Brandon Rowland

Sin da quando era bambina Savannah non aveva mai desiderato innamorarsi, preferiva sbucciarsi un ginocchio, cadere dall'altalena, essere punta da un'ape, essere sgridata dalla madre, prendere un brutto voto a scuola, litigare con sua sorella, tutto tranne che innamorarsi. Sebbene tutti descrivessero l'innamoramento come una cosa bella, che porta tanta gioia e pace dei sensi, Savannah sapeva bene che non era solo questo, lo sapeva da quando, in quinta elementare, aveva visto la sorella tornare a casa in lacrime, sbattere la porta e rinchiudersi nella sua camera per ore e ore, che poi si erano trasformati in giorni e settimane. La mamma ogni tanto le portava da mangiare, ma spesso e volentieri il piatto era semi-vuoto, nessuno le voleva dire cosa avesse, fingendo che avesse solamente l'influenza molto contagiosa, lei la notte la sentiva piangere, sentiva i suoi singhiozzi, sentiva le sue urla soffocate dal cuscino, sentiva i suoi gemiti. Finché un giorno, passando davanti la camera della sorella, sentii la voce della madre e della ragazza.

-Mamma, io lo amo, lo amo così tanto, lo amo da starci da male, lo amo da non riuscire a respirare in sua assenza, lo amo da sentire il cuore stringersi, lo amo da sentirmi così vuota, lo amo da sentirmi male, lo amo da sentire la pelle più fredda da quando non c'è lui a riscaldarmi, lo amo da non poter chiudere occhio perché la sua immagine è stampata nella mia mente, lo amo da sentire una voragine nel petto, lo amo vedere le nostre foto ogni sera, solamente per sentirmi meglio, lo amo da sperare che torni scusandosi, lo amo da aspettare un suo messaggio, lo amo da immaginarmi tra vent'anni con lui ed un'ipotetica famiglia, lo amo da non sentire o vedere nessuno quando stiamo insieme, lo amo da volerlo aspettare per l'eternità. Mamma, io lo amo.- la sua voce era talmente spezzata, talmente scossa dai singhiozzi, talmente piena di dolore, talmente sofferente, che Savannah aveva sentito il suo cuore spezzarsi leggermente, davanti a tutta quella sofferenza della sorella. Non ci aveva dormito la notte, le sue parole le rimbombavano per la mente, in un modo o nell'altro aveva percepito il suo dolore e la mattina dopo, quando la madre l'andò a svegliare, era giunta ad una conclusione: non si sarebbe mai e poi mai innamorata, innamorarsi faceva schifo ed avrebbe provato amore solamente per i suoi familiari e i suoi amici.

Erano passati tre anni da quando la sorella aveva rotto col suo primo vero amore, tre anni da quando Savannah aveva assistito alla rottura del suo cuore, tre anni da quando aveva fatto quella promessa a se stessa. In effetti la sua vita non andava affatto male: ottimi voti a scuola, ottimo rapporto con la sua famiglia, ottimi amici. Era brava in tutto, sebbene a volte ne combinasse una delle sue. Eppure la sera, quando era sola a letto, fissando il soffitto pensava e pensava. Pensava a come sarebbe innamorarsi, a come sarebbe avere qualcuno al tuo fianco che ti guarda come se fossi l'unica cosa al mondo di cui si preoccupa, a come sarebbe sentire le farfalle nello stomaco, a come sarebbe desiderare di passare un'intera vita affianco a qualcuno, a come sarebbe sentirsi completi, ma poi si ricordava di tutto e scacciava via quelli che lei definiva pensieri 'inutili'.

Era un semplice giorno di novembre, come al solito si trovava davanti scuola con i suoi amici a chiacchierare del più e del meno, non essendo ancora mentalmente pronti ad entrare, ma quando suonò furono costretti ad incamminarsi verso quella costruzione infernale. Chiunque li vedesse avrebbe potuto pensare che la loro fosse una camminata verso il patibolo, mentre stavano semplicemente per entrare dentro scuola.

