• 13

Quando lasciamo l'ufficio del colonnello, la sala accoglie una decina di uomini in divisa. Chi cammina da solo senza prestare attenzione a qualsiasi individuo intralci il suo percorso e chi, come noi, si muove in gruppo. La differenza sostanziale sta nel fatto che noi ragazze non mettiamo mai piede in questo posto mentre questi uomini, che ad occhio e croce avranno all'incirca gli stessi anni di Marxwell, forse con meno esperienza lavorativa, conoscono a memoria gli angoli più remoti del posto. La serietà regna sovrana sui loro volti, marcati e additati dal tempo e dagli eventi. Cicatrici, profonde o quasi invisibili, segnano i loro corpi ed i loro visi, rendendoci partecipi di brevi ma intensi momenti che preservano dolorosamente dentro il loro cuore, scalfito da chissà quanti strazianti e laceranti istanti. Eppure dai loro occhi impenetrabili ed enigmatici traspare tutt'altro. Benché tengano su una maschera di indifferenza e potenza, i segni del tempo cozzano su tutta l'apparenza sviluppata e perfezionata negli anni che, sostanzialmente, insistono a conferirci. In realtà, è solamente una corazza che sussegue serie di accadimenti ma che mai nessuno potrà scalfire.

Mi perdo ad osservare come riescano, in un certo senso, a non far trasparire alcuna emozione e poi giungo ad una conclusione più che fedele alla realtà dei fatti: uomini o donne che siano, che lavorano in questo ambito da moltissimo tempo, devono necessariamente fare i conti con tutto ciò. Devono indispensabilmente curare la loro facciata perché, in fondo, è proprio questa la parte più difficile dell'essere un soldato. Manifestare forza e tenacia, nonostante gli avvenimenti disastrosi della guerra.

Distolgo lo sguardo dai militari ed i miei occhi incontrano ancora una volta i due uomini seduti dietro le apposite scrivanie. Lo stesso che mi ha rivolto la parola, alza lo sguardo lanciando una breve occhiata ai ragazzi che ci stanno scortando e abbassa nuovamente lo sguardo sullo schermo del computer. Probabilmente l'uomo li conosce già.

Harley e Jessy avanzano a qualche metro dalla mia figura. Sono silenziose e forse un po' confuse dalle parole di Marxwell e di fatti non si curano minimamente della presenza dei tre ragazzi. Mentre Lily sta al mio fianco, lanciando brevi occhiate a Drew che parla silenziosamente con Trevor. Io, d'altro canto, mi fingo indifferente alle loro presenze, osservando di tanto in tanto gli angoli del luogo senza accennare nemmeno una singola sillaba.

Percorriamo il corridoio in estremo silenzio, ma non un tipo di silenzio imbarazzante, bensì inconsueto. È come se stessimo riflettendo un po' tutti quanti sulla situazione, chi più e chi meno. Il colloquio non ha chiarito per niente le nostre idee, ha solamente inserito nelle nostre teste più dubbi di quanti già ne avessimo. Il colonnello non ha completamente citato nulla sul motivo per il quale siamo state chiamate, fondamentalmente. Ha solamente sentenziato sulle nostre abilità e capacità, elogiandole e definendole superiori a quelle degli altri, ma non ha chiarito a cosa possano servire. Tutto quello che abbiamo capito è che gli addestramenti saranno diversi da quelli degli altri, che dobbiamo potenziarci fisicamente e che dobbiamo imparare tecniche basilari, non solo sugli esercizi che ci valorizzano ma anche in quelli in cui facciano un po' schifo. Ma a quale pro?

« Dickens, tu verrai con me»

Harley si volta verso il ragazzo dai capelli biondo cenere e dagli occhi blu notte e aggrotta la fronte. « Dici a me?» chiede indicandosi.

Ruota gli occhi al cielo. « C'è qualcun altro che si chiama Harley Dickens?» ribatte ironico e leggermente sprezzante.

Harley stringe le mani in due pugni, evidentemente adirata dal suo tono. « No, stavo solo chiedendo»

« Prima regola: non chiedere. Ascolta ed esegui» asserisce duramente, voltando le spalle.

La bruna prende un respiro profondo e si morde la lingua, rinunciando a rispondergli a tono.

« Segui Tom» Drew interviene, facendo un cenno col capo verso il biondo, di cui solo adesso conosciamo il nome, per poi inoltrarsi senza aspettare la ragazza.

Harley annuisce, al tono decisamente meno arrogante, e dopo aver lanciato delle brevi occhiate a noi ragazze, si dilegua.

