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| I commenti non sono collegati ai capitoli che leggerete. Purtroppo Wattpad ha stravolto tutto. Per evitare spoiler, vi consiglio di non leggerli. Semmai voleste scrivere, siete liberi di farlo|
È passata una settimana esatta dall’episodio degli scagnozzi di Iabo e giorni di completo inferno per scovare la sua base segreta. Sappiamo bene quali sono stati i suoi spostamenti in quest’ultimo periodo, li abbiamo studiati per ore ed ore, giorno e notte, ma non sembra esserci alcuna anomalia. L’unica cosa che abbiamo capito è che Iabo riesce a spostarsi senza destare sospetti, riesce a svolgere il lavoro sporco con maestria e furbizia. Non so quali siano i suoi scopi, perché continua ad ‘inviare’ avvertimenti del genere e quale sia il motivo per cui voglia a tutti i costi Adham ma intendo scoprirlo, anche a costo di infiltrarmi in una delle sue basi. Inoltre, come se non bastassero i dubbi ed i punti di domanda, il grave episodio ha spinto il colonnello a svelare una parte della faccenda alle varie reclute; sarebbe stato inutile continuare a nascondere la verità, non dopo un fatto piuttosto evidente. La copertura ormai è saltata ma Marxwell non sembra preoccupato, forse sollevato, perché adesso può e possiamo fare tutto alla luce del sole senza nasconderci.
Non so se questo può giovarci, rendere partecipi anche gli altri è stato un azzardo. Non mi fido di nessuno qui dentro, ho sempre quella strana sensazione che ci sia qualche infiltrato, qualcuno che tranquillamente ricava le informazioni e le riporta al bastardo. Non ne ho la certezza ma considerato l’avvistamento di qualche settimana fa, l’incendio e quest’ultimo episodio, credo che la mia teoria non sia poi così assurda.
Non mi stupisco più di nulla e, in fondo, meglio aprire gli occhi piuttosto che fare finta che tutto vada bene e che tutti siano innocui.
« Ci siete tutti?»
« No, manca Jeffrey, Trevor e Zoe» interviene Paul.
Marxwell si guarda attorno intercettando tutti gli sguardi dei presenti, compreso il mio. Ad occhio e croce sembrano esserci tutti ma so bene che all’appello manca l’unica persona che mi sta sulle ovaie senza nemmeno aver avuto l'onore di conoscerla. Tuttavia, mi basta la breve descrizione di Trevor per dare una definizione della ragazza di cui so effettivamente solo il nome. Non che sia giudiziosa, non troppo per lo meno, ma sapere cosa abbia fatto in passato alla persona che amava, o ama, non mi spinge a pensare in maniera positiva.
Probabilmente, non sarà solo questo il motivo per cui io provi così tanto astio nei suoi confronti. Non ci conosciamo, non ci siamo rivolte mai una sola parola ma la prima volta che l’ho vista non mi ha suscitato sentimenti positivi, anzi, a pelle mi ispira proprio antipatia. Zoe è una sorta di ortica ed io non ho un buon rapporto con le ortiche. Ma fin quando non intralcia il mio cammino, non è affar mio.
Mi avvicino a passo lento verso la figura, girata di spalle, di Lily e la affianco puntando lo sguardo sullo schermo del PC acceso. È da giorni che controlla i diversi spostamenti e non intende prendersi una pausa che duri più di tre ore. Liam e Drew sembrano pensarla allo stesso modo e di fatti li becco a scrivere e a segnare altri ipotetici luoghi in cui Iabo potrebbe aver soggiornato.
Harley sembra aver abbandonato qualsiasi tipo di divertimento e da una parte è anche comprensibile. L’esplosione ha causato traumi a tutti noi, c'è chi però lo dà a vedere e chi, invece, cerca di non pensarci più buttandosi a capofitto sul suo lavoro. Una di queste, oltre Harley, è Jessy.
La mora non dorme più in camera sua per paura che possa accadere qualcosa da un momento all’altro e d'altronde non ha tutti i torti. Gli avvertimenti sono stati chiari, forse fin troppo, ed il comportamento di Jessy, soprattutto dopo averci confessato il motivo per cui si trova qui in questa accademia, ha solo sottolineato tale costrizione di cui ci ha sempre rese partecipi sin dall’inizio.
Da una parta sono fiera di lei, non è facile sottostare ad una situazione del genere. Non ha scelto lei di affrontare questo percorso eppure fa di tutto pur di aiutare.
