capitolo 20
Sento una mano sulla mia schiena, alzo lo sguardo e vedo Giulio che mi porge un pacchetto di fazzoletti.
"Non pensavo potesse essere così grave essere in camera con lei" dice cercando di farmi sorridere, ma lo fulmino con lo sguardo.
"Tu non sai, quindi non parlare grazie" Mima uno scusa e torna a guardare davanti a lui.
Alzo la musica al tutto per il resto del viaggio, che dura fin troppo poco. Volevo rimanere in quella corriera per tutta la settimana. Sono una delle prime a scendere e con la mia fortuna la mia valigia l'ho trovata subito. Entro nell'hotel che ha un arredamento moderno che assieme alle decorazioni minimal crea eleganza e preserva lo spazio dalla sensazione di affollamento. L'unica parete diversa era quella in fondo, dove era rappresentato un orso, accanto troviamo una porta a vetro scorrevole che dà su un immenso giardino, si intravedono anche delle altalene.
Nella hall ci aspetta la professoressa, la stessa che ci ha assegnato le camere, mi lascia la chiave della mia, numero 312. Devo salire fino al terzo piano, non esiste un ascensore qua e quindi mi tocca fare le scale, arrivo davanti alla mia porta sana e salva anche se con qualche difficoltà. Non so se per mia sfortuna o fortuna vengo raggiunta da Giulio e mi comunica che la loro stanza è quella davanti alla nostra.
"Da bene in meglio" sussurro tra me e me, senza farmi sentire, e alzo gli occhi.
Appena apro la porta mi ritrovo in una camera molto semplice con delle pareti bianche, aveva due letti singoli staccati sotto a un armadio che forma un'enorme M. Davanti a loro c'è una piccola scrivania ad angolo, con sopra una mensola con la tv, al centro un grande quadro dove sono rappresentati dei fiori, sotto di esso c'era un piccolo letto, dove solitamente ci si posa la valigia e accanto di esso un secondo armadio ma l'ultimo sportello contiene il mini frigo-bar. Nel piccolo corridoio che anticipa la camera sulla destra c'è una porta che dà sul bagno, abbastanza piccolo, ma c'è l'essenziale. Alla fine della stanza troviamo una porta finestra dove si espone un piccolo balcone. Poso la valigia sul letto più vicino alla finestra e inizio a sistemare le mie cose dalla mia parte.
"Sognavamo questa gita da una vita, adesso che ci siamo arrivate se ci parliamo rischiamo di picchiarci" scherzo tra me e me, mentre sistemo i jeans nell'armadio.
"Quindi ti fai anche il nanetto eh?" Dice Giulia ridendo mentre entra nella nostra camera.
"Smettila, non ci sono le tue ochette, non serve prendermi per culo" rispondo semplicemente senza guardarla e continuo a sistemare i miei abiti.
"Però hai evitato la mia domanda... quante corna ha Vitto eh?" Continua a ridere, stringo i pugni ma cerco di ignorarla.
"Che peccato se venisse a saperlo" mi giro di scatto e la vedo sogghignare.
"Ma sapere di cosa? Che io e Giulio parliamo semplicemente?!" Come quella mattina mi trovo ad urlare. Mi maledico quando non ho imparato a gestire la rabbia.
"Ci provi spudoratamente" fa un sorrisetto mentre va verso la sua parte di armadio per iniziare a sistemare i vestiti.
"Ma vaffanculo, fatti meno canne Giulia" dico portandomi il beauty case in bagno e rinchiudendomi dentro
"La verità fa male eh" inizio a sistemarmi e darmi una truccata, almeno per coprire le mie occhiaie che fanno invidia a uno zombie
"Sì sì continua ad esserne sicura" appena finisco di truccarmi e sistemare le mie cose in bagno esco. "Va dal tuo amorino, poverino dall'astinenza che ne sai se si sta facendo un'altra zoccola" finisco prima di mandarle un bacio e di uscire dalla camera.
