Capitolo 25
Il suono della sveglia mi fa balzare in piedi. Mi guardo attorno e non riconosco la mia camera. Mi volto verso il letto accanto al mio e riconosco Giulia, quando realizzo nuovamente di essere in gita e non a casa spengo quel rumore fastidioso prodotto dal telefono.
Mi alzo dal letto e vado verso il bagno cercando di convincermi che io sia sveglia e non stia sognando.
Cerco di ricordarmi come sia tornata in camera o cosa sia successo ieri, ma l'ultimo ricordo era la caduta provocata dalla mia compagna di stanza e del suo gruppetto. Mi sciacquo il viso mentre mi concentro, mi infilo dentro la doccia e dei flash si fanno vivi nella mia mente. Mi ritrovo davanti quei due uomini e per la seconda volta Giorgio mi porta fuori da quella situazione. Mi sembra impossibile che siano stati davvero loro, che ci fanno a Torino? Non riesco ancora a distinguere la realtà dall'allucinazione se così è stata.
Mi ricordo di aver visto l'uomo ferirmi sul braccio e nessuna nuova ferita è presente, solo le vecchie cicatrici che sono rimaste dei tagli più profondi e sul ginocchio un piccolo rossore causato dalla caduta.
Esco di corsa dalla doccia e cerco di vestirmi il più velocemente possibile, non voglio parlare con la ragazza nell'altra stanza, mi ricordo ancora delle voci che mi facevano deviare e mi fecero perdere per le vie e sono sicurissima che lei c'entri qualcosa, ma non posso prenderla e accusarla a caso. Finché non si tradirà da sola devo fare la brava.
Dopo essermi messa dei jeans neri con una t-shirt bianca con il logo della Nike e come giacca una felpa aperta stile college americano color bordeaux. Scendo per andare nel parco prima della colazione, essendo ancora presto ma la mia corsetta viene interrotta dalla professoressa di arte, è bassina ma con un corpo snello. Ha i capelli castani e gli occhi dello stesso colore, sembra piccolina soprattutto con gli occhiali rotondi che porta ma le rughe che le contornano gli occhi ci fa capire che ha più anni di quelli che dimostra.
"Signorina Prete! Dove crede di andare? Il comportamento di ieri sera è inaudito." Spesso con noi studenti è dolce durante le lezioni, ma se abbiamo bisogno di una sgridata ce la fa eccome, anche pesante direi. Adesso devo subirmi la mia personale come se fosse colpa mia. "Lei deve rimanere sempre con il gruppo e se rimane indietro deve avvisare. Non si può andare a spasso dove vuole quando non ha il nostro consenso. Noi abbiamo la vostra responsabilità, non possiamo rischiare perché voi giovani dovete sempre fare le sciocchezze. Fortunatamente ce ne siamo accorti prima di tornare indietro, dei tuoi compagni molto gentili ti sono venuti in cerca e ti hanno riportata in hotel. Per punizione questa notte dopo cena rimarrete in hotel. La colpa è solo sua signorina. Se ha capito può andare." Io abbasso il capo e me ne vado in giardino dove per mia sorpresa noto Giorgio sull'altalena con le braccia appoggiate sulle ginocchia che sorreggono la testa mentre il suo sguardo è volto verso il cielo. Indossa i suoi soliti abiti neri insieme al cappello, in più porta le cuffiette. Chissà cosa starà ascoltando.
"Finiscila di fissarmi che mi consumi, poi la senti tu la tua amichevole compagna di stanza" dice con un tono di ironia.
"Non ti stavo fissando, volevo vedere se fossi davvero tu" dico arrossendo.
"Che c'è baby, tutta questa bellezza divina è reale, non è frutto dell'immaginazione" si alza e si avvicina a me, di scatto faccio qualche passo indietro.
"T-ti v-volevo" inizio a dire balbettando mentre il rossore si fa sempre più vivace sul mio viso.
"Volevi scoparmi qua? Mi dispiace ma la ragazza di mio fratello non si tocca, neanche se sarà ex" mi annuncia con uno strano luccichio agli occhi. Io abbasso lo sguardo completamente in imbarazzo dopo ciò che ha detto.
