Capitolo 19
Sento la sveglia suonare e mi sto insultando mentalmente: la settimana di inferno può cominciare.
Mi alzo, sono le cinque e mezza del mattino, la partenza è prevista per le sei in modo da arrivare verso le 17. In questa settimana non è successo quasi nulla, io e mia sorella ancora non ci rivolgiamo la parola e Alessandra si trova in difficoltà quando siamo tutte e tre nella stessa stanza. L'unica cosa positiva di questa settimana è non vedere Francesca, magari riflette e si calma, chissà se mi chiederà scusa o per lo meno mi lascia spiegare cosa sia successo veramente. Giorgio non mi ha rivolto mai più la parola, nemmeno sguardi e tanto meno ghigni, si è distaccato del tutto: come se non fosse successo nulla. Invece non ho più visto Giulia per i corridoi, ho sentito dire che li hanno visti scopare nello sgabuzzino del bidello quel giorno della scorsa settimana. Dentro di me sto sperando che stia male così che non venga in gita. Con Vittorio sta andando tutto alla meraviglia, ha iniziato i corsi di scuola guida, almeno può prendere prima possibile la patente. Ormai era d'abitudine vederci tutti i giorni. Mi mancherà un sacco per questa settimana.
Mi guardo allo specchio prima di uscire dalla camera, mi sono messa dei semplici leggings e una maglia lunga in modo da stare il più comoda possibile. Non so cosa aspettarmi da questa gita, ma l'ansia prevale su tutte le emozioni. Esco di casa, cercando di non svegliare nessuno. Chiusa la porta dietro di me trovo una moto davanti a me e un ragazzo appoggiato a lei con il casco e le braccia incrociate davanti al petto. Appena mi vede si toglie il casco e mostra il volto sotto di esso: era Vittorio.
Cercai di non urlare per la sorpresa, corsi verso di lui e lo abbracciai forte. Lui mi bacia e mi dà il buongiorno. Continuammo a baciarci, finché non ci manca il fiato.
"Che ci fai qua?" Dico entusiasta.
"Non posso farti partire senza averti salutato per bene" mi prende per i fianchi e mi lascia un altro bacio sulla fronte, mi porge un secondo casco e mi invita a metterlo. Non esito e salgo subito sulla moto, mi avverte di tenerlo forte e dopo poco partì.
Sento il vento scontrarsi su di me, i miei capelli che volavano, credevo che da un momento all'altro sarei caduta, mi stringo più vicino che posso a Vittorio. Il cuore batteva velocemente e l'adrenalina che si stava scagliando in me, per via della velocità con la quale il mio ragazzo stava guidando, mi diceva di urlare e divertirmi, ma la parte razionale di me, quella con l'ansia, ebbe la meglio e non feci nulla se non perdermi nel panorama. Poco dopo riconosco la strada e siamo vicino alla scuola, fortunatamente la valigia che avevo sono riuscita a portarla lo stesso.
Appena arriviamo mi fa scendere e mi aiuta a lasciare il mio bagaglio nel bus. Saluta con un gesto della mano suo fratello, mi giro di scatto ma lo vedo fare una smorfia e salire. Indossava il cappuccio e le cuffiette: non voleva parlare con nessuno.
Il mio ragazzo mi prese per i fianchi e mi fece fare una giravolta, mi lascia un bacio e sussurra al mio orecchio: "divertiti piccola, non ti dimenticare di me" sorride mentre lo dice.
Gli lascio un altro bacio "tranquillo, ci sei solo tu qua" indico con un dito la mente, mi abbraccia e mi accompagna alla porta della corriera. Mi siedo più o meno a metà ma nel posto vicino al finestrino, nel posto libero accanto a me appoggio la piccola borsa che mi sono portata con l'essenziale per il viaggio. Dal mio sedile osservo Vittorio, che dopo avermi salutato con un sorriso sale sulla moto, l'accende e sfreccia via, lontano da me.
Gli insegnanti fanno l'appello, per mia sfortuna Giulia è presente e finalmente le porte si chiudono.
"Via alla settimana d'inferno" sussurro tra me e me. Non esito e prendo subito le mie cuffiette e il libro che mi sono portata, ma poco dopo mi addormento con il libro aperto sulle ginocchia e la musica che mi cullava. Mi sveglio per via delle diverse voci innalzarsi e un via vai di studenti, sento la voce di una prof che ci comunica che ci siamo fermati per fare pranzo, ci raccomanda di non perderci e andare in gruppi, tra un'ora ci voleva tutti davanti all'ingresso della corriera.