Faccio un giro dell'hotel e mi ritrovo a scendere per andare verso la porta scorrevole dell'ingresso, ma mentre faccio le scale vedo Giorgio da lontano. Ha la fronte appoggiata al muro insieme al pugno, mi chiedo cosa abbia ma cerco di ignorare il mio pensiero e lo sorpasso ma visto il poco spazio mi scontro il mio braccio sulla sua schiena, lo vedo girarsi, sento che all'inizio borbotta qualcosa ma all'improvviso si azzittisce. Non mi fermo e percorro la mia strada.
Apro la porta scorrevole e mi catapulto fuori, è presente un enorme giardino verde, con diverse poltrone a cerchio e un tavolino al centro, qualche sdraio e poco più là un piccolo parco giochi per i bambini con le altalene e uno scivolo, ma queste sono più nascoste e non si vedono dalla porta. Mi vado a sedere su una delle due selle dell'altalene e inizio a guardare il cielo. In quel momento mi mancava da morire Giorgio, me lo sarei immaginato in piedi accanto a me, mentre fuma una sigaretta, che fa battute e ogni tanto cerca di darmi fastidio, oppure mi lascia sfogare, il mio amico a cui dicevo tutto a cuore aperto, senza vergognarmi, anzi avrebbe sorriso e mi avrebbe dato una sigaretta dicendo "la vita è proprio una merda" e alza lo sguardo verso il cielo.
Mi scende una lacrima e la tolgo giusto in tempo che sento qualcuno entrare nel giardino, riconosco subito il profilo di Giorgio. Aveva dei pantaloni neri larghi, con una catena, una t-shirt nera aderente con una giacca sopra, le sue solite air max e il suo amato cappello. Poco dopo si gira verso di me e si avvicina, si appoggia alla base di legno dell'altalena e mi guarda, io continuo a guardare il panorama davanti a me cercando di ignorarlo.
"Perché ti è scesa una lacrima prima?" Sposto lo sguardo su di lui, ha le braccia incrociate al petto e mi sta guardando.
"A te che importa?" Gli sibilo, mentre lui prende il suo pacchetto di sigarette e inizia a fumarne una.
"A me frega" dice mentre espira il fumo.
"Invece no, lo hai detto te stesso" uso un tono duro, lui non mi guarda più ma fissa il cielo mentre inspira e lo vedo ridere. "Che c'è da ridere?"
"Bello come credi a tutto" torna a guardarmi "pensavo che non mi avresti lasciato andare così facilmente"
"Ti ho lasciato andare così facilmente?! Io a te ci tenevo, sono stata male. Pensavo che avremmo risolto poco dopo come le altre volte! Mi hai ignorato per tutto questo tempo!" Continua a ridere
"Risolto come le altre volte? Senti ciò che dici? Non siamo amici da una vita, non siamo mai stati amici. Sarai amica degli altri ma non mia" abbassa lo sguardo su di me mentre butta la cicca della sigaretta ormai finita.
"Per questo non volevo dirti che fossi io la ragazza!" Ho iniziato ad urlare, ma per una volta riesco a trattenere le lacrime. "Volevo evitare tutto ciò!"
"Mi avresti fatto un favore"
"Sei tu che non mi davi pace e mi seguivi per sapere la verità! Sei tu che mi hai detto che non ti davi pace perché volevi sapere come stesse!" Continuo ad agitarmi e mi alzo di scatto verso di lui.
"Te l'ho già detto, credi a tutto e velocemente. Colpa tua se ho subito altri tagli anche io! Non ti sei minimamente preoccupata come potessi stare io! Il giorno dopo aver conosciuto mio fratello già ci provi, fregandotene di avermi messo nei casini"
"Se a te non è mai fregato nulla di me, perché io dovrei preoccuparmi? Dimmi con quale logica!"
"Con la stessa che io ti stavo accanto!"
"Le persone false non servono a nulla"
"Senti chi parla! Per favore, se non fosse per me non saresti fidanzata ora. Secondo te avrebbe mai messo gli occhi su di te se non fossi stata con me durante le ricreazioni?"
"Io ho conosciuto gli altri grazie alle mie sorelle" bisbiglio e abbasso lo sguardo, ciò che aveva detto mi aveva ferito perché era vero. Perché Vittorio avrebbe dovuto provare qualcosa verso di me? Mi avrà visto mille volte per i corridoi ma sono sicura che non ci aveva mai fatto caso, magari qualche volta ha riso di me. In quel momento volevo chiamarlo per chiederglielo.
