Capitolo 2

Continua a fissarmi, aspettando in una mia risposta. "Si sono una ragazza" dico aggiungendo una piccola risata e tirando verso di me il braccio per lasciare la sua presa.

"No tu sei quella ragazza. Ecco come mai conosceva il mio nome." Mi guarda sempre più deciso.

"Non so di quale ragazza tu stia parlando" cerco di negare il tutto, mi dispiace ma non ne voglio parlare, tanto meno con lui, di sicuro non oggi e neanche a scuola.

"Buongiorno ragazzi" per mia fortuna veniamo interrotti dal professore di filosofia, non l'ho mai ringraziato tanto.

"Ne parliamo dopo" sussurra mentre me ne vado, ma faccio finta di non sentire. Per tutta l'ora penso a cosa gli possa dire ma le opzioni sono due: o scappo in bagno e lo evito per fino alla fine del quinto, o gli dico che sono autolesionista. La prima non sembra poi così male.

Appena suona l'intervallo esco di corsa dalla classe e vado in bagno, vedo che lui esce poco dopo di me e si guarda attorno, poco dopo inizia ad andare in giro per la scuola e a ruota vedo arrivare Giulia e la raggiungo. Per fortuna non incontriamo mai Giorgio. Nel cambio d'ora successivo, appena vedo con la coda dell'occhio Giorgio alzarsi esco e vado di corsa in bagno, finché non sono sicura che sia entrato il professore, ma proprio mentre sto per rientrare mi blocco sulla soglia, come immobile, vedo Giorgio di spalle che stava vicino alla cattedra e mi sbianco.

Sento gli occhi puntati addosso, sono quasi entrata e quindi è troppo tardi per tornare indietro. Il professore di matematica si gira verso di me e dice: "Prete fai la bella statuina? Entra e vai a metterti seduta" e indica il mio posto vuoto e continua riferendosi a Giorgio: "si Ferrario, vammi a fare queste fotocopie" e gli lascia dei fogli e lui di conseguenza si gira per uscire. Ci guardiamo negli occhi, intensamente, i suoi occhi marroni non vogliono togliere il contatto con i miei. Ma lui cammina e si dirige sempre di più verso di me, come il capelluto l'altra notte. Non sopporto più la tensione che corro in bagno a vomitare, sento il professore che mi richiama e mi chiede dove vada, ma non riesco,ho bisogno di un bagno in questo istante.

Rientro circa 20 minuti dopo, oltre al rimprovero ho gli occhi addosso per tutta l'ora e sento diversi bisbiglii e diverse volte il mio nome. Non ce la faccio più a rimanere chiusa in questa classe, vorrei che quella maledetta campanella suonasse in questo momento. Alzo gli occhi e guardo l'orologio poco sopra alla lavagna, di fianco al professore, la campanella come per magia suonò. Feci di corsa lo zaino e fuggo dalla classe, non voglio sentire e vedere nessuno, ma appena esco fuori dall'istituto e mi dirigo verso la fermata qualcuno mi prende per il braccio facendomi fermare.

Mi giro e noto Giorgio che tiene sempre la mano su quel maledetto braccio. La sua espressione lo tradisce, sembra che sia perennemente incazzato e strafottente, ma in questo caso si sta stancando di corrermi dietro, o almeno è quello che penso. Cerco di fargli lasciare la presa ma sembra non mollare. Mi sta facendo paura, non pensavo che fosse così ossessionato da quella notte.
"Dobbiamo parlare, seriamente." Mi dice fissandomi negli occhi.

"Non ho niente da dirti io, te l'ho già detto che non sono io quella ragazza" gli sputo acida.

"Allora perché mi eviti da tutto il giorno?" Si sta innervosendo, noto che sta contraendo la mascella.

"Giorgio in tre anni non ci siamo mai parlati, davvero ti fissi per questo?" Cercavo di arrampicarmi sugli specchi nel modo migliore e veriterio possibile.

"Stranamente mi eviti dopo che ti ho chiesto se fossi tu quella ragazza, cosa che so di certo visto che i tagli sono gli stessi, in più ogni volta che mi alzavo avevi una scusa per fuggire." Sta stringendo più la presa, inizia a fare sempre più male, come l'uomo capelluto che tagliò la mia pelle.

"Giorgio mi stai facendo male" gli dico solo.

"Se non sei te spiegami i tagli!" Inizia ad urlare e stringere più forte.

