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Epilogo
Era passato un anno da quel giorno, eppure ad ognuno di loro aveva quella notte scolpita dentro e i loro ricordi navigavano fino ad essa rivivendola come se si trattasse del presente. Ognuno di loro era rimasto segnato dall'accaduto. Avevano vinto la loro battaglia, avevano sconfitto il cacciatore che aveva ucciso le loro famiglie...ma a che prezzo?
Gli echi di quella notte, le loro voci, le urla...quelle sensazioni ancora tornavano ad occupare i loro sonni, costringendoli a restar svegli ad osservare la luce della luna che, puntualmente, era piena. Proprio come quella notte.
Lo sgomento e l'incredulità avevano governato i cuori e le menti di ognuno di loro prima che la consapevolezza, la realtà, il dolore si facesse spazio in loro.
Nel silenzio della notte, ancora, potevano sentire chiaramente l'urlo di Seoho che squarciava l'aria mentre intorno a loro diveniva tutto più cupo e soffocante, tanto da rendergli faticoso respirare...o semplicemente reggersi in piedi. La pioggia incessante ricordava le lacrime copiose che Haechan e Wooyoung versarono per tutti i giorni successivi mentre gli altri, cercando di nascondersi da quegli occhi vitrei e privi di qualsiasi sentimento erano fissi in un punto impreciso davanti a sé.
Quando arrivò il giorno di dirgli addio sentirono che una parte di loro, più o meno vasta, sarebbe andata via con lui. Avevano scelto la caverna interna alla montagna a Nord che aveva fatto loro da rifugio. Non importò che la sua grandezza fosse modesta, non avevano molto su cui piangere, ed in parte sentivano che avrebbe preferito in quel modo. I loro visi bianchi, incavati dalle notti insonni e dalle lacrime versate senza tregua. Chiunque vedendoli li avrebbe chiamati mostri, e per la prima volta non avrebbero contestato. Lo sapevano, si erano visti allo specchio. Eppure, nonostante ognuno di loro stesse soffrendo ampiamente sapevano che la loro sofferenza non fosse nemmeno paragonabile a quella del ragazzo.
Si erano radunati nella caverna lentamente ed ognuno di loro aveva portato un qualcosa che sentiva l'altro avesse voluto al suo fianco, anche se non ne avrebbe potuto più far uso. Wooyoung aveva recuperato alcuni libri, Seungkwan il vecchio diario in pelle rossa sul quale lo aveva visto spesso scrivere e il cui contenuto sarebbe rimasto per ognuno di loro un mistero. Haechan aveva optato per quel medaglione con un grande rubino che, seppur avesse accuratamente tenuto conservato in un piccolo cofanetto, sapeva appartenesse alla sua famiglia. Wonwoo recuperò l'anello incantato che aveva sempre portato al dito per evitare gli effetti della luce del sole, che quella notte era finito abbandonato sul pavimento con un tintinnio malinconico.
Avevano impiegato alcuni giorni per rendere quella caverna un luogo duraturo. Mark con il suo potere aveva ripulito la pietra scura, rendendola lucente e Vernon successivamente l'aveva bruciata fino a che le pareti non divennero simili a delle grandi lastre di solido vetro che avrebbe impetido alla roccia di franare o ricadere su sé stessa. Youngjae, a cui era rimasto parte del potere del ghiaccio, che non aveva utilizzato in battaglia, aveva creato una lastra di spesso ghiaccio, secco, che diede alla caverna l'aspetto di un cristallo. Avevano creato una piccola lapide in cui avevano inciso il nome del ragazzo e sfruttando il fuoco di Vernon avevano creato accanto ad essa, e per tutta la caverna, delle piccole fiamme, simili a candele, che avrebbero bruciato in eterno.
Quando Seoho entrò, per ultimo, in quel luogo guardandolo per la prima volta si fermò all'entrata. La piccola ulna che conteneva le ceneri in cui la sua metà si era disfatta stretta contro il petto. Tutto il suo roseo colorito era stato sostituito da una maschera bianca senza vita e quegli occhi, un tempo luminosi e puri erano stati svuotati di tutto ciò che ci fosse di bello per lasciar spazio a puro, intenso e crudo dolore. Si strinse nelle spalle, chinando leggermente la testa sull'oggetto fra le sue mani.
<<L'avrebbe amata>> disse, riferendosi al modo in cui era stato sistemato quel luogo che gli avrebbe fatto da dimora durante il suo eterno sonno <<Anche se probabilmente non lo avrebbe ammesso>>
La sua voce, un soffio leggero, un sussurro. Quella voce un tempo chiara e gioiosa, ora grave come un violino scordato. Dalle lacrime dei suoi compagni, della loro famiglia, cominciarono a scivolare silenziose lacrime mentre nel profondo delle loro gole trattenevano i singhiozzi che non volevano riempissero la caverna in quel preciso momento, spezzando quell'aria di solenne fedeltà e amore che avevano avuto, e avrebbero continuato ad avere, per Leedo.