-Sav, ci vediamo a pranzo, okay?- le domandò la sua migliore amica, Ronnie. Lei annuì, estraendo il suo cellulare dalla tasca, per vedere se le fossero arrivate notifiche, ma dopo neanche due minuti si scontrò con qualcuno ed entrambi finirono col culo per terra. Savannah si era risparmiata dal tirare giù tutti i santi, sebbene non fosse una persona volgare, delle volte alcuni soggetti riuscivano a tirarle fuori il peggio di lei.

-Razza di idiota, guarda dove vai la prossima volta!- esclamò lei alzandosi rapidamente e pulendosi i vestiti, ma quando alzò lo sguardo per capire chi fosse stato il malcapitato si dimenticò improvvisamente come si respirasse, sembrava come se tutto intorno a lei fosse scomparso, come se non si trovasse più sulla Terra. Due occhi tra il blu e il verde la osservavano dispiaciuti, due gote rosate dall'imbarazzo ed un paio di labbra che dicevano qualcosa che Savannah non riusciva a sentire, troppo presa dal suo mondo.

-Stai bene?- in un attimo venne catapultata nel mondo reale, mentre sbarrava gli occhi, sentendosi veramente molto in imbarazzo. Iniziò a biascicare qualcosa, non riuscendo neanche lei stessa a capire cosa volesse dire. Il ragazzo davanti a lei, dai capelli castani con qualche ciocca bionda, ridacchiò, per poi porgerle la mano e presentarsi.

-Io sono Brandon, Brandon Rowland. E tu?- le chiese stringendole la mano. Dentro di Savannah, sebbene lui non lo sapesse, era scoppiata la terza guerra mondiale, tra il suo cuore e la sua mente non sapeva chi doveva seguire e non sapeva come comportarsi. Non le era mai successo nulla di tutto questo, era tutto così nuovo e lei odiava le novità, quelle che ti stravolgono la vita.

-Savannah Richard*.- aveva sussurrato, che per un attimo ebbe paura che non l'avesse neanche sentita, ma il sorriso che gli padroneggiava le labbra dimostrava tutto il contrario. Il ragazzo si accucciò per afferrare il libro che le era caduto di mano, guarda caso era della materia che meno tollerava: matematica.

-Beh... Savannah, ci vediamo in giro, allora!- disse per poi mischiarsi tra la folla del corridoio. Lei non ebbe neanche il tempo di realizzare, stregata da quelle due pozze azzurre e da quel sorriso incantevole. Poteva esistere in questo mondo una creatura così bella? Non le era mai capitato di fare questo tipo di pensieri su un ragazzo. Confusa continuò con la sua giornata, evitando di pensarci troppo.

Era passato un mese da quell'avvenimento ed i due avevano avuto più occasioni per conoscersi meglio, come amici. C'è una strana chimica tra loro, si comportavano come se si conoscessero da una vita, come se si volessero bene come si vuole bene ad un caro amico, ma in fondo sapevano entrambi che le cose erano leggermente diverse.
-Brandon! Giuro che ti uccido!- aveva urlato la ragazza spaventata dallo stupido scherzo attuato dal castano, che consisteva nel averle messo un finto ragno nel suo armadietto. Inutile dire quanto avesse urlato, per poi accorgersi che era tutto uno scherzo.
I due correvano per il cortile della scuola, come degli idioti, guardati male da quasi tutti, ma non ci facevano neanche tanto caso. Dopo poco vennero interrotti dal fratello maggiore di Brandon, nonché Hunter, che si intromise.

-Okay, Giulietta e Gnomeo, placatevi o vi manderanno in presidenza.- disse deridendoli. A quei soprannomi entrambi arrossirono e Brandon non contestò neanche quando gli diede del nano. Tutti e tre si diresse ad un tavolo dove erano tutti riuniti a chiacchierare del più e del meno. Appena giunti gli occhi di Jacob furono su di lei, sebbene non lo sapesse il castano aveva sempre una cotta per lei, ma l'aveva sempre ignorato.