"Pff! Io? Io che voglio scopare te? Solo nei sogni caro!" alzo lo sguardo mentre lo sfido con coraggio, gli compare un ghigno sul viso.
"Mi sembra che lo abbiamo già fatto, o ricordo male? Mi sembra che un campo vicino alla scuola sia stato abbastanza comodo come fosse un letto" il suo sorrisetto si fa sempre più evidente.
"Ma ci sei o ci fai?" gli rispondo prima di sentirmi schiaffeggiare così forte che mi fa voltare. Porto la mano sulla parte colpita e osservo la figura davanti a me: Giulia la mia ex migliore amica.
Il suo viso che solitamente sembra bianco come il latte adesso si sta facendo rosso per la rabbia, sta stringendo i pugni e gli occhi neri si fecero ancora più scuri e i capelli dello stesso colore sembravano elettrizzati come se avesse preso la scossa.
"Per quanto tempo volevi mentire a tutti?" mi urla contro.
"Stava mentendo! Giorgio dillo che noi in quel campo abbiamo solo parlato" lo guardo supplichevole, ma continua a sorridere e mi fa salire i nervi. Vorrei tirargli un grosso pugno in quel bel viso che si ritrova.
"Ho goduto ieri quando ti sei persa! Mentre stavi piangendo e urlavi come una bambina che non trova più la mamma. Dicevi cose del tipo "lasciatemi andare", "vi prego", "lasciatemi stare" ed eri sola. Se qualcuno fosse passato in quel momento ti avrebbe presa per pazza e ti avrebbe portata al manicomio. Non ho mai riso così tanto in vita mia, idea geniale portarti a fare strade strane grazie alle nostre voci" mi sento cadere, avrei dovuto reagire ma la crudeltà della sua azione mi fa dubitare della persona con cui sono cresciuta.
Chi è Giulia Asper? Con che razza di migliore amica sono cresciuta?
"Sei seria Giulia?" ad un tratto sento la voce di Giorgio e unespressione seria ha preso il posto del ghigno.
"Io non dico mai le cazzate al contrario di questa" mi indica mentre scoppia in un pianto e cerca un abbraccio nel ragazzo che le stava accanto, ma lui la respinge bruscamente. "Ma che problemi hai?"
Una lacrima mi percorre il viso rivedendo le scene di ieri che a me sembravano reali, ma sullo sfondo c'era Giulia che se la rideva di gusto.
"Io stavo scherzando con Sam prima! Non abbiamo mai scopato e mai lo faremo, tanto meno in mezzo a un campo!" le urla contro. "Ma penso che con quel criceto che ti ritrovi in testa non ci arrivi! Non sai in che condizioni stava quando l'ho ritrovata. Stava avendo un attacco di panico. Se non fossimo arrivati in tempo non so che sarebbe potuto succederle. Tutta per colpa tua e della tua deficienza." Sono sollevata un po' che Giorgio abbia preso le mie difese. "Tu non puoi neanche immaginare cosa abbia passato quella notte! Non posso manco io visto che sono arrivato dopo! Ma ti assicuro che non è stato bello neanche per me! Adesso vattene. Non mi rivolgere la parola per oggi" Giulia se ne va con la testa bassa come se fosse un cagnolino. Io non riesco a fermare le lacrime.
Alzo lo sguardo verso Giorgio, entrambi ci guardiamo negli occhi finché lui non si avvicina a me.
"Prima ti volevo ringraziare per ieri notte" dico tutt'un fiato cercando di placare le lacrime, lui in silenzio mi abbraccia di nuovo e cerca di farmi calmare come aveva fatto la sera precedente. "Scusami tu per come sono stato stronzo, sia prima che ieri sera quando ti ho detto di Vittorio. A lui gli manchi solo che lo sai come stanno messe le cose negli ultimi giorni, è complicato. Tutti i Ferrario sono difficili da capire, soprattutto io e lui. Quindi armati di pazienza" mi consiglia mentre sono ancora sopra il suo petto mentre le lacrime stanno diminuendo.
