capitolo 22

Rimango seduta con le gambe al petto per un po' di tempo, mi sembra che il tempo non passi mai, non si muove nulla, non so se batto le palpebre, mi sembra di essere morta, non credo manco che stia respirando per via della puzza. Non mi muovo di un millimetro finché qualcuno non bussa alla porta. Provo ad alzarmi appoggiandomi al lavandino accanto a me e al muro. Mi chiudo subito il naso con le mani per non respirare e rischiare di tornare a vomitare, apro la finestra e dopo aver mandato giù tutta quella schifezza apro la porta.

"Come stai? Sei chiusa dentro da più di dieci minuti" è Giorgio che mi sta parlando velocemente, sembra preoccupato, vorrei ridere ma la voce mi si ferma in gola, non esce nessun suono. Vorrei rispondergli che non si deve più preoccupare di me, di pensare solo alla sua amica e di non badare a me come se fossi una vecchietta o qualcuno in costante cerca di aiuto. Non mi serve nessuno, tanto meno lui, una piccola parte di me lo voleva accanto, ma la me orgogliosa lo voleva a metri distanza. Le sue parole sono impresse nella mia mente, ogni volta che lo vedo mi ricompaiono come tagli che ancora bruciano, quando vorrei correre da lui e abbracciarlo mi sembra che qualcuno mi stia prendendo per il collo per fermarmi, abbasso sempre lo sguardo e a scuola andavo da Vittorio: mi aspettava con le braccia aperte per perdermi nel suo abbraccio e ricevere un suo bacio casto sulla mia folta chioma.

Pensare a Vittorio ancora mi fa male, controllo il telefono in cerca di un suo messaggio ma nulla, mi manca troppo e ho bisogno di uno dei suoi abbracci, non desidero di meglio. Mi sembra che Giorgio stia continuando a parlare ma non lo ascolto più da un po', perciò con tranquillità lo supero ed esco dalla mia stanza.

Sento richiamarmi ma lo ignoro, appena scendo le scale mi ritrovo la professoressa di lettere davanti, se non avessi alzato lo sguardo al momento giusto le sarei andata contro. Non voglio pensare alle conseguenze!

"Prete come sta?" mi chiede preoccupata, o almeno penso dal suo tono di voce ma dal suo sguardo non rivela nulla. Annuisco non avendo la voce, penso che abbia capito infatti si sposta di lato per farmi passare, ma poco dopo sento dire che per qualsiasi cosa potevo andare da lei.

Nella mia testa scoppio a ridere, gli insegnanti fanno sempre così, qualsiasi problema possiamo rivolgerci a loro, ma nessuno lo fa, capiscono il motivo? Secondo me no, non comprendono quando stanno esagerando durante le lezioni, ci stressano e dicono che quando avevano la nostra età era molto peggio e non dobbiamo lamentarci. Se in classe non offrite fiducia, non fanno nulla per indurre l'alunno ad aprirsi, ci vedono per la maggior parte del nostro tempo negli anni migliori e peggiori della nostra vita, notano le difficoltà ma non fanno nulla se non continuare a dire al vento che possiamo parlare con loro di qualsiasi cosa. Gli insegnanti sono così, lo fanno per ripulirsi la coscienza ma se vedono un atto di bullismo non intervengono anzi dopo di quello fanno mille lezioni, come se quelle possono far capire e cambiare la mentalità, secondo me peggiorano il soggetto, lo fanno sentire più vulnerabile e più esposto e sentirsi ridicolo, perché tutti sanno che si sta trattando di lui, quindi peggiorano solo la soluzione.

"Come saprà so cosa ha passato, sa quale è la mia camera se ne ha bisogno" sento dirmi quando ormai ero entrata nella sala con i tavoli, trovandoli completamente vuoti. Mi giro attorno, non c'era ombra di nessun alunno. Mi dirigo verso la hall, il primo posto che mi è venuto in mente e infatti non mi sbagliavo. La stanza era piena dei miei coetanei. Erano divisi tutti in piccoli tavoli ma si poteva distinguere tre grandi gruppi, coloro che si divertivano giocando a carte, chi si raccontava cose o stavano facendo amicizia conoscendosi e quelli con le cuffiette che stanno in disparte, certi sono al telefono con qualcuno, altri hanno lo sguardo perso nel vuoto oppure gli si legge in faccia che in questo momento vorrebbero essere da tutt'altra parte, anche se quest'ultimo gruppo è una minoranza.

Non ho mai capito chi volesse rimanere a casa il giorno della gita, oppure non vedeva l'ora di tornare, ma ora ho compreso tutto perché è ciò che vorrei anche io. Desidero più di ogni altra cosa la mia amata Roma e stare accanto a mia sorella, l'attesa mi sta mangiando all'interno e mi sembra di morire ogni secondo che passa e non so nulla di lei.

