Capitolo 8

Raggiungiamo subito Matteo e Vittorio, quest'ultimo spinge delicamente via Giorgio e mi abbraccia dandomi un bacio sulla guancia. Sento tutti gli occhi addosso e già si può ascoltare i vari borbotii. Ricambio l'abbraccio affondandomi tra le sue braccia muscolose come se fossimo amici da una vita.

Ridendo e scherzando incontriamo anche Francesca che ci fa qualche battuta poi torna dalle sue amiche. Da quello che ho capito Vittorio e Matteo sono del 4c e si stavano organizzando per vedersi dopo scuola: come sempre si incontrato allo skate park.

Per mia sorpresa, mentre stavo per tornare in classe con Giorgio, Vittorio si avvicina a me. Mi abbraccia e mi invita a unirmi a loro dopo scuola, non posso riufiutare, nonostante io abbia da studiare.

"Eh si ma io dovrei recuperare latino" gli dico, forse cercando una scusa a quel momento che per me stava diventando imbarazzante.

"Studi al parco, qualsiasi problema hai uno studente modello proprio davanti ai tuoi occhi" si pavoneggia.

Scoppio a ridere, sperando che l'insegnate non sia entrato lo saluto e con Giorgio torniamo in classe.

Per mia sfortuna sbatto contro Giulia proprio mentre mi sto girando dopo aver salutato anche Matteo.

"Ah chi si vede, la troia dei fratelli Ferrario" dice ridendo. Non avendo più controllo di me la prendo per il collo della felpa e la sbatto al muro.

"Troia a chi scusa?" Sibilo contro di lei.

"Tu!" Sto per sbatterla al muro di nuovo ma Giorgio mi tiene le spalle, al suo tocco mi rilasso e la lascio andare.

"Come faccio a non insultarti guarda?! Se non fosse stato per me manco ci saresti mai andata a parlare con Giorgio e ora fai la zoccoletta con il suo gruppo! Sono passati 10 minuti da quando Vittorio ti ha dato un bacio davanti a tutta scuola che tutti gli alunni pensano che sia una troia!" Parla velocemente e le tiro uno schiaffo.
"Dai su come faccio a non dirlo? Prima ti fai il fratello minore poi ci provi con quello maggiore! Domani con cosa te ne esci? Il ragazzo di tua sorella mette le corna a lei con te?!" Stringo i pugni, vorrei tirargliene uno ma sto cercando di respirare a fondo.

"Senti puttana qua lei non se la fa nessuno, solo te al bar ci stavi decisamente provando troppo sia con il barista che con me eh. Sarò un maschio che ragiona con il cazzo ma gli occhi li ho" sostiene Giorgio mettendosi al mio fianco. Non sa più che dire, non si aspettava che Giorgio le parlasse.

"Ao Vittò se ce vuoi provà sta attendo che è una grandissima gatta morta". Urla appena lo nota, si stava avvicinando. Sicuramente ci ha visti fermi lì e forse ha capito che non era una bella situazione. Dopo aver sentito quelle parole le tiro un secondo schiaffo, più forte del primo, infatti gira la testa e si porta la mano dove le ho lasciato un po' di segno.

"Troia" dico a denti stretti, ricambia subito lo schiaffo.  La riprendo per il collo e la sbatto al muro. Mi tira un calcio e la devo lasciare, adesso è lei che mi sbatte al muro ma riesco a prenderla e farle perdere l'equilibrio.

Vittorio mi prende subito dopo da dietro e mi sposta, dice a Giorgio di portarmi subito in classe prima che arrivi qualcuno. E così fa mentre cerco di ribellarmi. Vedo Matteo che la aiuta ad alzarsi e le dice di correre subito in classe, prova a venire verso di noi ma la blocca subito.

"Che figura di merda!" Dico mentre mi copro il viso e lui mi stringe le spalle come per rassicurarmi. Lui ridacchia sotto i baffi.
"Non ridere stronzo"

"È stato divertente vedere due amiche da sempre volersi picchiare" Appena disse amiche da sempre sentii un vuoto dentro di me. Nonostante tutti i nostri anni di amicizia siamo finite così, non riesco a crederci. "Spero che io non litighi mai con Matteo o Massimo, se no un morto ci esce" continua a ridacchiare, ma io continuai ad essere cupa. Non aprivo bocca. Temo che se parlassi scoppierei a piangere e sinceramente è l'ultima cosa che desidero.
"Che succede?" Chiese voltandosi verso di me, molto probabilmente perché non parlavo più.