"Ti prego Giorgio lasciami, mi stai facendo male" ho la voce spezzata sia per il dolore sia perché mi sta urlando contro, ma preferisco pensare che sia per il dolore. "Cazzo Giorgio lascia sta cazzo di presa che mi fai male. Ti devo ricordare che tagli ho cristo?! Li hai visti pure te, lasciami il braccio!" Urlo, non ci faccio caso alle persone accanto a noi, non so se ci stanno fissando, non so se passano e ignorano o c'è qualcuno che ci guarda da un po', non mi interessa e non ci ho fatto caso.

Giorgio subito dopo si accorge che stava stringendo troppo e lascia immediatamente la presa.
"Scusami Samantha, non mi ero accorto quanta forza ci avevo messo, per favore anche se non sei tu parliamo. Magari in un luogo più appartato." Dice facendomi notare le persone che ci stavano fissando, inizio a vergognarmi quindi gli faccio cenno di sì e ci incamminiamo dalla parte opposta della fermata dell'autobus.

"Wow Giorgio Ferrario, neo-rapper di nome Mostro che farà successo sta parlando con una plebea, dovrò ricordarmelo e vantarmene in un futuro." Cerco di scherzare per non affrontare l'argomento.

"Te ne potrai vantare tra poco" mi fa l'occhiolino dopo la sua frase.

"Wow dopo tre anni di compagni di classe parliamo normalmente, record" continuo a scherzare, il mio cuore inizia a battere più velocemente, inizio ad avere l'ansia, non voglio assolutamente affrontare l'argomento.

"Sei più simpatica così che quando fai la scontrosa" mi dice guardando avanti e io lo guardo storta.

"Ma tu che ne sai di come sono, è la prima volta che mi rivolgi parola. Non giudicare il libro dalla copertina" faccio finta di tirarmela spostando i miei capelli dietro la spalla.

"Neppure dai tagli" finisce la mia frase tornando più cupo.

Cazzo, no, non adesso.

"Samantha" inizia ma lo interrompo.

"Chiamami Sam" gli dico.

"E tu Gio" mi fa l'occhiolino sorridendo un pochino."Non ho vissuto una bella esperienza quella sera, non voglio immaginare alla ragazza, i tagli sono così simili. Mi dispiace di averti spaventato o cose simili non volevo, voglio solo sapere chi è la ragazza e sapere come sta. So che non potrebbe stare bene, ma se mi dice che l'ha toccata e non sono arrivato in tempo non me lo perdonerei, oltre che ha rischiato la vita per i diversi tagli, sai ero sicuro che morisse lì davanti a me, aveva così tanti tagli e alcuni molto profondi. Avevo cercato di aiutarla ma non ce l'ho fatta, non mi ha parlato ed era buio, non sono riuscito a vederle la faccia. Voglio solo sapere cosa è successo prima di me e in questi giorni. Ti giuro Sam, mi dispiace ma sono preoccupato" mi rivela fissando avanti, ogni tanto si girava verso di me, ma la sua espressione rimaneva sempre quella: seria.

"Per quel che ha passato la ragazza non sarà facile per niente, già sarà tanto che esca di casa. Poi non ti devi sentire in colpa se sei arrivato tardi, sei stato comunque un eroe per lei, forse poteva andare peggio se proprio non fossi passato di lì" cerco di confortarlo.

"Non parliamo di questo, non è facile per me e non voglio immaginare come stia la ragazza, sai mi conosceva pure ma io non l'ho riconosciuta." Sembra che la sua espressione si sia trasformata in un leggera tristezza. "Dimmi di te, perché quei tagli?" Mi dice fermandosi e fissandomi.

"Ehm ecco-" mi blocco, non so cosa dire, l'ansia e sapere cosa pensa lui non aiuta. Lo stress si sta facendo sentire e inizio a barbottare, non riesco a dire una parola "ero io" dico tutto d'un fiato, ma appena finisco la frase un coniato prese il sopravvento. Mi buttai sulle ginocchia e iniziai a vomitare. Sento le sue mani che mi tiene i capelli, mi sto vergognando di me stessa, continuo a vomitare senza fermarmi e non capisco il motivo. Sono passati diversi giorni e ancora vomito e non riesco a smettere.

Devo trovare la soluzione, non posso essere sempre ridicola davanti a tutti, poi che scusa trovo? Tutti inizieranno a pensare che sia incinta. "Chi ha messo incinta Samantha Prete? Quella del 3C, la secchia che sta sempre con quell'amichetta sua. Si l'amica è Giulia quella bona. Chi è lo sfigato che se la fa con Samantha?" Già sento i pettegolezzi dentro la mia testa, me li immagino mentre a ricreazione passeggio tra i vari corridoi e continuo a vomitare ancora di più, prima o poi finirò, non avrò più nulla da espellere.

Appena finisco mi giro e mi metto a sedere, Giorgio mi porge una gomma e una bottiglia d'acqua, senza manco l'avessi chiesta. La gomma la prendo ma l'acqua no, dopo tutto quello che ho buttato fuori ho paura che bere un goccio d'acqua mi faccia ricominciare.

