• 16

La mensa è gremita di persone, chi si inserisce nella solita coda per accalappiarsi la pietanza accettabile e chi, come me, preferisce aspettare che tutti vadano via, in modo da poter scegliere qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti. Al solito, gli obbrobri – perché chiamarle pietanze è troppo esagerato – non cambiano di una virgola, non esiste mangiare qualcosa che non sia purè verde o giallognolo, o qualche sorta di zuppa caratterizzata da un mix di spezie che ancora oggi non riesco ad accertare. Fortunatamente, nella famosa dispensa c'è sempre cibo che potrei mangiare e quindi non mi preoccupo ulteriormente. Al contrario di molti che, non sgarrando di una virgola, non sono a conoscenza delle mie scappatelle notturne in cucina. Di conseguenza, ingurgitano senza fiatare; anche se sono sempre più convinta che ci abbiano fatto l'abitudine.

I tavoli sono quasi tutti occupati, ovviamente dai soliti gruppetti giornalieri, che non aspettano altro che la pausa per poter spettegolare sui nuovi arrivati o sull'addestramento fiacco di qualche povera persona. Purtroppo, anche in questi luoghi esistono questi retroscena deplorevoli.

Individuo il solito tavolo, un po' più appartato rispetto agli altri, e mi dileguo velocemente. Gli occhi di Harley si posano su di me abbozzando un sorriso, io d'altro canto la imito ma il sorriso, che increspa le mie labbra, è molto più simile ad una smorfia.

Prendo posto, aderendo perfettamente allo schienale, e sollevo lo sguardo su Lily, – che si lascia cadere sulla sedia di fronte –, osservandomi con un cipiglio profondo. « Sbaglio o hai appena sorriso a Harley?» chiede scettica.

Inarco un sopracciglio. « Beh? Che c'è di strano?»

« Me lo chiedi davvero?» ribatte e nel frattempo toglie la pellicola dal suo piatto. A differenza della sottoscritta, ha preferito non aspettare il dopo cena perché afferma di aver troppa fame a causa degli esercizi pesanti ed estenuanti impartiti da Drew. Afferra le posate di plastica e taglia un pezzetto di carne, infilandolo in bocca il secondo dopo.

« Tu non saluti mai nessuno e, tanto meno, non sorridi alla gente» mi incalza masticando.

Storco la bocca disgustata dalla scena e Lily, intuendo l'antifona, apre la bocca scherzosamente con l'intento di far vedere il cibo tritato.

« Non è vero... », ribatto, ma quando alza entrambe le sopracciglia scettica, sbuffo. « Okay, è vero, ma ogni volta mi descrivi come una persona insensibile e burbera!» esclamo contrariata.

Scoppia a ridere rumorosamente, tant'è che molti occhi puntano il nostro tavolo curiosi, e ruoto agli occhi al cielo tirandole un calcio sotto il tavolo.

« Stronza bisbetica!» sbotta toccandosi il punto dolorante.

« Smettila, ti stai rendendo ridicola davanti a tutti» sibilo irritata, lanciando occhiatacce di avvertimento a coloro che si sono girati. Mi danno le spalle velocemente non appena se ne accorgono e, soddisfatta, torno nuovamente a guardare Lily.

« Cosa?» inveisco.

« Sei un tantino bisbetica e burbera, Ara, l'hai appena dimostrato»

Ruoto gli occhi al cielo imbronciata, e poggiando il gomito sul tavolo sostenendo il mio viso, la osservo mentre mangia tranquillamente.

« Odiosa» borbotto.

« Scorbutica» cantilena, continuando a guardarmi con un sorriso divertito.

Lascio cadere la discussione e Lily si dedica alla sua cena. Approfitto per osservare ogni viso presente, annoiata e scocciata per non poter far nulla a causa di questa ferita alla spalla. Il colonnello, dopo aver saputo dell'incidente al poligono, ha esplicitamente vietato e sospeso l'allenamento giornaliero. Il motivo scatenante è stato l'impossibilità di poter adempiere ad ogni tipo di esercizio, poiché la maggior parte richiedono l'impiego delle braccia.

« Hai messo la pomata?» chiede la bionda, distogliendomi dai miei pensieri.

Annuisco svogliata.

« Anche stamattina?»

Sbuffo. « Si, Lily, come tutti gli altri giorni» rispondo infastidita.

Mi guarda malamente. « E non comportarti così. Sei stata un' incosciente!» ripete per l'ennesima volta, da cinque giorni a questa parte.

« Lo so, non ricordarmelo ogni fottuto minuto» ribatto scocciata.

