Capitolo 24
Alza un braccio e mi sposta una ciocca di capelli dal viso, sentire il suo tocco mi fa avvampare.
"Giorgio alzati subito!" grida Giulia ed entrambi ci scostiamo di scatto, realizzando di dove fossimo e nella mente mi maledico e mi insulto. Cosa mi sta prendendo? Perché non riuscivo a muovermi?
"Senti tizia, inizia a rompere meno il cazzo" cerca di zittirla il ragazzo seduto accanto a me e io non riesco a non scoppiare a ridere.
"Cosa ridi Prete? Ti vuoi vendicare della festa provandoci con il mio ragazzo?"
"Io vendicarmi di te! Ma sentila! Io non sono una bambina come te, non mi abbasso ai tuoi livelli!" mi alzo di scatto.
"Sei la prima che mi mette le mani addosso e poi non fai la bambina!"
"State zitte entrambe!" ci interrompe urlando Giorgio, mettendosi in mezzo a noi, non mi ero accorta che tra le urla ci stavamo avvicinando. "Primo tu non sei la mia ragazza, te l'ho già detto! Secondo Sam cerca di evitare i guai almeno in gita che non c'è il tuo ragazzo che ti salva sempre come un eroe" inizia ad allontanarsi ma poi come se si fosse dimenticato qualcosa torna verso di me e mi sussurra "comunque ho vinto io" poi corre via, verso la direzione opposta a quella dove stavamo.
Giro lo sguardo e trovo Giulia in lacrime, non riesco a non ridere per quanto sia ridicola questa donna.
"Che mi sono perso?" mi chiede Giulio avvicinandosi a me, è sempre stato nell'altro gruppo e per tutto il pomeriggio non ci siamo parlati. "Perché piange?" Sembra preoccupato perciò mi giro verso di lui.
"Sei preoccupato per lei?" lui incerto mi fa cenno di sì con la testa, penso di essere arrivata in un momento di ilarità che non riesco manco a tenermi in piedi e mi siedo a terra. "Giorgio le ha detto che non stanno insieme e deve rompere meno il cazzo" spiego in poche parole.
"Tutta colpa tua!" La mia compagna di classe si alza di scatto e inizia a venirmi addosso.
"Cosa ho fatto ora?" chiedo esasperata.
"Tutta colpa tua! Lui non mi vuole per colpa tua!" cerca di strattonarmi ma oppongo resistenza.
"Perché mai sarebbe colpa mia?"
"Da quando ci sei tu è cambiato!"
"Lo conoscevi prima? Mi sembra di no visto che lo guardavi solo da lontano. Quindi non venire a rompere il cazzo a me"
"Se quel giorno non ti avesse salvato non sarebbe così legato a te!"
"Ma a lui di me non gliene frega nulla! Me lha detto lui stesso! Cosa vuoi ancora dalla mia vita?!" la allontano spingendola via.
"Sussurrava il tuo nome mentre dormiva! Giulio tu ci sei anche come compagno di stanza, diglielo anche tu, non ci credo che non parli mai di lei mentre dorme!" guardo interrogativa Giulio che annuisce guardando da lontano la situazione.
"Questo sarebbe colpa mia? Lui mi ha allontanata!"
"Se tu non ti fossi intromessa nella sua vita potevo almeno provarci con lui!"
"Intromessa?! Ma senti ciò che dici? Come se fosse colpa mia quello che è successo quella maledetta notte!" noto la cerchia di alunni che ci circonda guardando il nostro litigio come se fossero al cinema.
"Hai dato la colpa a me! Potevi bere meno e vestirti di più! Sei sempre stata una troia, si poteva intuire benissimo che finivi per essere stuprata!" mi sputa addosso e io le tiro uno schiaffo. Lei mi spinge e iniziamo ad azzuffarci finché non veniamo divise dal suo professore di educazione fisica.
"Asper e quell'altra ragazza finitela! Siamo ad una gita scolastica! Un contegno, siete fortunate che non vi siete fatte male se no avrei dovuto fare appello!" io e Giulia continuiamo a guardarci in cagnesco finché Veronica non si avvicina a me e cerca di portarmi via.
Mi accompagna in una panchina vicino alla fontana e ce ne stiamo in silenzio finché non inizio a rilassarmi osservando la maestosa villa davanti a noi.