Mi siedo in una poltrona che si trova in un angolo lontano da tutti, mi metto le cuffiette e mi perdo nella musica, la mia playlist come se mi prendesse in giro fa partire le canzoni preferite di Alessandra, mi scende una lacrima ma la tolgo subito, non vorrei che nessuno mi vedesse piangere, non voglio altri problemi. Mi guardo attorno cercando di vedere se qualcuno mi abbia vista, ma l'unico che mi fissa è Giorgio, abbasso lo sguardo, non resisto un secondo di più a guardarlo.

Prendo di nuovo il telefono in cerca di notizie, nessuno mi ha fatto sapere nulla quindi prendo l'iniziativa e scrivo per prima a Francesca:

"So che nell'ultimo periodo non ci siamo parlate, ma qualsiasi cosa su Alessandra me la comunichi subito? Qualsiasi ora sia chiamami se hai bisogno, sono preoccupata e vorrei tornare il prima possibile a Roma. Mi dispiace di come mi sono comportata in questa settimana, mi sono sentita tradita dalla tua fiducia, so che ignorarti non è stato un comportamento maturo e dovevamo affrontarci parlando e mi scuso per questo. Ma ti prego, chiamami appena sai qualcosa, sto malissimo. Ti voglio bene, non ho mai smesso di farlo." appena finisco di scrivere il messaggio mi scende un'altra lacrima, realizzando quanto il tempo sia breve, che una cosa che dai per scontata ti può essere portata via in meno di un secondo e tu non puoi farci nulla: il mondo è crudele.

Prendo la chat con Alessandra e inizio a scriverle un messaggio con la speranza che si risvegli prima del mio ritorno e che lo legga sapendo che non l'ho abbandonata. Provo a scrivere il messaggio, ma poi cancello, non avevo mai saputo quanto difficile sia scrivere un messaggio importante, voglio che sia perfetto.

"Ale, ho provato più volte ha scrivere qualcosa di dolce, ma sai che non è da me. Vorrei correre da te, non sai che desiderio ho di starti accanto, tenerti la mano e aspettare il tuo risveglio, perché te sei una ragazza forte, una di quelle che si vedono poco in giro, con carattere e forza nonostante la tua età. Sei testarda, sveglia e orgogliosa, ma il bene che vuoi sia a me che a nostra sorella si vede da un chilometro di lontananza. Non sai quanti sorrisi e risate mi hai strappato quando volevo stare sola, non so come avrei fatto senza la tua strafottenza e le tue battutine, mi dispiace se nell'ultimo periodo ti ho lasciata un po' fuori dalla mia vita e di cosa mi accadeva intorno, ma non è facile manco per me. Immagino come tu ti sia sentita in imbarazzo in questi giorni quando io e tua sorella non ci parlavamo, mi dispiace per quello che hai passato per colpa nostra, non sai quanto. Vorrei prendere il primo treno, aereo, qualsiasi mezzo pur di raggiungerti il prima possibile, per tenerti la mano e pregandoti di risvegliarti, sussurrando che ragazza forte sei e di non mollare. Sappi che lo sto pensando ogni secondo e che non ti sto lasciando sola anche se solo con il pensiero. Desidero starti accanto come lo sei stata tu alla festa, non mi sono mai pentita così tanto di essere partita per la gita, spero che tu me lo possa perdonare. Ti voglio bene sorè e vedi di svegliarti presto che senza la tua voce che gira per casa tutto il giorno non è lo stesso."

Tolgo subito il telefono perché ormai le lacrime hanno iniziato a scorrere senza fermarsi e non riesco a fare più nulla, mi copro il viso con le mani cercando di calmarmi il prima possibile ma sento due braccia circondarmi, in questo momento immagino che sia Giorgio e che tra poco mi chieda scusa per quello che è successo, che le cattiverie le ha dette solo per la rabbia, che è pentito e non le pensa davvero, ho sul serio bisogno del mio amico. Ma appena alzo lo sguardo i miei pensieri vengono traditi dai capelli riccioluti di Giulio.

Mi tolgo le ultime lacrime che percorrono il mio viso e il ragazzo davanti a me mi guarda dispiaciuto, distacco subito il contatto visivo, mi sento a disagio sapere che qualcuno mi abbia visto mentre mi sto disperando nonostante sia davanti a tutta la mia classe e a quella della mia ex migliore amica.