Prende un respiro profondo e distoglie lo sguardo puntandolo altrove. « Tu non sai come mi sono sentita non appena sei tornata in camera. Vedere quella maglia insanguinata ed il tuo viso provato... », deglutisce guardandomi nuovamente. « Mi sono preoccupata da morire» dice duramente.

I suoi occhi scuri e limpidi mi attraversando dentro. Mordo l'interno guancia e abbasso lo sguardo colpevole, non riuscendo a sostenerlo. So che si preoccupa sempre per me, non fa altro che prendersi cura, – anche se faccio finta di nulla –, di me, cercando di supportarmi in tutto e per tutto come se fosse una sorella maggiore ed io la sua pargoletta da proteggere. Tiene molto a me e anche se non me lo dice mai, me lo dimostra sempre. Che sia con qualche battuta pungente o, in questo caso, con il ricordarmi della pomata da mettere sulla ferita. Io so che puntualmente si angustia al pensiero di quello che mi è successo qualche giorno fa, ed è vero, sono stata un' incosciente ma non può costantemente vegliare su di me.

Tengo a lei più di me stessa, e se le dovesse accadere qualcosa ne potrei morire. È mia sorella, non di sangue, ma è come se lo fossimo. E vederla angosciata, per qualcosa che stupidamente ho fatto, mi rende frustrata.

« Lo so e mi dispiace. Sono qui, però, prometto che farò più attenzione» mormoro abbozzando un sorriso.

Afferra la mia mano e la stringe, incastrandole. Abbasso gli occhi sulle nostre mani intrecciate, un gesto che facevamo quando eravamo bambine, e sollevo di nuovo le mie iridi specchiandomi nei suoi pozzi scuri e limpidi.

« Non devi farlo per me, Ara, ma per te stessa. Sembra che la tua vita non valga nulla e invece non è così. Devi smetterla di svalutarla, ponendola sempre in secondo piano. Apprezzala. Non vivere solo perché devi. Non respirare solo perché è naturale farlo. Cambia visione e abbandona il tuo guscio»

Mi guarda, perché lei sa, perché lei c'è e perché, nonostante tutto, continua ad esserci direzionandomi verso la luce. Un abbaglio folgorante ma che mi accarezza lievemente, quasi come un raggio attenuato. Tuttavia, da sola non riesco, non sono in grado di imboccare il vicolo giusto... figuriamoci trovare la luce alla fine. Lily è l'ossigeno, colei che muove i miei fili e che li tiene appesi, il mio porto sicuro e la spalla su cui poter contare. Lei è il tutto racchiuso il una ampolla di niente.

Stringo la sua mano e incastro i nostri sguardi, uguali ma così diversi, cercando di infonderle la sicurezza e la convinzione di ciò che vorrei dirle ma che non riesco a pronunciare, perché non sono mai stata brava con le parole, perché, se parlassi, direi solo tante stronzate, tante cazzate che rovinerebbero tutto.

Perché non so parlare ma provo a saper dimostrare. E lei lo sa, per questo motivo, quando stringo maggiormente la presa, lei sorride.

Lei sa che vorrei dirle tutto ma, al contempo, si accontenta di poco.

E va bene così.

                               •••

È notte fonda quando abbandono la mia camera e scendo silenziosamente le scale. Restare chiusa in questa stanza mi sta opprimendo, mi sento come se le pareti possano schiacciarmi da un momento all'altro e continuare a negarmi ogni possibilità, non fa che ampliare le sensazioni scomode che si protraggono da giorni.

Le luci sono spente, i corridoi avvolti dal buio ed il silenzio agisce da culla, quasi come una sorta di ninna nanna inespressa. L'orologio al polso segna esattamente le due e cinquanta del mattino: praticamente notte fonda. Ma poco mi importa dell'orario folle, ho bisogno di respirare aria pulita, aria fresca.

Camminare con una sola felpa e dei leggins – che coprono a malapena i polpacci – non è un buon modo per uscire fuori, soprattutto con le temperature fredde e gelide che si abbattono sul posto nel cuore della notte. Ma la testa – per una volta – ha seguito il suo corso e mi ritrovo, infatti, con una coperta ad avvolgermi del tutto. Inoltre, non posso minimamente entrare in camera con il rischio certo di poter svegliare Lily. Quest'ultima ha il sonno leggero ma, considerati i duri addestramenti a cui è stata sottoposta ultimamente, non credo che possa svegliarsi. Tuttavia mi adeguo con ciò che possiedo, al momento.