"T-ti hanno stuprata?" mi chiede incerta la ragazza che mi sta accanto, cerco di guardarmi attorno e noto una piccola festa di compleanno di una bambina che si stanno divertendo insieme a un'animatrice vestita da Elsa di Frozen. La osservo meglio è una ragazza con i capelli biondi tinti, lunghi, molto snella e con qualche piercing sparso.
"Non lo sapevi?" le rispondo posando l'attenzione su di lei mentre lei mi fa di no con la testa. "Strano per alcuni giorni non hanno parlato d'altro a scuola" alzo le spalle tornando a guardare i bambini che si divertono a giocare con la palla.
"Di solito non ascolto i gossip scolastici, tanto meno le chiacchiere" le sorrido, nessuna delle due parla, non voglio toccare quell'argomento, ancora mi fa male. Mi avvicino alla fontana e guardo il mio riflesso, mi sembra che due uomini mi compaiano da dietro e iniziano a puntarmi il coltello sulla parte scoperta della mia pancia, di scatto me la copro. Cerco la mia camicia a scacchi, la indosso e la chiudo coprendo il mio corpo, mi stavo sentendo inadeguata. I miei pensieri si collegano canale Alessandra e quanto ci tiene a vedermi vestita per bene, era così contenta che mi vestissi come se non fosse successo nulla, mi sforzavo solo per lei. Una sensazione di nostalgia prende il possesso di me e mi siedo a terra, pensando a Vittorio che mi cullerebbe se mi fosse accanto e mi direbbe di stare tranquilla, che andrà tutto per il meglio. Mi manca molto, non sentire la sua voce, il soprannome piccola con cui mi chiama sempre, lo desidero accanto e il fatto che ancora non mi parla mi fa stare peggio.
Una musica tipica da Baby-dance mi fa trasalire e sorridere verso la festa, finché delle mani mi prendono per le spalle e ridendo mi dice "forza muoviti, voglio andare a ballare" Veronica inizia a correre davanti a me e non riesco a non ridere e raggiungerla. Qualche metro indietro a noi iniziamo a ballare la Pesciolino dance quando veniamo interrotte dalla ragazza che stavo osservando prima.
"Ragazze! Venite a ballare con noi!" non ce lo facciamo ripetere due volte che ci mettiamo di fianco a lei e continuiamo a danzare come se non ci fosse un domani.
Mentre cantiamo a squarciagola "danza per la panza" i bambini ci seguono e ci applaudono, dopo diverse canzoni arriva la torta e ci fermiamo per prendere un po' di fiato, non smettiamo di ridere e divertirci.
"Grazie per l'aiuto ragazze! Mi chiamo Roberta voi?" ci presentiamo e chiacchieriamo un po' mentre gli altri bambini mangiano. "Quindi siete di Roma e siete in gita che peccato! Io che pensavo di aver conosciuto ragazze nuove di Torino."
"Guarda che stiamo qua per altri giorni, se ti vuoi unire nelle passeggiate pomeridiane a noi ci fa più che piacere" interviene Veronica e dopo altre domande che vengono fuori all'improvviso veniamo interrotte da una bambina, assomiglia molto a Roberta.
"Sorellona! Vogliamo ballare ancora! Le tue amiche sono troppo brave!" le dice cercando di farsi notare tirandole la gonna. La nostra nuova conoscente ci guarda per chiederci il permesso e torniamo a danzare. Ci divertiamo finché non veniamo raggiunte da Giulio che ci avverte che dobbiamo tornare.
"Ragazze aspettate!" ci richiama Roberta mentre ci stiamo allontanando "Tenete questo è il mio numero, io sono quasi sempre in giro, quindi basta un messaggio con la posizione che vi raggiungo!" ci fa l'occhiolino e dopo che ci ha abbracciato e ringraziato ancora per i balli torna alla festicciola. Io e Veronica ridiamo ancora pensando al pomeriggio divertente che abbiamo passato.
"Siete diventate buone amiche! Ci scommettevo!" esulta Giulio e si intromette tra me e la mia nuova amica, se così la posso definire. Ho paura a fidarmi.