Con il capo chino discute con Tom, il quale, senza farsi beccare dalla ragazza, fissa assorto il suo profilo da bambolina. È completamente cotto di lei ma Jessy sembra proprio non accorgersene, regalando attenzioni ad un ragazzo a cui non importa così tanto la serietà nei rapporti.
Liam è un bravo ragazzo, senza dubbio, ma dovrebbe mettere le cose in chiaro prima che si arrivi all’inevitabile.
Paul dialoga al telefono con qualcuno e dalle espressioni facciali deduco che, ciò che sta dicendo l’interlocutore, non sia nulla di buono. Come se le notizie precedenti lo sono state, penso.
Sollevo gli occhi per una frazione di secondo quando Jeffrey fa la sua comparsa, con la sua solita faccia seriosa. Una cartella sottobraccio e la divisa che lo fanno sembrare tutto d'un pezzo. Lancia un'occhiata indifferente ai ragazzi per poi prendere posto dietro la scrivania.
« Mia figlia?» chiede Marxwell sollevando gli occhi e puntandoli su Jeffrey. Afferra la cartellina e la poggia sulla scrivania.
« Ho mandato Zoe a chiamare Trevor» lo informa distrattamente.
Il colonnello annuisce riportando la sua attenzione sulla cartellina, estrae alcuni fogli da essa e con un cipiglio li osserva.
Irrigidisco i muscoli non appena assimilo la frase, constatando quanto mi stia ancora di più sul cazzo questa ragazza quando il suo nome viene accostato a quello di Trevor.
Il fatto che in questo momento stiano insieme mi fa ribollire dentro.
« La gattina ed il leone insieme? Non va affatto bene» mormora Lily pensierosa.
Le lancio un'occhiataccia che ricambia con un'espressione innocente e fa spallucce. « Che c'è? Zoe non piace neanche a me. Chiamala solidarietà femminile»
Ruoto gli occhi al cielo. « Non mi interessa» mento ma la bionda inarca un sopracciglio come per dire ‘mi prendi in giro?’.
Lo sapevo che non dovevo raccontarle nulla, adesso non farà altro che menzionare Trevor in ogni discussione.
« Non prendermi per il culo. Ti conosco, so a cosa stai pensando ma dovresti stare tranquilla» asserisce digitando qualcosa sulla tastiera.
Mi siedo sulla scrivania e sospiro profondamente. « Zoe è stata importante per lui» mormoro ricordando perfettamente le sue parole.
'La amavo così tanto da strisciare da lei quando esageravo con le parole, però è questo ciò che succede quando si perde la testa per qualcuno, no?'
Già, la amava e non so se il sentimento sia scomparso.
« È una storia passata, Ara, e sai bene che non dovresti prendere alla lettera tutto ciò che dice. Hai detto che predica bene ma razzola male, giusto? Dagli un po' di tempo, evidentemente ne ha bisogno per metabolizzare» afferma tranquillamente guardandomi con i suoi occhi così limpidi e sinceri.
Decido di non risponderle e Lily, intuendo l’antifona, taglia la discussione dedicandosi nuovamente al suo lavoro.
Ha ragione, non posso darle torto ma non era lei la persona che quella notte si trovava al suo fianco, non era lei colei che ha assistito al mutamento del suo viso non appena il nome di Zoe è uscito fuori e, tanto meno, non era lei che si è ritrovata con un vuoto al centro del petto nel constatare quanto Trevor abbia amato la sua ex, senza ricevere nulla in cambio se non dolore.
So quanto sia volubile, soprattutto nelle decisioni e gli ultimi avvenimenti fra noi due la dicono lunga però, ultimamente, sembra rispettare davvero le sue parole. Non ha provato nemmeno a sfiorarmi. Abbiamo lavorato insieme, mi ha reso partecipe delle ultime notizie e ammetto che il clima non è più quello di una volta. Non si percepisce più alcun astio né dalla mia parte, né dalla sua. È un po' strano in effetti, vedere Trevor normale non è una cosa che accade tutti i giorni ma non mi dispiace. Ho come l’impressione che si sia creata una sorta di complicità, di fiducia reciproca. E adesso che le cose iniziano a mettersi male, questo tipo di cambiamento, non può che giovarci.