"Gio" lo richiamo mentre lui ancora mi circonda le braccia sulla vita "ma se dici che non te ne frega nulla di me perché continui a starmi accanto?" alza lo sguardo, buffa e togliendo un braccio si sistema la cresta, per poi riposarlo nella stessa posizione di prima.
"Di lasciarti nelle mani del nanetto non se ne parla, penso che abbia scoperto ieri cosa ti sia successo. Non saprebbe consolarti" mi guarda negli occhi. "Poi lo devo a mio fratello, Vittorio mi ha detto di tenerti sott'occhio soprattutto quando ha scoperto che saresti stata compagna di stanza con Giulia"
"Quindi di me non ti frega nulla, lo fai solo per Vittò?" chiedo staccandomi dal suo abbraccio e una sensazione di freddo mi si presenta davanti.
"Se vuoi pensarla così" alza le spalle.
"Non ti devi più preoccupare per me. Neanche fare il finto amico solo perché te l'ha chiesto tuo fratello. Non serve, so badare a me stessa" mi alzo scrollandomi di dosso le piccole pagliuzze d'erba che mi rimasero attaccate e tutta convinta stavo rientrando per andare a fare colazione.
"Mi meraviglio sempre di più di come tu creda a tutto e subito poi. Non finirò mai di dirtelo." Mi lascio il mio finto amico alle spalle ed entro per la colazione. Saluto Giulio e guardo in cagnesco la ragazza davanti a me.
"Tutto bene? Ieri sera non eri in buone condizioni" mi chiede sporgendosi verso di me come per esaminarmi da vicino.
"Sto bene, quello che è successo ieri sera dimenticalo" dico secca mentre ci sta raggiungendo Giorgio. Nessuno apre più bocca mentre terminiamo il pasto.
Ci consentono di andare in camera prima di salire sul bus per andare a visitare la Mole.
Mi metto un filo di mascara e rossetto quando fa la sua irruzione in camera la mia compagna di stanza. "Il mascara mettitelo waterproof che non si sa mai se riscoppi a piangere e urlare di nuovo"
"Vaffanculo Giulia, evita" sbatto la porta del bagno chiudendola per rimanere da sola.
"Magari portati una bussola così non ti perdi" continua a sfidarmi entrando nel bagno.
"Finiscila! Quello che è successo ieri sera è stata solo colpa tua, anche quella notte era colpa tua! Quando decidi di lasciarmi stare?" Le ringhio contro e lei mi tira uno schiaffo.
"Non ti ho obbligata io a bere! Non sono stata io a farti rincorrere da quei due! Non è la mia di colpa se ti hanno stuprato. Lo vuoi capire o sei troppo stupida come tua sorella minore?" le ricambio lo schiaffo, la prendo per l'orlo della maglietta e la sbatto al muro.
"Tu, mia sorella, non la devi nominare!" la risbatto al muro, ma lei mi tira un calcio e devo lasciarla andare.
"Altrimenti che fai? Lei mi sa proprio nulla visto che è distesa inerme su uno stupido lettino d'ospedale" le tiro un cazzotto sul naso e si accascia a terra urlando. La porta dietro di noi si spalanca proprio nel momento in cui avevo iniziato a prenderla schiaffi. La prendo per i capelli intenta a farle sbattere la testa contro il pavimento ma due braccia possenti mi tirano via da lì.
"Può essere che ti devo sempre allontanare per non farti uccidere quella?" dice scherzando Giorgio, inizio a dimenarmi per farmi lasciare andare e in quel momento ho un déjà-vu, ripensando alla festa mi calmo e lui allenta la presa. "Stai pensando alla stessa cosa?"
"Se ti è tornata in mente la festa sì" lui fa cenno di sì.
"Cosa è successo? Perché le hai rotto il setto nasale?"
"Ha insultato mia sorella" alzo le spalle e mi giro verso la poverina distesa a terra con una mano con cui si copre il naso ma il sangue non finisce di scorrere. Osservo più attentamente quella scia rossa e mi blocco.
