Il fantasma di Villa Cantera

In quasi duemila anni Villa Cantera era stata molte cose: una capanna, una villa romana, una torre di guardia, un castello e infine una grande casa in stile gotico, ristrutturata agli inizi del '900 per volere di una sua eccentrica padrona amante dell'occulto.
La capanna era crollata, i Romani erano scappati all'arrivo dei barbari e il castello era bruciato fino alle fondamenta, ma contro ogni pronostico la villa gotica — con le sue bizzarre torri dai tetti spioventi e i rosoni colorati al posto delle finestre — resisteva.

E all'interno sopravviveva ancora uno dei suoi più antichi e illustri inquilini, Ser Simone da Cantera, prode cavaliere che aveva dato alla dimora in cima alla collina prima il nome e poi la nomea di casa infestata. Diventato fantasma senza sapere bene come né perché, Ser Simone aveva impiegato bene gli ultimi nove secoli vissuti sotto forma di spirito, allenando i suoi nuovi poteri con la stessa diligenza con cui da ragazzo si era dedicato all'arte della spada: di tanto in tanto erano necessari per scacciare gli indesiderati umani che s'intrufolavano nella casa in cima alla collina alla ricerca di qualche brivido.
Non credeva che sarebbe stato poi tanto diverso con i nuovi inquilini, due giovani sposini che si erano trasferiti lì quella mattina, tra lo sconcerto e il timore di tutto il paese, e che al momento stavano gironzolando per la casa insieme al fratello di lei, un tale Edoardo, individuo piuttosto ottuso adibito alla mansione di porta pacchi e tutto fare.

Ser Simone stava seduto sul lampadario di cristallo del corridoio del terzo piano, meditando su quale delle sue tecniche da ectoplasma scatenare per prima contro la coppietta, quando fu sorpreso dal marito, Stefano, che gli rivolse un gran sorriso.
«Lei dev'essere il fantasma» esclamò, andandogli incontro. «La prego, scenda, scenda!»
Ser Simone rimase talmente sbigottito da quella richiesta che si lasciò fluttuare fino a terra e scrutò l'uomo con fare arcigno; Stefano, però, non parve molto impressionato. Anzi, prese a girargli attorno come un cane da caccia che abbia scovato una pista.

«Che emozione, che emozione!» borbottava. «Non mi è mai capitato di studiare uno come lei, sa? Così ben calato nella parte, le porte cigolanti, le catene in cantina, i rumori in soffitta e tutto il resto... Oh, sì, mi hanno raccontato di lei, giù in paese. Detto tra noi, non ci ho creduto neanche per un attimo — superstizioni da vecchie comari — ma devo ammettere che lei è un po' palliduccio, capisco perché quei poveri diavoli si siano lasciati abbindolare dalle sue paturnie.»

«E voi, invece, no?»

«Utilizza addirittura il voi di cortesia come un vero cavaliere! È proprio immerso nella sua fantasia, eh? Non si preoccupi, un paio di sedute e la rimetto a nuovo! E per rispondere alla sua domanda, no che non ci ho creduto: non mi sono laureato cum magna lode in psicologia per nulla!»

«Pucci pucci, con chi stai parlando?»

Veronica — la moglie — era apparsa in quel momento dalla tromba delle scale e anche a lei si illuminarono gli occhi nel vedere il famigerato spettro di Villa Cantera.

«Oooooh, tu sei il fantasma! Dobbiamo assolutamente farci un selfie!»

«Gattina mia, non mi pare il caso, quest'uomo è affetto da un grave disturbo che va curato, non incoraggiato, e...»

Ma Veronica aveva già tirato fuori l'asta da selfie e aveva intrappolato il povero Ser Simone contro il muro, stordendolo a suon di chiacchiere e flash.

«Bravo così, sorridi! La luce di questa casa è fantastica, così retrò; fa tanto film horror anni '80 con queste luci alla Stranger Things, adoro! Io sono un'influencer, sai, ci capisco di 'ste cose!
Vediamo... Hashtag casa infestata, hashtag nuovo coinquilino... E come descrizione "leviamoci la maschera alla Scooby Doo" — la canzone, la conosci, no?»

Ma Ser Simone, sgomento, era già svanito attraverso il muro di pietra.

«Pucci pucci, hai visto?»

«Straordinario: questa vecchia casa dev'essere piena di passaggi segreti. Scommetto che il nostro finto fantasma li conosce tutti!»

«No, intendo la foto: è venuta mossa, accidenti, la sua faccia è una macchia scura! Devo assolutamente comprarmi un telefono con una risoluzione migliore!»

***

Ser Simone era andato a rifugiarsi nel piccolo cimitero privato annesso alla villa: un quadrato di terra nera e smossa, recintato da una triste ringhiera in ferro battuto e dominato da una cappella ancora più triste e sinistra che proiettava la sua ombra sulle lapidi consumate dal tempo.
Proprio sui gradini della cappella se ne stava Edoardo, intento a fumare una sigaretta — che gli cadde dalla bocca quando lo vide.

«AAAARGH...un fa-fafa... un fa... un fa-fantasma!» gridò, balzando in piedi.

«Finalmente, qualcuno con un poco di buonsenso» borbottò Ser Simone, appollaiandosi a gambe incrociate sulla propria tomba e osservando con spettrale soddisfazione il ragazzo che scappava a gambe levate. Chissà se sarebbe riuscito a convincere  la sorella e il cognato a fare dietrofront e abbandonare la casa.

Per qualche motivo, Ser Simone ne dubitava. E sempre per qualche ragione poco chiara l'idea di avere dei nuovi coinquilini stabili, seppur un po' strambi, non lo infastidiva come avrebbe dovuto.
Ci sarebbe stato da divertirsi, con loro.

855 parole

Ecco la one-shot per "La Fiera dei Cliché" indetta da magicartist2018
Più che piena di cliché, però, temo che sia una lunga serie di citazioni: due a tema scooby doo (una originale, l'altra tratta dal nuovo singolo dei Pinguini Tattici Nucleari perché, dai, cadeva davvero a fagiolo 😂)

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per vederlo.]

E una che sta nel titolo stesso e un po' nella trama (Villa Cantera... Cantera Villa... Canterville... Sì, mi diverto con poco 😂).

Spero di aver rielaborato il cliché del fantasma in maniera abbastanza surreale da strapparvi almeno una risatina piccina picciò!

Enjoy ❤️

  Crilu

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