Il ragazzo dalla pelle olivastra punta i suoi occhi scuri e perfettamente profilati su Lily e capisco immediatamente che dovrà lavorare personalmente con lui.

« Palmer, tu sei con me», decreta infine. « Bolt, tu segui Liam» indica il più basso tra i cinque. Jessy si avvicina cauta verso quest'ultimo, ma il sorriso che le rivolge la tranquillizza. Tant'è che quando si incamminano mi accorgo delle spalle della ragazza abbassarsi per il sollievo provato.

Liam sembra il più comprensivo tra tutti.

Lily d'altro canto annuisce solamente e segue Drew, affiancandolo dopo l'ennesimo cenno col capo.

« Io mi occuperò di tutte voi insieme, ma non in questi giorni» comunica il ragazzo dagli occhi azzurri ed i capelli neri come la pece. Dopo di che, si dilegua come gli altri.

Inarco un sopracciglio quando gli unici rimasti siamo io e Trevor. Sembra un vero e proprio scherzo del destino ma so bene che non lo è.

« L'hai fatto a posta?» sibilo incrociando le braccia al petto.

Non riusciamo a stare insieme per più di due minuti, figuriamoci pomeriggi o mattine intere. Sono sicura che già dalla prima mezz'ora ci ritroveremo a picchiarci a vicenda. Io non sopporto lui, lui non sopporta me. Semplice, no?

Contrae la mascella. « Pensi che io voglia lavorare con te? Avrei preferito mille volte la bassina che si è portato Liam» ribatte a tono, altrettanto insolente.

Inclino il capo. « Beh, vedo che la pensiamo allo stesso modo» affermo. « Quindi, cambiamo partner»

Mi guarda scettico per poi scoppiare a ridere. Le sue labbra si dischiudono lasciando spazio alla dentatura bianca, le fossette – mai viste sul suo viso – fanno capolino sulle sue guance ed i suoi occhi verdi mi osservano divertiti. È la prima volta che lo guardo ridere, di solito è sempre burbero, si limita a qualche sorriso sghembo o comunque di circostanza, alquanto falso. Se non fosse per il suo carattere di merda, potrei anche ammettere che sia un bel ragazzo ma la sua risata – scaturita dalla mia affermazione – ha completamente eclissato uno dei pochi pensieri decenti su di lui.

I lineamenti del mio viso si induriscono immediatamente. « Pensi che io sia divertente?» lo riprendo.

Continua a guardarmi, decisamente divertito ma poi scuote il capo. « Sì, decisamente. Se Marxwell dice una cosa, è così e basta»

« Non voglio lavorare con te» ribadisco, scandendo ogni parola.

Le fattezze del suo viso si gelano, il sorriso si spegne ed i suoi occhi verdi si incastrano perfettamente con le mie iridi scure. Il mio commento lo ha irritato ma, alla fine, c'è qualcosa che non lo irrita?

Avanza, fermandosi solo quando si trova ad una spanna dal mio viso leggermente sollevato verso l'alto. Da questa distanza ravvicinata posso perfettamente osservare ogni dettaglio, ogni imperfezione ed ogni particolare del suo volto. Dischiudo le labbra, soffermandomi sulle sue piuttosto carnose e rosee. Sembra seguire le mie stesse azioni poiché le sue gemme puntano la mia bocca. Ma non mi lascio incantare, sollevo gli occhi specchiandomi nelle sue iridi chiare ma a tratti scure, come un pozzo nero e profondo.

« È un tuo fottuto problema. Lavoreremo insieme, che ti piaccia o no» soffia sul mio viso duramente, indugiando per qualche altro secondo, ma indietreggia l'attimo dopo distogliendo lo sguardo.

Prendo un respiro profondo perché se aprissi la mia bocca, lo farei solo per urlargli contro quanto lo detesti con tutta me stessa. Inoltre, so che sprecherei fiato inutilmente, perché a differenza degli altri, lui è il tipo che ricambia con la stessa moneta.

« Seguimi» ordina, seguendo un percorso tutto suo.

Attendo altri cinque secondi, il tempo di metabolizzare che dovrò passare chissà quanto tempo con questo stronzo presuntuoso, e poi lo seguo.

Ecco cosa intendo con ' mi sta sulle palle Marxwell ' , perché cosciente o non cosciente, detta regole ed ordini sempre di merda. Quante probabilità c'erano affinché venissi affiancata a Trevor? Evidentemente pochissime, considerato il risultato finale.