Quando arriviamo all'hotel abbiamo giusto il tempo di riposarci una decina di minuti che poi dobbiamo di nuovo scendere, quindi salgo in camera giusto per cambiarmi la maglia visto che ho sudato e poi riscendo, fortunatamente ancora non ho incrociato Giulia.
Mi siedo al tavolo e già trovo Giulio seduto che mi attende. "Stanno discutendo, penso, in camera e mi sentivo di troppo" mi spiega e io scuoto la testa. Ogni giorno che passa capisco quanto sia ridicola e mi chiedo come facevo ad esserle amica. Dopo poco li vedo varcare la soglia della stanza, Giorgio sembra trionfante mentre Giulia ha un'aria triste, ma appena incrocia lo sguardo mi fulmina. Fortunatamente le occhiate non possono uccidere altrimenti io e lei staremmo distese a terra in fin di vita.
"Che brava ballerina che sei!" mi dice Giorgio di punto in bianco e quasi mi strozzo con il pezzo di pane che stavo mangiando. Sento il viso andarmi a fuoco per l'imbarazzo e Giulia mi guarda interrogativa, ma io la ignoro.
"Eh? Ci hai viste?" non provo a nasconderlo, anche se in quel momento vorrei sprofondare, non so perché ma il mio desiderio adesso è quello di non essere in questa situazione.
"TI ho vista, piccola. Anche i bambini maschi avevano lo sguardo fisso su di te. Quelli hanno già capito tutto dalla vita." penso di essere diventata color pomodoro, perché deve far così? Lo odio. In tutto ciò Giulia è tornata a guardarmi in cagnesco e io ricambio. Insomma è colpa mia se fa lo stupido?
"Stai zitto che stai dicendo una marea di cazzate"
"Io so quello che ho visto ed era un bel panorama, soprattutto in alcuni balletti" adesso mi sto arrabbiando, non so cosa mi stia trattenendo da non tirargli uno schiaffo o un bicchiere d'acqua. Sul viso gli compare un ghigno strafottente. Perché non posso tirargli un pugno per farglielo togliere? Non posso, rischierei l'anno. Dio che fastidio!
"Tuo fratello Vittorio non ne sarebbe tanto contento" colpo basso, ma spero che la smetta di darmi fastidio.
"Ma non ti parla neanche! Sai che gli importa se MIO FRATELLO guarda la sua "ragazza" che non vuole sentire?" sottolinea il fatto di essere suo fratello e virgoletta con le dita la parola ragazza. Penso che mi sia immobilizzata, la vista mi si è offuscata, non voglio scoppiare a piangere ma le sue parole mi hanno fatto male. Sento un frastuono, abbasso lo sguardo ed è stata la mia forchetta ricadendo sul piatto.
"L'h-hai s-sentito?" balbetto, non posso crederci che a lui lo abbia chiamato, mentre a me ignora ancora.
"Certo! Mi ha parlato questo pomeriggio dopo le attività nel parco" mi guarda con un sorriso vittorioso. Non so più che dire, non mi vuole sentire. Il mio ragazzo non mi vuole nemmeno mandare un messaggio. Non riesco più a stare in quella stanza che mi alzo di scatto e cerco di correre via.
"Potevi anche evitare!" sento di dire da Giulio che mi prende il polso e cerca di riportarmi al tavolo.
"Lasciami andare!" cerco di scrollarmelo di dosso mentre qualche lacrima mi percorre il viso, sento tutti gli occhi addosso. Dopo due secondi mi trascina fuori, nel parchetto sento l'aria fredda sul viso. Mi abbraccia e penso che si aspetti che io pianga, ma non succederà. "Voglio stare sola Giulio. Lasciami andare in camera. Di certo non provo il suicidio per uno stupido ragazzo mentre mia sorella sta rischiando la vita!" gli urlo contro, è spiazzato dalla mia risposta che mi lascia. Ne approfitto e torno all'interno, prendo le scale e cerco di entrare il prima possibile nella stanza. Sento richiamarmi da Giorgio ma lo ignoro. Apro la finestra e salendo sul balcone inizio a fumarmi una sigaretta. Domani o questa notte, devo cercare di comprarle senza farmi notare, potrei chiederlo a Roberta.
