L'incontro con Vanessa aveva lasciato il segno, ero pronta a scommetterci qualunque cosa. Confuso, sparpagliato, caloroso come il di lei abbraccio, quel pomeriggio mi aveva fatto riflettere a fondo sebbene non avessi ancora compreso che cosa esattamente vi avessi colto.
Al ritorno, a bordo del tram 15 osservavo silenziosa il paesaggio oscurato dalla sera, nelle orecchie la solita musica, il solito sottofondo che tuttavia non recava con sé alcun significato.
Scorrevo le playlist di Spotify alla ricerca di una colonna sonora che m'accompagnasse, che nascondesse, al mio orecchio, il suono del ferro e delle chiacchiere indistinte ma tutte le sante volte che tentavo di esaudire questo mio piccolo desiderio, era inutile.
Non c'era niente che lo sovrastasse, non trovavo quella musica che mi sapesse staccare, da terra, dal sapore di metallo sulle mani nude, dai miei pensieri. Mi chiedevo perché fosse così difficile trovare la mia canzone, ma ora so che non avrei mai potuto trovarla da sola.
Scorrevo e scorrevo le pagine, gli spartiti, le voci e così mi ritrovavo a destinazione con una gran confusione nella mente e il suono di altri cinquecento passi verso casa.
"Le voci" o la mia voce, che differenza faceva?
Avevo ancora il sapore dell'amaro, il tocco della nicotina, dell'inchiostro su labbra e dita quando spalancai il portone del palazzo e mi diressi verso il cortile del complesso.
Scavalcai la recinzione e presi a salire la scalinata, due scalini per volta. Volevo sentire l'aria pungente della sera sul viso, volevo guardare in faccia il cielo e urlare, urlare tutti i segreti che mi stavano accompagnando, tutte le incertezze, tutte le parole che mi avevano fatto male lungo tutto l'arco della vita.
Torino non mi aveva ancora deluso, nonostante le guerre di trincea, nonostante le difficoltà, nonostante non vi fossero né stelle, né costellazioni né tanto meno risposte.
Ero rimasta muta, muta con lei mentre ora urlavo, a squarciagola, nel luogo dove tutto era iniziato,dove tutto era rimasto e anche se non l'ho detto, anche se non ci ho più pensato, la sensazione che niente fosse passato, che ogni singola piccola cosa fosse rimasta esattamente come l'avevo lasciata,dopo Matteo, dopo la laurea, era rimasta la stessa.
Gelida e cristallina nella prigionia d'un sentimento che, anche ora, seppur indosso ad un altro uomo, mi stava distruggendo lentamente.
Volente o nolente dovevo ammetterlo. E pensai a mio padre e pensai al tradimento e pensai alla paura e pensai, infine, a tutte le volte in cui mi ero sbagliata, in cui ero stata fregata.
Stava capitando nuovamente?
Perché le parole di Vanessa erano le stesse di Simone e la cosa pareva un evento alquanto improbabile, rarissimo per la scarsità di volte in cui i due si erano incontrati. E sì, Simone sapeva parecchie cose sul suo conto, dai miei racconti del passato e da qualche stralcio di conversazione scambiata di quando in quando.
Non sufficienti a mio parere perché potessero sintonizzarsi allo stesso livello, non sufficienti perché potessero parlare la stessa lingua a meno che non mi avessero mentito.
A meno che, tutta la mia deliziosa confusione, e quella sera con Federico, non fossero scuse,giustificazioni inventate per coprire un'altra verità. La prima, il messaggio scritto a penna su quel fottuto pezzo di carta, alla mia festa di inaugurazione.
Cazzo.
"Non sei la sola, non lo sei mai stata". Recitava così? No, non è possibile. Sono tutte congetture. Nessuna prova, ancora nessuna certezza. Sì come quella volta con Matteo nevvero? Ma avevamo ragione, ragione.
Ho paura. Non ce la faccio.
Non voglio esserci quando accadrà.
Dormire, fammi semplicemente dormire.
***
- Cosa? Io non ho detto niente a Vanessa e sinceramente, non so neppure di cosa tu stia parlando. Che novità è questa? -
Simone s'era alzato di scatto. Pareva spaventato ma il suo sguardo, no, quello non riuscivo proprio a decifrarlo.
- Beatrice, che novità è questa? Cosa non mi hai detto? -
- Ho fumato, oggi. Sai cosa vuol dire? -
- Che ti stai comportando come se fossi stupida! -
- No, vuol dire che tu mi hai mentito, che tu mi nascondi qualcosa. Non so neanche se sia vero ciò che mi hai raccontato della scatola. No, perché io credo che sia stato tu, che l'abbia sempre avuta tu e che hai cercato di farmi impazzire forse perché c'è altro che mi nascondi. Non è vero? Tu e Vanessa, cosa c'è di vero nelle mie parole? -
- Niente. E ti ricordo che sei tu quella che si sta comportando come, come se non fossi in te, da quando siamo venuti qui. Ma come puoi pensare che me la faccia con lei? -
- Lo penso perché potrebbe essere e non mi stai dicendo certo il contrario. -
- E' questo che pensi di me, che sono un bugiardo? Che ti tradirei così? Se pensi questo... -
- Se penso questo cosa? -
Simone prese a camminare per la stanza finché non raggiunse la finestra e, guardandovi attraverso, rimase così, fermo e immobile in una pausa che, allora,mi parve interminabile.
