L'odore della paura

Questa storia partecipa alla collaborazione Halloween di AmbassadorsITA 2018

Prompt: sci-fi

Citazione: Il mondo mi odiava, non più di quanto io odiassi me stesso — American Horror Story

L'odore della paura

Voglio confessare.

Oh, sì... Sì, confesso.
Confesso, ho detto!

C'è nessuno, lì fuori? Mi ascoltate?
Mi ascoltate, ne sono sicuro.

C'è qualche telecamera in queste pareti d'acciaio, di sicuro c'è anche un microfono: quelli del governo non lasciano mai nulla al caso. Siete del governo, no?
Beh, non me ne importa più nulla ormai.
Voglio solo liberarmi di questo peso, di questa malattia strisciante che mi sta soffocando, voglio...

Ma desiderare è pericoloso, lo so.

Eppure inevitabile, non trovate? Una volta, non ricordo dove né quando, ho sentito dire che la nostra vita è basata sui desideri e sulla nostra capacità di soddisfarli.
In pratica nascondiamo i nostri impulsi sotto una patina di rispettabilità, così che non dobbiamo vergognarci di calpestare tutto e tutti nel tentativo di raggiungere i nostri scopi.
Quest'idea, seppur vera, è però incompleta.
La vita umana si nutre anche di un altro impulso, più oscuro, più totalizzante, sicuramente più folle.
No, non sto parlando della violenza né del sesso.

La paura, signori miei, ecco cosa ci guida.

Ogni vostro gesto è orchestrato dalle piccole manie giornaliere e dai vostri segreti inconfessabili, dal timore, o dal panico, dal serpeggiante sospetto e dalla paura lucida, quella che ti fa scappare davanti al pericolo.

Oh, ma io voglio confessare, voglio che il tormento finisca, non voglio avere paura.
Basta... Basta!

Basta.

Se desiderare è pericoloso, di questi tempi avere paura è una sentenza di morte.
Perciò, se ancora ci credete, pregate il vostro dio.

Siamo tutti condannati.

***

Una confessione deve essere dettagliata, vero?
Sì, immagino sia così.

Non ho mai deposto in tribunale, no, non mi sono mai trovato immischiato in guai legali. Avevo una vita tranquilla e solida.
Sicura.

Giusto, giusto, i dettagli! Allora...
Quando questa storia è iniziata ero un uomo che rispondeva al nome di Brennan Jenkins.

La mia vita forse era troppo solitaria per essere perfetta, ma non me ne lamentavo: ero un architetto di successo e un uomo attraente nonostante avessi superato da un po' la trentina.

Godevo della sporadica compagnia di cordiali conoscenti e nutrivo una sincera attrazione per la mia graziosa vicina di casa, Zilla: una ragazza in gamba, piena di vita, dotata di corpo formoso e cuore tenero.
A quanto diceva, le ero simpatico perché non ci provavo spudoratamente come tutti gli altri uomini.
E in effetti io ero orgoglioso di risaltare sopra la media per educazione, efficienza e autocontrollo: era un'immagine così ben delineata che non ho visto le falle nella mia organizzazione finché non era troppo tardi...

Scusatemi, sono confuso, non riesco ad andare con ordine. Però mi piace, l'ordine.
Il mio piccolo appartamento era molto ordinato e sempre pulito: covavo la segreta speranza che una di quelle sere Zilla avrebbe accettato un mio invito a cena, estemporaneo e casuale solo in apparenza.
Ero troppo preciso per non programmare in anticipo una cosa del genere: quella sera avrei avuto il frigo pieno di prelibatezze e un buon vino in fresco. E anche lenzuola pulite, che non si sa mai.
Quindi, il 31 ottobre 2018 uscii di casa per andare a lavoro con una strana eccitazione: quello era il giorno della svolta.
Mi sembrava ormai che Zilla aspettasse con ansia le nostre chiacchierate serali accanto alla ringhiera che divideva i nostri giardini ed ero molto sicuro di me. Erano poche le occasioni in cui non lo ero, in effetti.

Arricciai il naso, infastidito dal leggero odore di zolfo che sentivo nell'aria.
«È il laboratorio!» mi spiegò ridendo il postino, quando vide la mia smorfia di disgusto. «C'è stato un piccolo corto circuito e qualcosa è esploso...»

«Nulla di grave, spero» replicai, più per cortesia che per reale interesse. Ero in ritardo ed io detestavo essere in ritardo.