« Inutile aspettare quei due, non possiamo permetterci di perdere ancora tempo.» asserisce Marxwell increspando la fronte. « Avvicinatevi tutti quanti» ordina senza staccare gli occhi dai fogli sparsi sulla sua scrivania.
Mi avvicino, seguita da Lily, agli altri e curiosa abbasso lo sguardo sui fogli, i quali riportano i volti di sette persone. Le schede forniscono informazioni biografiche, logistiche ed includono le informazioni di contatto, ovvero i dettagli relativi alle residenze passate, - tutte coincidenti con gli spostamenti di Iabo. L’unica cosa che manca all’appello è la sfilza di reati commessi. La parte finale del foglio è completamente vuota e, ovviamente, capisco quanto Iabo ami la prudenza.
« Questi sono i sei uomini di fiducia di Iabo, come vedete il settimo componente è una donna ma non fatevi ingannare dall’apparenza; è pericolosa tanto quanto gli altri. Troverete tutto ciò che vi serve per identificarli e pretendo che imparate ogni cosa, dallo status sociale al neo sul culo» dichiara perentorio ma i miei occhi, come calamitati, si posano sulla foto della donna.
Avvicino la mano al bordo del foglio e mi soffermo ad analizzare il suo viso, dai lineamenti sconosciuti ma allo stesso tempo così familiari. Non che la conosca, mai vista in vita mia, ma dal tratto dei suoi occhi e delle sue labbra mi sembra di averla già vista, conosciuta, eppure so bene che non ho mai avuto modo di farlo.
Mi acciglio studiando ogni particolare del suo viso e per quanto continui a sforzarmi non riesco a capire dove l’abbia vista, se l’abbia mai vista.
I suoi capelli sono scuri, neri, ed un paio di occhi neri come la pece, amalgamati perfettamente al color cioccolato della sua pelle, creano un'armonia piuttosto evidente. È molto bella, senza ombra di dubbio, ma la sua espressione fa venire i brividi.
« Iabo si fida ciecamente di questi uomini, non si pongono alcun problema ad uccidere per lui. Sono stati addestrati sin da bambini e possiedono grandi capacità e abilità. Sono persone insensibili, possiamo anche definirli senza cuore, uccidono a sangue freddo, che siano adulti o bambini»
Sfioro il secondo foglio, il terzo, il quarto… un susseguirsi di nomi si insinuano nella mia testa.
Abdul Hakaamit, Majad Abid, Muhan Aalee, Saafud Malik, Travis Smith…
« Smith è americano» asserisco accigliata.
L’uomo, nato e cresciuto fino ai primi anni a Seattle, si è trasferito all’età di otto anni con la sua famiglia e, dalla scheda, trapela un dato abbastanza scioccante: per i suoi familiari e per lo stato americano risulta essere morto in un incidente stradale.
« Tre sono americani, inclusa la ragazza. Il bastardo, dopo averli rapiti, ha eliminato ogni traccia facendoli credere morti. L’unico modo per non avere ulteriori problemi» spiega sollevando gli occhi puntandoli nei miei.
« Non ci sono molte informazioni sulla vita della ragazza» mormora Jessy confusa.
Alexis Jones.
« Questo è tutto ciò che siamo riusciti a trovare ma sufficiente per quello che qualcuno di voi dovrà fare» interviene Jeffrey.
La porta alle nostre spalle viene aperta e, non appena volto il capo, Trevor e Zoe fanno il loro ingresso.
La ragazza affianca il moro cercando un minimo di contatto e lui non sembra infastidito dalla cosa.
Istintivamente mi ritrovo a serrare le mani.
« Qualche altro minuto e avrei mandato qualcuno a cercarvi» sbotta Marxwell.
Zoe ruota gli occhi al cielo e lo raggiunge aggirando la scrivania. I suoi occhi studiano velocemente i vari fogli sparsi su di esso e poi solleva gli occhi puntandoli nei miei.
Mi fissa senza battere ciglio, inespressiva. Ricambio lo sguardo per niente intimorita, due occhietti verdi non mi spaventano mica.
Sono più che sicura di non starle simpatica e, con tutta sincerità, non me ne può fregare di meno. Inarca un sopracciglio studiandomi dall’alto verso il basso quasi con disgusto e se non fosse per tutte queste persone, compreso il padre, non so fino a che punto riuscirei a trattenermi.
« Cosa ci siamo persi?» chiede Trevor alle mie spalle, distolgo lo sguardo dalla vipera per poi puntarlo sul ragazzo, il quale abbozza un sorriso che ricambio incerta.
