A trip into my Wonderland
Scritta per la prima prova de "La libreria del Cappellaio Matto"
Ho sempre amato le vecchie librerie, dove il profumo inebriante della carta stampata si mischia a quello dei biscotti al cioccolato appena sfornati.
Passeggio tra gli scaffali con sguardo sognante:
"Dove andrò oggi?" mi chiedo, scrutando i libri che mi circondano.
Nella mia ricerca mi imbatto in una porta quasi invisibile tra le alte librerie; è piccola e consunta, sembra che nessuno la apra da molto tempo.
"Non dovrei curiosare!" penso, ma la mia mano si è già tesa verso la maniglia d'ottone e la sta abbassando...
La porta si apre con uno scricchiolio su un cunicolo buio e molto stretto; stranamente, però, non vengo investita dall'odore di chiuso e muffa che mi aspettavo.
A questo punto la curiosità si fa impossibile da ignorare, perciò inizio a percorrere il corridoio a tentoni, mugugnando un'imprecazione quando vado a sbattere contro il soffitto: il passaggio si fa sempre più piccolo e prima che me ne renda conto sto strisciando verso una debole luce lontana.
Più volte sono sul punto di cedere al panico — non amo i posti soffocanti e claustrofobici — ma non saprei come tornare indietro, perciò continuo.
Alla fine emergo nel giardino più strano che abbia mai visto: sembra essere cresciuto spontaneamente, in maniera disordinata, mai domato da mano umana; le piante si innalzano verso il cielo con eleganza, aprendosi in fiori dai colori abbaglianti.
In mezzo a questa spettacolare radura c'è una tavola apparecchiata con graziose tazzine di porcellana e cucchiaini d'argento; ma le prime sono sbeccate e i secondi un po' anneriti. La tovaglia è cosparsa di briciole e chiazze di marmellata profumata.
All'improvviso comprendo con chiarezza dove mi trovo e chi sta canticchiando una canzone di buon compleanno alle mie spalle: quando mi volto, il Cappellaio Matto mi gratifica di un sorriso un po' assente.
"Benvenuta!" trilla, battendo le mani avvolte in un paio di guanti color zaffiro "Benvenuta! Benvenuta!"
Si fa avanti e la lunga giacca rossa e dorata si apre e svolazza attorno al corpo magro e allampanato:
"Vuoi una tazza di tè? Oh, ma certo che la vuoi!"
Mentre il Cappellaio riprende a canticchiare a labbra strette e inizia a versare il tè bollente in una tazza, io mi guardo intorno sconcertata:
"È vero?" borbotto "O sta accadendo soltanto nella mia testa?"
"Certo che sta accadendo dentro la tua testa, mia cara! Ma perché mai dovrebbe voler dire che non è vero?"
"Questa voce..."
Su un lato della radura è apparso un vecchietto vestito in una maniera che risulterebbe davvero stravagante se non avesse accanto il Cappellaio Matto.
Il vecchio ha una lunga barba argentea e occhi chiarissimi che sembrano poter leggere nell'animo di chi li guarda; indossa un paio di sottili occhiali a mezzaluna sopra al naso rotto.
"Albus Silente?" balbetto, mentre il mio stupore cresce ancora.
Il Cappellaio si volta verso il nuovo arrivato:
"Oh, c'è anche lei, professore! Una tazza di tè?"
"Molto gentile!" replica educatamente Silente con un sorriso divertito.
Io scuoto la testa, voltandomi verso il cunicolo da cui sono entrata; ma dove dovrebbe esserci il passaggio vedo solo un armadio di legno di melo.
"Ma dove sono finita?"
"Non è ovvio?" mormora una voce sibilante sopra la mia testa. Quando alzo gli occhi non riesco a trattenere un grido: c'è un enorme pitone avvolto attorno all'albero!
"Sei nel Regno della Fantasia, bambina, dove tutti i personaggi dei libri prendono vita e si mescolano in libertà, lontani dalle fragili pagine in cui gli uomini ci hanno confinato!"
La sua voce è calda, vibrante e così suadente mentre il serpente fa scivolare le sue spire verso il mio collo...
"Lasciala stare, Ka!" lo richiama Silente con voce severa, agitando in aria la sua bacchetta. Ka lancia un sibilo infastidito mentre viene trasfigurato in una sciarpa verde; il Cappellaio si avvicina incuriosito e se l'avvolge sulle spalle con espressione estasiata.
"Che splendido regalo di Non-Compleanno, professore! Grazie!"
Ma io già non li sto più ascoltando: mi sono affacciata su uno strapiombo che cala a picco su una piccola spiaggia dove è attraccata una scialuppa. Non vedo nessuno, ma il vento che sale dalle onde mi porta l'eco di una vecchia canzone.
"Quindici uomini sulla cassa del morto... E una bottiglia di rum!"
Sono talmente deliziata da quello strano luogo che scoppio a ridere, correndo da una parte all'altra come una bambina.
Sulla destra la foresta lascia spazio ad una città grigia e fumosa in cui risuona il rumore delle fabbriche; tra i camini mi sembra di intravedere una graziosa signora aggrappata ad un ombrello nero e alcune figure che volteggiano nell'aria, puntando dritte verso la seconda stella a destra.
Poi il monte alle mie spalle trema, scosso da un ruggito furioso.
"Oh, no!" geme il Cappellaio "I nani hanno di nuovo interrotto il riposino pomeridiano di Smaug!"
Sento che qualcuno mi sta tirando per la manica: è il Bianconiglio che batte nervosamente una zampa vellutata sul terreno, lanciando strane occhiate al suo orologio da taschino.
"Lo so!" lo anticipo prima che possa aprir bocca "È tardi!"
Sembra risentito dal fatto che un'umana gli abbia appena rubato la famosa battuta.
"È qui da ben quattro ore, signorina!" esclama con una debole voce nasale "Qualcuno nel suo mondo si starà preoccupando!"
"Quattro ore?" ripeto, allibita "Ma non è possibile!"
"Il tempo scorre diversamente, qui!" spiega Silente con tranquillità.
Osservo quel magico luogo con gli occhi già pieni di nostalgia: non voglio andarmene!
"Posso tornare a trovarvi?"
Il Bianconiglio emette un singulto scandalizzato, ma il Cappellaio lo anticipa con un gran sorriso:
"Certo! Ogni volta che vorrai!"
Mi sono già inoltrata nel cunicolo, quando mi volto in preda ad un timore improvviso:
"Ma come farò a ritrovare la strada?"
"Oh, ti basterà seguire me!" dice il Bianconiglio con aria compiaciuta.
"Oppure le molliche di pane!" interviene il Cappellaio.
"Forse dovreste darle la mappa del tesoro!" propone la sciarpa verde con la voce intrigante di Ka.
"Oppure" mormora Silente, sospingendomi verso il mio mondo "Potresti semplicemente entrare in una libreria."
995 parole
Lavorando di lima sono riuscita a rimanere nelle 1000 parole richieste per questa breve storia, anche se mi è dispiaciuto non essere riuscita ad inserire il Corsaro Nero e Jo March — altri due grandi protagonisti delle avventure della mia infanzia. 😝😍
In effetti, tutto il racconto è un breve viaggio nei libri che ho amato mentre crescevo, ovvero il mio Paese delle Meraviglie personale; non ho dovuto lavorare molto di fantasia, dato che una cosa simile accade davvero quando entro in libreria!
E anche se non sempre ci passo ore e ore, di certo il tempo lì dentro scorre troppo veloce.
😂😭😂
Enjoy ❤️
Crilu
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