Jacob Sartorius
Come da routine, Giorgia si alzò dal letto sempre a causa di quella stupida sveglia impostata alle otto del mattino. Si strofinò gli occhi, sperando di darsi una svegliata, ma la situazione sembrava solamente peggiorare. Perciò si incamminò verso la cucina, dove si sarebbe preparata il suo latte con i cereali al cioccolato, i suoi preferiti, mentre osservava il paesaggio fuori dalla sua finestra della cucina. Adesso voi vi chiederete, cosa ci faccia questa povera ragazza sveglia alle otto di mattina, nel bel mezzo di luglio. Vi spiego brevemente la vicenda: Giorgia era sempre stata il tipo di ragazza che odiava seguire la massa, sentirsi uguale agli altri, sentirsi solamente una dei tanti. Molti l'avrebbero definita disadattata, strana, pazza e tanti altri aggettivi, ma Giorgia sapeva di essere speciale. Quel tipo di specialità che ti distingue dagli altri per il bene e per il male, non se ne era mai vergognata e l'aveva sempre mostrato con orgoglio. Però, come già annunciato precedentemente, questa sua diversità, questo suo essere anticonformista le portavano spesso guai, talvolta neanche piccoli. Infatti, un qualsiasi giorno di marzo, più vendicativa del solito aveva deciso di fargliela pagare a quella Cheryl, che dal primo giorno della sua esistenza non faceva altro che darle fastidio. Di solito non le dava peso, la lasciava perdere, godendosi le sue sfuriate, ma quella volta aveva toccato il limite: l'aveva colta mentre si sbaciucchiava con il suo ex ragazzo, Taylor, dentro i bagni dei maschi. Nonché le importasse più di tanto di quel biondino, ma il solo ricordo del ghigno che si era formato su quelle labbra alla Kylie Jenner, ricoperto da lucida labbra rosa glitterato, le aveva mandato il cervello in blackout, per questo aveva reagito nel peggior dei modi: il giorno seguente, prima dell'inizio della scuola, era andata dal macellaio di fiducia di sua madre, che conosceva da anni, chiedendogli un vasetto di sangue di maiale, visto che quando li tagliava ne usciva a bizzeffe, lui un po' titubante, glielo diede. Raggiunse rapidamente il suo istituto e, sulla bacheca della scuola che non era troppo lontana dall'armadietto di Cheryl, aveva scritto a caratteri cubitali 'Troie e infami c'hanno un certo feeling.' con disegnato un cuore rosso e scritto dentro 'C+T'. Era così fiera del suo capolavoro che gli scattò anche una foto, per poi allontanarsi frettolosamente prima che qualcuno la potesse vedere, anche se probabilmente sia Taylor che Cheryl avrebbero capito che era stata lei, ma comunque non avrebbero avuto alcuna prova. Se non la vecchia e cara, ma non troppo, bidella Gertrude, che il 90% delle volte non riusciva a vedere nulla oltre il suo naso, quella volta la vide compiere quell'atto di vandalismo e subito dopo lo scoppio dello scandalo, andò a riferire al preside ciò che aveva visto. In tutta onestà Giorgia non si era pentita di nulla, ma ovviamente fare quei servizi sociali estivi era una seccatura assurda, ma ne era valsa la pena vedere il volto rosso di rabbia dei due. Al solo pensiero rideva da sola.
Tornando a lei, si stava preparando, indossando la solita camicetta bianca, con il cartellino del suo nome, i suoi skinny jeans neri e delle semplici Nike, giusto per stare comode. Si legò i capelli in una coda disordinata, ma stretta e, prendendo le chiavi di casa, uscii, senza nemmeno salutare, anche perché tutti stava dormendo.
Luglio era uno di quei mesi che se lo passavi completamente al mare o in montagna eri salvo, ma se rimanevi in casa o lavoravi eri veramente fottuto. Le temperature toccavano e oltrepassavano i trenta gradi e Giorgia si stava sciogliendo nei suoi vestiti, per sua fortuna il posto di lavoro non era troppo lontano da casa sua, anzi, prima di doverci lavorava, ci prendeva sempre la colazione la mattina, prima di andare a scuola. Infatti il proprietario era un suo conoscente e al fine di salvarla da qualche lavoro decisamente troppo duro, si era proposto di farla lavorare da lui. Giorgia sarebbe stata per sempre in debito con quell'uomo, David.