"Sì ma se non fosse che ti avevo invitato con noi, ti avrebbe ignorato e sarebbe stato con noi a farsi qualche canna come facciamo sempre"
"Ti dà fastidio che sto con tuo fratello?"
"No. Mi dispiace per lui che ti deve sopportare!" Dice prima di superarmi e tornare all'interno. In quel momento le mie gambe cedono, mi ritrovo seduta a terra con le lacrime che mi scorrono in viso.
Perché Vittorio dovrebbe stare con me? Come fa a provare dei sentimenti verso di me? Ho bisogno di averlo accanto adesso, di sentire la sua voce, il suo tocco, lui che mi chiama piccola e che mi tranquillizza. Ma se mi mentisse come stanno facendo tutti nell'ultimo periodo?
Prendo il telefono e lo chiamo subito, non risponde, lo richiamo e mi chiude, provo a richiamarlo ma mi fa telefono spento. Dalla rabbia lancio il telefono lontano da me, pentendomi subito dopo e pregando che non si sia rotto. Scoppio in un pianto che mi toglie il respiro. Non riesco a trattenere i singhiozzi, cerco di stare zitta ma il bisogno di respirare me lo impedisce.
Come ho fatto a non accorgermi della vera natura di Giorgio? Finiamo sempre così con il litigare, magari per qualche giorno non ci siamo parlati ma poi ci siamo riconciliati. Perché adesso si comporta così? Mi avrebbe fatto piacere se non mi avrebbe più calcolata che essere presa in giro così. In fin dei conti ha ragione lui, sembra che siamo amici da una vita da come ne parlo. Sono ridicola e stupida per essermi fidata e affezionata in così poco.
Sento dei passi dietro di me e cerco di calmarmi con scarsi risultati.
"Ei cosa succede?" Giulio si siede accanto e a me e allarga le braccia, io mi appoggio su di lui e mi lascio abbracciare mentre continuo a piangere. Quando riesco a fermare i singhiozzi mi rialzo e gli chiedo scusa.
"Cosa succede?" Mi domanda.
"Perché sei qua?" non gli volevo rispondere, non sapevo cosa e non mi andava di parlarne.
"Giorgio si è portato in camera Giulia e diciamo che ero di troppo, perciò sono venuto a cercarti" alza le spalle e si distende sull'erba guardando il cielo sopra di noi.
"Come facevi a sapere che non fossi in camera?" Lo seguo facendo la sua stessa azione.
"Non rispondevi, semplice. Quindi ho deciso di girare un po' l'hotel finché non ho sentito qualcuno piangere" mi risponde ridendo.
"Non ridere di me, magari ero in camera e ti stavo ignorando"
"Ma non è così"
"Sarebbe stato meglio" bisbiglio, ma sembra sentirmi perché nessuno dei due apre più parola. Restiamo entrambi in silenzio ad osservare le nuvole sopra di noi.
"Fumi?" Chiedo all'improvviso e mi giro verso di lui alzandomi un pochino, lui mi guarda interrogatorio e fa cenno di sì. "Ho voglia di una sigaretta, andiamo in camera mia" mi alzo di scatto, mi tolgo l'erba che mi era rimasta attaccata e saliamo velocemente le scale. Apro la camera, cerco nella valigia le sigarette, apro la finestra e mi appoggio sui gomiti sul balcone. Giulio mi raggiunge poco dopo, chiudendo dietro di lui la porta in modo che non entri all'interno la puzza di fumo. Gliene porgo una, dopo avere accesa la mia, gli passo anche l'accendino.
"Ti sono debitore" dice mentre sta cercando di accenderla e io sorrido guardando le nuvole rosate davanti a noi. Non mi ero accorta quanto fosse trafficata questa zona, finché non abbasso lo sguardo e vedo il via vai delle persone, eravamo molto vicini al centro, l'ho dedotto dai vari monumenti che circondano l'albergo.