-Perché il fiatone? Non ditemi che ci stavate dando dentro e Mamma-Chioccia, o meglio conosciuto come Hunter, vi ha interrotti. Big Rowland, non fare il guastafeste con il piccolo Rowland!- aveva esclamato ai quattro venti Aaron, noncurante delle persone che passavano lì vicino e che riuscivano a sentire ciò che diceva, anzi, urlava. Inutile dire che i due arrossirono ancor di più, mentre Jacob iniziò a guardarsi le unghie, sentendosi improvvisamente triste.

-Non dire fandonie! Brandon è talmente vergine che fa invidia alla Madonna.- rispose Blake deridendolo. Sentendosi chiamato in causa, questa volta alzò il dito medio nei confronti del biondo che ridacchiò di buon gusto. La pausa proseguì bene come sempre, insieme alle lezioni, super noiose per Savannah, che non riusciva a smettere di pensare a Brandon. Anche sua sorella a casa aveva notato questa sua strana euforia, infatti le aveva chiesto cos avesse, cercando di capire qualcosa attraverso i suoi occhi.

-Non ho niente, Celeste. Solo felice che oggi sia una bella giornata.- aveva risposto più volte, poi stanca della sua curiosità si era diretta nella propria camera. Celeste aveva solamente quattro anni scarsi in più di lei, ma a causa del suo trasferimento in un'altra scuola aveva perso un anno. Trasferimento avvenuto il suo primo anno all'Arizona High School, che Savannah attualmente frequentava. Non le avevamo mai detto precisamente il motivo, né la sorella né i suoi genitori, rimanevano sempre nel vago e lei non aveva mai insistito.
Poco dopo sentì il suo telefono vibrare nella tasca posteriore dei suoi jeans, così lo afferrò sbloccandolo.

Da: JayJay🍤
Hey Sav, ti va di vederci tra venti minuti vicino alla stazione? Devo parlarti.

Sembrava essere qualcosa di serio, dal momento che Jacob di solito usava l'ironia anche nello scrivere messaggi, forse era successo qualcosa, fatto sta che si affrettò ad accettare l'invito per poi prepararsi. Indossò una felpa nera con scritto 'Weirdo' al contrario, era di Brandon, gliela aveva rubata qualche settimana prima, quando era andata a casa sua per 'studiare', tra virgolette perché avevano passato il pomeriggio a giocare con la PlayStation.

Afferrò le chiavi di casa e si diresse verso il luogo fissato, con mille pensieri in testa ed anche gli occhi del castano. Non riusciva a capire come mai non riuscisse a stare un attimo senza pensarlo, senza volerlo al suo fianco, senza vedere i suoi occhi o il suo sorriso, nonostante fosse passato un mese ancora non le era ben chiara la situazione e non aveva ancora preso il coraggio per parlarne con Ronnie.
Giunta alla stazione si guardò intorno alla ricerca di Jacob, quando lo vide seduto su una panchina, con il suo telefono in mano. Si avvicinò tutta sorridente, sventolandogli una mano davanti agli occhi, per attirare la sua attenzione.

-Hey Sav.- esclamò con un tono di voce abbastanza strano, non l'aveva mai visto così... Nervoso? Triste? Non riusciva neanche a descrivere, dal momento che era sconosciuto ai suoi occhi. Savannah lo scrutò per bene, cercando di capire qualcosa, ma Jacob sembrava essere un libro chiuso in quel momento. Entrambi si sedettero sulla panchina e dovettero passare dei minuti prima che il castano prendesse parole, minuti in cui la ragazza si preoccupò immensamente.

-Ti ho detto di voler parlare perché c'è una cosa che devo dirti... Non so da dove iniziare...- disse lui portandosi le mani tra i capelli e sospirando pesantemente, ben presto interruppe il contatto visivo con lei, la quale portò una sua mano sulla sua schiena, accarezzandola, cercando di confortarlo.

-Jay, va tutto bene. Sai di potermi dire qualsiasi cosa...- sussurrò con un piccolo sorriso dolce sulle labbra, che ricambiò. Dopo altri minuti in cui Savannah soffrì l'ansia, Jacob riuscì a parlare, di nuovo, ma questa volta senza intopparsi o fermarsi, senza interrompere il contatto visivo.

