Non vi imbattete in questa storia se cercate il lieto fine: potrebbe non essercene uno o non essere affatto quello che vi aspettavate. Non leggete se cercate dell'amore un inno. Passate oltre se per voi il romanticismo deve essere condito solo da una generosa dose di miele, poiché questa storia ha il retrogusto del fiele.

A voi che siete audaci, a voi impavidi, voi curiosi che restate ancora incollati a queste righe, dedico un cantico alla signora superbia, che annienta gli spiriti e avvizzisce i cuori. 

Questo è un racconto moderno, inzuppato di tutta quella superficialità che veste una razza - quella umana, per intenderci - che s'è smarrita tra le pieghe di un tempo troppo veloce, le cui lancette sono manovrate da una mano superiore: quella di un dio del superfluo, di tutto ciò che bandisce sentimenti puri, come l'amore. Sempre più bisognosi di qualcosa di cui non abbiamo contezza, vaghiamo appiattiti e senza orecchi, ciechi e zoppi per strade che portano al nulla -  istoriato in un'entità che tutto distrugge e inghiotte nel famoso libro di Michael Ende, La storia infinita.

Tutti speriamo di entrare nella libreria del signor Coriandoli e scoprire le risposte ai nostri dilemmi esistenziali in un libro fantastico, capace di proiettarci al proprio interno, come fossimo i veri protagonisti della storia. In fin dei conti, il metodo migliore per imparare una lezione è viverla.