« Niente che già non sapeste»
Ecco. Il semplice fatto che sia lei che Trevor sapessero di questi uomini mi irrita oltremodo. Perché vuol dire che non solo ci sono stati incontri precedenti ma che abbiano partecipato entrambi.
Non so cosa mi dà fastidio esattamente, so solo che per il mio bene e per quello di tutti dovrò accantonare questi pensieri.
Dobbiamo affrontare una questione, forse, più grande di noi e non posso permettermi di abbandonarmi a queste insensatezze.
« Quindi?» interviene la figlia incrociando le braccia al petto.
Marxwell prende un respiro profondo e aderisce perfettamente allo schienale della sedia.
Jeffrey poggia il bacino all’estremità di essa mentre tutti noi attendiamo una sua risposta che arriva subito dopo lasciandoci basiti.
« È una mossa azzardata quella che vi proporrò, rischiosa, ma le ricerche purtroppo non sono andate a buon fine. Abbiamo lavorato giorno e notte e più di queste futili informazioni non abbiamo ottenuto nulla. Ho sperato fino alla fine ma sono arrivato ad unica conclusione».
Lily mi lancia un'occhiata stranita ma fingo di non vederla.
Non ho idea di cosa stia dicendo il colonnello ma suppongo nulla di buono, considerata la sua faccia.
« Quello che Marxwell sta cercando di dirvi è che, con la vicenda disastrosa e inaspettata della scorsa settimana, il nostro piano è andato a rotoli. Abbiamo valutato i rischi, la pericolosità… ma non abbiamo altre scelte se non questa. All’inizio il piano prevedeva che alcuni di voi entrassero nelle grazie di Iabo per ricavare le informazioni necessarie per incastrarlo ma, dopo quello che è successo, siamo più che sicuri del fatto che vi conosca ormai» interviene Jeffrey.
« Non ci ha mai visti » afferma, giustamente, Harley.
« Nemmeno noi abbiamo visto i suoi uomini eppure la mia scrivania è piena dei loro visi» ribatte Marxwell.
« Ma è anche vero che infiltrarci è un rischio. Se uno di loro ci vedesse salterebbe la copertura e, alla fine, non è un piano così diverso dal precedente» dico osservando nuovamente i visi sui fogli.
« Iabo non conosce tutte voi. Jessy e Lily, ad esempio, sono le uniche che potrebbero fare parte di questo piano» risponde Jeffrey.
Mi acciglio. « Cosa dobbiamo fare? » chiedo, leggermente adirata dalla sua affermazione precedente.
Se intende escludere una parte di noi, si sbaglia di grosso.
« Lo scopo principale è ricavare le informazioni. Dobbiamo scoprire cosa sta cercando, qual è il motivo per cui voglia a tutti i costi gli accessi, perché sì, abbiamo scoperto che li sta cercando, ne è come ossessionato. E, cosa più importante, capire come neutralizzarlo».
Osservo i visi dei ragazzi e, come mi aspettavo, li becco assorti e pensierosi.
« Il motivo plausibile potrebbe essere solo uno» mormoro passando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La loro attenzione si posa su di me. « Il primo accesso non è solo un tunnel che collega un posto all’altro ma è anche un nascondiglio per le armi. Vi ricordo che non sono quelle che utilizziamo noi, ma vere e proprie armi nucleari capaci di distruggere interi stati».
Ricordo bene il marchio sulle casse, la pericolosità di ognuna di essa. C'erano persino armamenti ancora in fase di sperimentazione, non esistenti attualmente.
« Sai che scoperta. Conoscendo la mente contorta di Iabo, l’unico motivo sarà proprio questo.» ribatte Zoe lanciandomi un'occhiata. « Ama il controllo, uccidere e conquistare».
Ho già detto quanto mi irriti anche la sua voce?
Inarco un sopracciglio. « Ho sottolineato il fatto che potrebbe essere il motivo principale, ma fondamentalmente non conosciamo i suoi scopi e di conseguenza non possiamo darlo per scontato» asserisco piuttosto acida.
« Non lo sto facendo, infatti» mi sorride irritandomi ancora di più.
« Stai dando per scontato molte cose. Iabo è imprevedibile ma sa cosa vuole e, dalle ultime vicende, non vuole solo qualche accordo con altri territori e qualche banale conquista».