"Ricevuto notizie?" mi dice solo e io faccio cenno di no con la testa mentre nella mente lo sto insultando, secondo te perché sto piangendo? Se sapessi qualcosa non starei così. "Mi dispiace" continua con tono dolce e cerca di abbracciarmi ma lo respingo, non ho bisogno della compassione di nessuno. Lo vedo imbarazzato, non sa come comportarsi perciò riprendo il telefono sperando in un visualizzato, ma che non c'è da nessuna delle mie due sorelle. Mando un messaggio veloce a Vittorio, ma il suo accesso risale a questo pomeriggio dopo la nostra ultima conversazione.

"So che odi la compassione, perciò scusa. Sono preoccupato anche io" continuo a tenere basso lo sguardo, ho la voglia di urlargli contro come fa ad esserlo se manco li ha mai conosciuti, se a momenti non sanno manco come sono fatti. Ma fortunatamente non ho la voce e non dico cose di cui potrei pentirmi, non merita di essere trattato male nonostante io sia a pezzi, lui si sta sforzando di starmi accanto e lo apprezzo, ma non è la persona che vorrei, i miei pensieri corrono subito a Vittorio ma il mio sguardo cade su di Giorgio che sta conversando con Giulia e lei che prova ad avvicinarsi in più modi possibili. Quando noto la mano della mia vecchia amica sul petto di lui, alzo lo sguardo e vedo Giulio, sembra che una lacrima gli stia percorrendo il viso ma non sono sicura.

"Vorrei fare qualcosa per te davvero" si inginocchia davanti a me e prende le mie mani nelle sue e mentre continua a fissarmi gli occhi continua "ti prego parlami, voglio aiutarti" finisce supplicandomi, tolgo le mie mani e guardo il panorama dalla finestra dietro di lui.

Vorrei parlare, desidero avere la voce per dire tutto, ma non la ho. Sono tornata come in quel giorno, quello precedente a tutto questo casino ma quello successivo al mio trauma. Si alza e torna al tavolo dove dei ragazzi stanno giocando con le carte, ma prima di allontanarsi del tutto mi invita a unirmi, ma io nego l'invito e lui, a testa bassa, torna al suo tavolo.

Mi rinfilo le cuffiette e mi perdo nuovamente nella musica, finché non viene interrotta dall'arrivo di un messaggio: era Francesca.

"Devi scusare anche me, mi sono comportata da immatura e non ti ho dato il modo di confidarti, mi dispiace non aver parlato meglio della situazione. So già che quando hai problemi ti chiudi in te e non ne vuoi parlare, come è già successo, quindi non dovevo comportarmi da bambina come ho fatto. Ti voglio bene anche io, scusa ancora."

Mi ritrovo a sorridere come un'ebete davanti al telefono, manco mi avesse scritto un'ipotetica crush e mi avrebbe riempito di complimenti. Sono felice che siamo riuscite a perdonarci ed esserci chiarite più o meno, nonostante io sia chilometri lontana. L'unica cosa che mi fa rattristire è che le ho chiesto scusa solo perché nostra sorella minore è in pericolo e di nuovo tutti i miei pensieri tornano su di lei. Come se mi leggesse nel pensiero mia sorella mi scrive un secondo messaggio:

"Di Ale ancora non sappiamo nulla, è in coma ma fuori pericolo al contrario di Tommy, lui è messo molto peggio, dopo se vuoi ti chiamo che ti racconto meglio cosa è successo. Vittorio è devastato, non parla con nessuno, sta sempre in un angolo e non si alza nemmeno per bere a momenti, sembra morto. Mi sembra che questo pomeriggio abbia urlato contro qualcuno, poi il nulla. Tu ne sai qualcosa?"

"Eh, in realtà abbiamo litigato, non so perché pensa che io gli abbia messo le corna sto malissimo sia per Ale sia perché mi manca Vittorio. Dopo lo volevo chiamare, appena salgo in camera però faccio uno squillo a te."

"stai tranquilla e divertiti, stacca un po' la mente e non pensare a noi, ci sono io. Qualsiasi urgenza ti chiamo. Ah sì! Fai la brava, non cacciarti nei casini come il solito che non ci sono io questa volta a coprirti" rido al suo messaggio, tolgo il telefono e seguo il consiglio di mia sorella: mi alzo dalla poltrona e vado verso di Giulio per fare una partita a carte.

