Capitolo VII
Carly's pov
Le ore volarono come rondini che migrano nella speranza di una vita migliore. Dopo la prima ora, Trevor era stato in tutte le altre lezioni, non mi fissò, si limitò a ignorarmi.
Era sempre stata questa la sua arma, lo conoscevo troppo bene. Mancavano tre minuti al suono della campanella, non vedevo l'ora che suonasse, sentivo addosso il suo profumo, dopo quella sera non mi aveva lasciata, in un modo o nell'altro doveva lasciare il segno.
Ci era riuscito, eccome che ci era riuscito. Mi sentivo ancora incatenata a lui, eravamo legati da un filo invisibile, quello della vita.
Non sapevo se lo amavo, se lo odiavo, se tutto ciò che era successo tra di noi fosse soltanto uno stupido malinteso. Ma ero a conoscenza del fatto che stesse con mia sorella, aveva preferito lei a me. Ero come a pezzi, la notizia non mi era ancora andata giù. E poi il discorso con Haley era rimasto a metà, non avevamo discusso dei perché.
Troppi pensieri. Dovevo seguire i consigli di Sam, dimenticarlo sarebbe stata la cosa più giusta, o semplicemente l'unica soluzione.
È difficile accettare qualcosa del genere, la rabbia che cresceva dentro me era indescrivibile, non l'avevo mai provata prima. Quando Tracy mi disse che si era messa insieme a Trevor ci ero semplicemente rimasta male, ma in quel momento era tutto così diverso, ero stata presa in giro due volte e, come dice il detto, non c'è due senza tre.
Ma era veramente così? Trevor mi avrebbe fatto male per la terza volta?
La campanella suonò e io me ne andai insieme ad essa, ero libera. I pensieri che mi avevano accompagnato per l'intera giornata si dissolsero e tornai ad essere la Carly di una volta.
Uscita dalla classe, incrociati Seth davanti la porta dell'aula. Mi fissava in silenzio.
"Devo dirti una cosa" il suo sguardo, non riuscivo a percepire se fosse preoccupato o spaventato, era difficile comprendere se la notizia che dovesse darmi fosse buona o cattiva.
"Non mi sembra il luogo adatto" dissi afferrandolo per il braccio "Ti va se ci spostiamo in cortile?"
Ci dirigemmo lungo il piccolo sentiero che portava al grande albero secolare del liceo. Era il luogo dei segreti, o almeno, era così che lo chiamavano.
"Spara" dissi senza esitare
"Stasera c'è la festa a casa di Hasley"
"Sì lo so già"
"E sai anche chi verrà?"
Non lo so e non voglio sentirlo.
"Non dirmi che verrà anche lui"
"Carly, verrà anche lui"
Lo avrei preso a schiaffi se non fosse stato così distante, dovevo mantenere la calma, non dovevo abbattermi, non avrebbe fatto nulla.
"E non è finita qui" aggiunse in seguito "Porterà anche tua sorella"
"Di già? Sono fidanzati da un giorno Seth!"
"Questo non dovresti dirlo a me cara, ma alla tua dolce sorellina"
"Non è il momento di essere spiritoso"
Sarebbe venuta anche Haley, chi se lo sarebbe mai aspettato, mia sorella era contro di me, mia sorella era dalla sua parte.
Cercai ancora una volta di controllarmi, di non diventare eccessiva, non sarebbe servito a niente.
"Grazie per avermelo detto" mormorai cercando di non sembrare sorpresa "E tu? Che ci facevo oggi in presidenza?"
Cambiare discorso sarebbe stata la mia arma di difesa.
"Vedo che non ti sfugge nulla"
"Sai" dissi facendogli l'occhiolino "Sono molto attenta"
"Mi hanno beccato con Zack" affermò secco Seth
"ZACK? ZACK POSLEY?" sbottai. Zack era uno dei ragazzi più popolari della scuola, era amato da tante ragazze, ma anche da tanti ragazzi, Seth era uno di loro.
"Cosa facevi insieme a Zack prima dell'inizio delle lezioni?" chiesi incuriosita
"Certo che non la smetti mai." mi rimproverò, non riusciva proprio a non vedere
"Non hai altra scelta"
"Nulla di che. Stamattina eravamo insieme alla fermata dell'autobus, l'ho invitato da Manu's a fare colazione e poi siamo andati a scuola"
"E cosa centrerebbe tutto ciò con la presidenza?"
"Ah giusto!" alzò l'indice come per accentuare di più il fatto che non avesse finito il discorso "Ci siamo fatti una canna in cortile e ci hanno beccati. Mi ha persino dato un bacio"
"Zack Posley è veramente gay?"
Chi se lo sarebbe mai aspettato, Seth che baciava il ragazzo più amato della scuola, che superava di gran lunga il rango da lui occupato.