"Siamo in enorme ritardo, andiamo" dissi mentre lo superavo ed entro in classe.

"E voi due?" Ci chiese la professoressa di lettere.

"Ero in segreteria e ho chiesto a Samantha di aspettarmi, ma ci ho messo più del dovuto" per fortuna è intervenuto lui, non sapevo che dire.

La lezione passa ma non ascolto una parola. Inizio a pensare alle parole di Giulia, con quanto odio e disprezzo l'ha dette. Fino a una settimana fa mi diceva cose dolci, adesso mi dà della gatta morta davanti gli sconosciuti. Le promesse, i viaggi, le avventure, tutti gli eventi che abbiamo passato insieme sembrano che non valgano più nulla per lei. Se ci penso sento una morsa allo stomaco, vorrei alzarmi e correre via, fuggire da quella classe perché stava iniziando a soffocarmi come se fossi claustrofobica.

Iniziano a passarmi per la mente i nostri maggiori ricordi, sia da quando siamo bambine a fino a qualche mese fa.
Mi ricordo di un episodio, eravamo nello stesso asilo insieme. Lei era sull'altena e si sta facendo spingere da un bambino, mentre io ero sullo scivolo. Appena scesi sento qualcuno piangere e vedo una bambina con i capelli corvini a terra. Corsi verso di lei, chiedendole come stesse ma non mi parlava. Andai subito dalla maestra per avvisarla, in panico l'accompagnò in una stanza all'interno e le mise qualche cerotto. Io non potevo entrare quindi aspettavo la bambina appena fuori dalla porta. Quando uscii non mi degnò di uno sguardo, anzi corse verso il bambino che precedentemente la stava spingendo. Stava cercando di far cadere anche lui, ma io mi posizionai proprio dietro di lei e la richiamai con un tocco sulla sua spalla: "Bambina?" dissi.

"Dici a me?" Si girò e annuì.

"Come stai?"

"Bene se faccio male anche a lui" era testarda anche da piccola.

"Lascialo stare, ti và di andare a prendere i fiori con me?" Accettò subito, poco dopo mi disse che si chiamava Giulia, da quel giorno abbiamo iniziato ad essere inseparabili.

Dopo qualche tempo anche i nostri genitori si conobbero, parlavamo sempre l'una dell'altra quindi era inevitabile, sorprese divennero subito amici. Grazie a ciò siamo state fortunate, siamo riuscite a passare molto più tempo insieme, quindi possiamo dire di essere cresciute l'una accanto all'altra quasi letteralmente.

Tornata alla realtà dalla seconda campanella, avevo perso due lezioni. Lo realizzai quando stava uscendo il professore di latino invece di quella di lettere, che abbiamo avuto l'ora precedente.

Corsi in bagno appena ci lasciarono soli nell'attesa del professore successivo. Sento Giorgio richiamarmi da dentro la classe, forse si era anche alzato cercato di raggiungermi, ma non mi voltai, cercai la prima porta per nascondermici dentro. Avevo con me lo zaino, non avevo voglia e tanto meno riuscivo a seguire l'ultima ora. La cosa che desideravo di più al mondo era casa mia e un po' di aria esterna. Ogni minuto che passavo in quell'istituto mi sembrava di soffocare.

Mi rinchiusi dentro il bagno, i ricordi più recenti continuavano a essere impressi nella mia mente.

Non sono riuscita a trattenere le lacrime. Nonostante la odiassi per quello che mi aveva fatto, mi mancava immensamente. Volevo solo che tornasse la mia migliore amica, quella con cui sorridevo sempre e i ragazzi non erano un problema, avevo bisogno di un suo abbraccio, uno di quelli che mi dava quando stavo giù. Dove era finita la Giulia che conoscevo? Davvero l'amore ci fa diventare così? Spero con tutta me stessa di no, spero di non innamorarmi mai se rischio di perdere le persone a cui tengo di più.