-Ciao Gio!- la salutò Mike, uno dei dipendenti più vicini alla sua età. Era il classico ragazzo imbranato, dolce e piuttosto gentile, a primo impatto poteva sembrare uno sciocco, ma passandoci il tempo insieme Giorgia si accorse che era una brava persona. Aveva dei capelli neri come la pece, tirati sù in un ciuffo dal gel e due occhioni color cioccolato.
-Hey Mikey!- lo salutò timbrando il biglietto e mettendosi il grembiule da cameriera. Non perse tempo e corse subito da una coppia di coniugi, che si erano appena seduti. Dopo aver preso le loro ordinazioni, passò il foglietto a Alaric che stava dietro il bancone e preparava ogni tipo di bevanda e dolce. L'uomo le sorrise e si mise subito a lavoro, preparando i suoi deliziosi pancakes. Più di una volta Giorgia si sarebbe voluta mettere seduta a mangiarli, ma purtroppo il lavoro era tanto e non poteva fermarsi, se non durante la pausa pranzo.
-Ciao Giorgia, vai a servire quella ragazza e smettila di fissare quei pancakes!- le urlò scherzosamente David, ridendo di gusto, mentre la ragazza correva verso la mora che si era appena seduta. Con il sorriso più raggiante che potesse fingere, le chiese cosa desiderasse e dopo aver annotato tutto tornò sempre da Alaric, che nel frattempo aveva preparato i pancakes e i milkshake.
La mattinata continuò così, tra corse e languorini, col passare delle ore arrivava gli altri camerieri 'in soccorso' quindi il lavoro era alleggerito, ma sempre costante. Fortunatamente oltre a Mike ed Alaric era riuscita a familiarizzare con altre due ragazze Jenna e Ronnie, veramente dolci e sempre disponibili, sebbene con due caratteri diversi.
-Gio, vai al tavolo in fondo, prendi le ordinazioni a quel ragazzo e poi puoi andartene.- le aveva detto David verso le cinque del pomeriggio. Era completamente distrutta e sapeva che tra non molto sarebbe collassata a terra, ma si sforzò e, andando velocemente verso il tavolo in fondo, rischiò di cadere.
Giunta lì sana e salva, estrasse il suo taccuino dalla tasca posteriore dei skinny jeans neri.
-Salve, cosa desidera?- disse per quella che sembrava l'ennesima volta quel giorno, anzi, quel mese. Non aveva ancora distolto gli occhi dal pezzo di carta, su cui puntava la biro blu, quando il diretto interessato aprì bocca.
-Se dicessi 'te' sarebbe troppo scontato, quindi aggiungerei della panna e qualche fragola. Grazie- disse una voce maschile, alzò lo sguardo sconvolta da quelle parole. Era da due mesi che lavorava lì e, sebbene non fosse un lungo periodo di tempo, nessuno le aveva mai detto una cosa del genere. Sgranò gli occhi, non essendo sicura di aver udito bene. Il ragazzo davanti a lei la guardava con uno sguardo di chi sapeva il fatto suo. Possedeva un paio di labbra soffici alla visione, rosee, un paio di occhi color caramello, tendenti al verde e un ciuffo sui toni del castano e alcuni più chiari. Non doveva avere più di sedici anni a prima vista ed infatti aveva proprio l'aria di uno di quegli sbruffoni che frequentavano la sua scuola.
Sospirando, gli dedicò un'occhiata che la diceva lunga, anche abbastanza seccata.
-Aspetta che mi sciolgo... Hai intenzione di ordinare oppure devo buttarti fuori a calci?- disse con tutta la sua grazia e femminilità interiore. Il ragazzo le dedicò un occhiolino e poi decise di ordinare, seriamente. Prese le ordinazioni, le diede ad Alaric. Si levò il grembiule gioiosa e stanca, per poi dirigersi fuori dalla caffetteria. Appena fu fuori sentì l'odore della libertà e dell'estate avvolgerla, non vedeva l'ora che tutto quello finisse. Ben presto venne brutalmente strappata via da quelle sue fantasie da una voce alle sue spalle.
-Hey dolcezza, prima sei scappata via e non è stato molto carino da parte tua, perché non mi lasci il tuo numero, per farti perdonare?- le chiese il ragazzo di prima, l'unica differenza era che adesso indossava un paio di occhiali da sole neri ed aveva alzato il cappuccio della felpa. Ma lui non lo sentiva tutto quel caldo? Giorgia assottigliò gli occhi, cercando mentalmente una risposta da dargli per farlo stare zitto e lasciarla stare una volta per tutte. Se quello era il suo modo di rimorchiare, era veramente pessimo.