Appena ho le forze mi alzo e corro via per la vergogna. Non ha detto una parola, non so manco il motivo, era in imbarazzo? Voleva prendermi in giro ma non aveva le palle? Rimasto scioccato appena gli ho detto che fossi io?

Dopo l'ultimo pensiero mi bloccai, gli ho detto la verità. Corsi ancora più velocemente, non mi sono mai fermata a guardare se mi stesse seguendo o meno, volevo solo tornare a casa il prima possibile.

Non sapendo che mi aspettava Giulia, ma non la mia migliore amica dolce e comprensiva, ma una arrabbiata e confusa che voleva spiegazioni. Appena chiusi la porta dietro di me me la ritrovo davanti a me, seduta sul letto che mi fissava. Il suo sguardo trapelava un filo di delusione, rabbia e confusione.
"Ohi Giu" le dico, incerta che fosse il saluto giusto.

"Ohi Giu? Dove cazzo sei stata fino ad adesso?" Inizia a guardarmi arrabbiata.

"Ma calmati, non sei mia madre che ti devo dire ogni mio spostamento eh" le rispondo arrabbiata.

"Si invece cazzo, sei strana da diversi giorni, per un giorno intero non hai mai avuto la voce, non dire che è stato il freddo perché non è vero. Vomiti di continuo e oggi all'uscita ti ho sentita urlare con Giorgio e poi sei andata chissà dove con lui senza dirmi niente." Mi guarda delusa, ma subito dopo torna arrabbiata.

"Saranno cazzi miei con chi litigo o se parlo con qualcuno o no? Adesso è vietato pure quello?" Mi sto innervosendo perché sembra mi voglia controllare e io non lo posso sopportare.

"Si se interessano anche me! Cazzo ci vediamo sempre alla fermata e alle due e mezza andiamo sempre alla libreria! Non so quanto ti ho aspettato e te manco un messaggio!"

"Non ci credo che ti stai arrabbiando perché non siamo andate in biblioteca"

"Certo che no! Il rispetto dico, non ti sei degnata di un messaggio! Io povera illusa che tornassi, invece sei andata a  scopare chissà dove! Adesso ho capito perché vomiti di continuo, goditela a fartela con chiunque, adesso sono cazzi tuoi." Non la seguo più, sta parlando a raffica.

"Seriamente pensi che sia andata a scopare con Giorgio in mezzo ad un campo? Ma mi conosci? Farei una cosa del genere?" Le dico con la delusione negli occhi.

"Allora spiegami che avete fatto tutto questo tempo!" Guardo l'orologio e sono quasi le tre, siamo stati in giro per circa un'ora e mezza. Ma non le posso dire la verità, non riesco ancora.

"Certo adesso non parli più chissà come mai! Mi fai schifo puttana!" Mi sputa addosso, le ultime parole fanno così male, ma lotto con tutta per me stessa, sia per non vomitare che per non piangere.

"Pensa ciò che vuoi ma non abbiamo scopato. Ma visto che pensi che io sia una puttana esci." Le indico arrabbiata la porta di camera mia.

"Anche se fosse vero quale sarebbe il problema?" Le dico poco dopo che si è alzata dal mio letto.

"Che gli vado dietro da tre anni! Non ci credo che non ti sei accorta, ti parlo di lui dalla prima settimana! Sei andata con lui solo per farmi un dispetto! Puttana!" Mi urla contro. Non me l'aspettavo che le piacesse Giorgio, forse si poteva capire, visto che i maschi sono pochi e sa un sacco di cose di lui, ma non avevo collegato i pezzi del puzzle.

"Vaffanculo allora!" Le apro la porta. "Non mi parlare più." Le dico con un tono freddo che a momenti mi spavento anche io. Appena chiudo la porta alle mie spalle scivolo a terra, mi porto le ginocchia al petto e fisso la camera davanti a me come non l'ho mai vista. Il letto matrimoniale con le lenzuola bianche vedo impressa Giulia per tutte le volte che ci ha dormito, la scrivania nera accanto al letto ha diverse foto nostre, non riesco a guardarle, in più poco più sopra c'è una lavagna di legno con diversi nostri ricordi. L'armadio ha diverse foto e poster di cantanti, attori che adoravamo entrambe da piccola, mi viene da vomitare per lo schifo che mi ha buttato addosso.

Per la prima volta non vomito, riesco a rimanere ferma e non fare una piega. Mi scorre una lacrima sulla guancia ripensando alle sue parole, sapere ciò che è questo che pensa di me mi distrugge lentamente.

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