Poi, voltandosi, compresi che non sarebbe tornato indietro, che si sarebbe messo a piangere se solo avesse potuto farlo e che, per quanto ci tenesse davvero, avrebbe prolungato quella discussione a costo di farla letteralmente esplodere.
- Credo che tu voglia che sia così, perché sarebbe decisamente più comodo. Ecco cosa credo,ecco cosa credo che voglia dirmi. Che tutto sommato andrebbe bene se fosse vero, perché a te interessa aver ragione, non ti interessa nient'altro. -
- Stronzate. -
- E allora? E il posacenere? Pensi che non l'avessi visto? E' solo questo o è altro? -
- Il posacenere? -
Ero perplessa
- Non c'è nessun posacenere. -
- E questo cos'è? -
Urlò,indicandomi il terrazzo.
- Anche se tu ti comporti da stupida, non vuol dire che io lo sia, con te. -
- Non è mio e comunque anche fosse, avresti potuto parlarmene. -
- Come tu stai facendo ora con me? Quando arrivi alle conclusioni, quando fai i conti senz'oste?Perché è quello che stai facendo, è quello che mi stai facendo ora. Bea, cosa è andato storto? Cosa abbiamo sbagliato? Sapevo che saremmo tornati a quella storia. -
- Solo la verità, è cambiata la verità. -
- E cosa cazzo vorrebbe dire che è cambiata la verità? Senti, se è perché sono sempre via, è vero, non abbiamo mai abbastanza tempo per noi ma, te l'assicuro, che non è stata colpa mia. Cercherò di essere più presente d'ora in poi, mi impegnerò di più ma davvero, non puoi pensare che ti farei una cosa del genere, non dopo tutto quello che è già successo. -
- Non so cosa pensare Simone, non lo so! So solo che questa è l'unica spiegazione logica perché, perché il tuo biglietto io l'ho trovato, quello della festa e sai bene cosa c'era scritto. -
- Ancora con quegli stramaledetti biglietti? Ma ti senti Beatrice, che stai dicendo un mucchio di stronzate? Mi stai accusando di farmela con la tua migliore amica e di vantarmene per giunta? -
- No, ti sto accusando di fartela con lei mentre cerchi di far passare me, per stupida. Dopotutto, l'hai sempre pensato. La povera piccola Beatrice che ha deciso di studiare una delle tante scienze confuse mentre tu, il bambino prodigio che "a scuola non si applica", è entrato a Medicina. E Vanessa, ah Vanessa, prima legge poi il conservatorio e nel frattempo riesce ad essere sempre così figa. Non c'è confronto con Beatrice, Beatrice, Beatrice, la ragazza che si è sempre illusa di poter piacere, di poter amare, di poter essere, per lo meno, al di sopra della media. Non sarà mai né bella né intelligente come voi, due, insieme. Lo hai sempre pensato,ammettilo, e ti sei accontentato perché, in fondo, ti fa piacere, perché, in fondo, ti conviene. -
- Hai sempre pensato di essere meno di me, meno di Vanessa, meno di tutti gli altri ma io questo non l'ho mai detto e non lo direi mai perché ti sbagli, ti sei sempre sbagliata. E non smetterò di ripetertelo anche ora che ti sta consumando, anche ora che sei finita per crederci davvero. E'questo in fondo, non è neanche la nostra relazione, è questo che non va fra noi due, che non andrà mai? -
- Oh,caro, ma come fai a rimanere così serio, così maledettamente rigido come se t'avessero ingessato il culo? Eh me lo spieghi? Perché sto sentendo una sequela di "pro bono" a coprire la tua paura, a velare il tuo senso di colpa, mhh per entrambe le cose direi, nei tanti bla bla bla che la tua bocca non riesce proprio a trattenere! Ah che fastidio e te ne stavi a fare anche il pignolo col posacenere. Ma fammi il piacere! Non ho bisogno che tu mi dica che te la fai o meno, Vanessa, io lo so. Avrei voluto che me lo dicessi, che mi fermassi. Dopotutto la piccola Beatrice vuole la sua vendetta, la vuole da tanto e la voglio anche io. Qualcuno avrebbe dovuto scontare la pena e dal momento che sei così codardo da non offrirti volontario, eh va beh, vorrà dire che Vanessa la sconterà per te. -
- No aspetta, ferma. Cos'hai in mente? Beatrice, stai dicendo cose senza senso. Non ti sto mentendo, ti sto dicendo la verità. Dove vai? -
- Seriamente? Sto andando a comprarmi un vestito, la tenuta da battaglia, quella per l'occasione. Comprendi? Chi è che si comporta da stupido ora? -
- Smettila, smettila! Non ha senso, da quando parli così? Vestito per l'occasione, vendetta. Non ha senso! -
- Dovresti saperlo, tesoro. Glie lo hai detto tu, che doveva fare attenzione,che sarei andata a prenderla, una volta saputo, una volta trovato il coraggio. Il fatto, è che quello non mi è mai mancato, hai sbagliato, sei sempre stato tu quello poco coraggioso. -
- Ferma! Beatrice, non abbiamo finito e non voglio che tu vada da nessuna parte in questo stato! -
- In questo stato? Io credo che tu non abbia compreso con chi stai parlando, perché qui Beatrice non c'è, ci sono io, sono sempre stata io. Ed io te l'assicuro che qui abbiamo finito. A rivederci, sciocco. -
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