Cameron Dallas

Mercoledì mattina, il giorno più brutto della settimana, non solo perché era abbastanza vicino al venerdì, quindi alla fine della settimana, ma anche abbastanza vicino al lunedì, quindi all'inizio. Ma anche perché il mercoledì mattina, per Rossella, spettavano un'ora di matematica e un'ora di scienze, materie che odiava con tutto il cuore, con qualsiasi molecola del suo corpo.

Come sempre, infatti stava scarabocchiando il suo quaderno di matematica con dei disegnini stupidi, quando qualcuno bussò alla porta. Sperò con tutta se stessa che fosse il bidello con qualche circolare,
così si sarebbe potuta stiracchiare per bene.

-Avanti.- rispose Mrs. Irwin, poggiando il gessetto sulla cattedra ed abbassando leggermente i suoi occhiali sulla punta del naso. La porta venne aperta e con passo sicuro entrò un ragazzo. Rossella si voltò lentamente e si scontrò con quella figura slanciata, dai capelli castani con qualche ciuffo biondo, occhi marroni, labbra paradisiache e pelle abbronzata.
<Sarà il classico fuckboy californiano.>pensò lei osservandolo avanzare verso la cattedra.

-Salve, sono il nuovo arrivato. Scusi il ritardo, ma ho impiegato un po' di tempo a trovare la classe, le assicuro che non accadrà mai più.- disse con un sorriso smagliante, anche Mrs. Irwin riuscì a farsi abbindolare da quel sorriso così perfetto, e tutti sapevano come quella professoressa fosse conosciuta per essere la donna che aveva il ciclo 365 giorni su 365 anche se probabilmente era già andata in menopausa.

-Allora... Lei dovrebbe essere...?- iniziò toccando dei fogli con fare nervoso. Rossella trattenne a stento un conato di vomito, la sua prof di centottanta cinque anni era nervosa davanti a un semplice studente, smoderatamente carino? Che disgusto.

-Sono Cameron Dallas, ho diciassette anni e vengo da Los Angeles.- disse voltandosi verso la classe. Per quanto Rossella volesse pensarlo, doveva ammettere che il sorriso che faceva era veramente perfetto, una schiera di denti perfettamente allineati e bianchi come il paradiso. Per non parlare della voce, profonda al punto giusto.

-D'accordo, Dallas. Vada a sedersi...- disse tornando in se Mrs. Irwin. Il castano annuì e si guardò intorno, c'erano dei posti liberi, tra cui uno affianco a Trevor, il tizio strano e ambiguo della classe, uno affianco a Caroline, la sgualdrina della classe e uno affianco a Rossella, quella normale in quella gabbia di matti.

-Scommetto cinque dollari che si mette vicino a Caroline.- sussurrò alla sua migliore amica, che si trovava al banco davanti a lei. Emily non rispose, ma era ovvio che avesse accettato la sfida, d'altronde non si ritirava mai da certe competizioni.
Cameron passò tra i banchi, superando quello di Caroline, la quale stava sbattendo con fare da gatta morta, quale era, le sue lunghe ciglia finte.

Emily porse indietro la mano verso Rossella, in attesa dei soldi, e quest'ultima li estrasse dai suoi skinny jeans neri, sbuffando. Ne rimase alquanto sorpresa da questa azione, quando poi si sedette accanto a Trevor trattenne le risate, non sapeva cosa gli sarebbe spettato.

La lezione continuò e lei iniziò di nuovo a disegnare, quando dopo qualche minuto si voltò verso il nuovo arrivato e trattenne a stento le risate: Trevor lo stava fissando in modo inquietante, mentre mangiava il suo panino al salame, che portava ogni giorni e che estraeva dalla sua tasca destra del gilet. Cosa alquanto schifosa.
Cameron gli sorrideva inquietato e schifato.

Diede un colpo alla sedia dell'amica, che si voltò e le fece cenno col capo verso i due. Anche lei si trattenne dallo scoppiare a ridere come una matta e per loro fortuna suonò dopo pochi istanti la campanella.

Si alzarono e diressero verso le macchinette, per prendere qualcosa da sgranocchiare durante l'ora di scienze, in cui nessuno filava Mr. Carson, che si perdeva nei suoi stupidi aneddoti riguardanti la vita.
Quando tornò in classe, visto che la sua scuola aveva adottato il sistema scolastico italiano, quindi non si cambiava posto ogni ora, trovò Cameron al banco affianco al suo.

-Trevor ti ha inquietato troppo?- disse ridacchiando e sedendosi, appoggiando le gambe sul banco. Cameron ridacchiò a sua volta, annuendo. Dopo pochi minuti entrò il professore con un finto sorriso stampato in volto. <Stupido professore di scienze.>pensò Rossella.

Era passata mezz'ora quando il nuovo arrivato si girò verso di lei e le rivolse la parole, mentre la diretta interessata cercava di non addormentarsi.
-Sono sempre così noiose le sue lezioni?- domandò il castano sussurrando, lei voltò il capo verso di lui e dopo aver sospirato annuì, affranta.