Mi ritrovo davanti l'uomo con il coltello sporco di sangue, sta proprio davanti a me, abbasso lo sguardo e vedo tutte le mie cicatrici aperte e il fiume rosso che scorre fuori. Vedendolo avvicinarsi faccio qualche passo indietro, ma lui non si vuole fermare e io continuo ad allontanarmi. Lui apre le braccia e mi fa "Sam dove vai?" mi giro e inizio a correre via, ma vengo bloccata dal secondo uomo, quello pelato, che mi abbraccia e mi sorride. "Dove hai intenzione di andare combina guai?"
"Lasciami andare!" urlo staccandomi dall'abbraccio, con il viso pieno di lacrime inizio a fuggire via da quel posto, mi guardo attorno e mi sembra di essere tornata nello stesso posto di quella maledetta notte.
"Signorina Prete dove pensa di andare?" un terzo uomo si presenta davanti a me e io cado a terra coprendomi il viso "Lasciatemi stare, vi prego, non di nuovo" scuoto la testa.
"Professore non si preoccupi, ci penso io a lei e appena si calmerà la porterò nella hall così le direte tutto" la voce la riconosco, ma al momento intorno a me non vedo nessuno, poi l'uomo davanti a me fa cenno di sì con la testa e scompare dalla mia vista. Due braccia mi cullano e mi fanno tornare alla realtà.
Quando mi volto e trovo Giorgio così vicino a me lo allontano spingendolo via. Io mi avvicino il più possibile al muro dietro di me. "Tu non mi toccare! Non ho bisogno di te."
"Quando lo ammetterai sarà troppo tardi, ma fai come vuoi" si alza e torna nella mia camera dove molto probabilmente c'è Giulia sanguinante. Davanti a me si posa Giulio che mi tende una mano e mi fa alzare, non aspetta nemmeno un secondo e mi abbraccia, io ricambio.
"Allora ragazzi voi andate a visitare la Mole insieme agli insegnanti del linguistico" dice il professore di scienze "Mentre Asper e Prete rimarranno qua. Voi due, Ferrario e quell'altro" indica il ragazzo che mi stava abbracciando che si stacca immediatamente come se fossi bollente "potete decidere che fare. Penso siate dei testimoni vicini della vicenda ma la vostra presenza non è necessaria, se avremo qualche domanda ve la faremo al vostro ritorno. Che fate?"
"Io preferirei rimanere qua prof, non si sa mai. Poi conosco le circostanze e i soggetti, vorrei calmare entrambe" risponde immediatamente Giorgio e io alzo gli occhi al cielo, non lo sopporto più.
"Giulio vai, fammi tante foto e poi mandamele, fammi rosicare di non essere venuta" lo supplico con gli occhi, sicuramente sarei voluta rimanere sola durante il pomeriggio. Lui poco convinto avverte che sarebbe andato con gli altri. Perciò mi abbraccia e raggiunge il gruppo.
Io provo a entrare nella stanza ma Giorgio mi blocca: "è piena di sangue, se prima hai avuto quella reazione non so cosa potresti fare ora" io cerco di superarlo ma è irremovibile.
"Devo prendere il telefono!" mette una mano nella tasca dietro e poi mi mostra trionfante il mio cellulare.
"Prete venga con me, se vuole può seguirci Ferrario" interrompe il nostro battibecco la professoressa di italiano, mentre il professore di matematica prende Giulia e iniziano a fare le scale, non so dove la vogliano portare. Seguiamo la prof e ci sediamo nei divanetti del piccolo giardino fuori all'hotel.
"Prima che le chieda come mai le due reazioni deve sapere che dobbiamo prendere seri provvedimenti, finché fosse stato ieri sera e non è capitato nulla potevamo chiuderci un occhio ma questa volta la tua compagnia rischia di avere il setto nasale rotto. Saremo seri, ma se ci sarà una motivazione valida forse andremo meno pesanti." Faccio cenno di sì con la testa per dire che avevo capito. "Perciò se adesso ci vuole spiegare come mai passare alle mani con la sua amica saremo lieti di ascoltarti." Nel mentre ci hanno raggiunti anche gli altri pochi professori rimasti in hotel. Devono discutere tutti insieme della situazione poi informare gli altri che non sono in gita.