-Senti, dolcezza, non ho intenzione di lasciarti il mio numero. Primo perché chi ti conosce, secondo perché sei un idiota e terzo i tuoi metodi di rimorchio fanno schifo. Detto questo, ti ho detto tutto. Hasta la vista, dolcezza.- disse Giorgia allontanandosi dal posto, non avendo voglia di sentire un'altra parola fuoriuscire da quelle labbra soffici e rosee, così paradisiache alla vista. Scosse il capo scacciando via quegli sciocchi pensieri. Diede un'ultima occhiata al castano, che sorrideva compiaciuto, il che la straniva molto. Per quale motivo stava sorridendo, nonostante le sue parole decisamente non dolci e gentili? Decise di lasciar perdere ed andarsene verso casa, distrutta da quella giornata faticosa.
...
Erano passati un paio di giorni e quel ragazzo, di cui poi aveva scoperto il nome, Jacob, persisteva con le sue avance. Ovviamente Giorgia ogni volta rifiutava e provava a rimanere il più professionale possibile, non potendolo trattare male davanti al suo capo.
-Piccola, mi potresti portare una spremuta d'arancia?- le aveva chiesto, ogni volta che le affibbiava dei soprannomi del genere, le se accapponava la pelle. Senza dare una risposta, decise di prepararlo lei stessa, pur di non doverlo continuare a sentire. Portato la spremuta, finalmente la sua giornata finiva, ormai i suoi giorni erano colorati dalla presenza di Jacob, delle sue battutine e dei suoi sguardo sgraditi. Uscita fuori dalla caffettiera respirò l'aria sporca di Princeton, chiudendo per poco gli occhi. Riaprendoli, notò una dozzina di ragazze, di uno o due anni più piccole di lei, urlare e scatenarsi, neanche ci fosse Justin Bieber a petto nudo. Confusa si guardò intorno, poi notò che stavano correndo verso di lei. Stava per essere travolta da quella mandria di quattordicenni, era forse questa la sua fine? Spalancò gli occhi.
-Vieni con me, ma devi correre!- le aveva urlato una voce piuttosto familiare. Senza farselo ripetere due volte, iniziò a correre dietro la figura che le aveva appena parlato, Jacob. Non si fece troppe domande e non gliene fece, anche perché avrebbe perso tempo e probabilmente l'avrebbero calpestata come uva se fosse rimasta lì.
Il castano correva piuttosto velocemente, come del resto anche lei e quelle ragazze. Sentiva il cuore esploderle in petto, la trachea le bruciava come se stesse respirando del fuoco, le gambe tremolavano nella corsa e la gola era secca. Sentiva che prima o poi sarebbe caduta, anche perché era tutto il giorno che correva per la caffetteria. Ad un tratto svoltarono in un angolo e si sentì il braccio essere strattonato. Stava per urlare, ma una mano si posò sulla sua bocca.
-Ssh... Sono io, sciocchina.- la derise Jacob, allontanandole la mano dalla bocca. Giorgia sospirò sollevata, sebbene mal tollerasse quel ragazzo. Guardò verso la strada, per notare che le ragazzine non si erano accorte che avevano svoltato l'angolo e continuavano dritte. Finalmente poté tornare a respirare normalmente, sebbene avesse le vie respiratorie a fuoco. Poi il fatidico dubbio le balenò in mente: perché li inseguivano?
-Per quale motivo mi inseguivano?- gli chiese adagiandosi contro il muro della piccola via, male illuminata e piuttosto sudicia. Jacob prese qualche minuto per rispondere, come se fosse una domanda da un milione di euro.
Le temperature erano molto alte, eppure lui persisteva nell'indossare una felpa nera con il cappuccio alzato. I suoi occhi erano nascosti dal suo solito paio di occhiali neri.
-Al massimo perché ci inseguivano. Seriamente non hai la più pallida idea di chi io sia?- le chiese come se fosse la cosa più ovvia al mondo. Forse si sentiva 'sto cavolo perché era carino e quindi nella sua scuola tutte lo amavano, ma fuori dal suo istituto era qualcosa pari a zero. Giorgia incrociò le braccia al petto, dandogli un'occhiata di chi non sapeva nulla.