-Scusa, non ti ho ancora chiesto come ti chiami.- ridacchiò imbarazzato lui, mentre si sentiva Mr. Carson rimproverare Trevor, poiché stava mangiando, spudoratamente, davanti ai suoi occhi.

-Rossella, sono Rossella Grier.- rispose accennando un sorriso. Era felicemente sorpresa che il Californiano non si era subito comportato da classico fuckboy, il che dimostrava che erano presenti alte possibilità che non lo fosse, e che fossero solo stupidi pregiudizi i suoi.

-Cameron, come già sai.- disse appoggiando la schiena contro pa sua sedia di legno. Rossella annuì, essendo troppo assonnata per iniziare una conversazione con lui. Adagiò la testa sul banco e 'svenne' per qualche minuto in un sonno profondo.

-Ross! Ross!- la chiamava la sua migliore amica da davanti a lei. Mentre il professore si avvicinava lentamente al suo banco per sapere cosa stesse facendo. Rossella si svegliò, ma resto ancora in quello stato di dormiveglia.
Cameron capendo la situazione, tentò di agire per coprirla.

-Prof! C'è un grandissimo ragno sulla sua borsa!- disse con finto tono agitato, al che Mr. Carson si affrettò a prenderla e levare quell'aracnide da lì. Mentre diede un pizzicotto alla castana, che saltò sul posto.

-Stiamo facendo Mendel, quando te lo chiederà rispondi così.- disse Cameron sussurrandoglielo all'orecchio. Il suo fiato caldo sbatté contro la pelle di Rossella, facendola arrossire e rabbrividire, come non mai.

-Credo se ne sia andato.- parlò una voce indistinta della classe. Mr. Carson allora si avvicinò al banco di Rossella.

-Allora... Signorina Grier, di cosa stiamo trattando?- domandò sorridendo, sapendo che non sarebbe stata in grado di rispondere. Ma in realtà Ross si ricordò delle parole del californiano, che le aveva suggerito precedentemente la risposta.

-Mendel, prof.- rispose sorridendo a sua volta. Il professore ne fu sorpreso, e dopo averla osservata per qualche attimo tornò al suo posto, continuando a spiegare, fin quando la campanella non suonò, cioè due minuti dopo.

...
Rossella correva per i corridoi brulicanti di studenti, alla ricerca di Cameron, doveva assolutamente ringraziarlo. L'aveva salvata da una figuraccia assicurata davanti a tutta la classe.
Chiese a un paio di persone se avessero visto il nuovo arrivato, ma solamente alcune ragazze, con gli occhi a cuoricino, le dissero che si trovava dietro la scuola. Giunta lì trovò vari gruppetti farsi canne, drogarsi o semplicemente fumare. Una nuvola alleggiava nell'aria, facendola tossire.

In lontananza vide il diretto interessato, insieme a qualche ragazzo. Si avvicinò e gli toccò la spalla, Cameron si girò con un qualcosa simile ad una sigaretta in bocca, ma non fu tanto sicura che non fosse una canna.

-Rossella! Che piacere! Quale buon vento ti porta qui?- esclamò felicemente, infatti la certezza che si fosse fatto una canna venne certificata quando aprì bocca. Rossella si dispiacque per quel povero ragazzo che con un solo sorriso avrebbe potuto avere tutto, ma che si stava rovinando con quella roba.

-Ti volevo ringraziare per oggi... Sai, per scienze... Quindi... Grazie.- disse imbarazzata. Sentendo lo sguardo di tutto il gruppo su di lei, tra i volti scorse a stento quello del suo ex. Si sorprese di trovarlo con Cameron, lui era un tale viscido, l'aveva lasciato qualche mese perché le canne, la droga e le sigarette lo stavano cambiando, e lei non voleva entrare in certi casini.

-Non c'è di che, tesoro.- disse accarezzandole una guancia. Un'ondata di fumo le investì le narici, facendole assumere una faccia disgustata. Odiava la puzza di fumo, di sigarette, di canne.
Incontrò gli occhi del castano, cerchiati dal rosso. Erano così spenti, così privi di vita, così privi di pensieri, sentimenti e così pieni di dolore, di sofferenze, di disperazione. Sentiva come se la stessero supplicando di aiutarlo, ma Rossella non sapeva come agire con lui.

-Cam, non sapevi che la signorina qui presente odia il fumo?- disse ridendo Stephan, il suo ex. Cameron alzò le spalle e prese la canna che gli passò il ragazzo al suo fianco. <Li conosce da due minuti e già si fida di loro a tal punto da accettare di farsi una canna insieme?> pensò Ross.

