo da entrambi. È crollata. In un attimo di follia ha anche cercato di soffocare il bambino perché piangeva e le dava fastidio. Mia madre non seppe dire di no, lo prese e da allora è sempre stato con noi. Lo amavano tutti in casa tranne io. Ma, chissà per quale inspiegabile motivo, più lo allontanavo da me, più lui cercava di attirare la mia attenzione. Mio padre gli regalava un gioco e lui correva a mostrarmelo, mia madre lo rimproverava e lui correva ad aggrapparsi alle mie gambe in cerca di una consolazione che io non gli davo. Stavo fuori qualche giorno per lavoro lui al rientro mi accoglieva con gridolini di gioia. Io no. Ero sempre freddo fino al giorno in cui mi ha chiamato per la prima volta papà. È stata la prima parola che ha pronunciato. Ho sentito il mio cuore sciogliersi come il ghiaccio al sole. Ora questo bambino è mio, è la mia vita e non voglio che me lo portino via. Non lo permetterò mai".
"Chi dovrebbe portartelo via?" gli chiedo.
"Lei, la madre. È uscita, dice di essere guarita e lo rivuole con se. Mi chiama tutti i santi giorni, non vuole capire che lui ora è solo mio."
"No, non è solo tuo. Rifletti Thomas, per favore, stai togliendo a tuo figlio la possibilità di conoscere sua madre".
"Per lui è morta".
"Questo lo pensi tu, è quello che tu cerchi di fargli credere. Sottovaluti molto l'intelligenza di tuo figlio. La presenza di una mamma è fondamentale per un bambino. Un giorno potrà odiarti per quello che stai facendo".
"Non mi odierà, capirà che ho cercato di proteggerlo da una pazza, perché lei è una pazza capisci?"
"È guarita. Se sta fuori e cerca il figlio sicuramente ora sta bene".
"Quanti pazzi vanno in giro liberamente? No. Non mi fido. Il bambino sta con me".
"Non sto dicendo che devi dargli il bambino, ma devi permetterle di vederlo. Lo devi a lui soprattutto perché ha diritto di conoscere sua madre".
"Lei ha tentato di ucciderlo, non dimenticarlo " .
"Era malata Thomas, malata! Senti, non ti sto dicendo che devi andare da lei con il bambino e dirle tieni stai con lui più tardi ripasso a prenderlo. No. Incontratevi insieme, tutti e tre, state insieme al bambino, prendetevi un caffè insieme, fate quello che volete insomma, ma insieme. Ti stai comportando da grande egoista. Fa che lei riacquisti la tua fiducia, vivetevi insieme anche da non coppia vostro figlio. Non negargli l'amore di una mamma".
"Potresti darglielo tu!"
Sorrido. Si sarà reso conto di quello che ha appena detto?
"Cos'è una proposta di matrimonio? Dai, non scherzare e poi non sarebbe la stessa cosa per lui. Io non sono quella che l'ha portato in grembo per nove mesi affrontando tutte le difficoltà che ha incontrato anche a causa tua, non dimenticarlo per favore. Lui una mamma che può amarlo ce l'ha e lui lo sa. E poi devo ancora capire cosa rappresento veramente per te. Se ora te lo dicessi io che sono incinta come reagiresti? Scapperesti?"
Un rumore di passetti ci fa voltare e salva Thomas dal darmi una risposta.

Oliver viene verso di noi con le guancette rosse e il dito in bocca.
"Oliver il dito ti si consuma tutto così " gli dice Thomas prendendolo e facendolo sedere sulle sue gambe.
Sono bellissimi insieme così diversi tra loro.
"Andiamo al centommerale?" dice il piccolo guardandomi.
"Andiamo al centro commerciale " gli rispondo accarezzando le sue guanciotte.
"Andiamo con il trenino dei folletti?" continua lui.
"Certo e andiamo pure da Babbo Natale che ne dici? Gli chiediamo un bel regalo".
"Siiiiiiiiii" urla felice "una mamma per te e una mamma per me!"
È felicissimo mentre urla questa frase mentre lo sguardo di Thomas si incupisce.

E si caro Thomas, hai visto cosa desidera tuo figlio?
Spero che tu possa un giorno cambiare idea perché tuo figlio altrimenti lo perderai lo stesso.
Sarà  l'odio che un giorno proverà nei tuoi confronti quando scoprirà la verità a portartelo via.

