Io lo so che tu sei a San Junipero ma vediamoci ugualmente al Juice Bar
E' un posto come un altro, non fa alcuna differenza.
Pensaci. Mentre aspettiamo di "dimenticarci", la Toscana dev'essere un bel posto dove incontrarsi, ancora una volta.
Il busto di Abramo Lincoln se ne sta, centimetro più, centimetro meno, nel punto esatto in cui, ricordi?, ti versai addosso, il primo sorso di quella granita al limone. Che ricordi! E come si rideva quella notte, c'era così tanta gente ad ascoltarsi, volti nei volti, illuminati a mala pena dalla luce della luna.
Il velato assopirsi dei pini copriva le nostre schiene, ci circondavano orgogliosi ma noi,no, non li notavamo, troppo presi dai nostri discorsi. La musica era coperta, in sottofondo, nascosta fra i tappeti stesi a indicare la strada, quella fra il mare e la città.
Erano le tragedie, le commedie, nomi conosciuti e indosso la febbre, la stanchezza, la voglia di dormire ancora, svegli, fra tutte quelle sconosciute persone.
Cosa pensavamo? Tu ammiravi le lanterne appese ai rami più bassi, a me sfioravano impunemente la testa. E tutte quelle bambole di pezza e tutte quelle ragazze in carne e ossa, il bar all'aperto, un luogo dove tutti tornano quando si trovano di passaggio, no, non puoi averlo dimenticato.
Perché dunque non vederci qui, seduti al solito tavolino oppure sul dondolo, cercando di indovinare la provenienza di ciascun turista? Additando chi, secondo noi, sarebbe rimasto, una volta terminata l'estate?
Non abbiamo dove andare,qui la nostra scatola non mostra, di sé, quel suo fare soffocante ma è stravagante, misteriosa, dolcemente rassicurante.
O forse è un'illusione, sì, un'altra illusione. Ma si sta bene qui, si sta, felicemente.
Giocavamo con i lumini, scattando fotografie ai cavalli a dondolo, alle decorazioni di questa strana giungla, ne eravamo incredibilmente meravigliati.
Immobile, qui, molto prima che la scoprissimo, di lei desiderammo rimanesse tale, ancora a lungo, il ricordo, ancora qualche momento, il momento degli abbracci. Il momento dell'arrivederci ancora. Era prima della partenza, di molti di noi, mentre altri sarebbero rimasti e si sarebbero dispersi, in quel guazzabuglio di spazio, lontani da casa.
Ora, che possiamo ritornare, che non abbiamo più dove andare, rivediamoci qui, come fossimo a San Junipero.
Torna, torna a sederti a questo tavolo, riparliamo del tempo, dei racconti dell'orrore, dei nostri incubi, dei nostri progetti, raccontiamoci come ci siamo di tanto in tanto persi.
Perché adesso, adesso sì che abbiamo tutto il tempo, che la notte durerà in eterno, che moriremo dopo essere vissuti su queste poche, timide pagine,esattamente com'eravamo morti prima, prima di nascere.
Sì, lo so, è un discorso stupido, il circolo e la religione ma soprattutto la fede. Che discorso senza senso! Eppure, è così, è qui che si finisce, io,tu, tutti noi, che abbiamo amato, camminato, scoperto e raccontato.
Pure i codardi, uniti ai coraggiosi, sono presenti con la speranza, di ognuno di noi, a queste serate che non temono più l'arrivo della pioggia, il cocente bacio del giorno.
Protagonisti, ci chiamano. Ma siamo ombre, le ombre di chi la vita ha potuto viverla davvero mal'ha sprecata, parlando di noi, modellandoci, infarcendoci di tutto e del nulla. Qui, torniamo, qui ad aspettare che qualcuno si ricordi di noi, quanto di rado succede? Non pensiamoci, no, sarebbe deleterio, sarebbe rovinoso. Si sgretolerebbe questa scatola che ci contiene, è la sola cosa che possiamo chiamare "casa".
Incontriamoci al Juice Bar, c'è la lavagna degli appunti, ci sono le creste colorate e le sedie di metallo arrugginito, ci siamo tutti noi, ci siamo sempre stati, in un modo o nell'altro.
Ti ricordi le torce e il black out e le sirene delle ambulanze e le piadine calde, appena servite e le sigarette, quelle lasciate a metà?
L'autobus non passava mai quando serviva.
Io lo so che tu sei a San Junipero ma, torna indietro, vediamoci qui, me ne sto seduta e aspetto, aspetto di rivedere il tuo viso, di non odiarti come un tempo, di dimenticare assieme i nostri nomi, di spegnerci piano come una delle tante fiamme che decorano la via, quella che porta al primo dehors in fondo a sinistra.
Non dubitare, è la cosa migliore. Rimettiamo ogni cosa al suo posto, qui, proprio qui dove c'è sempre stato un posto per ogni cosa.
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