-Io vado, ci vediamo dopo, Cameron.- disse lei dileguandosi, lasciandosi quella puzza disumana alle spalle. Era così triste vedere un ragazzo che avrebbe potuto avere e dare tanto nella vita, distruggersi così, in un modo così sciocco ed inutile. I suoi occhi le tornavano in mente ogni qualvolta chiudeva i suoi, quella disperazione, quel dolore, quelle sofferenze andavano a pesare sulle sue spalle, sentendo una fitta al cuore. Quelli erano i pensieri che le tempestavano la mente, mentre si dirigeva verso la sua migliore amica per il resto dell'intervallo...

...
*Two months later*
Era da un po' di tempo che non incontrava Cameron, lo vedeva sempre, essendo nella stessa classe, ma non le rivolgeva la parola. Se ne stava sempre insieme a Stephan ed il suo gruppo di tossici, a volte si aggiungevano le troie di turno, ma Cameron sembrava essere preso solamente dal fumo. Rossella, non sapendo neanche il perché, si sentiva male a vederlo così, abbandonato a se stesso e alla sua stessa disperazione.
Più volte aveva provato a convincerlo a smettere, più volte gli aveva spento la sigaretta, la canna, ricevendo solamente insulti o parolacce in cambio.

Era sabato sera ed Emily stava cercando di convincere Ross ad uscire dalla sua stanza, indossare qualcosa di carino ed andare alla festa di Justin, che organizzava ogni fine settimana. Quella volta Ross si lasciò convincere, sperando di trovare quegli occhi marroni così spenti e magari trovarli accesi, come non mai, ma non per il fumo, per qualche altro motivo.

-Tieni, indossa questo!- esclamò eccitata l'amica, mentre le passava un vestito nero, a maniche lunghe con una grande scollatura davanti, che valorizzava le sue curve. Poi ci aggiunse un paio di tacchi, del medesimo colore, di circa dodici centimetri.
Il trucco fu qualcosa di molto leggero. Essendo pronte si diressero con la macchina della madre di Emily a casa di Justin. La prima era molto emozionata, mentre l'altra aveva per la testa solamente quel californiano e le sue preoccupazioni. <Perché mi importa così tanto se si rovina la vita? Cavoli suoi.> pensava, mentre ticchettava le dita sul vetro della macchina.

Arrivate udirono subito la musica, eccessivamente alta, pompare nella villa. Scesero e si incamminarono, trovarono il cancelletto aperto e molti ragazzi ballare nel giardino, con tanto di piscina, quasi tutti ubriachi. Chi si baciava, chi beveva, chi rideva, chi si procreava davanti a tutti, chi ballava e chi nuotava, nonostante fosse fine ottobre. Decisero di entrare per andarsi a prendere qualcosa da bere, niente di troppo pesante.

Anche dentro la musica era molto alta e trasmettevano la loro canzone preferita, quindi si misero a ballare come se non ci fosse un domani, dimenticandosi di bere, di tutti i pensieri, di tutti i problemi, di tutti i casini, di tutto. C'erano solo loro due che saltavano come se avesse delle molle sotto i piedi, lasciando che i loro capelli le sbattessero sul viso e ridendo come matte.

Dopo una decina di canzoni Rossella si offrì per andare a prendere qualcosa da bere, per dissetarsi. Arrivata in cucina, dopo varie spinte e dopo aver evitato un pugno in pieno viso, trovò gli alcolici sul tavolo, affianco ad una coppia che limonava, quindi imbarazzata prese due bicchieri e li riempì di birra, iniziando a bere il suo.
Quando tentò di tornare in pista, notò in un angolo della stanza cinque ragazzi fumare, e trovò tra loro il volto di Cameron. Restò a fissarlo per un po' di tempo, il suo viso era colorato a causa delle luci nella stanza, ma i suoi occhi erano ancora spenti. Portava quella sigaretta alla bocca con un movimento meccanico, che ormai aveva imparato a memoria, cacciava fuori il fumo, oscurando il suo viso, così bello. Indossava una maglia bianca con alcuni strappi, i suoi skinny neri, una camicia a scacchi e le sue vans rosse, mentre i suoi capelli gli ricadevano sul volto.

Dopo una manciata di minuti passati a fissarlo, in modo inquietante, i suoi occhi incrociarono quelli di Ross, che sentì una scossa percorrerle la spina dorsale. <Così spenti, così vuoti, così tristi. Come può essere così?> si domandava lei, mentre lui si mordeva le labbra con fare nervoso.
Poi interruppe il contatto visivo ed uscì nel retro della casa, Ross senza pensare lo seguì mollando il bicchiere di Emily al primo ragazzo ubriaco che passò, che fu felice di berlo in due secondi. Il suo se lo scolò per acquisire un po' di coraggio e poi lo gettò nel cestino.
Uscita fuori la fredda aria di fine ottobre le accarezzò il corpo, facendola rabbrividire, ma non si fermò, iniziando a seguire il gruppo.
Andarono dietro il magazzino degli attrezzi, lei si nascose dalla parte opposta del magazzino, si affacciò per vedere, ma prima di poter fare qualsiasi cosa arrivò Justin da loro.