Il centro commerciale è affollatissimo.
Il natale è alle porte e la gente si affretta a comprare regali.
Io e Oliver siamo già al terzo giro consecutivo mentre Thomas ci guarda dalla poltroncina di un bar mentre sorseggia un caffè.
"Basta ora vero?" ci dice avvicinandosi appena il trenino arriva alla fermata.
"Ancora!" insiste Oliver.
"No, giovanotto, per oggi basta così".
"Ora andiamo da Babbo Natale " gli dico per allontanarlo da lì senza farlo mettere a piangere.
"Siiiiiiiii, andiamo! Dai papà, muoviti ".

Anche lì la fila è pazzesca e Thomas mi guarda storto.
Presumo che la mia idea non gli vada molto a genio e infatti "Ma tu di domenica, quando tutti per noia si richiudono qui, gli dici di andare a parlare con Babbo Natale?"
"Te lo ha mai detto nessuno che quanto a pazienza fai veramente schifo? "ribatto.
"Tu, ora, come tutte le altre cose".
"Appunto, allora se non ti va di aspettare qui, fatti un giro e magari approfittane per comprargli il regalo ".
"Già fatto".
"Perché sai cosa chiederà?"
"Lo sappiamo benissimo cosa chiederà a lui, è difficile che Oliver cambi idea, e ne rimarrà deluso. Non dovevamo portarlo qui".
"Tu il suo desiderio puoi esaudirlo. Dare una mamma a me è impossibile glielo farò capire ma tu a lui puoi darla. Lo porto da Babbo Natale".
"Stronza" lo sento borbottare ma sinceramente me ne infischio e non gli rispondo.

Dopo circa tre quarti d'ora arriva il nostro turno e l'omone travestito da Babbo Natale fa salire Oliver sulle sue gambe.
Parlano, il piccolo fa gesti con la mano e poi mi indica.
Ha veramente chiesto una mamma per noi, lo capisco dalla faccia sconvolta dell'anziano signore.
Li vedo parlare infine, dopo avergli dato un bacio, il piccolo torna da noi.
Porge una mano a me ed una al padre e insieme, come una vera famiglia, usciamo da lì.

"Non scapperei" mi dice davanti casa mia prima che io possa scendere dalla macchina "tu sei molto importante per me. Ti amo e se ho fatto l'amore con te senza protezione è perché lo volevo senza aver paura delle conseguenze. Se tu fossi incinta ora, ne sarei felice. Ti sposerei domani stesso. Te lo ripeto, ti amo. Lei nemmeno la conoscevo".

Sta rispondendo alla domande che gli ho posto prima e sento che è sincero.
Vorrei baciarlo ma Oliver, seduto nel suo seggiolino, ci osserva.
È troppo sveglio come bambino perciò evito e guardando fisso Thomas negli occhi li saluto entrambi con un cenno della mano.
Thomas mi sorride, ha capito di non avermi perso.
Li vedo allontanarsi e con il cuore più sereno rientro a casa.

Distesa sul mio letto rifletto.
Anche se all'inizio ha sbagliato Thomas ora mi sembra un ottimo papà.
Sa coccolarlo ma sa anche essere fermo con lui.
Un no è un no. L'ho potuto constatare quando usciti dal centro commerciale Oliver ha visto le giostre fuori aperte e voleva salirci a tutti i costi.
Si è dovuto mettere il cuore in pace perché Thomas non ha lasciato che vincesse con i suoi strilli e pianti.
Però su un punto sta sbagliando.
Il bambino ha diritto di avere lui ma anche la mamma visto che è viva e quindi esiste.
Vorrei conoscere lei per capire che tipo sia ma non so nemmeno il suo nome.
Ma qualcuno qui deve fare il primo passo o a soffrirne sarà solo il bambino.
Prendo il cellulare e compongo un numero sperando che dall'altra parte la persona che sto chiamando possa darmi qualche dettaglio in più.

• • •
🌸
Buona domenica!
Come promesso eccomi qui con il nuovo capitolo.
Chi starà chiamando Jessica?

Volevo ringraziare tutti per le 5k visualizzazioni, non me lo sarei mai aspettata. Il merito è vostro che mi seguite. Spero di non deludervi con la mia storia.
Al prossimo capitolo💕

Per maggiori informazioni sulla storia
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ylenia.marini

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