Capitolo 3
Inizio ad alzarmi e a guardarmi attorno, le immagini di poco fa iniziano a confondersi con l'altra sera.
Presa dalla rabbia mi avvicino alla scrivania e inizio a buttare tutto a terra, libri, foto, fogli, tutte le cose sopra di essa cadono. Sento le cornici spezzarsi, il rumore del vetro che si rompe quando tocca il suolo, lancio a terra anche la lampada e grido, sto urlando dal dolore, dalla rabbia, dallo stress accumulato, mi sembra di impazzire.
Alzo lo sguardo dalla scrivania al muro davanti a me, osservo la lavagna di legno e la butto a terra, vado verso l'armadio e inizio a togliere tutte le foto, alcune strappandole, continuo a urlare. Dopo che ho tirato via pure gli oggetti sul comodino, tra cui la sveglia e un'altra cornice mi appoggio al muro, l'unico non toccato, quello più lontano dal casino che ho fatto.
Non riesco più a tenermi in piedi e scivolo a terra. Inizio a piangere, mi tiro i capelli, continuo a urlare. Mi sembra di morire. Non riesco a calmarmi, se continuo così credo che finirò di strapparmi tutti i capelli.
Alzo lo sguardo appena finisco di urlare, le lacrime continuano a percorrere il mio viso e fisso il casino che ho creato, noto anche delle gocce di sangue, sicuramente mi sono tagliata: il pavimento è pieno di vetro e altre mille robe con cui è facile farsi male. Mi alzo in piedi, continuando a singhiozzare, mi avvicino all'armadio e inizio a tenere sulle mani le foto e mi lamento, sia per il dolore sia perché mi sento in colpa di aver strappato le foto. Inizio a raccoglierle e le appoggio sul letto.
Prendo la sveglia e noto il vetro rotto e che le sue lancette non si spostano, quindi la metto da parte per poi buttarla. Mi avvicino alla scrivania, stando attenta dove appoggio i piedi, prendo la lampada cercando di non tagliarmi e la poso vicino alla sveglia. Afferro il quadro con la cornice rotta, molti biglietti acciaccati e la appoggio delicamente vicino al computer, l'unica cosa che non ho buttato a terra. Colgo le cornici e le sistemo sempre sul letto insieme alle altre foto, continuo a sentire le lacrime scorrermi sulle guance e non riesco a farle smettere. Prendo un foglio e inizio a scrivere quello che continuo a ripetermi nella mente.
"Scusa ma a me sembra di impazzire
se chiedo aiuto e qua non c'è nessuno che vuole sentire
mentre continuo a chiedermi,dov'è la fine
vorrei avere solo un'attimo per ripartire
Come un diamante non c'è nulla che mi può scalfire
sono pronto a puntarvi contro un fucile
mi guardo intorno e qua tutto sembra finire
scusa ma a me sembra di morire
Stavo affogando in un mare di dolore
sono messo male presto chiama un dottore,per favore
perché a volte mi sento come se il vento soffiasse
nella direzione opposta in cui mi sto muovendo
ho perso me stesso,ma se solo l'avessi saputo
se non fosse accaduto quel che è successo
tu non puoi capire io quanto ci penso
quanto ci sto male davvero,io ci sto male
io voglio vivere e voglio uscire da questa tomba
ed ho capito che si muore,più di una volta
perché mi sento solo sono fermo al suono
no non prendo il volo,aspettando un vento nuovo (quando arriva?)
è dal dolore che viene la conoscenza."
Appena finisco di scrivere mi accorgo che ho trascritto il testo di "Un attimo" di Ill Movement e mi ritrovo a canticchiarla, sentendo le lacrime che ancora scorrono sulle mie guance.
Sento bussare alla porta, corro in bagno a sciacquarmi la faccia e dico di entrare, è mamma, la vedo dallo sguardo che è insicura, non sa che fare. Appena vede il casino che è rimasto rimane di pietra, vorrebbe sgridarmi al momento ma un secondo dopo noto dal suo sguardo che per il momento non lo farà.
"Che c'è mamma?" Le dico quasi scocciata dalle sue occhiatacce.
"Cosa è successo qua?" mi chiede mentre inizia a girare per la mia camera trovando vetri rotti ovunque e foto sparpagliate.
"Niente, ero nervosa e mi sono fatta prendere dalla rabbia". Non le posso mentire, anche perché al momento non mi viene una scusa abbastanza credibile.
"Ho sentito le tue urla, tesoro sai che con me puoi parlare sempre" cerca di avvicinarsi per accarezzarmi la guancia ma mi sposto di scatto.
"Non ne ho bisogno." Rispondo decisa, la me interiore dice che avrei veramente bisogno di un aiuto, ma il mio orgoglio prevale.
"Ho sentito le urla con Giulia ma non ho capito cosa stavate dicendo, poi l'ho vista correre via senza salutare..." dal suo tono di voce capisco che è insicura e dubbiosa se parlare con me o meno.
"Mamma sono cazzi nostri, abbiamo litigato se lo vuoi sapere e non la vedrai per un bel po', almeno credo" l'ultima frase la dico a bassa voce, non sapendo se mi abbia sentito.