«Mah, chi può mai dirlo con queste diavolerie? Pare stessero sperimentando un profumo del desiderio universale, per rendere ogni persona irresistibile... Incredibile, eh?»

Eccola lì, la chiave, nascosta in una banale conversazione con il postino!
Però sul momento non ci detti molto peso.

Fu il mio assistente a fornirmi ulteriori informazioni, più tardi in quella stessa giornata:
«Lei non abita forse vicino al laboratorio delle Glooming Cosmetics Industries?»

«Sì. Hai sentito anche tu dell'incidente della scorsa notte?»

Il ragazzo sembrava afflitto:
«Aspettavo con ansia il lancio del loro nuovo prodotto. Dicevano che la formula chimica di quel profumo potesse tirar fuori i lati migliori di chiunque ed attirare quindi... Beh, sa...»

Mi misi a ridere:
«Che cosa assurda! Non si può cambiare la percezione che si ha di sé stessi e degli altri per un banalissimo odore! Si è quel che si è, non quello che ci piacerebbe essere!»

Il mio assistente, che non era molto attraente, rimase profondamente offeso.
Io, che invece non avevo mai avuto problemi di autostima, non dedicai a quella vicenda più di una divertita scrollata di spalle.
Povero stolto...
Non sapevo ancora che nell'animo umano c'è un groviglio innominabile di pulsioni e pensieri che non raggiungono mai la coscienza.
E che lì speranze e timori diventano un pericoloso grumo di oscurità.

***

Al mio ritorno a casa l'odore di zolfo si era attenuato e io mi ero già dimenticato dell'incidente.
Procedevo fischiettando lungo la stradina addobbata con le spettrali decorazioni di Halloween: una festa che non mi aveva mai coinvolto — ero troppo razionale per credere a mostri e fantasmi — ma che nonostante tutto mi divertiva.
A differenza di altri scapoli solitari, ero contento di tenere in casa qualche dolcetto per i bambini che venivano a bussare alla mia porta, ridacchiando eccitati sotto le maschere.

"Non mi dispiacerebbe avere dei bambini" pensai, lanciando un'occhiata speranzosa verso Zilla, impegnata anche lei a sistemare ragnatele finte lungo la staccionata.

Si imporporò, vedendomi:
«Ciao, Brennan!»

«Zilla!» replicai con un sorriso, fermandomi accanto a lei. «Che fai in questa serata spettrale?»

Lei si strinse nelle spalle:
«Niente di che! I miei amici mi avevano invitato ad una festa, ma sto diventando troppo vecchia per travestirmi... Pensavo di guardare un film!»

«Dell'orrore?»

«Oh, no! Sono troppo paurosa!»

Colsi al volo quell'opportunità:
«Senti... Anche io non ho grandi programmi per questa sera. Una cenetta senza troppe pretese e un film di paura per festeggiare Halloween?»
Tirai fuori il mio sorriso più affascinante:
«Prometto di non prenderti in giro quando ti metterai ad urlare!»

E fu allora che successe la prima cosa strana della serata: io, che ero sempre stato sicuro del mio fascino, fui assalito da un dubbio improvviso.

"E se non le piaccio? Se fossi stato troppo invadente? Se mi dicesse di no?"

Vidi il mio viso riflesso sulla carrozzeria della macchina di lei e sussultai: avevo la testa calva, deforme, gli occhi spiritati, la bocca storta ed orrenda...
Fu solo un istante: quando Zilla accettò con entusiasmo quell'ombra sul mio viso era già svanita. Ma altre, più lunghe e terrificanti, mi seguirono oltre la soglia di casa.

***

Sono sempre stato un po' maniacale: vedete, non ho problemi ad ammetterlo. Non si può raggiungere il livello di benessere in cui vivevo senza sacrificare qualcosa di sé.
Molto tempo prima io avevo nascosto la mia paura di fallire dietro schemi e programmi, ma il timore che qualcosa andasse storto non mi aveva mai abbandonato.
Quindi l'ansia crescente di quella sera — una sensazione che si era trasformata in un dolore fisico alla bocca dello stomaco — fu liquidata come agitazione per l'imminente appuntamento.

Le domande che mi frullavano in testa erano davvero troppe:
"Le piacerà il cibo? Il film? Quando sarà il momento giusto per provarci? La posso portare a letto già stasera? Perché all'improvviso sono in preda a queste turbe adolescenziali?"