Seoho percorse la caverna fino a raggiungere quel piccolo altarino, una piccolissima nicchia che era stata scavata nella roccia, che avrebbe contenuto l'ulna lucente. Il ragazzo s'inginocchiò davanti a quello spazio e vi inserì l'oggetto. Nell'osservare la riluttanza con cui allontanava le sue mani dal contenitore Seugnkwan sussultò, costretto a nascondere il volto contro la spalla di Vernon al suo fianco. In quel preciso istante, come se fosse stato un qualcosa di programmato, nelle loro menti si manifestarono i ricordi della prima volta che avevano conosciuto il ragazzo.
Wooyoung ricordò di come l'altro, un tempo un vampiro solitario, l'avesse preso sotto la sua ala protettiva crescendolo come un fratello minore. Wonwoo ricordò come gli avesse donato tutto l'amore che negli anni gli era stato privato. Seungkwan gli fu grato per il modo in cui gli avesse dato dei razionali e attenti consigli, attento ad ogni suo bisogno. Haechan ripensò al modo in cui era solito roteare i suoi occhi esasperato a causa delle sue battute, di come sembrasse aver perso le speranze con lui ma mai, nemmeno per un istante, lo aveva lasciato solo.
I lupi dal canto loro non lo conoscevano bene come gli altri, ma Leedo era riuscito a farsi apprezzare da loro. Come leader, come vampiro, come persona. Era stato attento ad ognuno di loro e seppur avendo perso il controllo di sè, durante la battaglia, aveva fatto presa sull'ultimo barlume di razionalità per proteggere tutti loro.
Aveva continuato a combattere mentre i proiettili, vaganti, gli avevano provocato diverse ferite che risultarono mortali grazie anche alle schegge di legno che gli si erano conficcate nel corpo. Una di questa si era fatta lentamente strada, durante la lotta, fino a raggiungere il suo cuore e conficcarsi in esso privandolo della vita.
Inutili erano stati i tentativi di salvarlo di Haechan e Youngjae. Entrambi furono stati, alla fine, allontanato dal corpo privo di sensi con la forza poiché gli sforzi compiuti avrebbero potuto nuocere anche a loro. Seoho era riuscito a trascinarglisi accanto, macchiandosi del suo sangue. Aveva posato la fronte sul suo petto, scuotendolo un paio di volte. Chiamandolo, senza ottenere risposta. Aveva poi posato le labbra sulle sue e ad esse aveva sussurrato, pregandolo di risvegliarsi. Il corpo del ragazzo allora si sgretolò in un mucchio di cenere, sotto gli occhi sconvolti di tutti coloro che lo avevano circondato fino a quel momento. Fu allora che Seoho urlò. Il viso rivolto verso l'altro e le lacrime che marchiavano come fiumi su un territorio. Urlò. Un urlo lungo, senza fine. Puro dolore che fuori usciva dal cuore ormai provato ed immobile del ragazzo che aveva visto l'unica persona che aveva mai amato sacrificarsi per lui, per tutti loro, diventando poi il nulla. Aveva urlato e pianto, immobile al suo posto, fino a quando non aveva perso conoscenza.
Quando si era risvegliato il giorno dopo aveva sperato si fosse trattato di un orrendo incubo ma quando, dopo aver corso fino al piano inferiore della casa nel bosco in cui furono liberi di tornare, arrivò in salotto e vide i volti stanchi, provati, ancora scioccati degli altri capì si trattasse della realtà. La benda sul braccio di San, ormai medicato, fu un'altra certezza della lotta avvenuta quella notte. Sul tavolino in legno un'ulna in metallo lucido. Lentamente si avvicinò ad essa, sotto gli occhi attenti e feriti dei suoi compagni, cadde in ginocchio e pianse ancora.
Guardando le condizioni in cui era il ragazzo, davanti a quel piccolo altare, mentre faceva piano scivolare le dita sul nome di Leedo, inciso nella piena e quel leggero sorriso consapevole sulle labbra sapevano cosa sarebbe accaduto. Sapevano anche sarebbe successo in breve tempo.
Le tempistiche erano diverse da soggetto a soggetto, variabili in base al carattere della persona, all'intensità del loro legame...ma soprattutto dalla volontà.
A Seoho servì una settimana. Una settimana in cui, nonostante i sorrisi e le parole rivolte ai suoi compagni questi avessero ben capito le sue intenzioni. Si limitò a qualche raccomandazione ad ognuno di loro prima di lasciarsi andare. Accadde durante una notte, senza alcuno sforzo, senza alcun dolore. Chiuse semplicemente gli occhi e l'istante dopo era insieme a Leedo, che aveva vegliato su di lui. il suo sguardo era stato severo, come se lo avesse sgridato per aver rinunciato alla vita per la quale lui si era sacrificato, ma in parte anche consapevole che non avrebbe potuto vivere molto senza di lui. Glielo aveva detto ed in quel momento glielo aveva anche dimostrato. Gli aveva teso le braccia e l'altro si era lanciato in esse e si sentì di nuovo a casa.