Non capisco perché tutta questa superficialità. Il bastardo ha dato prova di essere alquanto spietato ma sembra che a Zoe non importi minimamente.
« Sei a conoscenza solo di una parte della questione, quindi evita di fare la sapientona.» asserisce con un’espressione impassibile. « Lavoro qui da molto più tempo di te, sta' al tuo posto».
Stringo le mani in due pugni guardandola truce. « Non saprò tutto quanto, è vero, ma non ci vuole chissà quale conoscenza o anni di esperienza per intuire i suoi scopi. Non credo di essere una sapientona, ho solo espresso un mio parere su una questione che riguarda tutti ma che, evidentemente, non ti interessa. Non stai ampliando i tuoi orizzonti e, adesso, chi è che crede di sapere tutto?».
« Cosa ti infastidisce, esattamente?» assottiglia lo sguardo e sono più che sicura si riferisca ad altro.
« La superficialità» replico pungente e dalla sua espressione intuisco che abbia capito.
Tutto quanto.
Mi fissa truce ma ricambio con un bel sorriso che di amichevole non ha proprio nulla.
« Basta così.» interviene Marxwell alternando lo sguardo da Zoe a me. « Le questioni personali fuori da questo ufficio»
Peccato che non voglia restare con questa vipera un secondo di più.
Vorrei proprio capire in cosa siamo simili io e lei.
Trevor ci osserva con uno sguardo indecifrabile ma non spiccica parola.
Qualcuno si schiarisce la gola. « Chi saranno gli infiltrati?» chiede Drew, dopo il breve e strano scambio di battute.
« Tu, Tom, Trevor, Jessy, Zoe e Lily. Gli altri avranno il compito di monitorare la situazione dalla base». Jeffrey si prende la briga di rispondere.
Jessy impallidisce all’istante.
« Cosa?» ripetiamo all’unisono.
Gli occhi del colonnello puntano la mia figura e ricambio lo sguardo.
« Si potrebbe fare un cambio? Non ho intenzione di rimanere qui quando potrei aiutare ».
« Potrai farlo anche da qui» dichiara.
Prendo un respiro profondo. « Colonnello, non le sto chiedendo l’impossibile. So quanto possa essere rischioso tutto ciò ma sono pronta per affrontare questa missione. Non ho intenzione di starmene qui, consapevole di non poter fare nulla per aiutare fisicamente».
Mi fissa incerto, quasi combattuto. E diamine, non capisco perché. Non credo di non essere all'altezza delle sue aspettative, soprattutto dopo avermi confessato quanto sia in gamba per lui.
Annuisce lentamente. « Arabella prenderà il posto di Jessy»
Sorrido sentendo un ‘ Mio Dio ‘ di Jessy. La guardo abbozzando un sorriso e la mora ricambia mimando un ‘grazie, Ara’.
Zoe guarda il padre scettica. « Avevi già deciso, papà».
« Piantala, Zoe» scatta.
La ragazza stringe le mani in due pugni e adirata lascia la stanza, sbattendo la porta alle sue spalle, sotto gli occhi divertiti e confusi dei ragazzi. Evidentemente, non è abituata a ricevere dei noi.
Viziata del cazzo.
I miei occhi finiscono sulla figura rigida di Trevor ma, contrariamente a qualche minuto prima, non sorride. La sua mascella è serrata, le sue labbra sono ridotte a due linee sottili e la sua postura è scomposta: è incazzato, di nuovo.
« Per adesso potete andare, domattina vi spiegherò meglio cosa dovrete fare».
Jeffrey ci congeda e senza farmelo ripetere due volte abbandono la stanza ma, prima che possa compiere un solo passo, la voce di Marxwell interrompe i miei movimenti.
« Nelson?».
« Mi dica»
Le sue iridi sono illeggibili ma leggo una nota di incertezza e preoccupazione che mi sorprende. «Non farmene pentire».
« Non lo farò» prometto.
Chiudo la porta alle mie spalle e sobbalzo nel momento in cui mi ritrovo il viso serio e incazzato di Trevor proprio davanti alla mia figura.
« Non iniziare» sollevo una mano, superandolo.
Non ho intenzione di ascoltare quanto è incazzato per la mia decisione.
« E invece sì e tu ascolterai» ribatte afferrando il mio polso, un caldo invito a fermarmi.
Lo strattono non ottenendo granché e alzo gli occhi specchiandomi nei suoi.
Ogni volta, sempre lo stesso effetto.
