Capitolo IX
Carly's pov
Guardavo la città scorrere dal finestrino della mia macchina. Il sole era alto in cielo, nessuna nuvola pronta a disturbarlo, era una giornata magnifica, diversa dalle altre. Avevo deciso che sedersi sul sedile posteriore sarebbe stata la cosa migliore, Haley era davanti.
Papà guidava una vecchia Jeep che, forse, aveva più anni di me.
Io ed Haley ancora non ci parlavamo, a volte provava ad attaccare discorso con me ma io la evitavo, papà lo sapeva, ma non diceva nulla, quelle ultime settimane erano già state un incubo. Mentre l'auto sfrecciava ad una velocità assurda tra le strade Californiane io pensai a Seth, alle ultime parole che mi aveva detto, a come mi aveva trattata.
Una lacrima sgorgò dal mio occhio destro, la fermai subito, non la feci scendere giù, perché più scendeva e più faceva male. Non avevo pretesto per rimanere e lo sapevo bene, qualche settimana lontano da quella vita mi avrebbe aiutata a ricominciare da capo, magari non sarei mai più tornata e non avrei più visto Trevor Butler, Samantha e Seth.
L'unica che non odiavo ancora era Ashley, ma sapevo che, prima o poi, mi avrebbe tradito anche lei.
Papà decise di interrompere il mio flusso di coscienza.
"Queste due settimane ti serviranno per riprenderti un po', ne hai bisogno, tesoro"
Odiavo papà quando faceva così, mi sentivo piccola e indifesa, mentre Haley era la più forte. Non dovevo farmi calpestare, lo avevo promesso a me stessa, sarei riemersa da quelle acque che mi avevano annegato per fin troppo tempo. Avrei riniziato da capo, resettando completamente la mia vita.
Lasciare la mia città per quattordici giorni mi preoccupava un po', ero sempre stata nel mio mondo, con gli stessi amici. Sarei andata a vivere da mia nonna Linsdey, viveva da sola, in una piccola casa in periferia, non molto lontana da San Francisco. Era tanto che non andavo a trovarla, da quando mamma se n'era andata avevo perso la voglia di fare tutto, persino di andare a trovare la mia cara nonna. Due settimane avrebbero aggiustato quei mesi, quei terribili giorni, avrebbero cancellato Trevor dalla mia mente, mi avrebbero portato a pensare ad altro, a vivere alla giornata, senza nessuno scopo principale, dovevo riscoprire me stessa, trovare la vera Carly.
Haley non sarebbe restata con me, sarebbe ripartita con papà, era venuta soltanto perché papà l'aveva letteralmente costretta. Io non la volevo vicino, mi faceva ribrezzo, lei e il suo ragazzo, e chiunque fosse suo amico. Odiavo tanto, tenevo dentro la rabbia, non la esternavo, mi autodistruggevo, non sapevo perché, ma lo facevo.
Il viaggio durò un po' di ore, non ricordo quante, perché la maggior parte le passai a dormire. Mi risvegliai una volta entrati a San Francisco, alzai il capo e ammirai la città, era diversa dalla mia, San Francisco era sempre una novità, era un luogo dove non ti stancavi mai. Potevi far tutto quello che volevi, potevi essere libero, e io desideravo tanto la libertà, mi sentivo chiusa dentro una gabbia che aveva costruito con le mie stesse mani. Haley Non prese più parola, stese zitta tutto il tempo, non era mai stata così taciturna, era una novità. Passammo per il centro, pieno zeppo di gente che si divertiva, le invidiavo, perché io, felice come loro, non ci ero stata mai.
"Ricorda di chiamarmi almeno due volte al giorno"
Papà cominciò con le solite raccomandazioni, ormai ci avevo fatto l'abitudine, stava tornando quello di una volta, comprensivo e protettivo. Ma avevo sedici anni, ero ormai grande per pensare alla famiglia, potevo contare solo su mes stessa. Dal finestrino vidi di striscio una donna, somigliava tanto a mia madre, la rividi giocare con me nel giardino di casa ma allontanai subito il pensiero, non era il momento di piangere, dovevo prendere forza, perché ciò che non ti uccide ti rende più forte, e io lo avevo imparato.