Il moro si blocca davanti alla porta blindata, già attraversata dalle altre, e attendo alle sue spalle. Al contrario di tutti noi, Trevor poggia il palmo della sua mano sul display delle impronte digitali e qualche secondo dopo la voce metallica conferma un codice.

010294.

Il click indica l'apertura e, senza dire nulla, continuo a seguirlo.

« Drew si trova al poligono, Liam in palestra e Tom in piscina. Tu inizierai con un percorso ad ostacoli» parla, dandomi le spalle.

Lo seguo anche quando cambia totalmente strada. Scende le scale alternative – che capisco taglino completamente il percorso – e spinge la porta che conduce direttamente fuori.

L'aria colpisce il mio viso come uno schiaffo e mi ritrovo a fare i conti con la temperatura nettamente calata. Il terriccio sembra più scuro, mentre il cielo è grigio. Non sembra, però, il momento adatto per piovere.

Non c'è molta gente, tranne per qualche guardia che si aggira tranquillamente – come ogni ora del giorno – e alcuni militari che corrono in coppie, compiendo l'ennesimo giro dell'edificio.

« Perché proprio il percorso ad ostacoli?» chiedo curiosa.

Se facessi caso ai vari esercizi scelti per ognuno di noi, potrei giungere ad un'unica soluzione.

« Iniziamo dalle attività che valorizzano del tutto le vostre abilità e capacità. Palmer è molto abile con le armi, Dickens è esperta in acqua, Bolt è agile nel combattimento corpo a corpo», mi acciglio a quest'ultima affermazione. Non immagino per niente Jessy in questo campo. « Mentre tu, Nelson, riesci a concludere un percorso nel minor tempo possibile.» risponde neutro, marcando quasi con un pizzico di fastidio l'ultima frase.

Non mi aspettavo una spiegazione del genere ma devo ammettere che ha senso.

Sorrido sghemba perché so quanto gli sia costato ammettere almeno questo su di me. « Mi hai osservata in queste settimane?»

Inarca un sopracciglio ed introduce la mano all'interno della tasca estraendo un aggeggio. Pigia un pulsante e l'arnese soffia un click. « Ho osservato tutti» risponde irritato.

Calpesta il terriccio e blocca i suoi passi proprio nel punto in cui ha una perfetta visuale dell'intero percorso.

« Sono sicura del contrario» replico osservando i vari step che dovrò affrontare.

Con la coda dell'occhio lo vedo fissarmi ma poi scrolla le spalle e la discussione si interrompe.

Il cronometro che tiene in mano segna venti minuti esatti, né un secondo di più e né un secondo di meno. Nonostante non mi abbiano mai concesso un tempo così ristretto, non mi lascio abbattere. Se crede che sia in grado di fare un percorso in questo arco di tempo, evidentemente ne sono capace.

« Non credo che ci sia bisogno della spiegazione, conosci a memoria gli ostacoli da superare» attesta guardandomi.

Annuisco sicura.

« Hai esattamente venti minuti di tempo, se sgarri di un secondo ricomincerai il percorso. Intesi?» comunica severo, come se il suo viso contratto in una smorfia dura possa spaventarmi.

« Perfetto»

Mi posiziono dietro la linea che segna l'inizio del percorso e punto gli occhi sul primo ostacolo da superare.

Trevor alza il braccio e fissandomi urla un ' Vai!'.

Il primo ostacolo è l'attraversamento faccia a terra sotto un basso tetto di filo spinato. Non è difficile, basta solamente non sfiorare o toccare il filo che potrebbe bloccare il percorso.

QSupero velocemente il tetto di un metro e mezzo e compio un salto, arrampicandomi sul muro di rete alto cinque metri. Nemmeno quest'altro ostacolo sembra difficile, a patto che i piedi non si ingarbuglino con i fili intrecciati. Lancio un occhiata a Trevor, – che controlla di tanto in tanto il cronometro –, e sorrido fermandomi per qualche secondo. Il terzo step prevede l'attraversamento di un fosso appesi su delle barre di legno sospese. L'esercizio è anche chiamato barre della scimmia, poiché il nostro corpo tende a contorcersi usufruendo di braccia per rimanere sospesi, soprattutto, e di gambe per concedere la spinta. La forza sta proprio nelle braccia, le quali hanno il compito di sostenere il peso del corpo evitando la caduta. È necessaria una buona resistenza sugli arti superiori per poter completare l'esercizio. Esattamente trenta secondi dopo, il piede sinistro tocca terra, e alzo lo sguardo puntando gli occhi sull'alto muro di sei metri che ho il dovere di scalare. Osservo i buchi in cui poter incastrare il piede e di conseguenza la mano e senza indugiare troppo incomincio.