-Ti racconterò mentre siamo in macchina. Chiamo il mio autista.- disse estraendo il suo telefono dalla tasca posteriore dei jeans strappati. Forse era figli di qualche personaggio famoso, che magari aveva inventato qualcosa o magari che era un attore. Ma non le veniva in mente nulla, completamente nulla.
Lo sentì parlare per qualche secondo e poi attaccò, finalmente si era tolto quegli occhiali e abbassato il cappuccio, lasciando vedere i suoi capelli nocciola e i suoi occhi verdognoli.
-Io non vengo da nessuna parte con te e con il tuo autista. Per quanto ne so potresti essere un molestatore, visto che sul posto di lavoro mi molesti continuamente con le tue avance.- disse Giorgia scuotendo il capo, sebbene quegli occhi sembravano persuaderla, quei capelli tentarla nel metterci una mano dentro e quelle labbra... Scosse il capo, disgustata dai propri pensieri, mentre Jacob ridacchiava divertito. Era così fastidioso e ambiguo, continuava a non farle capire un bel nulla.
-Stai tranquilla non sono un molestatore, ma se preferisci essere travolta da quelle ragazze, fa pure, ma poi non venirmi a dire niente, perché io te l'avevo detto.- disse passandosi una mano tra i folti capelli ed adagiandosi contro il muro davanti a lei. Giorgia sospirò guardando verso la strada, non sembrava esserci nessuno, se non dei passanti e delle macchine.
-Io non le vedo più, quindi dubito che verrò travolta.- rispose avvicinandosi all'uscita, ma venne tirata di nuovo indietro dal castano. Era stanca di essere trattata come se fosse una stupida bambina, eppure non era neanche più piccola di lui, almeno a vista d'occhio.
-Staranno setacciando la zona. Fidati di me, so di cosa sto parlando. Prometto che non ti stuprerò.- disse sorridendole quasi dolcemente. Giorgia decise di non contestare, almeno per quella volta, ma non riusciva a spiegarsi il perché. Passarono una manciata di minuti in completo silenzio, piuttosto imbarazzante, prima che una macchina completamente nera si parcheggiasse vicino al marciapiede. Posò subito lo sguardo su Jacob, che iniziò ad andarci incontro. Lei lo seguì titubante, salirono in macchina e non poté far a meno di notare l'uomo posto alla guida che sembrava uno di quegli autisti da film americano.
-Jeff, portaci a casa.- disse Jacob guardando fuori dal finestrino, mentre Giorgia non riusciva a spiccicare mezza parola. L'uomo annuì e rimise in moto. Passarono tutto il viaggio in silenzio, anche perché Giorgia si sentiva a disagio a parlare con un uomo sconosciuto che li ascoltava. Giunsero davanti ad una villa dopo venti minuti, quando scesero, la ragazza notò subito la maestosità della casa e ne rimase a bocca aperta.
-Chiudi la bocca o entreranno le mosche, tesoro.- disse Jacob superandola ed entrando dal cancello di ingresso, Giorgia sbuffò, domandosi mentalmente perché avesse deciso di andare con lui, uno sconosciuto che continuava insistentemente a provarci con lei, durante il suo orario lavorativo.
Dentro la casa rimase ancora più sconvolta: era abnorme, tutta sui toni del bianco, del nero e del rosso.
-Vieni.- disse Jacob porgendole la mano, sebbene fosse tentata di stringere quell'elemento all'apparenza soffice, rifiutò facendogli segno di andare avanti. Il castano ridacchiò davanti a quell'atteggiamento infantile e continuò a camminare verso quello che sembrava il salone, ovviamente non di dimensioni comuni, anzi, cinque volte il suo salotto.
Il ragazzo si sedette sul divano, stravaccandosi ed adagiando i suoi piedi, coperti dalle Vans nere, sul tavolino in cristallo davanti a loro. Giorgia scosse il capo, sedendosi spostata verso di lui, facendogli intuire di volere delle spiegazioni al più presto.
-Allora mi vuoi spiegare tutto? Oppure stiamo qui a berci un bel the?- chiese scocciata, incrociando le braccia al petto. Jacob sorrise divertito, mordendosi leggermente il labbro inferiore, mostrando appena la fila di denti bianchi. Anche se non l'avrebbe mai ammesso a nessuno, nemmeno a se stessa, lo trovava molto attraente, ma ripudiava di provare dell'attrazione per qualcuno come lui.