Spingo la porta, che mi permette di uscire fuori, e rabbrividisco all'istante quando l'aria gelida colpisce il mio viso. Il cielo è scuro, direi nero come la pece, ma si riesce a vedere qualcosa grazie a dei lampioni posti ai lati sul retro. Le guardie non sono presenti ma, non appena mi guardo attorno, noto due uomini a qualche metro di distanza che sorvegliano l'ingresso.

Dalla mia posizione non riescono a vedermi ed è meglio così, non voglio che mi mandino di sopra.

Gli animali della notte riempiono il silenzio assordante, creando un'armonia di suoni piacevole. Mi siedo su una panchina – posta proprio accanto alla porta – e poggio la schiena al muro alle mie spalle, incrociando le gambe. La coperta, essendo abbastanza grande e pesante, mi avvolge del tutto, riparandomi dal freddo.

Tiro indietro la testa e mi beo dell'aria pulita che entra nei miei polmoni. Stare a letto non mi è servito molto, mi rendeva solamente irascibile ed esageratamente irritante. Così mi rilasso immediatamente, chiudendo gli occhi e spegnendo la mia testa per qualche minuto. Concentro la mia attenzione solo sui suoni dolci e melodiosi degli insetti notturni, che sembrano tenermi compagnia, ed inspiro ed espiro.

Ma la quiete momentanea viene interrotta da suoni costanti che provengono dalla mia destra. Sollevo le palpebre lentamente e aggrotto la fronte, volgendo il mio viso verso la fonte principale del suono. Non vedo nulla, se non le vetrate della piscina, ma considerata l'opacità di queste ultime non riesco a veder nulla.

Lancio un'occhiata all'orologio al polso – che segna le tre e otto minuti – e ritorno a guardare le ampie vetrate. Che ci sia qualcuno al proprio interno è un po' strano, considerato il fatto che sia notte fonda, ma, se dovessimo proprio dirla tutta non è che io stia effettivamente dormendo. Malgrado ciò, la possibilità che possa esserci qualcuno che si stia allenando non è del tutto da scartare.

Osservo un'ultima volta l'ambiente circostante e, prendendo un respiro profondo, entro dentro, curiosa di sapere chi sta padroneggiando in acqua a quest'ora della notte.

Cammino silenziosamente e lentamente, onde evitare che qualcuno possa vedermi e sentirmi. Scendo l'ultima rampa di scale – che portano dritte in piscina – e mi fermo quando noto la porta socchiusa. Chiunque ci sia lì dentro, non si è minimamente premurato di chiudere la porta.

Spingo quest'ultima e scruto il luogo, avvolto dalla luce azzurra della piscina che riflette sull'intero posto. È suggestivo il colore chiaro che pigmenta ogni cosa e piacevolmente gradevole.

Mi guardo attorno, stringendo la coperta poggiata sulle mie spalle, e d'un tratto la mia attenzione si posa sulla figura che sguazza tranquillamente e con maestria in acqua. Contrariamente alle norme imposte, il ragazzo che nuota non indossa la tuta. Ciò mi fa accigliare perché non si può nuotare senza l'attrezzatura adatta. Che sia qualcuno che infrange costantemente le regole?

Il ragazzo effettua tre vasche complete mentre io rimango sulla soglia a guardarlo. È indubbiamente molto bravo e questo mi incuriosisce ancora di più. Mille ipotesi su chi possa essere invadono la mia mente ma quando il ragazzo si avvicina alla bordo e vi poggia i gomiti, intuisco immediatamente chi sia.

Cosa ci fa Trevor in piscina? E soprattutto a quest'ora.

« Ti ho vista»

Sobbalzo al tono tranquillo ma inaspettato della sua voce. Districa i suoi capelli bagnati con la mano ma non si gira a guardarmi, mi chiedo come abbia fatto a capire che fossi io. Evidentemente mi ha vista mentre eseguiva le diverse vasche.

« Sai che ora è?»

Mi avvicino cauta, giocando con la coperta verde, analizzando ogni mossa che compie in questi brevi secondi. Non sembra sorpreso e tanto meno infastidito, piuttosto apatico. D'altronde me lo aspetto, entrambi ci comportiamo allo stesso modo, e da una parte riesco a comprenderlo bene.

Respira pesantemente seguendo con gli occhi gli ultimi passi compiuti, fin quando mi avvicino al bordo, sedendomi e incrociando le gambe.

Il tutto avviene in silenzio.

« Non hai risposto alla mia domanda» dico in tono pacato, conciliante.

Strano ma vero.

L'ultima volta che ho avuto un dialogo con lui è stato il giorno in cui stavo per uccidermi. Non so per quale motivo non si sia fatto vedere ma non è un mio problema o, comunque, qualcosa che dovrebbe interessarmi.