"Per primo io e lei non siamo più amiche, abbiamo litigato e non riusciamo a stare nella stessa stanza senza finire per litigare. Non pensavo che tra tutte potessi capitare con lei, visto che non sono stata io a scegliere ma eravamo rimaste fuori solo noi due. Quindi partiamo dal fatto che tra di noi due non scorre buon sangue."
"Ma non è una scusa per tirare un pugno alla compagna signorina!" mi interrompe l'insegnante di arte.
"Lo so professoressa, il fatto è che sono successe diverse cose personali negli ultimi tempi, soprattutto una pesante il giorno che siamo partiti, lei lo ha tirato in ballo e non sono riuscita a controllarmi" Giorgio mi posa una mano sulla gamba come per darmi forza.
"Sia più specifica se no non possiamo capire signorina" mi riprende sempre quella di arte.
"Un problema familiare professoressa di cui preferisco non parlarne, anche perché non so molto a riguardo visto che io mi trovo qua a Torino, mentre l'avvenimento è successo a Roma quando ormai eravamo arrivati da un po' "
"Non trovo ancora la giustificazione per rompere il naso signorina!"
"Prof se permette" si intromette Giorgio "mio fratello e sua sorella, entrambi più piccoli di noi, hanno avuto un incidente grave e capisco che la mia compagna non ne voleva parlare per privacy quindi non capisco perché deve insistere tanto. Mi sembra normale che capiti degli eventi gravi personali di cui non si vuole parlare" mi volto verso il mio compagno di classe e gli sorrido per ringraziarlo.
"E questo cosa c'entra con il pugno alla compagna?"
"Lei è stata la causa della mia dispersione di ieri sera, mi ha fatta cadere e rimanere indietro al gruppo, poi insieme ad altre ha iniziato a fare delle voci per farmi confondere e sbagliare di continuo strada. Poi in camera mi ha rinfacciato il fatto che mia sorella sia in ospedale. Non sono riuscita a controllarmi" abbasso lo sguardo, mi sembra che alcuni professori siano con la bocca leggermente aperta mentre quella di arte ha sempre qualcosa da ridire.
"Perché oggi si è messa a urlare come una matta dopo che la sua compagna stava sanguinando? Insomma, è colpa sua, non può pensare che facendo così poteva fuggire alla futura punizione"
"Vede professoressa ho avuto un'allucinazione, pensavo di essere in un altro posto che mi ha lasciato un grande segno e mi sono spaventata"
"Perché deve essere sempre così vaga signorina! Poi come faccio a crederle?"
"Urlavo lasciami andare professoressa! Mi sono ritrovata i miei stupratori davanti! Stavo per avere un attacco di panico. Cosa che è successa ieri sera per colpa della mia compagna!" urlo spazientita, Giorgio mi prende la mano e mi sussurra di calmarmi.
"Se fosse stata tutto finzione? Voi giovani siete bravi a girare le cose come volete e ci credete stupidi da cascarci!"
"Professoressa non le sembra di star esagerando?" Giorgio interrompe il rimprovero. "La mia compagna non sta mentendo visto che io stesso l'ho calmata sia oggi che ieri sera. Non stava fingendo perché ho visto il panico nei suoi occhi e nei suoi movimenti, gli stessi di quella notte!"
"Tu Ferrario eri lì quella notte?" chiede la professoressa di italiano, cercando di usare un tono dolce.
"Sono stato io a salvare la mia compagna dalla morte, quindi se permette professoressa le dico che si sta sbagliando lei questa volta."
"Anna hanno ragione loro, tutto l'istituto è venuto a conoscenza della vicenda" l'insegante di lettere cerca di calmare quella d'arte. "Voi andate, Prete la faremo sapere appena ci saremo messi d'accordo". Mi alzo e rientro nell'hotel con l'intento di andare in camera. Giorgio mi blocca ricordandomi che è sporca di sangue e mi invita nella sua, non rifiuto visto che adesso ho bisogno solo del letto.
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