-Seriamente non sai chi sono?- le chiese guardandola finalmente negli occhi, quei due pozzi verdognoli si scontrarono con i suoi, provocandole una strana sensazione allo stomaco, a cui non diede troppo peso. Giorgia scosse il capo, volendo sapere cosa stesse succedendo. Jacob sospirò, come se gli pesasse parlare, ma poi lo fece.
-Io sono Jacob, Jacob Sartorius. Quelle ragazze ci inseguivano, come hai detto tu, perché sono diventato abbastanza famoso grazie a Vine, Musical.ly e alcune mie canzoni. È strano che tu non abbia mai sentito parlare di me.- disse giocherellando con un anello all'anulare. La ragazza assunse la sua solita espressione pensierosa, scervellandosi per cercare di capire se lo avesse mai visto, ma niente, proprio zero. Jacob le sorrise leggermente imbarazzato, era felice che lei non lo conoscesse, che non conoscesse il Jacob famoso, il Jacob odiato e il Jacob figli di papà. La osservò per bene, notando i suoi occhioni verdi scrutarlo confusa, le labbra rosee che venivano morse dai suoi denti e la sua dolce espressione corrucciata. Si alzò dal divano, avvicinandosi alla ragazza, che lo guardò dal basso verso l'alto. In effetti era più alto di lei di cinque o più centimetri.
-Sei un po' troppo presuntuoso per i miei gusti.- disse incrociando le braccia al petto ed assumendo quell'espressione facciale che faceva quando qualcosa non le andava a genio. Jacob ridacchiò divertito, mentre le accarezzava una ciocca di capelli vicino alla guancia. Mille brividi le corsero lungo la spina dorsale, confondendola.
-Vieni ti faccio vedere una cosa.- disse Jacob afferrandole la mano e trascinandola verso le scale. Giorgia sorrise, evitando di farsi notare dal castano. Sebbene sembrasse un presuntuoso e un idiota le stava facendo provare così tante emozioni in così poco tempo, che sentiva il cuore scoppiare. Non era abituata a sentirsi in quel modo vicino a un ragazzo. Giunti al piano superiore, aprì una delle tante porte, portandoli alla sua stanza, molto probabilmente. C'erano poster, libri, cuffie e mutande dappertutto.
-Uhm... Scusa il disordine non mi aspettavo visite...- disse arrossendo e grattandosi il retro della testa con la mano libera. Giorgia rise davanti a quel Jacob imbarazzato, abbastanza raro da vedere, visto che sembrava essere sempre così spavaldo e sicuro di sé. Aprii una porta finestra che sembrava affacciare su un terrazzo, ma si dovette ricredere quando vide una mega piscina. Dall'esterno non l'aveva neanche notata eppure non passava di certo inosservata.
-Vorresti sbattermi in faccia il tuo essere ricco da far schifo, Sartorius?- gli disse assottigliando gli occhi in due piccole fessure. Jacob la guardò alzando le sopracciglia e scuotendo il capo, nonostante la sua continua ostilità nei suoi confronti continuava a credere che fosse una delle ragazze più carine che avesse mai visto. Carina non esteticamente, per quello era direttamente bellissima ai suoi occhi, carina perché non si atteggiava come un'oca giuliva, era semplicemente se stessa, diceva quello che pensava e non cadeva ai suoi piedi.
-In realtà pensavo ad un bel bagno. Tu che ne pensi?- disse avvicinandosi alla ragazza, che indietreggiava spaventata. Giorgia iniziò a correre ed ad urlare, sperando che Jacob la lasciasse in pace, ma il castano continuava ad inseguirla ed a ridere. Non era molto lontano e sapeva che tra meno di pochi secondi l'avrebbe presa e gettata in acqua, quindi si sfilò lo zaino che conteneva i documenti ed il cellulare, non volendo bagnare niente e dopo pochi attimi si sentì sollevare da terra.
-Jacob! Giuro che ti ammaz- non riuscì a finire la frase che venne scaraventata in piscina, solo dentro di quanto in realtà fosse profonda e si sbrigò a riemergere. Quando la testa ne fuoriuscì, notò subito a qualche metro di distanza un Jacob ridente che si teneva la pancia per le troppe risate. Gli alzò il dito medio accompagnato da un sorriso divertito, per poi nuotare fino al bordo.
