Howlite - Aesthetic contest #5
Quinto tema realizzato per il contest di sailor-viv
Questa volta bisognava raccontare una storia attraverso l'aesthetic. Sono stata tentata di inventarmi una flashfic fantasy, ma lo studio mi ha svuotata di inventiva 😅
E proprio per questo ho preferito ispirarmi a un fatto che mi è accaduto qualche giorno fa, anche perché la lezione che ne ho tratto è qualcosa che mi sta molto a cuore.
n.b. Io non lo spiego proprio così, ma l'aesthetic andrebbe letto come una spirale: le immagini 2, 3 e 6 sono il primo atto della storia e le immagini 8, 7 e 4 sono il secondo, con la diagonale a separarli sia visivamente che metaforicamente.
Da un mese a questa parte, alle 8:30 di mattina potete star sicuri di trovarmi davanti alle porte chiuse della biblioteca (immagine 2). Mi riconoscete subito, sono quella con la giacca a vento rosso fuoco e la sciarpona bianca e marrone sempre avvolta nella stessa maniera sulle spalle. Sono quella che batte il piede a terra perché è già lì da un po' e rimpiange i bei tempi pre-COVID quando la biblioteca apriva alle sei del mattino; le 8:30, per una studentessa di medicina in sessione a cui alle 17 il cervello si spegne, sono già metà mattinata.
Però sono cocciuta, oh, se sono cocciuta. E quindi mentre il sole gira, io rimango seduta sul divanetto che mi sono aggiudicata schizzando avanti a tutti non appena le porte si sono aperte; e poi a un certo punto il tempo non lo conta più il sole, ma le ombre che si allungano — perché è sera, è notte, e io devo trascinarmi a casa.
Mangia, dormi, ripeti.
(Immagini 1, 5 e 9)
Vorrei poter dire che sono stanca e che va tutto male, ma è più complicato di così. Non è solo stanchezza, è angoscia. Non è solo ansia da sessione, è paura. Paura che tutta la vita si riduca a un loop infinito, in cui tutti i giorni sono uguali mentre i problemi dentro e fuori di me si moltiplicano all'infinito (immagine 3).
Finché non mi stendo. Ma solo un attimo, eh, giusto il tempo che mi ci vuole a incastrare il caricatore dell'iPad in quella presa maledetta sotto al tavolo — un posto più scomodo non potevano trovarlo... E niente, rimango lì. Vinta da una stanchezza che mi rende il corpo pesante come una pietra (immagine 6).
Devo aver fatto prendere un colpo al bibliotecario che passava a controllare le mascherine. Avrebbe pensato che fossi svenuta, se non ci fosse stata una mia amica a chiarire che no, sta solo riposando gli occhi, sa com'è, è la sessione...
"Ma, senti, ragazza mia... Se sei così stanca non è meglio che te ne torni a casa?"
A volte un occhio estraneo vede molto più in profondità dei nostri. E una voce amica, pure se sconosciuta, aiuta a rimettere le cose in prospettiva. Fa piacere, banalmente. Non la figura di m***a col bibliotecario, ovviamente 🙈 ma la virtuale pacca sulla spalla che mi ha dato, quella sì. (immagine 8)
Ogni tanto bisogna fare un passo indietro e osservare la routine con un sorriso beffardo sulle labbra e dire "non oggi" con la stessa solennità di Arya Stark.
Oggi mi prendo cura di me stessa, fosse anche solo con una buona tazza di caffè (immagini 7 e 4).
***
Questi colori cottagecore non sono proprio il mio forte, ma tant'è. Non sono del tutto soddisfatta, soprattutto della "crying room" a cui ho applicato centomila filtri diversi senza arrivare da nessuna parte.
La storia è cortissima ed è uscita più malinconica di quanto sia stata in realtà (perché nella realtà ha fatto molto ridere tutte le mie amiche 😂)... E boh, sarà che in questo momento ho tanto bisogno di citazioni motivazionali e self-help, ma mi è piaciuto tanto raccontarla 🥰
Take care ❤️
Crilu
P.S. Non so se è il mio telefono che gioca strani scherzi (probabile) ma nel caso in cui l'immagine non si veda bene dimmelo che stasera provvedo a ricaricarla da pc.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top