Quando Zilla si presentò sulla mia soglia, sorridente nel suo vestito a fiori e con in mano un vassoio di dolcetti fatti in casa, io non avevo ancora trovato alcuna risposta.
Tuttavia, nonostante il malessere serpeggiante nel mio petto, la cena si riveli piacevole e il discorso non languì mai: era una serata calda per essere ottobre e la brezza che entrava dalla finestra rinfrescava l'ambiente.
L'odore di zolfo era quasi impercettibile ormai.

Parlammo anche dell'incidente al laboratorio di cosmetici: pure Zilla era a conoscenza di quel profumo che prometteva di essere straordinario.
«Hanno fatto il passo più lungo della gamba!» disse, annuendo con l'aria di chi la sa lunga. «Hanno iniziato la campagna pubblicitaria prima di avere il prodotto finito e questo è il risultato!
Certo, i dati erano promettenti: non sono un'esperta di chimica, ma a quanto pare avevano trovato una formula che eccitasse i recettori olfattivi primari dell'essere umano.»

«Cioè?»

«Quelli che avevano anche i nostri antenati, capito? Quelli più istintivi, connessi con le emozioni basilari.
Ti spiego: semplificando fino all'osso le informazioni che raggiungono il nostro cervello, tutte le sensazioni possono essere distinte in due tipi, negativa e positiva. Nei tempi andati questo ci permetteva di distinguere il cibo buono dal cattivo, il pericoloso dall'innocuo.
La Glooming Cosmetics stava cercando di sintetizzare un odore positivo base: un profumo di desiderio universale, perché agisce su informazioni inconsce e
ancestrali.»

«Incredibile!» mormorai, sinceramente affascinato. «E sai anche cosa è andato storto?»

Zilla si strinse nelle spalle:
«Una mia amica che lavora lì ha detto che quasi nessuno ne ha un'idea precisa.
Erano tutti molto agitati questa mattina: pare che sia difficile dividere il positivo dal negativo, il confine è molto sottile. È molto... Instabile.»

«Mi sembra strano: è facile distinguere paura e desiderio!» replicai con un sorrisetto pieno di malizia.

Zilla, invece, era seria e pensierosa:
«Ne sei sicuro? Sono entrambe reazioni istintive. Non a caso i bambini desiderano e temono con intensità sconvolgente, che dura nel tempo. Io ero terrorizzata dai clown, per esempio, e ancora oggi mi mettono a disagio... E tu?»

«Io cosa?»

«Che incubi facevi, da piccolo?»

«Ma che domanda è...»

«È la serata di Halloween!»
Insistette lei, caparbia.
«Se non stasera, quando?»

Rimasi un istante in silenzio, rammentando l'esile ombra scura e senza volto che ogni notte sognavo nella mia cameretta: aveva dita sottili ed evanescenti come fumo e zanne lunghissime e sporche che desideravano il mio sangue. A distanza di anni, quell'immagine mi faceva ancora scendere brividi freddi lungo la schiena.
D'improvviso faceva troppo freddo nella stanza e mi alzai per chiudere la finestra. Ignorando la figura di fumo che mi sembrava di aver scorto sul vetro, mi imposi di risponderle con tono noncurante.

«Avevo paura dei cani. Non li ho mai sopportati.»

***

Avevo scelto un classico dell'orrore, It.
Se avessi saputo del disgusto di Zilla per il clown probabilmente la mia scelta sarebbe ricaduta su un altro titolo, ma ormai...
Quella decisione aveva avuto lati positivi, comunque: la ragazza si era accoccolata stretta accanto a me sul divano e internamente gongolavo nel consolarla durante le scene più paurose.
Facevo scorrere le dita sulla morbida pelle delle spalle e della gola e fantasticavo di abbandonarmi alle pulsioni.
Solo che ad un tratto, mentre sullo schermo appariva il volto demoniaco della creatura di Stephen King, io immaginai di stringere le dita attorno al collo di Zilla fino a fermare quel battito lieve e veloce, simile al volo di un uccellino.

Sobbalzai e rotolai giù dal divano. Nonostante la tensione del film — o forse proprio per quello — la ragazza scoppiò a ridere di gusto:
«Brennan! Non dirmi che anche tu hai paura dei clown!»

«No, no, io...» biascicai imbarazzato. «Sono scivolato, ecco!»