-Ti odio, lo sai, vero?- disse riavviandosi i capelli dietro. Per fortuna non era solita a truccarsi d'estate, altrimenti sarebbe diventata un panda. Il ragazzo le mandò un bacio volante, per poi sfilarsi scarpe e maglietta e gettarsi in acqua, provocando schizzi all'impatto con l'acqua. Appena risalì, Giorgia iniziò a schizzarlo insistentemente come una specie di vendetta.
-Tregua, tregua, tregua!- aveva urlato per farsi sentire, allora lei si era fermata ancora ridendo. Il sole non era più alto in cielo, ma pian piano si abbassava, ciononostante era ancora ben lontano dal tramontare. Giorgia sentiva tutti i vestiti completamente zuppi e i pantaloncini attaccati alle sue gambe. Non sapeva come sarebbe tornata a casa in quelle condizioni.
Continuarono a stare nell'acqua per oltre tre ore, tra risate, schizzi, immersioni e tuffi. Non si era mai divertita così tanto dall'inizio dell'estate.
-Okay piccola sirenetta, credo sia ora di uscire, altrimenti ci verranno le branchie.- disse Jacob uscendo dall'acqua e porgendole una mano per aiutarla. Lei ci batté il cinque ed uscii dalla piscina senza il suo aiuto, il che lo fece ridere. Quando fu fuori notò subito la maglietta attaccata al corpo e le scarpe grondanti d'acqua. Alzò lo sguardo verso il castano che se la rideva di gusto.
-E adesso come faccio, brutto idiota?- disse strizzandosi i capelli. Jacob la guardò sorridendo tra sé e sé e senza risponderle tornò dentro la sua stanza. Giorgia rimase in piedi davanti alla piscina, da sola, circondata dalla calda aria di luglio. Era abbastanza confusa, che fine aveva fatto Jacob? Era fuggito via? Abbastanza improbabile visto che quella era casa sua, avrebbe cacciato lei in caso. Si guardò ancora una volta i vestiti completamente fradici ed attaccati al suo corpo. Dal momento che Jacob sembrava non aver intenzione di tornare, si sfilò la maglietta, adagiandola su una sdraio, ritrovandosi in reggiseno. Temeva che qualcuno che conosceva potesse vederla, ma era abbastanza in alto, quindi impossibile che la si potesse vedere.
-Hey, tieni questi sono i miei...- sentì la voce di Jacob alle spalle, che la fece voltare, dimenticando di essere solamente in pantaloncini. Il castano spalancò gli occhi, mentre le sue guance, di solito sempre rosate, arrossarono ancora di più. Giorgia lo guardò confusa, per poi abbassare lo sguardo sul suo reggiseno bianco di pizzo, anche esso bagnato, che fece colorare anche le sue guance. Era imbarazzante e il fatto che lui continuasse a fissarla la faceva sentire a disagio, sentendo le sue imperfezioni diventare gigantesche sotto il suo sguardo.
-Uhm... Cosa... Cosa stavi dicendo?- disse balbettando, mentre stringeva le sue braccia intorno al suo stomaco e provando a rompere quel silenzio pesante. Il castano si risvegliò, riportando l'attenzione negli occhi della bionda, che esprimevano tutto il suo disagio. Jacob avanzò verso di lei, con una maglietta e un paio di calzini nelle mani, entrambi appartenenti a lui. Giorgia arrossì ancora più violentemente quando il castano fu davanti a lei, solo qualche centimetro li divideva.
-Ecco... Questi sono i miei vestiti, spero vadano bene...- disse porgendoglieli ed afferrandoli le loro dita si sfiorarono, liberando una scarica di brividi lungo la schiena di entrambi. Giorgia osservò la maglietta lunga e gialla, sapendo che sarebbe arrivata fino a metà coscia e poi posò lo sguardo sui calzini della Nike. Dedicò uno sguardo a Jacob, che era ancora davanti a lei, intento a fissarla, come se volesse leggerle dentro. Provò a fargli capire che doveva cambiarsi senza parlare, ma ovviamente non riuscì a captare il messaggio.
-Ehm... Dovrei cambiarmi.- disse abbassando lo sguardo e coprendosi con la maglia, provando a non bagnare anche quella. Jacob annuì freneticamente e poi la portò nella sua camera, aspettando fuori, in terrazzo, che finisse di cambiarsi. Si sentiva così strano in sua presenza e dopo aver passato tre ore in acqua a ridere e scherzare, sapeva di non poter fare a meno di lei nella sua vita.