-Assolutamente no! Andate nelle camere a fumare, qui a fianco c'è la vecchietta che racconta tutto ai miei, se vi becca a fumare canne mi fanno il culo.- disse per poi dileguarsi. Allora si diressero di nuovo nella casa, Ross spinse varie persone per restare al loro passo. Salirono le scale ed entrarono in una camera a caso. Attese cinque minuti poi rubò un bicchiere di qualcosa ad un ragazzo, che si lamentò ma che poi se ne andò ridendo. Aveva acquisito altro coraggio ed era più brilla di prima, quindi entrò noncurante di quello che avrebbero potuto dire o fare.

-Ross! Che piacere vederti!- esclamò quel viscido di Stephan sorridendoti ubriaco. Lei non lo calcolò minimamente, ma il suo sguardo si posò subito su Cameron, che si stava facendo infilare una siringa nel braccio. I suoi occhi si riempirono immediatamente di lacrime, mentre la scena si svolgeva a rallentatore: Caroline che spingeva il liquido nel suo corpo e rideva, lui che chiudeva gli occhi e sorrideva leggermente.
Senza pensarci corse da lui e levò subito quella roba dal suo braccio, facendo sbuffare Caroline e facendosi guardare male da lui.

-Che diamine ti prende?!- urlò allontanandola, facendola quasi cadere a terra. Rossella sentì il cuore farle leggermente più male a quel gesto, mentre lui si passava una mano tra i suoi capelli e afferrava la canna dalla mani di un tizio. Tentò di aspirare, ma di nuovo Ross intervenne.

-Cosa vuoi?! È la mia vita, lasciami fare ciò che voglio!- alzò la voce bloccandole in una stretta il braccio, causandole del dolore. Era diventato così violento, quando le si era presentato era stato così carino e simpatico, ed ora cosa era cambiato?

-Cam, credo che voglia provare!- disse una voce indistinta in quella stanza piena di fumo, a cui lei si era abituata. Il castano scattò verso di lei, aggrottando le sopracciglia confuso.

Lei lo fissò negli occhi, ancora una volta sentiva quelle orrende sensazioni, come se lui riuscisse a trasmetterle tutto quello che provava.

-Non senti nulla, solo estrema tranquillità e il nulla. Vuoto totale, nessun pensiero, nessun dolore...- le sussurrò avvicinandosi al suo volto. Lei ingoiò la bile, sentendosi tentata, aveva sempre odiato quella roba e chiunque facesse uso di ciò. Odiava chi si rovinava la vita così, ed ora era tentata di fare come loro. Cosa le stava accadendo?

Cameron aspirò e poi si riavvicinò a lei, non avendo alcuna risposta, la fissò negli occhi per qualche secondo poi attaccò le loro labbra in un bacio casto, Ross sentì le farfalle nello stomaco e fu totalmente sorpresa da quel gesto. Poi il castano aprì le sue labbra facendo passare il fumo da lui a lei, che lo aspirò a suo volta. Sentendosi subito stordita, rischiò di cadere a terra, ma prontamente le forti braccia di Cameron la presero da dietro la schiena, facendola avvicinare di più a se.
Ogni muscolo del suo corpo si rilassò, non preoccupandosi di aver appena infranto una delle promesse che si era fatta qualche anno fa.

-Stai bene?- le domandò facendola sedere. Lei rise, come se avesse detto qualcosa di chissà quanto simpatico. Poi svenne, Cameron sbiancò e la prese subito in braccio, portandola fuori dalla stanza. Barcollava leggermente,
a causa dell'alcool e dell'effetto della canna, ma dopo qualche minuto furono fuori al giardino.

-Ross! Svegliati, Ross!- la scosse il castano, sentendo una strana sensazione posarsi sul suo petto. Era come se avesse i sensi di colpa, mischiati a paura e ansia. Un pessimo mix.

Dopo pochi minuti, passati a fissarla, sperando in un miracolo divino, lei aprì gli occhi, osservando il volto del castano posizionato a cinque centimetri dal suo. Arrossì immediatamente, mentre lui sospirò dal sollievo.

-Dio! Non sono mai stato così tanto preoccupato in vita mia. Non voglio avere qualcuno sulla coscienza.- disse buttandosi a terra. Ross sentì tutti i suoi sensi amplificati, tutte le sue emozione amplificate. Posò lo sguardo sul castano al suo fianco, che osservava il cielo stellato.

-CamCamCaaam!- lo chiamò ridacchiando. Ovviamente era ancora sotto l'effetto della canna che gli aveva passato, e il castano non poté fare altro che sentirsi un emerito coglione ad averla fatta fumare. La guardò e notò quanto fosse bella e preziosa. I capelli castani erano tendenti al biondo, quindi cambiavano colore in base alla luce. Il corpo minuto, ma forte, teneva una forza interiore mostruosa. Nonostante tutte le cavolate che aveva compiuto Cameron, lei ancora cercava di capirlo, di aiutarlo.
Gli occhi verdi, tanto belli, erano cerchiati di rosso, a causa di quella merda che gli aveva fatto assumere. Sentì un senso di colpa adagiarsi sul suo petto tonico ed opprimerlo, mentre lei rideva per nessun motivo.

