I SCINTILLA - SHADOW SHELTER
La mia colpa si perde nella notte dei tempi.
Allora avevo ancora le sembianze di un uomo, anche se il mio animo è sempre stato quello di una bestia. Giovane, feroce e scellerato, sfidai gli dèi e ne pagai il prezzo. Sono passati così tanti anni — secoli — che non ricordo quale fu l'affronto finale, quello che decretò la mia condanna: forse fu perché infierii sul corpo di un nemico ormai vinto? Forse fu quando colpii alle spalle un mio amico fraterno?
Vorrei ricordare cosa provavo quel giorno, perché quel sentimento — soddisfazione, avidità, gioia crudele che fosse — fu l'ultimo che albergò nel mio cuore di essere umano.
Poco dopo, infatti, il mio corpo fu attraversato da una violenta fitta di dolore, si rattrappì, si contorse e si deformò, finché dell'uomo che ero stato non rimase che il ricordo: ero diventato un grosso serpente nero, le cui scaglie riflettevano i raggi del sole senza davvero riuscire a trattenerli.
Avevo freddo, un freddo tremendo.
Strisciai su massi e prati d'erba, cercando conforto tra le radici degli alberi, ma nulla pareva riuscire a scaldarmi, finché, al calar della sera, il mio corpo non mutò di nuovo.
Ebbi di nuovo arti — zampe forti e munite d'artigli — e una pelliccia che mi riparava dalla frescura della notte. Avevo occhi scuri e famelici e zanne gialle che grondavano bava: avevo le sembianze di un lupo.
Durante quella prima notte non compresi appieno l'orribile destino che si era scagliato su di me: la furia mi accecava e non trovai altro sfogo se non di fare a pezzi ogni creatura che ebbe la sventura di incrociare il mio cammino.
Poi ho avuto a disposizione molti anni per riflettere sulla crudeltà della mia condanna. Sono costretto a strisciare sulla terra dal sorgere del sole fino al suo tramonto, mentre la luna accompagna le mie scorribande notturne nei boschi.
Sono costretto a patire la fame e il freddo e a nascondermi dagli uomini a cui un tempo assomigliavo, poiché entrambe le mie forme suscitano in loro disgusto e terrore.
Avrei forse potuto sopportare una tale punizione divina, se avessi potuto trarre conforto dal sapere che un giorno, presto o tardi, avrebbe avuto fine. Ma la beffa più grande — ciò che mi ha davvero portato sull'orlo della follia — è stato il dono che gli dèi mi hanno dato insieme alla punizione: l'immortalità.
Un'eternità scandita dall'alternarsi del sole e della luna, delle scaglie e della pelliccia scura, del sangue freddo e caldo che mi scorre nelle vene e che non sarà mai più quello di un uomo.
~
La luce dell'alba filtra attraverso le fronde degli alberi, fino a penetrare nella grotta in cui mi sono rifugiato. Ne striscio fuori lentamente, sfregando le mie scaglie contro il terreno ancora bagnato dalla rugiada notturna, stiracchiando le mie spire.
C'è qualcosa di strano nel sole, questa mattina.
Non che possa effettivamente sentire i suoi raggi, ma anche in questo corpo posso avvertire come essi siano più deboli del solito.
Anche la luce è bizzarra: pallida, flebile e lattiginosa come una candela sul punto di spegnersi.
"Possibile che sia questa la fine del mondo?"
Assaggio l'aria con la mia lingua biforcuta, ma non capto nessun odore fuori dall'ordinario, solo il profumo del sottobosco e la scia ormai vecchia di una lepre che è passata di qui.
Sono curioso — e non ricordo da quant'è che non accadeva. Mi ritrovo a sperare che questo mistero rimanga senza soluzione ancora un po', solo per prolungare questo sentimento così umano che mi pervade.
Percorro in fretta i sentieri nascosti tra gli arbusti di questa foresta, che ho imparato a conoscere bene durante infinite battute di caccia sotto forma di lupo o serpente: voglio vedere il cielo senza l'ingombro dei rami, per capire cosa sta succedendo.
La mia corsa si arresta sul limitare del bosco, dove raccolgo le mie spire e alzo il capo appuntito, sibilando per il disappunto: di giorno la mia vista non è ben sviluppata quanto l'udito o l'olfatto, perciò riesco solo a distinguere il disco luminoso del sole circondato da un alone scuro.
Rimango in questa posizione per un tempo che sembra interminabile prima di notare che l'ombra nel cielo sembra acquistare forma e consistenza ogni istante che passa. Quella che all'inizio era solo una linea sottile si allarga e si espande fino a spegnere tutta la luce.
E finalmente comprendo il fenomeno a cui sto assistendo:
"Un'eclissi!"
Un lampo di dolore atroce mi scuote dal muso fino alla punta della coda, paralizzandomi. Spalanco le fauci d'istinto, ma non ne esce alcun suono, né riesco a incamerare aria: il mio corpo non mi appartiene più, trema e si contorce come se fosse dotato di vita propria.
Poi, con potenti schiocchi e scricchiolii, sento che le ossa mutano il loro assetto, la pelle si tende su nuovi muscoli, il corpo si ingrandisce...
L'olfatto si fa meno fine, i suoni che finora ero in grado di percepire con la massima chiarezza sfumano, mentre per la prima volta dopo secoli i miei occhi tornano a percepire i colori.
È un'esplosione luminosa sotto un cielo che invece si è fatto torbido e vuoto: la luna ha ormai inghiottito il sole ed è rimasto solo un fine e irregolare anello dorato a circondarla.
Steso a bocconi sul terreno, nudo e tremante come un neonato, osservo incredulo le mani prive di artigli e pelliccia, prima di passarle con frenesia sul mio viso umano. Umano!
Un volto che ha occhi per piangere lacrime di felicità e una lunga barba scura per raccoglierle; una bocca sottile arricciata in un sorriso incredulo e folti capelli scarmigliati.
"Sono di nuovo io! Sono di nuovo completo!" penso — e la gioia offusca la mia mente, portandomi a credere che resterò così per sempre, che la mia punizione sia terminata.
Ma non è così. L'eclissi svanisce fin troppo in fretta, la luna attraversa il cielo e il sole torna a splendere mentre le mie membra si rattrappiscono: in pochi istanti sono di nuovo un serpente che si contorce sul terreno.
~
La maledizione non è stata ancora spezzata: sono una serpe di giorno e un lupo di notte e così sarà, temo, finché il mondo continuerà a rotare sul suo asse.
Ma se il resto dell'umanità cade nella disperazione durante un'eclissi, s'impaurisce e prega i suoi dèi, io ora vivo per quei giorni e quelle notti in cui la luna e il sole s'incontrano e condividono il cielo per pochi, brevissimi momenti. Aspetto le eclissi con lo struggimento di un amante, come un fanciullo aspetta i giorni di festa.
Perché è nell'oscurità più fitta che ho ritrovato il sentimento più umano di tutti: la speranza.
~
Ecco qui la one-shot scritta per il contest "Sogno d'una notte d'estate" di magicartist2018 : mi ha sempre affascinato il lato più "mistico" dell'eclissi, perciò non poteva che essere un racconto fantasy con tanto di hubris 😝
È ispirata alla cover "Shadow Shelter" che trovate nella raccolta Koaluch Design di Koaluch — i due tipi di rune attorno alla luna mi hanno suggerito la doppia trasformazione del protagonista in lupo e serpente.
Poi una grande ispirazione me l'ha data anche il mito di Licaone, che mi è tornato in mente dopo aver visto l'omonimo personaggio nel film The Old Guard 😂
Enjoy ❤️
Crilu
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