-Giorgia, ma quanto ci metti?!- esclamò sbuffando, dopo che furono passati diversi minuti. Ricevendo in risposta un pantaloncino in pieno volto. Chiusi gli occhi sospirando, per poi prenderlo in mano, era ancora bagnato e per questo lo afferrò, stendendolo affianco alla sua maglia, sperando che non si asciugasse velocemente. Quando si voltò, pronto a portarla fuori dalla sua camera, la vide davanti alla porta finestra, con indosso la sua maglia gialla, regalatagli per il suo quindicesimo compleanno da sua sorella. Le arrivava appena sopra la metà coscia e i calzini erano un po' grandi per i suoi piedi. Era decisamente adorabile e qualcosa si contorse nel suo stomaco, facendolo sorridere.
-Sei carina con i miei vestiti.- disse dopo averla raggiunta con qualche falcata. La bionda sorrise imbarazzata, provando a far abbassare la maglia lungo le sue gambe. Jacob le prese le mani, intrecciandole con le sue, mentre poggiava il suo mento sulla sua testa, stringendola in una specie di abbraccio. Non sapeva il motivo di quel gesto, ma ne sentiva il bisogno. Sentiva il bisogno di quel genere di contatto fisico, dopo mesi e mesi di tour aveva bisogno di qualcosa di vero come lei. Giorgia, dal canto suo, sentì le farfalle svolazzare nel suo stomaco e per un attimo si scordò del mondo intorno a loro, della realtà, di tutto.
-Ho qualcos'altro da mostrarti.- le sussurrò impercettibilmente, afferrando di nuovo le loro mani e tirandola verso un lato del terrazzo. La ragazza non oppose resistenza, lasciandosi trasportare da lui, fidandosi ciecamente di qualcuno che conosceva da solo poche ore, eppure sembrava così sincero e vero con lei, non sembrava uno di quei ragazzi famosi a cui non importava nient'altro che della loro stessa fama, sembrava un ragazzo comune, che poteva incontrare a scuola. Venne distratta dai suoi pensieri, quando Jacob si issò sulla sporgenza della sua finestra, salendo sul tetto di casa e, saltando, ci arrivò. Poi si voltò verso di lei, porgendole una mano.
-Se muoio sappi che ti rimarrò sulla coscienza, Sartorius dei miei stivali.- disse issandosi sul davanzale e sporgendosi per arrivare alla mano del ragazzo, che ridacchiava davanti alla sua ridicola minaccia. Ben presto si ritrovarono entrambi sul tetto, con le mani leggermente sgrugnate ma comunque felici. Si spostarono verso la parte più alta, dove si poteva osservare buona parte di Princeton. La casa in realtà apparteneva ai suoi zii, ma spessi ci veniva per qualche mese, giusto per staccare la spina.
Il tempo era passato velocemente e il sole iniziava ad abbassarsi.
-Allora, Giorgia, perché non mi racconti un po' di te? I tuoi hobby, il genere di musica che ascolti, la tua famiglia, la scuola.- domandò guardandola, provando a reprimere uno stupido sorrisetto che aveva da quando l'aveva gettata in acqua. La ragazzo lo guardò divertita, per poi cominciare a parlare della sua vita in generale. Jacob non diceva nulla, rimaneva in silenzio a fissarla incantato, mentre lei guardava avanti il sole e la città. Forse poteva sembrare un maniaco, ma adorava osservarla nel particolare, notare tutte quelle piccole cose che passavano in osservate agli altri. Giorgia era fatta di così tante piccolezze che la rendevano perfetta ai suoi occhi, eppure lei neanche se ne rendeva conto.
-E tu, Jacob?- disse distraendolo dai suoi pensieri e portando finalmente il suo sguardo sul castano, che non aveva fatto altro che fissarla, non che non fosse interessato alle sue parole, ma quando aveva iniziato a guardarla tutto era diventato un dolce sottofondo, ovattato. Non esisteva nient'altro che i suoi occhi, i suoi capelli umidi, i suoi sorrisi e le sue mani che gesticolavano. Vederla con la sua maglietta, mentre lo guardava in attesa di una risposta, con i suoi occhioni confusi e le sue labbra leggermente arrossate, come le gote, a causa del sole, aveva fatto scattare qualcosa in lui, come quando accendi il motore di un auto.