Appena mi calmai uscì dal bagno e di soppiatto ho preso l'uscita di emergenza. Una volta fuori mi guardai attorno assicurandomi che nessuno mi avesse vista. Ero tranquilla perché non c'era anima viva finché dal parco della scuola non sentii una voce chiamarmi. In quel momento mi sembrava di morire e mi immobilizzai, il sangue mi si gelò e mi venne la pelle d'oca per la paura delle conseguenze della mia azione.

Non sono riuscita a riconoscere la voce, ma mi conosceva bene: mi aveva chiamata nome e cognome, questo vuol dire che ero in un mare di problemi.

Inizio a correre via, lo spavento e l'ansia ha preso il sopravvento su di me, anche se la mia parte razionale mi ripeteva che sarebbe stato peggio e mi dovevo fermare, ma le mie gambe non ne volevano sapere. Poco dopo il mio scatto mi sembra di sentire una risata e qualcuno mi richiama con il mio nomignolo. Mi giro di scatto e vedo Vittorio con una sigaretta alla bocca che mi invita a sedermi accanto a lui.

"Che cattiva ragazza!" dice continuando a ridere "uscire di nascosto e saltare le ultime due ore. Probabilmente abbiamo di già una cattiva influenza su di te". Sta continuando a sorridere e inizio a guardarlo, ha un sorriso sincero, più lo osservo più la somiglianza con il fratello minore è più evidente. Non rispondo, inizio a perdermi nei suoi occhi scuri, me li ricordavo marroni ma adesso sembrano più neri.

"Lo so che sono bello, ma così mi consumi", abbasso immediamente lo sguardo imbarazzata. Non so cosa mi sia preso.
"Ti va di andare allo skate park? Rimanere qua è alquanto pericoloso per entrambi, visto che anche io non sia uscito proprio in bella vista" non mi fa parlare che mi prende per il polso e mi tira verso di lui iniziando a correre, ma sono molto più lenta perciò si ferma.

"Lumaca" ride "ma hai un gatto per caso?" Mi chiede dopo avermi osserva dalla punta ai piedi. Io gli faccio cenno di no.
"Allora chi ti ha preso la lingua?" Sorrido, ma non so perché non riesco a parlare. Dopo due secondi non sento più i miei piedi a terra. Mi accorgo di essere sulla schiena di Vittorio, poi ha iniziato a correre allontanandosi dalla scuola come se nulla fosse. Stava andando così veloce, non capivo come faceva, aveva anche a me sulla schiena e diciamo che non sono una piuma. Sembrava che avesse una forza soprannaturale. Ma cosa vado pensando, non sono in un film e tanto meno in un libro fantasy. Basta farsi trasportare dalla fantasia, rimani con i piedi attaccati a terra e basta pensare a sciocchezze come queste. Cercavo di fare come mi era appena ripromessa, ma le mie gambe circondavano la vita di Vittorio, quindi non posso seguire letteralmente i miei pensieri.

Appena trovo il coraggio di parlare, gli ordino di farmi scendere. Siamo arrivati senza problemi allo parco e continuo a domandarmi come faccia. Ma non riesco a dire altro che sento il terreno sotto il corpo, alzo lo sguardo e sopra di me era presente il cielo azzurro, le mie gambe che stavano scendendo e un ragazzo che stava ridendo fin troppo.

"Che galant'uomo" borbotto ironicamente mentre mi alzo e scrollo da me la polvere che mi potrebbe essere rimasta attaccata.

"Prego" mi porge la mano per farmi alzare, ma gliela nego essendo già in piedi.

"Come hai fatto a portarmi fin qua? Nel senso come hai fatto a correre così veloce con me sulla tua schiena?" non sono riuscita a trattenermi dalla domanda. La maratona di Twilight la settimana scorsa mi aveva fatto male. Immaginavo di avere davanti a me un maestoso Edward Cullen con i suoi capelli bronzo e i suoi occhi ipnotici che con la sua super forza e la sua velocità è riuscito a portarmi senza problemi. Un giorno spero di avere un ragazzo come lui, non vampiro, ma nel coraggio di amare Bella così tanto, mettere a rischio la sua stessa famiglia al costo di proteggerla, far di tutto a costo che lei sia felice. Penso sia il sogno di ogni ragazza. Ecco mi ero fatta trasportare di nuovo dalla fantasia, ma in quel momento stavo bene, finalmente.