-Perché sei così, Cam? Perché mi respingi sempre? Io ti voglio taanto bene!- esclamò voltandosi verso di lui, rimanendo sempre sdraiata. Cameron fu spiazzato da quelle parole, non pensava che comportandosi in quel modo la respingeva. Anche se comunque voleva che lei gli restasse il più lontano possibile per non rovinarla, come stava già facendo con sé.

-Forse non ti piaccio? Non ti piacciono i miei capelli? Perché posso sempre tingermelii. Oppure non ti piace la mia risata, guarda che è molto simpaticaa.- disse allungando ogni tanto l'ultima vocale delle parole. In un'altra occasione avrebbe riso, ma ora pensava solamente allo stato in cui si trovava a causa sua. <Se solo non gliela avessi fatta provare...> pensava pensando a cosa fare. Sicuramente. non poteva portarla a casa, probabilmente i suoi genitori non l'avrebbero fatta uscire mai più in vita sua. Quindi pensò di portarla da lui, ma anche lì la situazione non era delle migliori, anzi...

La prese in braccio stile sposa, provocandole un urletto e una risata. Poi allacciò le braccia intorno al suo collo muscoloso, mentre biascicava qualcosa di insensato. Il castano decise di non passare per la casa, ma la circondò, ritrovandosi nel giardino, dove tutti ballavano.

Quando uscì dalla casa, del tutto, la bionda si mosse.
-Devo avvertire Emily!- esclamò provando a tirarsi in piedi, ma fallendo miseramente, visto che il castano non la fece scendere dalle sue braccia muscolosa.

-Le manderò un messaggio.- disse lui aprendo la sua auto, poi adagiò delicatamente Rossella sul sedile affianco al guidatore, le allacciò la cintura e chiuse lo sportello.
Salì dalla sua parte e mise in moto. Dopo qualche minuto che erano in viaggio vide che già si stava agitando sul sedile.

-Mi viene da vomitare.- disse posando la testa contro il vetro freddo del finestrino. Il castano non le diede retta e dopo cinque minuti arrivarono davanti al hotel. Era nel centro di Chicago, le macchine sfrecciavano nel bel mezzo della notte. Cameron scese dall'auto, attendendo che Ross facesse lo stesso, ma non accadde quindi si avvicinò allo sportello e la trovò che dormiva beatamente. Sorrise e la prese in braccio, per poi chiudere l'auto ed entrare nel hotel.

-Salve, una camera per due.- disse sorridendo alla signora dietro il bancone, che lo guardò confusa, ma non disse nulla. Diede la carta magnetica al ragazzo e gli comunicò il numero della stanza, 216.

Prese l'ascensore e cliccò il tasto tre, mentre teneva ancora tra le braccia la bionda. La osservò dormire tranquillamente, indisturbata da qualsiasi cosa la circondasse. Cameron si sentì meno in colpa, almeno ora dormiva.

Arrivati al terzo piano, trovò la camera ed aprì la porta. La stanza non era molto grande, ma di sicuro bellissima, un letto matrimoniale, un balcone che affacciava sulla strada, un bagno sui toni del bianco e dell'oro e la camera da letto era rivista da moquette. Adagiò delicatamente la ragazza sul letto, dal lato destro, mentre lui entrò nel bagno per darsi una pulita.
Osservò il suo riflesso nello specchio: aveva delle profonde occhiaie, occhi rossi, un leggero velo di barba, capelli che gli ricadevano sul viso, con qualche ciocca bionda. La maglietta bianca era un po' sgualcita e la faccia era molto stanca, era da giorni che non chiudeva occhio, a causa dei pensieri, degli incubi, delle sue paure. Sciacquò la faccia, e levò i suoi vestiti, posandoli sul lavandino. Poi uscì sul balcone, osservando il paesaggio intorno a lui. Chicago era meravigliosa di notte, tutte quelle luci accese di case, ville, parchi, discoteche, luna park, macchine, tir, semafori, pali della luce. Si accese una sigaretta osservando il tutto, si sentì così incompleto in quel momento, così solo, sentì qualcosa invadergli lo stomaco, come un grosso buco nero. Aspirò fuori il fumo, mentre le scene della sera stessa si ripetevano nella sua mente, come un film, come un video. Rossella che sveniva, che fumava, con quegli occhi rossi. Si era sentito così tanto in colpa, senza neanche spiegarsi, minimamente, il perché.
Il vento freddo di quel fine ottobre gli sferzava sul viso, accarezzandogli il corpo, facendogli venire i brividi lungo la schiena, entrando sotto la sua pelle, fino ad arrivare al suo freddo cuore. Scompigliandogli i capelli, arruffati, che gli sbattevano insistentemente sulla fronte.
Ogni suo problema sembrava essersi volatilizzato, la droga, il fumo, le canne, la sua famiglia, i suoi 'amici', la scuola. Tutto scomparso nella sua mente.