"Oh dio. Sei sempre lo stesso"
"Guarda che non c'è nulla di male, io amo Zack e lui ama me"
"Non farti troppi Flash, Seth, ci resteresti male"
"Preferisco illudermi che amare il ragazzo di mia sorella"
Quelle parole. Quelle parole trafissero il mio cuore, esitai senza dire una parola. Seth portò entrambe le mani alla bocca, era evidente che quelle parole erano uscire dalla sua bocca irrefrenabilmente, ma ormai era fatta, avevano fatto male lo stesso.
Era questo che Seth pensava di me? Che ero una bambina che amava il fidanzato della sorella?
Cercai di immaginarmi tra le spoglie di quel ruolo, ma non mi ci vedevo, non ero una ladra di fidanzati, semmai il ladro di cuori era proprio Trevor. Come sarebbe stato tutto se Trevor non fosse mai tornato? Non avrei sofferto. Avrei gioito e basta.
Salutami freddamente Seth con una pacca e mi allontanai, dirigendo mi verso l'uscita, dietro di me, si estendeva il grande portico con inciso sul muro l'imponente nome della scuola.
Pensai che erano tutte cazzate, sorrisi e andai in direzione della fermata dell'autobus.
***
"Certo che sarò alla festa, Molly! Trevor mi ha invitata!" La voce gioiosa di Haley mi faceva soltanto altro male.
La mia stanza era sempre la stessa, io invece, ero cambiata. Sentire mia sorella Haley parlare con quella snob della sua migliore amica Molly mi dava sempre più fastidio. Non capivo perché Haley preferisse stare con Molly e il suo gruppetto di scervellate. Non ne valeva la pena.
Le nostre stanze erano vicine, ma facevo lo lo stesso fatica ad udire le parole che si stavano scambiando. Decisi di origliare, non lo avrebbe scoperto nessuno.
A passi lenti mi avvicinai alla porta della sua camera, adesso potevo sentire.
"...non so che mettermi" Haley era sempre stata negata nel vestire, la cosa divertente era che lo sapevamo soltanto io e le sue amiche "Elegante o casual?"
Mi sembrava patetica. Sarei voluta entrare e dirle in faccia ciò che pensavo, ma non avrei mai potuto farlo, Haley non sapeva di me è Trevor, per lei il suo ragazzo era uno sconosciuto ai miei occhi. Per lei, Trevor era suo. Di nessun altra.
Quella sera sarei andata a quella festa, avrei fatto finta di niente e mi sarei divertita come non mai. Ma era come se mancasse qualcosa, come se un pezzo del grande puzzle che era la mia vita, mancasse. Non so descrivere la sensazione, è quasi impossibile farlo, ma mi sentii come un estranea al mondo.
Mi allontanai dalla porta, non volevo sentire una parola di più, non volevo sapere cosa volesse indossare Haley, e tantomeno non volevo che la parola "festa" fosse collegata a lei, ci bastava già Trevor.
Persa dentro mille pensieri scontrai qualcuno nel corridoio della mia casa.
"Ahi!" gemetti strofinandomi la zona delle tempie
"Carly.." era mio padre, e quella voce non prometteva nulla di buono.
"Cosa stavi facendo?" la sua voce imponente metteva quasi paura.
"Ehm...s-stavo preparando ehm..." Dissi balbettando in preda all'agitazione "Dovevo andare in bagno"
"Io penso invece che tu stessi origliando davanti la camera di tua sorella"
"Io? Ma no!"
Mi aveva scoperta. Cercai di sembrare il più naturale possibile ma ero cosciente del fatto che mio padre mi conoscesse, e anche molto bene.
"Senti Carly.." la sua voce adesso era calma, tranquilla "Se c'è qualcosa che non va...puoi dirlo. Sono tuo padre. Non voglio che ehm.. l'assenza di mamma possa pesarti"
Aveva ragione. Da quando mamma se n'era andata via non mi ero più confidata con nessuno. Le uniche eccezioni erano Sam ed Ashley, e perché no, a volte anche Seth.
E pensare che anni prima mi ero persino confidata con Trevor, il ragazzo più stronzo che abbia mai potuto conoscere.
"Certo papà. Lo farò"
Se ne andò il silenzio, lasciandomi sola, in quel corridoio, a chiedere a me stessa perché.
Perché Trevor era ritornato? Perché mi aveva illusa di nuovo?
Non esistono risposte a certe domande, come non esistono perché.
Mi diressi in camera mia, entrai, mi guardai allo specchio e tra me e me sussurai piano:
Tu non sei sola, Carly, non lo sei mai stata.
Quella sensazione che non mi aveva mai abbandonata, mi sentivo priva di qualcosa, priva di un sentimento che mi era stato rubato.
Mancavano quattro ore all'inizio della festa. Quattro ragioni per andare, nessuna per restare.
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