Prendo la mia borsa con al suo interno il portafoglio e il cellulare e una bottiglia d'acqua, il libro lo lascio sul sedile in modo da ritrovare il mio posto una volta risalita. Vado subito alla ricerca di un bagno, come ogni autogrill ti fa attraversare tutto il locale per arrivarci. Scendo delle scale e mi ritrovo in un piccolo corridoio dove ci sono tre porte, la prima era il bagno per le persone disabili, la seconda per gli uomini e l'ultima per le donne. Entro e a prima vista sembra essere anche vuoto, c'erano due donne che si stavano asciugando le mani, ma nessun'altro. Attraverso la stanza e mi imbatto in un ulteriore corridoio con i vari ingressi per il wc, ognuno dei lucchetti segnava rosso: tutti occupati. Rinnego il mio precedente pensiero e per la milionesima volta mi rimprovero di non pensare certe cose che poi mi ritornano contro con la fortuna che ho.
Una ragazza finalmente esce e lascia libero un bagno, mentre vado a lavarmi le mani sento diverse voci:
"Finalmente siamo in gita!" urla una voce ma sembra una gallina.
"Sì davvero" continua una seconda ragazza, non riconosco le voce quindi capisco che fanno parte della classe di Giulia, speravo con tutta me stessa che anche lei non fosse in quella stessa stanza nello stesso momento.
"Non vedevo l'ora, essendoci anche Giorgio spero che torni di nuovo da me e troviamo dei momenti liberi e privati" quella voce la conoscevo troppo bene, sentire il nome del ragazzo era una seconda conferma e alzando lo sguardo e guardando allo specchio la vedo in mezzo alla stanza.
Aveva un top a maniche lunghe, jeans strappati e attillati. Le sue amichette portavano una maglia con una scollatura così profonda che se fossero uscite con solo il reggiseno le avrebbero coperto di più, una delle due aveva uno strappo sotto il sedere e l'altra aveva la cerniera sul di dietro.
"Quel giorno nello sgabuzzino è stato il paradiso, sicuramente torna da me, come fa dopo che la sua troietta l'ha tradito con il fratello" finisce la frase ridendo, ma sentendomi presa in causa mi irrigidisco e mi giro di scatto.
"troia a chi?" urlo senza controllarmi.
"Ops" continua a ridere e le sue ochette la seguono.
"Adesso sarei io la troia?" Sto agitando le braccia all'aria, i ricordi di lei alla festa mi si stavano presentando davanti a me in fila "ti ricordo che sei praticamente saltata addosso a Giorgio durante la festa, lui era ubriaco, gli hai fatto di tutto e lui per pietà ti ha scopata. Per fare un dispetto con me ci hai provato con Vittorio, complimenti tu sì che sei una brava ragazza!" Mi sono ormai avvicinata a lei.
"Quando urlava il mio nome però a Giorgio non gli dispiaceva" mi sibila contro, sento gli occhi delle ragazze presenti nella stanza su di noi.
"Sono state le sue parole: proprio perché voleva me la sono scopata, ma io a lei manco l'ho toccata" non mi ero resa conto di ricordarmi bene le sue parole finché non l'ho dette ad alta voce.
Mi prende per il collo della maglia e mi sbatte contro il primo muro libero dietro di noi. "La verità fa male eh" la provoco e inizia a tirarmi i capelli.
"Non mi sfiderei se fossi in te, l'ultima volta stavi per morire annegata" mi sussurra vicino.
"Tu sei l'ultima persona che mi può dare della troia" la prendo per le spalle e la spengo via, cerca di tornare accanto a me ma la mando via e sbatte contro il muro dietro di lei.
"Prima ti fai Giorgio poi suo fratello. La troia sarei io?" Le tiro uno schiaffo.
"Io. E. Giorgio. Non. Abbiamo. Mai. Scopato. Mettitelo nella tua fottuta testa vuota." Le urlo contro mentre esco e sbatto la porta. Dalla rabbia tiro qualche pugno al muro, finché qualcuno dietro di me non mi blocca. Speravo che fosse Giorgio, il profumo era così simile. Mi mancava, mi mancava il suo sorriso, il suo saluto e il suo modo di fare, le sue battute e le volte che si preoccupava per me. Mi mancava il mio amico, ma non potevo farci niente. A lui non fregava nulla di me, era inutile sperarci. Ma in quel momento, quando delle forti braccia mi avvolsero la vita e mi allontanarono dal muro, il mio desiderio che fosse lui non fu mai così forte. Speravo che in un modo o nell'altro tornasse mio amico.