Fu questione di attimi e le loro labbra si scontrarono con rapidità. Giorgia rimase sconvolta, ma non si allontanò, ricambiò semplicemente il bacio. Jacob, notando di non essere stato rifiutato, approfondì il bacio, portando le sue mani sulle sue guance e sorridendo leggermente, sentendo una leggerezza in petto mai provata prima d'ora.
-Wow...- sussurrò Giorgia appena si staccarono a corto d'aria. Il castano sorrise felice come un bambino il giorno di Natale. I due ragazzi sentivano di star sfiorando il cielo con un dito e non perché si trovavano su un tetto. Nessuno l'aveva fatta sentire così bene in vita sua, neanche Taylor, eppure non riusciva a spiegare quella chimica che li legava così fortemente, forse non c'era spiegazione, era solo questione di alchimia.
Prima che potesse essere sopraffatta da milioni di domande, si spinse verso Jacob facendo combaciare le loro labbra ancora una volta, prendendolo alla sprovvista, il che lo fece cadere all'indietro, sbattendo la schiena contro le tegole del tetto, ma il gemito di dolore venne soffocato dal bacio insieme alla risata della ragazza, che si sporse ancora di più, mettendosi a cavalcioni su di lui, approfondendo il bacio. Jacob la faceva sentire così viva e felice, non voleva staccarsi mai più, voleva rimanere così per l'eternità.
-Sono io a dire wow...- sussurrò ridacchiando, mentre le accarezzava una ciocca si capelli penzoloni. Tutto intorno taceva e c'erano solamente loro due, a baciarsi, a ridere, a scherzare, a sorridersi, a guardarsi. Giorgia sapeva che non era da lei un comportamento del genere, in altre situazioni se qualcuno l'avesse baciata conoscendosi da solo qualche ora gli avrebbe stampato cinque dita sulle guance, ma con Jacob ne sentiva quasi la necessità di quei baci e non provava alcun senso di colpa.
-Di solito non bacio qualcuno così presto...- si scusò lei, vicino al suo volto. Jacob ridacchiò divertito, posando le sue mani sui suoi fianchi. Doveva ammettere di essere rimasto sorpreso quando aveva ricambiato il bacio, ma quando aveva preso iniziativa lei sedendosi su di lui e baciandolo, beh... Lì era rimasto molto più che sorpreso, non che gli dispiacesse.
-Non sono qui per giudicarti, piccola...- disse mentre Giorgia tornava in posizione eretta, provando ad alzarsi dalle sue gambe, rossa sulle gote. Ma il castano la bloccò, lasciandola sul suo bacino. Se avesse avuto una fotocamera avrebbe intrappolato quell'immagine in una foto: lei con i capelli mossi dal vento, il tramonto che colorava il cielo di violetto e la città alle sue spalle.
-Che ne sarà di quando te ne andrai?- chiese con un pizzico di tristezza. Venne immediatamente scaraventato nella realtà, dove le sue fan impazzivano solo alla vista di una ragazza sconosciuta al suo fianco, dove il suo manager decideva per lui e dove viaggiava ovunque. Per un attimo si era dimenticato della sua vita e di tutte le cose negative, non che non fosse grato alle sue fan per il supporto o per avere una vita agiata, ma a volte tutto era opprimente e gli andava stretto, aveva spesso la necessità di staccare la spina, di alleggerire la mente e di sentirsi un ragazzo comune. Giorgia l'aveva aiutato in quelle poche ore, facendolo sentire talmente bene da fargli dimenticare anche il suo nome. Era diventata la sua via di fuga per qualche ora.
-Non lo so, ma ora voglio solo godermi il momento.- disse riattaccando le loro labbra e scacciando i cattivi pensieri dalla sua mente. La ragazza non controbatté, lasciandosi cullare dalle sue labbra e dalle sue mani sui suoi fianchi. Neanche a lei importava molto del resto, in quel momento c'erano solo loro due e le bastava quello.
Spazio Me!
Vi do il permesso di venirmi a giustiziare, perché me lo merito pienamente. Sono pessima rip.
Comunque spero che vi sia piaciuto lo stesso, nonostante il ritardo.
GiorgiWeasley dimmi cosa ne pensi, anche se magari ti fa schifo e scusami per il ritardo.
Byee
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