Mentre espiro il fumo della sigaretta prendo il telefono e apro la chat con Vittorio, visualizzato e non risposto. Una lacrima mi passa sul viso, non capisco il suo comportamento.
Ho discusso con Giorgio a cena e mi ha detto che non mi vuoi sentire ti prego spiegami almeno il motivo. Non sai quanto mi manchi e quanto vorrei stare lì insieme a te, rispondimi ti supplico.
Sono indecisa se inviarlo o meno. Ho il pollice vicino alla freccia del messaggio, ma un campanellino d'allarme dentro di me mi consiglio di non farlo, di dargli tempo. Se Giorgio mi avesse detto la verità peggiorerei solo le cose. Quando si calmerà mi richiamerà, insomma io gli ho già chiesto scusa e che si stava sbagliando.
"Ei! Dobbiamo scendere!" Giulio mi fa spaventare, lancio il telefono e riesco a riprenderlo prima che l'impatto a terra lo rompa in mille pezzi. Riponendomelo in tasca però noto che il messaggio è stato inviato.
"Giulio ti trucido!" gli ringhio contro e cerco di raggiungerlo, ma lui si è chiuso fuori. Mi guardo due secondi allo specchio e decido di uscire così, avevo già una felpa e il trucco pensavo si fosse messo peggio, tutto grazie ai trucchi waterproof di Ale.
"Oh Ale, non sai quanto mi manchi, ti prego fai che sia tutto un incubo e domani mattina mi gridi di alzarmi altrimenti farò ritardo. Chiamami sgridandomi per aver bisticciato per l'ennesima volta con nostra sorella oppure fai irruzione in camera mia per truccarmi e farmi uscire subito. Fa che sia tutto uno scherzo" dico tra me e me guardandomi allo specchio, una lacrima mi scorre sul viso e la tolgo subito con un gesto della mano.
"Perché mi volevi uccidere?" Mi chiede Giulio mentre scendevamo le scale.
"Mi hai fatto mandare un messaggio che non volevo"
"Segno del destino che dovevi mandarlo allora" detto ciò alza le spalle e inizia a velocizzare il passo.
Appena usciamo all'hotel dobbiamo prendere qualche incrocio sulle vie poi ci troviamo in piazza San Carlo mi sembra, o almeno credo che la professoressa d'arte l'abbia chiamata così. Decisamente enorme, nonostante io ami la mia città non riesco a non adorare questa. Rimango sempre più affascinata.
Iniziamo a girare per le vie illuminate e cosparse di negozi, poco più avanti di me ci sono Veronica e Giulio che parlano tra loro e non li voglio disturbare anche perché vorrei stare un po' sola con i miei pensieri. Continuo a guardarmi intorno e ogni tanto mi soffermo davanti a qualche vetrina, magari appena ci lasceranno un po' di tempo potrei fare un bel regalo sia a mia sorella che a Vittorio, chissà se si deciderà di parlarmi una volta che sono tornata. Se pensa qualcosa di male per colpa di Giorgio giuro, su quanto è vero che mi chiamo Samantha, che lo strozzo.
I miei pensieri vengono interrotti da una spinta da parte di Giulia, la vedo sorridere. Non faccio in tempo a replicare che la vedo piegarsi per prendere qualcosa a terra, torna su e qualcuno da dietro mi spinge e la mia compagna di classe mi fa lo sgambetto facendomi strabuzzare a terra. Le sento allontanarsi ridendo, mi alzo e noto subito le scarpe slacciate, quando alzo lo sguardo per continuare con il mio gruppo lo osservo in lontananza pronto a svoltare a destra, dove porta di preciso? Di certo non lo so. Mi allaccio più velocemente possibile le scarpe e cerco di raggiungere i miei compagni ma una fitta al ginocchio mi blocca, noto una macchia sopra di esso e capisco che facendomi cadere Giulia mi abbia procurato anche una ferita al ginocchio. Zoppicando, non riesco a tenere completamente distesa la gamba, cerco di affrettarmi nel passo. Gli studenti del mio istituto sembrano abbiano iniziato una maratona e stiano andando ancora più veloci.
Vedo gli ultimi svoltare a destra, poi a sinistra e quando penso di averli raggiunti il vuoto più assoluto. Mi sembra di sentire una professoressa che annuncia di andare dritti e svoltare di nuovo dritti, io seguo quella voce, sperando sia giusta. Poi mi consigliano di andare a destra e di proseguire dritta. Però più cammino più le vie mi sembrano tutte uguali e non so di dove io sia finita.