Inizia a fare qualche battuta sulle persone che passano e faccio lo stesso io finché non sento il telefono squillare, lo prendo e scorgo il nome di Vittorio sul display, lo ignoro e rimetto il cellulare in tasca.
"Chi era?" Mi chiede guardando il mio gesto.
"Il mio ragazzo" dico alzando le spalle.
"Perché non gli rispondi?"
"Anche lui mi ha ignorato prima" spegno la cicca e la butto dal balcone.
"Magari non ti poteva rispondere e ora ti sta richiamando" dopo poco la spegne anche lui e lo invito a buttarla di sotto.
"L'ho chiamato tre volte, la seconda ha chiuso e la terza aveva spento il telefono"
"Magari era occupato" cerco di chiudere il discorso subito non rispondendogli, finché non sento il telefono squillare di nuovo, era sempre lui, gli chiudo di scatto, stavo ancora male per come si era comportato. So che non è un comportamento maturo ma non volevo rispondere. Giulio mi guarda come se mi volesse analizzare
"Almeno un messaggio me lo poteva scrivere" dico incrociando le braccia e le appoggio sul balcone, dopo poi poso il mento e guardo davanti a me.
"Comunque non mi hai detto come mai stavi piangendo prima" sostiene da un momento all'altro, mi irrigidisco e mi alzo di scatto.
"Non sono cazzi tuoi" mi metto sulla difensiva, è la cosa che mi viene meglio.
"Sono tuo amico, quindi si sono anche miei" mentre finisce la frase vedo il telefono squillare di nuovo e chiudo a Vittorio una seconda volta.
"Certo come no. Mi conosci da qualche ora" alzo gli occhi al cielo, quella frase l'avevo già sentita troppe volte ed è sempre andata male.
"Mi stai simpatica" alza le spalle.
"Ma non sono tua amica" dico mentre prendo una seconda sigaretta e gliela offro.
"Così mi offendo però" lo ignoro mentre accendo la sigaretta e poi gli passo l'accendino come poco prima.
"Le amicizie possono essere false anche dopo tanti anni di amicizia, chi me lo dice che appena mi affeziono a te mi mandi a fanculo?" Fa per rispondere ma lo ignoro. "Te lo dico io: nessuno. Quindi prevenire è meglio che curare" espiro il fumo e guardo davanti a me.
"La vita è un gioco, non sai cosa ti può accadere alla prossima mossa. Se decidi di non giocare non saprai se avresti vinto o meno" mi sta guardando mentre sostiene la sua tesi.
"La vita è una merda, in qualsiasi caso va sempre male"
"Non per questo rimarrai sola per sempre senza un amico"
"Mi sai tenere testa, mi piace" finisco ridendo e lui mi segue poco dopo. Ma le nostre risate vengono interrotte dallo squillare del mio telefono nuovamente, sbuffo mentre lo prendo, ma appena vedo il nome del contatto di Francesca rimango sbalordita.
"Chi è?" Chiede Giulio vedendo la mia reazione.
"Mia sorella con cui non parlo da diverse settimane perché abbiamo litigato" continuo a guardare il telefono con dubbio se rispondere o meno. Prendo un profondo respiro e accetto la chiamata.
"Guarda chi si sente" dico ironica e con un filo di acidità.
"Nostra sorella e Tommaso hanno avuto un incidente" a quelle parole mi sentivo svenire, mi sono accasciata a terra, non riuscivo a rispondere. "Li hanno investiti, sono in ospedale. Non ci hanno detto ancora nulla" sento le lacrime scorrermi in viso, il respiro si sta facendo più affannato, il mio cuore ha iniziato ad accelerare ma in questo caso è un segno negativo, ho iniziato a tremare, non avevo la voce di rispondere. Non riesco più a tenere la presa al telefono che mi scivola e cade a terra.
"Cosa succede?" Giulio si avvicina subito e cerca di calmarmi.
"Mi sorella piccola e il fratello minore di Giorgio hanno avuto un incidente" dico con voce rotta dal pianto, guardo davanti a me ma la disperazione prende il possesso di me, infatti vedo tutto sfocato per via delle lacrime.
"Alessandra e Tommaso sono stati investiti e stanno all'ospedale" ripeto tra me e me.
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