-È da un po' di tempo che sento di non provare più dell'amicizia nei tuoi confronti, ma qualcosa di diverso. Non so quando l'ho capito esattamente, forse quando ho iniziato a vederti in modo diverso, a vedere i tuoi occhi in modo diverso, a vedere il tuo sorriso in modo diverso, a vedere le tue smorfie in modo diverso, a sentire la tua risata in modo diverso, a sentire le tue battute squallide in modo diverso. Forse quando ero da solo o con altra gente e ti pensavo e desideravo che tu fossi lì, con me, forse quando le altre ragazze erano solamente 'altre', mentre tu eri l'unica, forse quando ti vedevo con altri ragazzi e sentivo una morsa nel petto, forse quando mi sorridevi e mi sentivo libero, forse quando mi abbracciavi e mi sentivo colmo. Savannah, io ho smesso di vederti come un'amica da un po' di tempo perché ho scoperto di provare qualcosa di più, qualcosa che va oltre l'amicizia. Probabilmente tu non provi ciò che provo io e non ti biasimo, ma dovevo dirtelo.- parlò velocemente Jacob, sentendo, mano a mano, il petto alleggerirsi, come se si fosse appena svuotato da un peso insostenibile. Savannah restò senza parole davanti a quel discorso, non aveva mai sospettato nulla ed ora si trovava a corto di parole. Balbettò incerta qualcosa quando poi si trovò le dolci e morbide labbra del castano sulle sue. Sbarrò gli occhi a quel contatto, non sapendo cosa fare e come reagire. Si staccò bruscamente, alzandosi di scatto. Jacob la guardò in attesa di una sua reazione, che arrivò solo dopo poco tempo.

-Jacob, mi dispiace tantissimo, non sai quanto vorrei ricambiare tutto questo, ma non riesco. Scusami...- disse scappando via, non riuscendo a sorreggere il suo triste sguardo. Aveva appena spezzato il cuore ad un suo carissimo amico e non se lo sarebbe mai perdonato, ma d'altronde non era neanche colpa sua, semplicemente non si sentiva nella stessa maniera e sarebbe stato da sadica fingere il contrario. Aveva smesso di correre da una manciata di minuti, sentendo un senso di colpa assurdo. Si sentì afferrare il polso e tirare indietro, provò ad urlare, ma venne soffocato da una mano sulla bocca. Si ritrovò con le spalle al muro e sbarrò gli occhi per poi vedere che era solamente Brandon.

-Fottiti! Mi sono spaventata a morte!- esclamò la ragazza, tirando un sospiro di sollievo, per poi ridacchiare, ma lui non sembrò altrettanto contento, il che significava altre cattive notizie e Savannah non sapeva se sarebbe stata in grado di sopportarle.

-Quindi ora stai con Jacob quindi...- sospirò quasi amareggiato Brandon, allontanandosi di qualche passo. Savannah sentì subito quella mancanza, la mancanza di quel contatto. Lo guardò stranita, chiedendosi come lo sapesse, non l'aveva ancora detto a nessuno e qualcuno già lo sapeva.

-Vi ho visto baciarvi.- rispose sembrò averle letto nella  sua mente. Doveva aver frainteso tutto, non avendo neanche assistito alla scena in cui si allontanava bruscamente da lui. Improvvisamente Savannah si sentì in dover di dargli delle spiegazioni, di spiegargli come stessero le cose, che tra lei e Jacob c'era della semplice amicizia, niente di più.

-Brand, hai frainteso tutto. Tra me e Jacob non c'è assolutamente nulla!- esclamò lei avvicinandosi di qualche passo, ma il castano arretrò, squadrandola come a voler capire se stesse mentendo o meno. Savannah era ferita da quel gesto, quando era con lui tutto era diverso, tutto quello in cui credeva cambiava, lei cambiava, non si riconosceva, sentiva una leggerezza nel petto, si sentiva libera, si sentiva gioiosa, felice, spensierata, si sentiva come non si era mai sentita prima.