"Va bene, se vuoi parlare sono di sotto, ma fammi un favore, riordina la stanza" mi guarda con un velo di tristezza ed esce dalla stanza. Mi chiamano per cena ma non scendo, ho lo stomaco chiuso, non mi va di mangiare niente e non vorrei rischiare di vomitare se mangiassi con la forza.
Bussano alla porta, penso sia mamma.
"Mamma che c'è? Te l'ho detto non ho fame, non mangio nulla" esclamo esausta e mi distendo sul letto. Ma vedo la porta aprirsi e noto le mie sorelle entrare in camera e chiudere la porta dietro di loro.
Siamo tre sorelle in casa e siamo tutte e tre diverse, il viso lo abbiamo familiare ma abbiamo caratteristiche diverse. Francesca è la sorella maggiore, ha i capelli lisci e castani, gli occhi verdi che ricordano babbo, l'unica caratteristica uguale di entrambe. Alessandra, la minore, invece si è tagliata i capelli a caschetto e si è fatta la tinta nera, mentre io e Franci siamo abbastanza alte, Ale è bassina.
La piccolina parla per prima: "Ao sorè che te succede?"
"Niente" affermo tornando a fissare il soffitto.
"Sam, siamo cresciute insieme, ti conosco con le mie tasche, cosa ti sta succedendo? Sei strana da qualche giorno, non ci rivolgi manco una parola quel poco che stiamo insieme..." dice Francesca avvicinandosi a me e sedersi sul letto.
"In più oggi hai rotto tutto, non si distrugge camera per un niente" sostiene Alessandra guardandosi attorno e accenna un sorriso.
"Per una volta anche la piccolettaccia ha ragione" riprende Fra anche lei sorride.
"Ho distrutto tutte le cose con Giulia, abbiamo urlato questo pomeriggio. Che potrebbe essere successo eh?" sbotto scontrosa.
"Certo che sei stronza eh" dice a bassa voce Francesca
"Guarda che ti sento, se non ti va bene la porta è quella, non vi ho obbligato a parlarmi." Le rispondo arrabbiata.
"Sam calmati, non voleva dirlo con cattiveria" la difende Alessandra sedendosi sulla sedia, ma dal verso dello schienale. "Raccontaci cosa è successo con Giulia, perché avete litigato?" continua "Io sto nella camera accanto, ho sentito solo che ti ha chiamato Puttana, dopo che è andata via pensavo che stessi distruggendo casa... più di tanto non mi sbagliavo" dice ridendo l'ultima frase e riesce a farmi sorridere.
"In verità io ho sentito un po' di più, ho sentito che va dietro a un ragazzo e te che non te ne sei accorta... è possibile?" Mi chiede insicura e io faccio cenno di sì con la testa. Dopo aver respirato profondamente mi alzo e mi metto a sedere sul letto con le gambe distese ed appoggiata al muro.
"Allora senza che faccio lunghi giri di parole ho questo ragazzo in classe che si chiama Giorgio, Giulia gli va dietro ma non lo sapevo, non me lo aveva mai voluto dire, non so perché. Lui ha fatto uscire un mixtape l'altro giorno e in classe gli ho fatto i complimenti. Ah per la cronaca ascoltatelo che è una bomba, soprattutto te Ale che ti piace il rap" faccio un respiro prima di finire il racconto " il problema è che mi ha scambiato per una persona, oggi dopo la scuola abbiamo litigato fuori l'istituto perché lui insisteva. Visto che volevo capire di più siamo andati a fare una passeggiata per parlare in tranquillità." Mi copro il viso con le mani e faccio grandi respiri mentre finisco di narrare, omettendo alcuni particolari."Tornata a casa c'era Giulia convinta che avessi scopato con Giorgio chissà dove e mi ha dato della puttana, sia per questo sia perché l'ho fatto sapendo che a lei piaceva. Ha detto non potevo dire di non averlo capito perché era evidente." Le ultime cose le mimo come se fossi lei. Dopo aver raccontato quasi tutto mi sento meglio, più leggera, ho ancora un grande peso ma non lo voglio dire, non in questo momento.
"E tu per quella zoccola hai distrutto la tua camera, hai urlato come non so cosa e hai pianto fino a disidratarti?" Esclama Alessandra con lo sguardo storto.
"Eh? Io non ho pianto" affermo sicura.
"Ah allora ti sei fatta una canna, ammettilo" dice Francesca e io sbianco.
"Spiegaci perché gli occhi rossi e gonfi se non hai pianto" Mi sfida Ale.
"Okay questa l'avete vinta voi" dico ridendo.
"Su forza, cambiati che usciamo a bere qualcosa. Sbrigati finché mamma ci dà il permesso di uscire." Si alza decisa Francesca e poco prima che esce dalla stanza annuncia: "Non accetto un no come risposta, adesso vado a parlare con Mamma, Ale vieni anche tu, pensa ad entrambe" dice mentre le fa l'occhiolino.