"Lo farò. Promesso"
Non sapevo se avrei mantenuto la promessa, non ero più la bambina dolce e simpatica di una volta, la vita mi aveva cambiata, aveva cambiato ogni singolo mio modo di fare, persino l'approcciarmi con altre persone.
"Siamo arrivati" disse Haley dopo aver passato un intero viaggio a stare in silenzio "È ora di scendere"
Lo disse con tono malizioso, come per affermare la sua superiorità, come per farmi capire che Trevor sarebbe stato tutto suo per una settimana. Lei non capiva che io non amavo Trevor, la mia era stata una semplice cotta, niente di più, quel ragazzo mi aveva illusa, mi aveva usata, non capiva che la persona sbagliata non ero Io, ma il suo ragazzo.
La ignorai, ero diventata brava ad ignorare la gente, mi riusciva benissimo, mi sentivo una di quelle belle attrici di Hollywood.
Scesi dalla macchina, misi giù le valigie e salutai Papà, che mi accolse in un caldo abbraccio. Mi baciò la nuca come solo lui sapeva fare e sussurrando mi disse che mi amava e che gli sarei mancata. Salutai Haley con freddezza e poi mi diressi verso casa di nonna Linsdey, ricordavo ancora quelle strade, ci giocavo da bambina, ma erano cambiate, erano piene di ragazzacci di strada che fumavano e bevevano, il quartiere di mia nonna non era mai stato uno dei migliori e passare da quelle strade mi metteva un po' di inquietudine.
Raggiunsi a passo svelto casa di nonna, suonai il campanello e aspettai che aprisse la porta. Ero eccitata, erano anni che non la vedevo, ci sentivamo soltanto telefonicamente e mi mancava tanto.
Ma ad aprirmi non fu lei.
Era alto e grosso, i suoi capelli erano neri come la pece e i suoi occhi azzurri come il cielo, la sua pelle scura lo faceva apparire tenebroso e oscuro. Non sapevo chi fosse, da dove venisse e che ci facesse a casa di mia nonna.
Rimasi qualche secondo lì, impalata, cercando di formulare una frase di senso compiuto. Fu mia nonna a salvarmi da quella situazione di imbarazzo, spuntò alls sue spalle.
"Oh Carly" disse abbracciandomi forte "Come sta la mia piccola?"
"Sto bene nonna, grazie"
"Come stanno tua sorella e tuo padre? Certo che potevano anche passare"
"Papà andava di fretta e poi conosci Haley, non gliene va mai una buona"
"Tranquilla, avremo modo di vederci in futuro"
"Chi è quel ragazzo?" Le sussurai all'orecchio
"Ah già, dimenticavo!" Disse poggiando le mani sulle spalle del ragazzo misterioso "Lui è Luìs"
"Piacere di conoscerti" disse Luìs con uno strano accento americano
"Non sei di queste parti, vero?" Gli chiesi
"No, i miei sono spagnoli, vivo qui da qualche anno"
"Esatto" lo interruppe mia nonna "E da qualche mese lavora con me, sai, sono sola, l'età avanza e ho bisogno di qualcuno che mi aiuti in casa"
Quel ragazzo non mi piaceva molto, i suoi strani tatuaggi mi mettevano paura, ma allo stesso tempo mi incuriosiva. Mia nonna non mi aveva mai parlato di lui.
"E allora? Cosa aspettiamo? Entriamo dentro"
"Forse è meglio" risposi "Ho un certo languorino"
C'era qualcosa di strano in Luìs, mi guardava come se anch'io lo incuriosissi, era una sensazione strana, mi sentivo continuamente i suoi occhi addosso. Entrai in casa, poggiai le valigie nell'atrio e pensai che finalmente ero libera.
Solo per due settimane, ma ero libera.
Fuori dal mio piccolo mondo.
Lontana da Trevor.
Era solo l'inizio.
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