Poi dopo qualche minuto spense la sigaretta e tornò in camera, il caldo della stanza lo invase immediatamente, facendogli venire una leggera sonnolenza. Per questo si sdraiò sul letto accanto a Ross, che ancora dormiva beatamente. Chiuse gli occhi e riuscì ad addormentarsi in pochi minuti, come non succedeva da tempo.

...
Il mattino seguente quando Rossella si svegliò cercò di capire dove si trovava, ma nulla le ricordava un posto familiare. Si accorse ben presto del castano accanto a lei, che dormiva come un bambino, lo fissò per vari minuti. I suoi capelli addosso al candido cuscino formavano un'opera d'arte, come le labbra carnose leggermente schiuse, le ciglia che accarezzavano delicatamente i suoi zigomi, il naso perfetto da cui respirava profondamente, le braccia unite davanti al busto e le gambe intrecciate nelle lenzuola. Lui era un'opera d'arte.
Velocemente si rese conto che il castano era rimasto in boxer, facendola arrossire leggermente.
Poi si tirò su a sedere, cercando di ricordarsi come fosse arrivata lì, ma nulla, un vuoto totale della sera precedentemente. Ricordava solo di essere andata alla festa con Emily, la sua migliore amica, che avevano ballato e che aveva visto Cameron, ma nient altro.
Per un attimo il pensiero che avesse fatto qualcosa di poco appropriato col ragazzo al suo fianco le passò per la mente, spaventandola a morte, ma l'accantonò subito quando vide che era ancora vestita. Poi cercò il suo cellulare, volendo avvisare l'amica della sua situazione attuale.
Trovò quaranta chiamate da parte sua e due dalla madre.
<Merda...> pensò richiamando la ragazza.

-Ross! Cazzo! Dove sei? Stai bene? Con chi sei? Ti vengo a prendere.-
-Calmati, Em. Sto bene, sono a... Sono con Cameron e non c'è bisogno che tu venga, chiederò a lui.-
-Okay, ma qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi, va bene?-
-D'accordo, mamma chioccia.-
-Haha... Ciao Ross.-
-A dopo, Em.-

Attaccò ed entrò in bagno. Osservò il suo aspetto e pensò fosse orrendo: trucco colato, vestito tutto sgualcito e capelli arruffati. Si sciacquò il viso, levando i rimasugli di trucco, lasciandolo al naturale, poi cercò di sistemarsi il vestito con scarsi risultati. Se lo levò, chiuse a chiave la porta ed entrò nella doccia. Il getto d'acqua calda le rilassava i muscoli tesi e le fece venire in mente milioni di domande, mentre si insaponava il corpo ed i capelli con dei campioncini di sapone.
<Non saremo mica in un hotel.> pensò, mentre usciva dalla doccia e avvolgeva il corpo in un asciugamano grande. Si pettinò i capelli con un pettine che teneva sempre in borsa e li lasciò sciolti, a farli asciugare. Infilò l'intimo della notte precedente e notò una maglietta bianca con una camicia a scacchi sul lavandino. <Sarà sicuramente di Cameron.> constatò prendendola ed infilandosela, non poteva certo andare in giro con quel vestito così scomodo. La maglia le arrivava cinque centimetri sotto il sedere e per questo si sentì leggermente a disagio, forse avrebbe dovuto indossare un pantalone la sera precedente. Provò anche la camicia,
ma era ancor più corta, quindi la ripose dove prima si trovava. Ciononostante uscì dal bagno e tornò nella stanza, raccogliendo i suoi tacchi e sistemando i vestiti nella borsa.

Cameron non era più nel letto.
<Se ne sarà sicuramente andato. Cosa mi aspettavo, d'altronde. È solo un tossico e uno stronzo.> pensava Rossella, mentre si rinfilava quei tacchi e tratteneva le lacrime. Era pronta a digitare il numero di Emily e farsi venire a prendere, quando sentì un rumore provenire dal balcone. Titubante si avvicinò con passo lento alla porta scorrevole, notando subito dopo il castano appoggiato alla ringhiera, intento a fumare quella che sembrava una sigaretta. Ross sospirò affranta.

-Non è carino fissare le persone, lo sai?- aprì bocca Cameron, continuando a scrutare il paesaggio intorno a loro. Non doveva essere molto tardi, anzi, appena le sei del mattino, visto che il sole stava sorgendo in quel momento. Eppure Chicago cominciava già ad essere attiva.

-Io... Cos'è successo ieri sera? Non ricordo nulla.- cambiò discorso facendo un passo, facendo rumore con i suoi tacchi, a quel suono il castano si voltò, pronto a rispondere, ma le parole gli morirono in bocca quando notò che la ragazza davanti a lui stesse indossando la sua maglietta bianca. Deglutì continuando poi a fumare.

