"Love you"
"Grace" dico sottovoce nuovamente con le lacrime agli occhi.
"APRI QUESTI FOTTUTI OCCHI GRACE" grido scuotendola.
Sento la porta aprirsi e Brian portarmi piú lontano.
"Tranquillo Rog, stai tranquillo" mormora stringendomi.
"NON TOCCARMI" sbraito scostandomi velocemente.
Mi avvicino nuovamente accarezzandogli con la punta delle dita la guancia e lasciandoci un piccolo bacio sopra.
"Mi dispiace, le visite sono finite ragazzi. Dovete uscire, devo farle un controllo" ci interrompe una dottoressa dalla pelle scura.
"Ciao amore..." sussurro andandomene verso la porta e raggiungendo Fred e John.
Anche in macchina si respira un'aria pesante.
Neanche "I want to hold your hand" dei Beatles non funziona.
Tutti muti, nessuno che si azzarda solo a respirare.
Appena entrati in casa la situazione poi è identica.
Brian apre il frigorifero, prende del pane e lo tosta mentre appoggia sul tavolo prosciutto e formaggio.
Freddie da bravo bambino, apparecchia in silenzio.
"Io non ho fame." taglio corto alzandomi.
"Roger tu devi mangiare" dice duro il cantante.
"Non puoi non mettere nello stomaco qualcosa"
Prendo un libro con la copertina ricoperta di stelle e strappo una piccola parte di una pagina e la ingoio.
"FELICE ORA?" urlo nuovamente andando verso la mia camera da letto.
Mi spoglio nervosamente, buttandomi poi sul letto.
Guardo il soffitto bianco, cercando conforto in quella parete.
L'orologio e il suo tic toc hanno decisamente rotto i coglioni.
Lo lancio a terra frantumandolo in mille pezzi e spegnendo la lampada che illumina la stanza.
"Roggie" sento sussurrare dolcemente.
Mi volto subito riconoscendo quella bellissima voce.
"Hey... Lo sai che sei bellissimo vero?" dice accarezzandomi il viso e lasciando un bacio sulla punta del naso.
"Grace amore della mia vita" sorrido girandomi per riaccendere la lampada.
" Tu non sai cosa ho provato quando..."
Non c'è piú.
Il mio cervello è andato completamente a puttane.
Sento il cuore sgretolarsi e l'ansia risalire.
Grace.
____________
Il mio risveglio è piuttosto traumatico.
Non sono neanche sicuro di aver dormito in realtá, anche questa notte.
Faccio scendere Padre Pio dal cielo quando capisco di avere un forte mal di testa.
Grace, ospedale.
Ordina il mio cervello guidandomi verso la mia macchina.
Passo dalla cucina e lascio un biglietto:
Per ogni problema chiedete a Brian,
Se il problema è di Brian se lo risolva da solo.
Grazie.
Raggiunto l'edificio mi sale uno stato d'angoscia.
Una volta entrato becco subito il dottore che si occupa di lei e gli chiedo informazioni.
La sua espressione è tranquilla e le sue parole mi calmano leggermente.
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi molto, è come un sonno profondo, la ragazza non ha particolari problemi, puó stare tranquillo." dice continuando a fissare il quaderno fra le sue mani.
"Posso... Vederla?" chiedo alzando gli occhi verso di lui.
Annuisce, per poi sorridere ed andarsene.
Gli faccio pena molto probabilmente
È da settimane che faccio così.
Arrivato davanti a quella stanza il cuore mi ritorna in gola.
Sono sempre venuto accompagnato da qualcuno, che mi dava un po' di forza rassicurandomi.
Ma io non ho bisogno di nessuno.
Sono Roger Meddows Taylor, ricordatevelo.
Cerco di mettere la mano sulla maniglia ed aprirla per poi entrare.
"Hey... Tesoro" mormoro chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi avvicino a lei accarezzandole le palpebre bianche.
Faccio la stessa cosa da due settimane.
Mi siedo su una poltroncina non levandogli gli occhi di dosso.
Se fosse stata bene, sarebbe arrossita come una rosa vedendomi così concentrato a guardarla.
"Amore... Ho scritto una canzone.
La vuoi sentire?" sussurro con voce spezzata.
Non servirá a nulla, ma la musica è l'unica cosa che la fa sentire bene e felice.
Dopo di me ovviamente, io sono la felicitá, modestamente.
Il silenzio intorno a me è soffocante.
Tiro fuori un foglio dai miei pantaloni e tossisco leggermente tornando in piedi.
È bella anche così.
La mattina si vergognava delle sue occhiaie, dei capelli in disordine e dal volto stanco, ma io la amavo soprattutto per quello.
No, io non la amavo per quello, io la amo per quello.
Apro il foglietto stropicciato e prendo fiato.
"Si chiama Tenement Funster, piccola" dico dolcemente spostandole i capelli dal viso.
Mi prenderanno per pazzo, canto Rock'n'Roll in un ospedale.
Ma so che lei mi sente e si sentirá meglio così.
Ho iniziato a scrivere questa mio piccolo tesoro, poco dopo il nostro primo incontro.
Immaginarla, mi ispira.
Chiudo gli occhi e faccio prendere aria ai polmoni.
"My new purple shoes
Bin amazin' the people next door
And my rock'n'roll forty fives
Bin enragin' the folks on the lower floor" canto il piú cautamente possibile e con la voce palesemente ferita e stanca.
"I got a way with the girls on my block
Try my best to be a real individual
And when we go down to smokies and rock
They line up like it's some kind of ritual"
Rendo la voce piú roca, assaporando il suono di quelle parole.
Mi rilassa sapere che lei ora sta meglio ma...
Vorrei me lo dicesse.
"Oh give me a good guitar
And you can say that my hair's a disgrace
Or just find me an open car
I'll make the speed of light..." canticchio a bassa voce rimettendo il pezzo di carta al suo posto.
Mi manchi.
Tanto.
Avrei tanto bisogno di una tua parola anche solo di un semplicissim "Hey".
Quei tuoi "Hey" che tanto amo.
"Ti è piaciuta?" sorrido falsamente baciandole la guancia delicatamente.
Mi mordo il labbro trattenendo un lamento di rabbia,tristezza, delusione.
Io cerco di ferirmi da solo.
Lei non puó rispondermi.
So che lo vuole.
So che mi ama.
Ma non puó.
Faccio per andarmene, anche questa volta senza la vittoria di vederla felice.
Un'altra fottuta volta.
"Ti amo, sappilo" borbotto sottovoce girandomi e cercando di arrivare alla porta in fondo alla camera.
"Anche io" sento un sussurro
Anche io...
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