Io mi sono bloccata quando ha detto "a bere". Non voglio andare, non ancora, ho paura. Devo superarlo, se non voglio dirlo a nessuno devo far finta che non sia esistito, prima o poi passerà come stanno passando i tagli. Ma il pensiero dell'alcol, della testa che gira per aver alzato il gomito, non aver il pieno controllo di me mi fa rabbrividire e i ricordi dell'altra sera si fanno sempre più nitidi e non riesco a muovermi per qualche secondo.
"Allora per te mettiamo..." dice Ale di scatto mentre si alza dalla sedia e apre il mio armadio. Prende una maglia corta nera a maniche lunghe, non posso metterla, si vedrebbe il taglio. "Questa" dice decisa tirandomela.
"No Ale trovane un'altra, mi sta piccola" Affermo sperando che ci creda.
"Okay ci credo, con quelle tette che ti sono venute ci credo". Prende un'altra maglia simile ma è leggermente più lunga, abbastanza da nascondere la mia ferita ma lascia scoperto l'ombelico con il mio piercing. Subito dopo mi tira una gonna nera con le piege che mi arriva poco sopra il ginocchio. Subito dopo mi lancia delle calze che arrivano fino al ginocchio. Se ne esce con un paio di dr. Martens e come accessori un chocker, anelli vari e una catena sulla gonna. Ha deciso di farmi mettere il rossetto viola e mi ha obbligato a mettermi l'eyeliner e se non avessi fatto in tempo me lo avrebbe messo lei. Esce poco dopo per andarsi a preparare. Lei nel trucco è una maga, ci mette sempre pochissimo, è da invidia.
Dopo essermi vestita e avendo fatto attenzione che nessuna ferita si vedesse inizio a truccarmi, l'eyeliner non viene, come sempre, ma Francesca sta iniziando ad urlare che dobbiamo andare. Poco dopo, come per miracolo, entra Alessandra. Dio sia benedetta.
"Cazzo sorella manco l'eyeliner ti sai mettere" esclama mentre disegna la linea e dopo due secondi lo chiude, mi osservo allo specchio e come pensavo è perfetto.
Ci incamminiamo tutte e tre verso il nostro bar di fiducia, qualcuno sia benedetto che Ale abbia cambiato idea su farmi mettere i tacchi. Mente camminiamo Franci fa i complimenti ad Ale per avermi fatto vestire da una bona assurda. Appena entriamo nel bar mi sembra di vedere Giorgio, ma non sono sicura e andiamo dirette dal ragazzo di Francesca, si chiama Edoardo e hanno quattro anni di differenza, stanno insieme da un po'. Si sono conosciuti perché entrambi hanno fatto il classico, ma lui era in quinto e non la guardava visto che era una matricola. Un giorno, dopo che si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, è tornato a scuola per salutare i professori. L'ha notata tra i corridoi e hanno iniziato a sentirsi. Ormai stanno insieme da diversi mesi ma i nostri ancora non lo sanno. Lo saluta con un bacio a stampo, gli spiega la situazione omettendo alcuni dettagli e rimanendo molto vaga. Il ragazzo si alza e ci va subito a prendere i cocktail.
"A te piccola solo uno, se vuoi pure forte ma non dovrai mai aprire bocca" dichiara Edoardo facendo l'occhiolino ad Alessandra, dopo che Francesca gliel'ha consentito. Dopo diversi bicchieri inizio a vedere che mi gira tutto intorno, ma sono abbastanza lucida da riconoscere Giulia che entra nel locale. Aveva una minigonna e un top, portava dei tacchi e il rossetto rosso. Inizia a provarci con il barista che ovviamente ci abbocca e le offre da bere.
"Dammi qualcosa, è appena entrata una puttana incoerente" dico decisa a Francesca, poco dopo torna con un altro Gin lemon, Edoardo mi sembra che abbia appena nominato un fratello e Ale ha mezzo urlato che il nome Mostro. A quelle parole mi giro anche io.
"Giorgio? Dove?" Biascico.
"No aspettate, non ci credo. Mostro è tuo fratello ma è anche un tuo compagno di classe?! Cosa è questa ingiustizia?!" esclama rassegnata Alessandra e io rido. Edoardo le consiglia di andare da lui, gli farebbe piacere. Poco dopo vedo Giulia guardarmi e seguire con gli occhi mia sorella, la vedo irrigidirsi e barbottare qualcosa, nel mentre Francesca mi fa fare uno shottino di Tequila insieme.
Dopo poco vedo la mia ex migliore amica che si avvicina a Giorgio e inizia a sculettare per farsi notare. Osservo Alessandra che le dice qualcosa e poco dopo le tira il drink di Giorgio, lui impreca e le chiede perché il suo. Lei si scusa e prende poco dopo quello di Giulia che si dispera per essersi bagnata tutta e glielo rovescia sopra la testa. Noto che inizia ad urlare e insultarla mentre Alessandra torna gloriosa.
"Puttana te e tua sorella, la famiglia Prete è pieno di zoccole a quanto pare " urla fissandomi.
Francesca fa per alzarsi ma la blocco, chiedendole di ignorarla e portarmi un drink.
Edoardo torna con un Japanese, questo basta da non farmi ragionare più.
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