"Oi calmati" sentire la voce diede fine alla marea di pensieri che mi travolsero in quei secondi. Non era Giorgio e non gli importava di me. Mi giro e lo esamino. Era un ragazzo basso ma riccioluto, non faceva parte della mia classe, quindi frequentava il linguistico con Giulia. Portava dei pantaloni della tuta neri larghi, troppe taglie in più di quelle che dovrebbe mettere e una maglia, anch'essa larga, bianca con una collanina d'argento semplice e ai piedi porta delle Globe, guardandolo così sembra un drogato e uno spacciatore.
"Che vuoi?" Rispondo acida, non volevo niente a che fare con nessuno, tanto meno compagni di classe di quella troia.
"Ti ho tolta prima che ti rompessi una mano" indica le mie nocche ricoperte di sangue, nell'ultimo periodo avevo capito che prendere a pugni un muro mi aiuta a sfogarmi. "Piacere Giulio"
"Samantha" cerco di superarlo per andare sul reparto cibo per comprare qualcosa da mangiare, ma lui mi segue di ruota.
"Scientifico eh, sei in classe con Gio vero?" Sentire quel nome mi fece ribollire il sangue ma annuii.
"Abbiamo fatto un pezzo insieme nel suo mixtape, in arte sono Lowlow" continua facendomi l'occhiolino. Alzo gli occhi ma purtroppo non mi vede visto che sto di spalle.
"Chi ti dice che io conosca il mixtape di quello? Soprattutto chi ti assicura che io l'abbia ascoltato?"
"Bel caratteraccio" sento una risatina, mi sta dando sui nervi, voglio tirargli un pugno in faccia. L'idea mi fa sorridere ma scuoto la testa per scacciarla. Non era una delle migliori. Rimane qualche secondo in silenzio in attesa di una mia risposta, ma visto che non arriva riprende lui la parola: "Se non l'hai ascoltato fallo, spacca di brutto".
"Si l'ho fatto, ERAVAMO amici" cerco di chiudere il discorso sottolineando il verbo al passato, ma Giulio sembra non collaborare.
Sta continuando a parlare ma non lo ascolto più, ogni tanto annuisco, ma sono assorta nei miei pensieri. Sto pensando a Vittorio e mi sto chiedendo cosa stia facendo in quel momento, mi mancava, me lo sono immaginato ridere con Matteo e gli altri durante ricreazione e adesso che sta in sella alla sua moto e sta tornando a casa. Dopo il litigio avrei preferito sprofondare nelle sue braccia anziché prendere a pugni il muro davanti a me. Subito dopo porto lo sguardo sulle ferite ormai secche e decido di scrivergli un messaggio.
Appena prendo il telefono mi accorgo che Giulio non stava più parlando, immaginavo fosse perché stava mangiando un enorme panino, anche io dovrei mangiare qualcosa, ma ogni volta che provavo a prende un morso del panino che avevo comprato volevo correre in bagno per vomitare, quindi rinunciai all'idea.
"Ei come va? Noi ci siamo fermati per fare pranzo ma non ho fame" digito semplicemente, dopo poco arriva la sua risposta
"Piccola, oggi a scuola mi sei mancata. Comunque, qua è la solita merda te?"
"Indovina? ho litigato con Giulia, sempre la solita storia. Una domanda te conosci un certo Giulio del linguistico? Ha detto che ha fatto un pezzo con gli altri nel mixtape"
"Si, il nanetto simpatico ahahah perché?"
"Mi ha allontanato da un muro che stavo prendendo a pugni e dopo non si è più fermato a parlare"
"Si la parlantina è il suo tipico ma che vuol dire che stavi prendendo a pugni un muro?!"
"Dopo il litigio. Adesso devo tornare in autobus, ti scrivo appena arriviamo. Un bacio, mi manchi"
"A dopo piccola" finiamo così la conversazione e alzo lo sguardo su di Giulio, sembra essere in difficoltà, lo osservo mentre sta fissando dietro di noi. Incuriosita mi giro e vedo Giorgio fissarlo in modo torvo, poco dopo posa lo sguardo su di me e si gira, vedo Giulia arrivare piangendo da lui, mi indica ma lui alza le spalle e la ignora, mi esce un sorriso e una risata.