Ho un déjà-vu, mi sembra di essere nella mia amata città: Roma. Mi guardo attorno e quelle vie sono così simili, sento il bisogno di urlare che non so dove io sia, ma come se qualcuno mi tenesse stretta per la gola non riesco a parlare. Provo a sussurrare ma il ghiaccio di una lama si fa presente sulla mia pelle. Sussulto e trovo i due uomini davanti a me. Non può essere, non possono essere loro.
Inizio a correre, ascolto le loro risate in lontananza e le loro conversazione dove si prendono gioco di me.
"Dove vai bambolina? Tanto ti troveremo sempre" dice uno, io provo a correre sempre più veloce, prendendo anche qualche deviazione e girando a caso per depistarli. Tanto già non so la strada quindi mi sono persa, se li depisto prendendo strade a caso sarebbe fantastico. Corro finché le forze me lo permettono, poi sono obbligata a fermarmi trovandomi in un vicolo chiuso, questa volta da un muro e non da una rete. Provo a prendere il telefono per vedere dove fossi, per fuggire e chiedere aiuto con quei due. Appena lo ho tra le mani è come se non ci accendesse, o almeno io non lo vedo. Ha lo schermo completamente nero e qualsiasi tasto io tocchi non fa una piega.
"Eccoci qua per una seconda volta" dice l'uomo capelluto mentre si avvicina a me con una lama, pià affilata, a me.
"Non ti lasceremo scappare questa volta e non ci sarà nessuno che ti salverà" continua il secondo, quello pelato.
"NO! Vi prego! Lasciatemi andare!" urlo in preda alle lacrime. Inizio a tremare tutta e mi accascio al suolo senza forze di reggermi in piedi. "Ho mia sorella in ospedale! Per favore non fatemi nulla!"
"Mi sa che farai compagnia a tua sorella allora" si avvicina il capellone e mi riprende per il collo, dove ripassa sulla cicatrice che ormai si era formata, poi piano piano passa su tutte le ferite che mi aveva causato l'altra volta.
"Ti prego lasciami andare!" ormai le lacrime hanno preso il possesso di me e non riesco a controllarle. Lo vedo ridere di gusto mentre prende con la mano libera un coltellino svizzero e me lo mostra. Il secondo uomo, lo stesso che era in sua compagnia quella notte, mi prende per le spalle e mi sbatte al muro e mi tiene ferma. Con una mano mi ha bloccato i polsi sopra la testa e io sto combattendo per non cadere a terra, sento le gambe come fossero fatte di gelatina. Con l'altra mano inizia a sfiorarmi i fianchi. "Vi prego, non di nuovo. Vi supplico"
"Piccola puttanella devi imparare a stare zitta, ancora non l'hai capito?" si avvicina a me il primo uomo con il coltello sulla mano e mi fa un taglio sopra alla cicatrice del braccio sinistro. "Noi di te facciamo ciò che vogliamo e non ci sarà né il tuo amichetto né la polizia a fermarci" Con le braccia mi circonda la vita, io di scatto chiudo gli occhi mentre continuo a piangere e urlare. Mi sento tenere in aria e poi essere adagiata a terra.
"Lasciatemi andare! Non vi ho fatto nulla, vi prego" sussurro con un filo di voce, poi delle braccia mi circondano il busto e mi fanno mettere a sedere. "Toglietemi le mani di dosso! Cosa volete da me ancora?" le lacrime scorrono interrottamente sul mio viso nonostante io sia ancora con gli occhi chiusi. Poi sento un calore allargarsi intorno a me, un profumo che mi sembra familiare blocca i miei singhiozzi e cercando della lucidità mi accorgo che qualcuno mi stia abbracciando.
"Shh, stai tranquilla Sam" una voce così familiare cercava di consolarmi mentre con una mano mi accarezza i capelli. "Era tutto finto, quei due non ti perseguiteranno mai più" coccolata dalle parole mi addormento tra le braccia muscolose di Giorgio, senza opporre resistenza e tanto meno aprendo gli occhi per vedere dove fossi.
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