Come se potesse leggermi nel pensiero, mi urla contro: "Perché in realtà io sono un vampiro ahhh" Dopo di che inizia a rincorrendomi e inizio a fuggire via, nonostante non riesca a non ridere. All'improvviso inciampo, solita sbadata, ma prima che io potessi cadere Vittorio mi prende per un braccio e mi abbraccia. Ci fissiamo negli occhi finché entrambi non scoppiamo a ridere e scherzare. Era così tenero nei momenti come questi.

"Sai andare sullo skate?" Mi chiede all'improvviso

"No... non ancora" rispondo imbarazzata

"Vieni ti insegno" mi prende il polso di nuovo e mi porta vicino alla pista, una parte in pianura."Allora come prima cosa devi imparare a stare in piedi su questo coso" dice indicando lo skate."Metti un piede qua e tieniti a me poi sali anche con l'altro".

Ci provo ma perdo l'equilibrio e mi ritrovo a terra e l'aggeggio mostruoso sopra le mie gambe. Alzo lo sguardo e vedo Vittorio ridere a crepapelle, oggi ha riso fin troppo di me. Alzo gli occhi al cielo e con l'aiuto del mio insegnate di skate mi sollevo.

Dopo vari tentativi sono riuscita a rimanere in piedi da sola, ma una lucertola mi passò accanto e urlai. Persi l'equilibrio ma Vittorio mi prese al volo, proprio come aveva fatto una manciata di minuti prima. Questa volta però eravamo più vicini, fin troppo. Potevo sentire sia il suo respiro sul mio collo e il cuore battere, il primo aveva un brutto effetto su di me. Ancora non riesco a dimenticare quelle immagine, quindi mi irrigidì. Il mio cuore ha iniziato a battere troppo veloce e io continuavo ad essere troppo appiccicata al mio amico. Volevo allontanarmi ma tutti i miei muscoli me lo impedivano, non riuscivo a farli collaborare.

"We Vittò bella figa che hai trovato" appena riconosco la sua voce diventai rossa per la vergogna, poi realizzai ciò che ha detto, in quel momento volevo solo sprofondare, scomparire o diventare invisibile così nessuno mi poteva più vedere. Forse presa dall'ansia mi staccai subito da Vittorio e mentalmente fui grata a Giorgio per essere arrivato all'improvviso.
"Che fai fratellone non me la presenti?" Dice raggiungendo il fratello e dandogli una pacca sulla spalla.

Nel frattempo mi ero messa il cappuccio e guardavo verso il basso con i capelli che mi coprivano il viso, sperando che così non riusciva a vedermi o riconoscermi. Sembrava che stesse funzionando.

"Ao ma sai che Sam non è venuta le ultime lezioni? Non so che fine abbia fatto, non vorrei avesse fatto cazzate o si sia rimessa a fare una rissa con quell'altra mora" dal tono di voce sembrava un po' preoccupato ma conoscendolo so che non voleva farlo vedere e che cercava di nasconderlo in tutti modi, ma la sua voce lo tradì. Forse era davvero molto preoccupato, in quell'istante il senso di colpa mi assalì. Potevo scrivergli almeno un messaggio, che stupida che sono! Mi maledico e mi chiedo come mai con tutto il tempo che ho trascorso con suo fratello maggiore il tempo di dire che stavo bene o che fosse tutto okay lo potevo trovare. Bella amica che sei, che brava, ti sei giocata un altro amico. Mi preparo mentalmente per la ira che poteva prendere il sopravvento su di Giorgio, me lo sentivo dentro e stavo male per lui.

"Bé ecco vedi..." inizia a balbettare Vittorio, non sapendo cosa dire.
Alzai lo sguardo, lo vedo irrigidirsi e stringere la spalla al fratello visto che ancora non aveva tolto la mano dal colpetto precedente.

"Sam?!" Quasi urlò e io sobbalzai per tutta la rabbia che usò.

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Ciao!

Scusate per l'assenza ma sono stata occupata!

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stella e un commento. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Ho un sacco di capitoli pronti quindi proverò ad essere il più puntuale possibile, scusate ma la colpa è della scuola.

Vi voglio bene :)

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