Appena mi vede alza un braccio come per dirmi di unirmi e mi siedo vicino a lui, mi chiede se sapessi giocare a briscola, da brava italiana ovviamente rispondo di sì. Ci troviamo a giocare a briscola in cinque con due ragazzi e una ragazza che non avevo visto prima, il mio amico ci ha presentati e sono suoi compagni di classe, i due ragazzi si chiamano Marco e Luca, mentre la ragazza si chiama Veronica, è una ragazza molto carina, ha i capelli neri e gli occhi non riesco a vederli bene essendo scuro, porta degli occhiali rotondi che gli stanno benissimo, anche se da seduta riesco a intravedere il suo fisico, snello e formoso, molto bello. Mentre giochiamo dice anche qualche battuta, è anche simpatica, mi dispiace non averla conosciuta prima, ma le gite servono a questo no?

Proprio mentre stavamo giocando ed ero finalmente sovrappensiero, non pensavo più nella di me e avevo ricominciato a dire qualche parola, anche se minima, mi accorgo di Giorgio e Giulia che si stanno baciando anche troppo appassionatamente, cerco di tornare al gioco, ma non riesco. Nonostante sia io in vantaggio, quindi stia vincendo, abbandono il gioco e corro in camera, l'immagine di loro due insieme mi faceva ribrezzo, non riesco tutt'ora a sopportarli.

Che pretendo infondo? Sono due persone false e meschine, sono così simili che sono perfetti per stare insieme, complimenti a loro, che possano essere felici, ma per favore non fateli più entrare nella mia vita, non li voglio vedere più e come per magia sento la porta della camera aprirsi e mi giro di scatto.

Giulio fa la sua entrata e mi chiede come mai sono corsa via, io imbarazzata non sapevo che rispondere ma poi gli chiedo una sigaretta, prende il pacchetto che aveva in tasca e andiamo sul balcone.

"Se fumi come mai avevi così poche sigarette?" mi chiede dopo che l'ho accesa.

"Non fumo quasi mai, ma sai questo è un periodo un po' speciale" rispondo provando a scherzare un po', subito dopo mi ricompare un sorriso: realizzo che sono riuscita a comporre una frase per intero.

"ah quindi la voce ti è tornata?" è divertito, lo capisco dal suo tono di voce.

"a quanto pare" alzo le spalle e prendo il telefono sperando in un messaggio, ma nulla. "Ti dispiace se" chiedo facendo vedere il telefono.

"No tranquilla, chiama pure chi vuoi, sarò muto come un pesce" io lo ringrazio con un sorriso e provo a chiamare Vittorio, ma squilla a vuoto.

Perché mi ignori? Rispondimi almeno chiariamo, ti supplico mi manchi da morire.

I miei pensieri si trasformano in un messaggio che non mi ero accorta di aver scritto, lo rileggo e lo invio. Successivamente aggiungo:

Avevo litigato con Giorgio e mi aveva fatto salire dei dubbi, avevo bisogno del tuo conforto, ci ero rimasta male della tua non risposta. Desideravo te e nient'altro in quel momento. Sono andata a fumari una sigaretta in camera con Giulio visto che tuo fratello lo aveva cacciato per scoparsi Giulia. Ma ti giuro su tutto quello che vuoi che non è successo nulla. Ti prego chiamami, ho bisogno di te vorrei tornare a Roma in questo istante, credimi.

Dopo aver premuto invio aspetto qualche minuto e lo ritrovo online, mi visualizza i messaggi ma dopo qualche minuto esce di nuovo. Spero che mi stia per richiamare quindi lo attendo, ma finisco la sigaretta e ancora di lui nulla. Mi scende una lacrima e Giulio mi abbraccia, senza dire una parola. Non so come faccia ad essere così come me, nonostante ci conosciamo da qualche ora lui mi sta accanto come se mi conoscesse da una vita. Ricambio l'abbraccio dopo aver buttato via la cicca.

Dopo qualche secondo interrompo l'abbraccio per chiamare mia sorella, fortunatamente mi risponde dopo qualche squillo

"Ei..." dico semplicemente, mi trovo in uno stato di imbarazzo, non so che dire.

"Non ci sono ancora novità" mi risponde semplicemente e fredda

"Mi puoi raccontare cosa è successo?" la supplico, sto usando tutte le mie forze per non farmi uscire nessuna lacrima.