"Come mai ridi?" chiede Giulio.
"Diciamo complicato, ma in riassunto Giulia è così ridicola" continuo a sorridere.
"Perché continua a indicarci e piange?"
"Ho litigato con lei. Perché Giorgio ti stava fissando prima?"
"Ah non lo so. Solo che mi ha terrorizzato con lo sguardo. Non eravate amici?" annuisco "Come mai non stai con lui? Di solito sta sempre con i suoi amici"
"Eravamo amici, ora non lo siamo più" dico secca per poi bere un sorso d'acqua.
"Come mai? Sembrava così geloso appena mi ha visto parlare con te"
"Geloso?" scoppio a ridere "a lui non frega nulla di me, quindi stai tranquillo"
"Mh non sono convinto di ciò ma ti ascolterò" ride anche lui.
Continuiamo a parlare e scherzare, scopro che è un anno piccolo, ma ha fatto la primina, all'inizio si era iscritto al classico, ma non andava d'accordo con greco ed è andato al linguistico. Questa volta sono più attenta alla conversazione e partecipo più attivamente. Vittorio aveva ragione, era simpatico e la parlantina fa parte di lui. D'altronde la gita forse non sarà così male come mi aspettavo.
"Ma come mai stai con me invece di stare con i tuoi amici?" dico ad un tratto, me lo stavo chiedendo da quando si era seduto davanti a me all'autogrill. Ha continuato a starmi vicino e ha cambiato anche posto sulla corriera, dove adesso stavamo continuando la conversazione.
"All'inizio perché non volevo che facessi qualche cazzata, poi mi stai simpatica" mi risponde sorridendo "poi non è che ho tutti questi amici, i più cari sono rimasti al classico quindi" alza le spalle e torna a guardare davanti a lui. "Tu invece?" mi chiede all'improvviso.
"Giulia era la mia migliore amica e l'unica, avevo fatto amicizia con Giorgio ma ti ho già detto che abbiamo litigato. Quindi qua non ho nessuno, fuori da qua? Ho le mie sorelle, con il mio ragazzo e qualche suo amico" mentre parlo guardo fuori dal finestrino, il paesaggio scorre velocemente insieme a noi, non è il miglior panorama ma allo stesso tempo non è malvagio. Mi incanto sempre e comunque a guardare fuori dal finestrino.
"Quindi siamo due soli in una gita di una settimana"
"già" sospiro, mi metto le cuffiette con la mia playlist preferita e continuo a guardare fuori dal finestrino.
Mi addormento di nuovo, questa volta mentre osservavo il paesaggio sulle note dell'album "Mercurio" di Emis Killa. Mi accorgo di ciò solo quando Giulio mi sveglia perché sentiva i professori parlare delle camere. L'ansia mi colpì in meno di un secondo, con chi starò?
"Buongiorno" dice ridendo mentre mi strofino gli occhi per svegliarmi. "Stanno passando i prof per chiedere come formeremo le camere e chiedervi se siamo d'accordo. Non so dove capiterò ma ho ansia" dice ridendo e io realizzo tutti i rischi che posso percorrere.
"Voi due... Giulio Elia Sabatello stai in camera con Giorgio Ferrario, è l'ultima camera rimasta libera" lo vedo irrigidirsi e mi viene da ridere ma mi trattengo. "Mentre te Samantha Prete starai in camera con Giulia Asper, le camere sono tutte da due quindi lei è rimasta fuori insieme a te." Finisce tranquillamente e passa ai ragazzi dietro.
Appena sento quelle parole e mi sento sprofondare, mi maledico mentalmente quando ho pensato che non sarebbe stata malissimo. Ho lo sguardo perso davanti a me, sento Giulio dirmi qualcosa ma lo sento lontano. La vista inizia a offuscarsi, prendo il telefono e scrivo a Vittorio e sul gruppo delle mie sorelle semplicemente:
"Starò in camera con Giulia" invio e il messaggio e sento una lacrima scorrermi sulla guancia. Tolgo il telefono, porto le gambe al petto e le circondo con le braccia appoggiando la fronte sul ginocchio.
Per l'ennesima volta sussurro tra me e me: "iniziamo la settimana d'inferno"
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