« No, non ti ascolterò! Non ho intenzione di mandare Jessy al patibolo quando so benissimo il motivo per cui si trova qui. Sono certa di potercela fare, so di possedere buone capacità e non capisco perché ti ostini a negarmi tutto.»
Sono stufa di essere trattata come una bambina, come qualcosa di fragile che potrebbe rompersi anche solo con un lieve movimento.
« Non sono una bambina» sussurro arresa.
Trevor prende un respiro profondo, lascia la presa e distoglie lo sguardo. « Non sei una bambina ma è pericoloso, Ara, io non...» si blocca serrando le labbra, passa una mano tra i capelli arruffandoli sempre di più.
Sembra combattuto e non capisco perché.
« È il mio lavoro, lo sai bene, è inevitabile tutto questo » ammorbidisco il tono meritando le sue iridi verdi riflesse nelle mie, scure e profonde.
« Non riuscirei a concentrarmi sapendoti al mio fianco. È troppo rischioso, starei più tranquillo se rimanessi qui» tenta, nuovamente, ma dal mio sguardo sicuro trapela solo negazione e, rassegnato, scuote il capo.
Mordo il labbro inferiore cercando di trattenere un sorriso. Si sta preoccupando per me e non sta facendo nulla per nasconderlo.
« Mi conosci, sai come sono fatta, non riuscirei ad aspettare il vostro ritorno senza poter fare nulla, fisicamente, per aiutarvi» mormoro scuotendo il capo. Mi avvicino ritrovandomi ad una spanna dal suo viso. I lineamenti sono contratti in una smorfia e sorrido, constatando quanto voglia apparire duro e insensibile agli occhi degli altri quando invece, i miei, vedono solo una sensibilità che sfora i limiti del normale.
Trevor è così tante emozioni da non saperle descrivere.
Sollevo la mano poggiandola sulla sua guancia. È vero, avevamo deciso di non andare oltre al semplice rapporto professionale, ma la forza interiore che mi spinge a lui è così grande da non riuscire a bloccarla.
C'è qualcosa che ci lega, qualcosa di forte e presente.
Un qualcosa che mi avvicina e che non riesce a lasciarmi andare.
Le sue iridi incrociano le mie e diamine, può un solo sguardo infondermi così tante sensazioni?
Accarezzo il suo viso ricoperto da uno strato di barba e usufruisco dei polpastrelli per tracciare un lembo di pelle.
« Farò tutto quello che mi dirai, se questo ti farà sentire meglio, ma non vietarmi di fare ciò che richiede il mio lavoro» mormoro alternando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, le quali si schiudono. La sua lingua le inumidisce e cavoli… perché non la smette di farlo?
Gli angoli delle sue labbra si sollevano in un sorrisetto. « Sai che non puoi più rimangiarti queste parole, vero?»
Ricambio il sorriso. « Per mia sfortuna, lo so»
Le sue braccia circondano la mia vita e senza alcun tentennamento lascio che il mio corpo aderisca al suo.
Per quanto si ostini ad allontanarmi, alla fine, non ci riesce. E ciò che ne ottiene è solo un avvicinamento, ogni volta, sempre diverso dall’altro.
« Ragazzi?»
Ci voltiamo verso la figura della mia amica, la quale ci osserva sorridente, e ci stacchiamo imbarazzati.
O per lo meno, io lo sono, Trevor non lo è per niente.
Dovrò chiedergli, prima o poi, come fa a non imbarazzarsi in certe situazioni.
« Liam ci ha invitati nella sua stanza per una bevuta collettiva, stasera. Voi ci siete? Onestamente, sento proprio il bisogno di prendermi una pausa» si lamenta guardando le nostre espressioni di sottecchi.
Annuisco con disinteresse.
« Porto le birre»
Inarco un sopracciglio guardandolo e, come immaginavo, lo becco a sorridere sghembo.
Dovrà spiegarmi anche come fa a procurarsi tutte queste birre, perché quella scusa rifilata qualche giorno fa non me la bevo proprio.
Prima o poi, sì.
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Spazio autrice;
Scusate il piccolo ritardo.
Il capitolo è un po' lungo in effetti, ben quattro mila parole.
L'ho ricontrollato velocemente ma lo rifarò stasera, quindi, nel caso in cui ci fossero errori scusatemi in anticipo.
Cosa ne pensate? Commentate e votate, fatemi sapere!
Al prossimo aggiornamento x.
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