Il sudore impregna il mio corpo e la maglia che indosso si appiccica al mio addome. Avrei fatto meglio a togliere la giacca ma, onestamente, non ho pensato minimamente a quest'ultima.

Attraverso l'ultimo step, che consiste in una montagna di terra, e supero il traguardo finale con un sorriso sulle labbra.

Respiro freneticamente e mi avvicino a passi lenti verso la figura di Trevor.

Quest'ultimo osserva il cronometro con un sopracciglio inarcato e non appena sente i miei passi alza lo sguardo.

« Venti minuti e quattro secondi» decreta.

Il sorriso sparisce immediatamente, « Cosa?! Non è possibile!» strepito scettica.

« Ricomincia» ordina.

Stringo le mani in due pugni indurendo i lineamenti del mio viso. « Non è possibile. Rispetto tutti i tempi e non è mai successo che abbia impiegato più tempo del previsto»

Mi fissa senza espressione. « Ricomincia» ripete senza battere ciglio.

La rabbia ammonta dentro di me. Conto mentalmente fino a dieci guardandolo negli occhi, evitando di sbottare insulti, e stringendo più che posso le mani – formando le mezze lune, considerata la forza impiegata – gli volto le spalle.

Com'è possibile? Non è mai successo!

Mi posiziono dietro la linea segnata sul terriccio e attendo il via di Claflin.

« Vai!»

Corro immediata, ripercorrendo lo stesso tragitto, non badando all'energia che pian piano si affievolisce sempre più. Attraverso tutti gli step, contando mentalmente i secondi, e quando concludo il percorso mi avvicino a Trevor.

« Venti minuti e cinque secondi» decreta.

Chiudo gli occhi cercando la poca pazienza che possiedo e inalo l'aria per respirare regolarmente.

« Cristo, non è possibile!» impreco.

« Ricomincia»

Ritento per cinque volte consecutive: tra affanni, sospiri pesanti Ae respiro spezzato. I risultati sono sempre pessimi, nonostante sia sicura della velocità impiegata ad ogni esercizio. Trevor, d'altro canto, rimane impassibile ad ogni punteggio e, come un disco rotto, continua imperterrito a ordinare di ricominciare.

Al sesto tentativo sono letteralmente furibonda, tolgo malamente la giacca – madida di sudore – e supero a passi svelti la sua figura.

Ne ho abbastanza per oggi.

« Arabella» mi richiama ma sono troppo adirata con me stessa e, senza prestargli attenzione, continuo a camminare.

« Nelson, fermati immediatamente» ordina perentorio, alzando di qualche ottava la sua voce.

Blocco i miei passi e prendo un respiro profondo.

Mi volto, incrociando il suo sguardo, e rimango impassibile all'insistenza dei suoi occhi.

« È la sesta volta che ritento e ogni volta è sempre peggio!» esclamo incollerita.

« Sei andata benissimo» ribatte.

Mi acciglio. « Cosa?»

« La prima volta hai superato il percorso in soli diciannove minuti, arrivando al quinto tentativo concluso in sedici minuti e due secondi. Un ottimo lavoro, non credi?» esclama alzando gli angoli della bocca in un sorriso sbilenco.

Impassibile. Esamino il suo viso, domandandomi mentalmente se sia fottutamente serio o se mi stia fottutamente prendendo per il culo.

Non apro bocca, non riuscendo a replicare per la rabbia che cova dentro di me.

Il click del cronometro – ormai spento – mi risveglia del tutto ma, prima che possa solo urlargli contro, apre bocca.

« Per oggi abbiamo finito. Domani continueremo l'addestramento al poligono, quindi cerca di arrivare puntuale alle sei in punto del mattino» comunica e dopo un'altra lunga occhiata – aggiungerei da vera e propria presa per il culo – mi supera del tutto. Lasciandomi lì, a cuocere nel mio stesso brodo infuocato.

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Spazio autrice;
Ecco postato il capitolo tredici. Un capitolo un po' cocente per Arabella... 😂 Credete che Trevor si sia comportando un po' da st****o ? Ahaha
Commentate e votate, fatemi sapere cosa ne pensate!
Ci tengo tanto.

Dedicato a valenrica . Colei che manda audio lunghi più di un papiro. Amami! ❤

Al prossimo aggiornamento, un bacio x

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