Nonostante lo avessero saputo, quando Mingyu entrò nella camera del ragazzo e non sentì il battito del suo cuore riecheggiargli nelle orecchie si lasciò cadere lungo il cornicione della porta e pianse, piano, di dolore e di sollievo. Per quanto gli facesse male perdere un membro della sua famiglia fu felice che l'altro fosse finalmente libero. I suoi singhiozzi raggiunsero gli altri che, pur trovandosi in punti diversi della casa, capirono cosa fosse accaduto e si unirono alle sue lacrime.
Gli oggetti a cui era legato furono sistemati nella caverna insieme a quelli dell'altro. Le sue ceneri furono riunite un'ulna che fu affiancata a quella di Leedo e le due furono avvolte da un nastro rosso. Sarebbero stati legati nella morte così come lo erano stati in vita.
L'entrata della caverna fu sigillata dal potere di Wooyoung, che non avrebbe permesso solo a loro di varcarne la soglia. Se qualcun altro avesse provato ad entrare in quello spazio sarebbe stato sbalzato via da un vento impetuoso.
Dopo di quello decisero di separarsi, ricominciando delle nuove vite lontano da quel posto, mantenendosi comunque in contatto, promettendosi di tornare in quella caverna ogni anno, lo stesso giorno in cui c'era stata quella battaglia. E così avevano fatto. Era il primo anniversario della morte delle due persone che per anni si erano presi cura di loro e guardando le due ulne che, grazie al quel filo, erano unite come se si stessero tenendo per mano non riuscirono a non sorridere di malinconia. Le loro vite erano state distrutte quella notte e lentamente, giorno dopo giorno, avevano lavorato per rimetterle insieme. Come parte di un puzzle a cui mancasse un pezzo sentivano sempre, nonostante tutto, la mancanza di qualcosa. Una mancanza che non sarebbe mai potuta essere riempita, ma che con il passare degli anni avrebbe potuto solo essere alleviata.
Dopo l'accaduto i ragazzi si marchiarono, con la propria metà, con una nuova consapevolezza. Non solo quella di appartenere l'uno all'altro, ma principalmente quella di proteggersi e vivere in simbiosi. Avevano capito che quel legame avrebbe portato, un giorno, alla loro distruzione ma tutte le paure precedenti svanirono quando videro l'intensità e la purezza del legame che avevano avuto Leedo e Seoho.
Avrebbero vissuto anche per loro. Avrebbero amato immensamente anche per loro.
Se lo promisero nuovamente quel giorno quando, ad un anno dalla loro scomparsa, riuniti in quella caverna che non era cambiata nemmeno per il più misero dettaglio, gli parve di vedere le figure dei due osservarli con dei sorrisi felici e pieni. Erano state due figure sfocate, due ombre. Forse era stato causato dalla voglia che, dentro di loro, avevano di rivederli. Forse era stato un desiderio soffocato che qualcuno aveva sentito ed aveva, in parte, esaudito. O forse era stata semplicemente una loro illusione.
Qualunque cosa fosse stata però aveva dato loro una nuova forza. Con la consapevolezza di non essere soli, e che mai lo sarebbero stati, rimasero sul promontorio di quella montagna ad osservare come la luce del sole, nel suo tramonto, portasse via con sè la luce lasciando spazio al telo stellato della notte in cui avrebbe brillato la luna.
Quella stessa luna piena che guidava le loro vite. Quella luna che a loro aveva dato ed anche tolto. Quella luna che nonostante tutto non sarebbero mai riusciti ad odiare e che per sempre li avrebbe legati l'uno all'altro come esseri della notte, come due branchi divenuto un uno, come una famiglia.
Fine
Mi sembra così strano scrivere mettere la parola fine a questa storia.
È passato più di un anno da quando, fra alti e bassi, ho iniziato questa "avventura".
Ogni volta, nel finire una ff, sento un vuoto prendere posto nel mio cuore, ma questa volta è un po' diverso, più intenso. Forse perchè in parallelo alla storia anche io ho vissuto momenti particolari, anche ad essa legati. Cliccare sul quel pulsante sarà come chiudere un piccolo capitolo della mia vita...ma tutto questo non poteva certo essere eterno perciò...
Ma non voglio stare qui a fare discorsi melensi quindi andiamo avanti.
Voglio ringraziare chiunque ne abbia fatto parte, restando fino alla fine, non taggherò ma queste persone sanno chi sono.
Voglio anche ringraziare chi, nonostante la lunga pausa che avevo preso, abbia continuato a leggere, commentando e scrivendomi anche in privato per raccontarmi di come questa storia avesse effetto, facendo ridere ed anche piangere.
Ammetto io stessa di aver pianto nella scrittura di questo capitolo perchè non credevo sarei finita davvero a scegliere un finale simile, io che di solito prediligo gli happy ending, ma immagino che ci sia una prima volta anche per me.
Spero che chiunque abbia seguito questa storia resti anche per quelle che verranno in futuro apprezzandole allo stesso modo.
Io dal mio canto mi impegnerò sempre nello scrivere cercando di creare un piccolo mondo in cui potersi rifugiare in caso di bisogno.
Detto tutto ciò ho solo un'ultima cosa da dirvi...
...Dal profondo del mio cuore:
GRAZIE!
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