-Non mentirmi, Savannah. Almeno abbi la decenza di non nascondere la mano dopo aver lanciato il sasso.- alzò la voce Brandon. La ragazza riusciva a percepire la rabbia e la delusione nella sua voce, ma non riusciva a capire il motivo. Non era suo fratello o sua sorella o il suo ragazzo, al pensiero di quest'ultimo qualcosa nel suo stomaco si smosse, facendola sentire diversa dal solito.

-Perché ti frega così tanto alla fine?!- esclamò lei affrontandolo. Brandon pressò fortemente le labbra tra loro, quasi a temere di potere dire qualcosa di sbagliato. Titubante fece scontrare i loro occhi, che parlavano, parlavano così tanto tra loro, si dicevano così tante cose, erano in continua discussione, a differenza loro, che lasciavano spazio ad immensi silenzi.

-Vuoi sapere perché, eh? Vuoi davvero saperlo?!- urlò e sembrava che qualcosa fosse scattata in lui, come un interruttore, che passava da acceso a spento. Sebbene leggermente spaventata dall'ipotetica risposta, Savannah annuì convinta. Brandon si morse il labbro inferiore un'ultima volta per poi svuotare il sacco.

-Perché mi piaci, mi piaci fottutamente tanto. Mi piaci perché mi sai tenere testa, perché hai il senso dell'umore, perché quando sorridi sei bellissima, perché sebbene mi stuzzichi riesci ad essere adorabile, perché riesci ad essere un dito nell'orecchio e la cosa più bella del mondo contemporaneamente, perché quando ti vedo mi sento andare in paradiso, perché quando sei vicino a me son senza fiato, perché mi fai sentire così bene solo con la tua presenza, perché hai un sorriso che mi mozza il fiato, perché i tuoi occhi mi incantano ogni volta che li incrocio, perché mi sento lo stomaco una poltiglia, perché anche con i tuoi difetti per me resti perfetta, perché il mio cuore accelera dalla gioia quando stai con me, perché non riesco ad immaginarmi senza di te, perché non riesco a pensare a quanto la mia vita fosse grigia quando ancora non ne facevi parte, perché vorrei stringerti nelle mie braccia per sempre, perché sono geloso quando guardi qualcun altro, quando parli con qualcun altro, perché ti voglio tutta per me e lo so che odi la possessione, perché da quando ti ho incontrata non ho esitato neanche un attimo nel darti il mio cuore, perché ho paura che tu me lo spezza, che tu lo infranga, che tu lo getti via, che tu lo calpesti, ma nonostante ciò non mi sono tirato indietro, perché alla fine quando ci sei tu con me non ho paura, di niente. Mi piaci da quando ti sono venuto addosso, Savannah, e non riesco a smettere di pensarti.- vomitò tutte queste parole, senza prendere fiato, noncurante dei passanti, delle macchine, del tempo che scorreva, del mondo che andava avanti. Non gli importava di nient altro che di lei e della sua reazione. Queste parole furono la chiave per il cuore di Savannah, che sembrò quasi essere dissolto da un lungo incantesimo, che si aprì completamente, nonostante avesse paura, nonostante fosse spaventata, nonostante quei sentimenti fossero troppo grandi per lei, per loro, nonostante tutto bastava guardare quelle pozze azzurre per gettarsi senza paura.
E fece così: si gettò tra le sue braccia, attaccando le loro labbra in un bacio così bisognoso, così desiderato, così goduto. Quando si staccarono, a corto di fiato, si guardarono negli occhi sorridendo. Solo allora Savannah che tutto quello che provava, quelle strane ed inspiegabili sensazioni erano solamente sentimenti repressi troppo a lungo...

Spazio Me!
Heey! Sono passati secoli, eh? Mi dispiace moltissimo, ma sono stata super impegnata, però proverò ad essere più costante. Sono successe tante cose nella mia vita, ma non starò qui a rompervi quindi spero vi sia piaciuto il capitolo!
Votate e commentate please!
Scusami ancora strangerfabb per il ritardo, dimmi se ti è piaciuto ❤️
Byee

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