-Ehm... Sono successe varie cose, non so se tu voglia saperlo veramente, Rossella. Ma se la cosa ti può rassicurare non è successo nulla tra noi e non hai fatto cazzate... Più o meno...- disse buttando fuori del fumo, creando una nuvoletta davanti al suo viso. Ross sentì il sangue ribollirle nelle vene, non solo per le sue parole, ma anche per il fatto che persisteva nel fumare, davanti a lei.

-Non mi rassicura affatto, Cameron?! E smettila di fumare come un turco!- esclamò cercando di strappargli la sigaretta di mano, ma lui alzò il braccio, proibendole di afferrarla. Ross cercò di arrivarci lo stesso, ma fallì miseramente e ci rinunciò notando che la maglia le si alzava troppo.

-Stai calma Non c'è alcun motivo per agitarsi così tanto.- disse appoggiandosi alla ringhiera con nonchalance. Rossella era infastidita da questo suo modo di agire, così menefreghista.

-Dimmi cos'è successo, ora.- glielo impose, incrociando le braccia al petto. Il castano continuò a gustarsi la sua sigaretta mattutina, senza preoccuparsi di parlare. Allora lei afferrò il pacchetto di Chesterfield Blue, che si trovava sul tavolo e le tenne strette a sé. Attirando l'attenzione del ragazzo, che scattò su sé stesso.

-Cosa vuoi fare, eh?- disse sfidandola. Lei, con un sorriso stampato sulle labbra, aprì il pacchetto prendendone una e gettandola giù dal balcone. Il ragazzo imprecò.

-Ferma!- disse prima che potesse buttarne un'altra, era così triste che fosse così attaccato a quelle sigarette.

-Ieri sera sei venuta alla festa di Justin, con Emily...- disse lentamente.

-Questo lo sapevo anche io, vai avanti.- disse sbuffando. Il castano la guardò male, ma proseguì col suo racconto.

-Mi hai visto, e quando sono salito al piano superiore mi hai seguito. Sei entrata nella stanza dove ero io... Eri leggermente brilla, non sapevi cosa stessi esattamente facendo... CarenRossella lo corresse con 'Caroline'— mi stava iniettando qualcosa nel braccio, quando sei arrivata tu e l'hai buttata... Io ti ho sbraitato contro, ma tu non avevi intenzione di andartene... Io ero fatto e completamente andato e tu... Tu non eri lucida... Quindi mi stavi così addosso che mi è venuta in mente l'idea di... Di farti... Provare qualcosa... Quindi ho aspirato una canna e l'ho espirata nella tua bocca...— a quel punto Ross sentì la terra mancare sotto i suoi piedi— tu non hai retto bene e sei svenuta, ti ho portata fuori, ma eri completamente andata... Quindi ho pensato che portarti a casa sarebbe stata una pessima idea, quindi ti ho portata qui, in un hotel... Mi dispiace, Ross, sono un coglione assurdo... Non sapevo quello che facevo...- disse cercando di scusarsi per essere quello che era diventato in così poco tempo. Il mondo intorno a Ross aveva preso a girare vorticosamente, costringendola a tenersi alla ringhiera per non cadere. Cameron fece un passo avanti, per avvicinarla a sé, ma lei ne fece uno indietro, non volendo alcun contatto fisico col castano.
Il suo cervello aveva smesso di funzionare e c'era un caos totale, i pensieri non era più ordinati, ma tutti mischiati tra loro. Come se qualcuno avesse premuto un pulsante per farle scoppiare la mente.
Si massaggiò le tempie, ma non servì a molto.
Poi il suo occhio cadde sulle Chesterfield Blue che teneva nelle mani, ne estrasse rapidamente una e l'accendino insieme ad essa. La portò alla bocca, ma prima di accenderla, pensò, o almeno ci provò.
<È veramente quello che voglio? Voglio seriamente fumare questa sigaretta?> prima che potesse darsi una risposta, il ragazzo le strappò la sigaretta di bocca e la gettò via, prendendosi anche l'accendino.

-Che cazzo fai?!- esclamò lui, nel panico assoluto. I sensi di colpa erano tornati, più forti di prima. Non voleva assolutamente che lei prendesse la sua stessa strada, aveva sbagliato lui e lei non doveva commettere il suo stesso errore.

-Non sono cose che ti riguardano...- sussurrò flebilmente. La testa era ancora in subbuglio, e il pensiero di essersi fatto un tiro da una canna non le abbandonava la mente. Si sentiva così sporca, macchiata, impura. Eppure non aveva fatto nulla di così grave, visto da un occhio esterno, ma per lei lo era. Si era promessa di non fare certe cazzate, ma erano bastati un paio di occhi nocciola e un sorriso mozzafiato per mettere in dubbio le sue promesse.