Fisso il suo volto bagnato dalle goccioline d'acqua e non distolgo lo sguardo nemmeno quando Trevor ricambia. Le acque si muovono, grazie al movimento delle sue gambe sul fondo. Non so come faccia a non patire il freddo, io, solamente guardando l'acqua rabbrividisco.

« Potrei farti la stessa domanda» risponde inarcando un sopracciglio.

Abbozzo un sorriso e annuisco. « Giusto»

Il sorrisetto sghembo increspa le sue labbra ma scompare così velocemente da domandarmi se sia stata una mia illusione o un gesto vero.

« Non riesco a dormire» confessa poi, in un sospiro stanco.

Il colore chiaro dell'acqua, in questo esatto momento, eguaglia il colore e le sfumature dei suoi occhi. Le sue iridi sono così chiare da inibirmi, così particolari da ipnotizzarmi. È pazzesco come riescano a mutare di giorno e di notte.

« Nemmeno io. Stare rinchiusa in quella stanza mi stava soffocando» confido.

Morde l'interno della sua guancia e annuisce. « La spalla come va?» chiede subito dopo.

« Guarisce, lentamente» affermo.

« Bene»

Si aiuta con i palmi delle sue mani ed esce dall'acqua. Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva quando mi accorgo dell'indumento che indossa. Il suo corpo ben formato e muscoloso è provvisto solo ed esclusivamente da un paio di boxer. So che non dovrei esserne sconvolta, perché effettivamente l'ho visto nudo, non proprio visto che mi dava le spalle, ma il suo didietro era privo di qualsiasi cosa.

Quindi sì, tecnicamente è così.

Che sia messo bene non ci sono dubbi, sarebbe ipocrita da parte mia affermare il contrario, ma il ghigno che prende forma sul suo viso mi costringe a rimangiarmi le parole. Sa di essere bello, ed i miei occhi su di lui, sono solo un modo per convincerlo ancora di più.

« La foto ti basta o vuoi anche provare direttamente?» ghigna.

Gli lancio un'occhiataccia, « Il cervello lo hai o lo compri direttamente su eBay?»

Ruota gli occhi al cielo. « Frigida» commenta.

Serro la mascella e mi alzo immediatamente. Questo insulto poteva anche risparmiarselo.

Mi ritrovo ad una spanna dal suo viso e lo guardo duramente « Ripetilo» chiedo aspramente.

Mi guarda dall'alto ed indurisce i lineamenti del suo volto, le goccioline continuano a scendere sul suo viso ma non fa nulla per eliminarle.

I suoi occhi alternano e scrutano il mio viso. « Frigida» ripete nuovamente.

Il mio braccio si solleva pronto a colpirlo ma, prima che possa solo avvicinare il palmo della mia mano sulla sua guancia, la sua mano blocca il mio polso.

Cerco di liberarmi dalla sua presa ma invano, poiché continua a stringere provocando un mio gemito di dolore.

La sua mascella è serrata, ma poco importa se la sua espressione trasuda irritabilità.

« Non osare provarci mai più» sibila apatico.

Avvicino ancora di più il mio viso al suo, ritrovandomi a pochi centimetri di distanza e fisso le sue iridi, adesso scure. « Non darmi mai più della frigida, perché stavolta sei riuscito a fermarmi, ma la prossima, farò in modo che tu non lo faccia»

I nostri respiri si infrangono, e se solo provassi ad aprir bocca, riuscirei ad inghiottire il suo ansimo nervoso.

La presa al mio polso si stringe ulteriormente, ma, dopo qualche secondo molla il mio polso. Accosta le sue labbra al mio orecchio e rabbrividisco non appena il fiato accarezza la mia pelle.

« Non giocare con il fuoco, Arabella, rischi di bruciarti»

Non ribatto, semplicemente rimango ferma sul posto. E l'unica cosa che faccio subito dopo è fissare la sua figura, che lentamente, avanza verso gli spogliatoi.

Stronzo.

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Spazio autrice;
Salve ragazze, ecco il capitolo sedici.
Un capitolo di passaggio ma anche importante per far capire il legame profondo che lega Arabella e Lily. Trevor e Ara sembrano non trovare alcun punto di incontro ma sarà sempre così? Commentate, votate, fatemi sapere cosa ne pensate.

Vi ricordo la pagina instagram dove poter seguire gli aggiornamenti delle storie:
iamrossross

Ed il profilo privato: rosaria_samperi

Seguitemi anche !

All the love x

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