"Eravamo al parco, stavamo ridendo e scherzando tutti insieme, Tommaso mi sembrava un po' strano ma non capivo il motivo, li vedevo sorridere insieme e non mi sono preoccupata. Hanno portato anche qualche birra, tra una sigaretta, una battuta e un sorso, li noto insieme sullo skate un po' più avanti a noi. Stavano parlando tranquillamente. Vedo una ragazza avvicinarsi a lui e abbracciarlo troppo euforicamente." prende un respiro, sento dalla sua voce rotta che sta piangendo, prima stava sussurrando, ma ora sta parlando normalmente. Penso che abbia cambiato stanza come oggi aveva fatto Vittorio. "Sai come è fatta nostra sorella, è scesa subito dallo skate, ha iniziato a gesticolare contro Tommy, poi ha iniziato a spingere via la ragazza" si ferma per un secondo, la sento singhiozzare, vorrei stare lì con lei. "Tommaso cerca di fermarla, ma lei se lo scrolla di dosso e cerca di allontanarsi. Lui la rincorre subito, la prende per un braccio e la fa girare verso di sé, io ormai ero presa dalla scena, volevo vedere cosa stesse succedendo tra i due. Se mi fossi avvicinata subito Sam, non sarebbe successo. Non staremmo qua, se succede qualcosa a uno dei due non me lo perdonerei mai" ormai il pianto la blocca.

"Fra respira, non è colpa tua. Non potevi saperlo. Sono bravi ragazzi, abbastanza maturi da capire i propri errori, anche io non mi sarei intromessa." provo a consolarla.

"No Samantha te non c'eri, non puoi capire. Lui prova a baciarla, per un attimo ricambia, ma poco dopo lo spinge via e corre verso di me. Mi chiede della birra per bere un pochino e io ovviamente gliel'ho negata. Tommaso l'ha raggiunta, la supplicava di ascoltarlo, ma nostra sorella non ne voleva sentire, mi supplica di tornare a casa, ma le dico di no perché dovevo andare da Edoardo. Ti rendi conto?! Se l'avessi accompagnata non sarebbe successo, le ho detto di no solo per andare dal mio ragazzo." è disperata, quasi ogni frase è interrotta da un singhiozzo.

"Fra calmati, non potevi saperlo, hai fatto benissimo a non darle la birra. Cosa potevi fare tu? Non avresti potuto fare altro se non ritrovarti anche tu su quel lettino di ospedale, come si sentirebbe Ale se fosse stato il contrario? Te lo dico io, peggio. Fidati, non l'ho mai vista così disperata quando ho rischiato di morire, se fosse stato il contrario questa volta non si sarebbe data pace, per niente."

"Stai dicendo meglio lei che io?!" sta alzando la voce, mi ha frainteso.

"Sarebbe meglio nessuna delle due! Ma è successo, ora dobbiamo starle vicino e sperare per il meglio."

"Sembrava un film romantico o un libro, lei che corre via da Tommy, lui che la rincorre a tutti i costi pur di farsi perdonare insomma una scena molto tipica." prende un respiro, finalmente le sue lacrime sono diminuite. "Poi è successo così in fretta, Ale stava urlando di lasciarla in pace finché non si butta in strada per attraversare e andare a casa, una macchina stava arrivando a tutto. Tommy urla il suo nome e si catapulta verso di lei cercando di spostarla. La macchina lo prende in pieno e lo scaraventa di qualche metro più avanti, a nostra sorella prende solo le gambe ma cadendo sbatte anche la testa ed entrambi hanno perso subito i sensi. Sam, Vittorio era accanto a me, ha visto tutto anche lui. Stava andando incontro al fratello per fermarlo, per dirgli di lasciarla andare, quando suo fratello inizia a correre per salvare nostra sorella." Le lacrime hanno preso il sopravvento su di me e non riesco a fermarle, non mi sarei mai immaginata una cosa del genere.

Fortunatamente riesco a trattenere i singhiozzi e Giulio era uscito da un po' per lasciarmi un po' di privacy. Vengo sovrastata dai pensieri e dai dispiaceri, non riesco a parlare, rimaniamo in silenzio sia io che mia sorella in compagnia delle nostre lacrime.

"Fammi sapere qualcosa di Vittorio che non mi risponde, devo andare ora. Andrà tutto il meglio vedrai" la saluto prima di chiudere la chiamata e accasciandomi a terra e sussurrare tra me e me un "almeno lo spero".

Appena trovo le forze mi alzo e rientro in camera, si è fatto abbastanza tardi e domani alle 7 e mezza dobbiamo ritrovarci per fare colazione. Perciò mi metto il mio adorata pigiama nero e mi metto sotto le coperte, sento Giulia rientrare e sussurrare qualcosa tipo "me lo ricordavo bravo, ma ogni giorno che passa migliora", rido per la demenza della mia compagna di stanza e mi rigiro nel letto. Quando finalmente spegne la luce sento dirle "Giorgio, mi innamoro sempre di più"

Non la sopporto più, vorrei che fosse mattina e non stare in camera con lei. Trasportata dai pensieri per Alessandra e Tommaso mi addormento con le lacrime che mi scorrono sulle guance.

Ciao a tutti!

Se vi va lasciate una stella o un commento che mi fa sempre piacere!

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