-Sì, Ross, sono cose che mi riguardano. Sono stato uno stronzo, un coglione, un egoista, una merda, uno stupido. Avrei dovuto portarti via da lì, non ti avrei dovuto far provare quella merda, tu che sei contro a tutto, ho approfittato della tua poca lucidità per trascinarti giù con me. Ma tu non meriti questo, tu meriti di più di un tossico del cazzo. Guardami e dimmi che non sono quello che descrivo: un ammasso di fumo, di droga, di canne, un ammasso di carne intossicata da tutto quello che assumo. Ross, non devo fare come me, non devi abbandonarti a te stessa. Devi combattere, giorno dopo giorno, anno dopo anno, anche quando la vita fa schifo, quando tutti fanno schifo, tu devi combattere non devi mai smettere di farlo. Hai così tanto davanti e non puoi mandare tutto a quel paese, non per me. Non posso permettere che tra trent'anni tu ti veda come una fallita, un qualcuno che non ha fatto nulla nella vita, se non fumare e drogarsi. Vali molto di più di questo, Ross.- disse Cameron prendendo il suo viso tra le sue mani, ma prima riuscì a strapparle di mano il pacchetto di sigarette.
Rossella era commossa davanti a quelle parole, davanti a quel ragazzo che sembrava essere menefreghista nei suoi confronti, nei confronti della vita. Quel ragazzo che conosceva da soli due mesi. Le era entrato in tesa in così poco tempo.

-Cam... Non voglio combattere da sola, voglio che tu lo faccia con me. Insieme. È più facile, in ogni momento buio di uno ci sarà l'altro a fargli luce. Perché mi sento più viva se sei con me.- disse Ross, adagiando le sue mani su quelle del castano. Quest ultimo fu sorpreso da quelle parole, non aveva pensato da risalire dal fondo, dal baratro.
Il silenzio aleggiò nell'aria. I loro occhi si parlavano tra loro, ma le loro bocche erano sigillate.

-Sono andato ormai...- disse allontanandosi di scatto, lasciando Rossella in piedi, guardandolo. Non avrebbe mollato così facilmente.

-No, Cameron. C'è ancora speranza in te, c'è ancora qualcosa da salvare in te. Se fossi completamente andato non ti fregherebbe nulla di me, se fumo, se mi drogo, se avrò un futuro decente. Cam... Io credo in te.- disse prendendo le sue mani ed intrecciando le loro. E Cameron ci credette, credette in quelle parole, magari erano false, erano dette tanto per dire, buttate lì, al vento, su un comune balcone di Chicago, ma lui ci credette.
Si guardarono negli occhi, poi lui la strinse in un abbraccio, in cui si persero entrambi, solo per il gusto di poi ritrovarsi. La alzò da terra, facendola urlare e poi ridacchiare.

-Idiota! Mettimi giù!- disse ridendo, Cameron fece come volle e l'adagiò sulla ringhiera del balcone. Ross ebbe una leggera paura, ma Cam la teneva stretta a sé, impedendole di cadere.
Si stavano sorridendo a vicenda, come due idioti, quando lo sguardo di Rossella cadde sulle Chesterfield Blue, sul tavolo.
Cameron seguì la sia traiettoria e le vidi, il suo sguardo mutò completamente. Le prese e le iniziò a fissare, lei per un momento volle essere nella sua mente, solamente per sapere cosa gli dicesse il cervello in quel momento.

-Buttale.- disse porgendogliele. Lei le afferrò raggirandosele tra le mani. Era indecisa, ma quando fece scontrare i suoi occhi con quelli nocciola del castano vide la convinzione e la voglia di cambiare. Quindi prese e le gettò di sotto, non curante dei passanti o di poter inquinare l'ambiente. (I'm sorry raga, odio chi inquina, ma dovevo. Non prendete esempio da loro, lol.)

-Perfetto. Nuova vita, da adesso in poi.- disse Ross sorridendo come non aveva mai fatto prima. Il castano annuì incantandosi ad osservare il suo sorriso, così bello e puro.

-Promesso?- domandò lei, porgendogli il mignolo. Poteva sembrar una cosa stupida, ma non per lei, non per lui, non per loro.

-Promesso.- disse incastrando il suo mignolo.
Poi l'abbracciò, sentendone il bisogno.

-Grazie.- le sussurrò all'orecchio, facendola continuare a sorridere.
Erano così strani, ma belli insieme. Si completavano a vicenda, senza accorgersene, come un puzzle. Si erano fatti una promessa così grande in un semplice hotel di Chicago, in una semplice camera da letto, su un semplice balcone. Si erano promessi il per sempre, un tempo così infinito, un tempo che non si può misurare, un tempo che va oltre la morte, va oltre ogni legge della fisica, va oltre le menti umane, va oltre tutto e tutti.

<Il per sempre è un lungo tempo, ma non mi dispiacerebbe passarlo al tuo fianco.>

Spazio Me!
Hello ladies and gentlemen! Dopo un bel po' di tempo sono riapparsa, come sempre mi scuso per il ritardo, ma ormai è di casa.
Btw... Scusami Roxy_dallas_stories per l'attesa, spero ne sia valsa la pena. Se è stato di tuo/vostro gradimento lascia/te una stellina e un commento per favore❤️
Byee

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