Tornai ad accomodarmi accanto a lei, che ormai faceva le fusa come una gatta e non si curava più delle urla agghiaccianti che uscivano dalla tv. Ero leggermente stordito, come drogato, mentre Zilla attirava le mie labbra in un dolce bacio.
Io, che ero sempre stato padrone della situazione, scoprii di non avere più alcun controllo sul mio corpo mentre la sollevavo di peso, la trascinavo in camera e la possedevo con irruenza.
"Non è da me" pensai, incapace di fermarmi.
Il confine tra piacere e disgusto si spezzò e l'orgasmo che travolse entrambi lasciò dietro di sé una vaga sensazione di orrore.

Nonostante questo Zilla emise un miagolio soddisfatto e dopo avermi lanciato un'occhiata adorante, anche se un po' vacua ed assente, si addormentò.
Ignara del fatto che morivo dalla voglia di affondare i miei denti nella sua gola.

***

Non avrei saputo dire cosa mi avesse svegliato.

Forse la brezza che entrava dalla finestra aperta, portando con sé quell'odore dolciastro che, pensai poi, doveva essere salito direttamente dall'inferno.

Forse la televisione lasciata accesa al piano di sotto, il cui brusio penetrava le pareti e spezzava il silenzio della notte.

Mi rigirai svogliatamente tra le lenzuola, inquieto e a disagio, cercando l'abbraccio del corpo dolce e generoso di Zilla.

Ma non la trovai.

Al suo posto, con gli occhi gialli sbarrati e il ghigno sadico dipinto sul volto innaturalmente bianco, c'era un clown. Steso accanto a me nel letto con addosso un vestito colorato triste e sbiadito, con capelli verdi e stopposi che avevano preso la forma del cuscino, il clown mi fissava con timore e sconcerto.

"Brennan..." ringhiò con voce gutturale, strisciando lontano da me.

Quell'istintiva reazione di paura eccitò i miei sensi e con un latrato di pura gioia ferina scattai in avanti, pronto a colpire, pronto ad uccidere.

Nella mia feroce follia nulla mi avrebbe appagato di più che dilaniare il corpo marcio del clown. E lo feci, affondai le zanne lunghe e sporche nel suo ventre, tenendo ferma con le mani quella creatura urlante. Avevo dita sottili, evanescenti come fumo...

***

Quando la mattina dopo mi vennero a prendere io non ero ancora riuscito a riacquistare la mia vera forma.
Me ne stavo accucciato sul corpo massacrato di Zilla come un cane, affamato di altro sangue; sono riusciti a imprigionarmi solo con enormi sforzi e mi hanno rinchiuso qui.

Forse non ci riuscirò mai, sapete.

A tornare umano, dico.

Forse la mia punizione è essere costretto in questo corpo fatto d'ombra e sangue, di artigli e zanne, di dolore e rabbia. Di paura e desiderio.

Me lo merito, oh, sì, me lo merito. E poi, cosa c'è per me là fuori, adesso?

Qualcuno è disgustato da me, qualcun altro, più caritatevole e pio, prova pietà.

Ma il mondo intero mi teme.

Il mondo vorrebbe dimenticarmi in questo buco.

Il mondo mi odia, non più di quanto io odi me stesso.

***

«Pensate che ne uscirà mai, professore?»

«Temo di no, purtroppo. L'effetto nefasto del profumo è svanito da tempo, mollando la presa sui suoi istinti.
Ma questo poveretto ha ammazzato una donna! Il suo cervello è stato irreparabilmente danneggiato da quel momento di follia!»

«A quanto dicono gli altri pazienti, il profumo ha prima alimentato le loro paure quotidiane e poi causato allucinazioni di traumi infantili, ma nessuno di loro è stato colpito così duramente. Cosa credete sia successo a Brennan Jenkins?»

«Eccessivo controllo sulle sue pulsioni, credo. Aveva paura di essere al di sotto delle proprie aspettative e questo è ciò che alla fine ha segnato la sua rovina!»

E i due scienziati rimasero in silenzio ad osservare l'uomo nudo e legato a quel letto d'ospedale che digrignava i denti come fossero le zanne di un mostro furioso.

2455 parole

È stato divertente scrivere qualcosa diverso dal solito: mi sono avvicinata alla fantascienza solo di recente e volevo mettermi alla prova!
Certo che il destino di Brennan e Zilla era segnato: il nome di lui significa "dolore" in gaelico, mentre quello di lei deriva dall'ebraico e ha il significato di "ombra". All'inizio, infatti, avevo pensato di far trasformare ognuno nel timori dell'altro, ma anche a causa della citazione inclusa nel prompt alla fine ho preferito che entrambi divenissero vittime delle loro stesse paure.
Che ne pensate?
Enjoy ❤️

Crilu

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