13.

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LE PAROLE LA COLPIRONO come lame affilate girate all'interno della stessa ferita.
Non immaginava che il suo arrivo improvviso sulle ali del suo drago avesse potuto suscitare tale reazione di rabbia, comunque mascherata notevolmente bene.

Ora, gli occhi viola della sua figura paterna la guardavano, in attesa di una reazione alle scelte che le aveva posto davanti.

Sposati o muori.

Le parole con cui erano state dette, erano state dolci come zucchero, cercando di nascondere il gusto amaro della verità, com'era consuetudine di Vehearys.

La ragazza sapeva benissimo che il Re non amava essere contraddetto.

Viserya era uscita a grandi passi dalla stanza, lasciando il Re dei Sette Regni a sbraitare alle sue spalle un "non sei mai stata mio sangue" inferocito, forse perfino deluso dal comportamento della sua figlia maggiore.

Ma Viserya era Viserya.
Testarda, feroce, schietta... fredda.
Una completa delusione tutta al femminile, per il Re.
Nel riflesso del grande specchio dinanzi a lei, la figura paterna che aveva sempre rispettato, si curvò sulla sua scrivania, un'espressione di rabbia sul volto incorniciato dai capelli.

Un è sempre stata tua sussurrato debolmente, forse uscito per sbaglio da quelle pallide labbra.

Poi le porte si chiusero, mentre quel flebile sussurro rimaneva impresso nella sua mente.



Vexen era in piedi davanti ad una covata di uova da cui usciva ancora del fumo.
La femmina doveva averle deposte da poco.
Non l'aveva vista in giro, nelle ore in cui era stato lì, si nascondeva bene, nonostante la sua stazza.
Era quasi convinto si trattasse della femmina color rame che quella mattina aveva attaccato il gregge di un pastore lì vicino.

Vexen prese un uovo di drago dal gruppo davanti a sé.
Quelle che dapprima sembrano Scaglie verdi, sotto un'altra luce avevano assunto un color ciano, alquanto singolare.

Stava, appunto, ancora in attesa della femmina ramata ma, fu un altro drago, a fargli visita, cogliendolo alle spalle, in maniera inaspettata.

Un drago dai tipici capelli valyriani ma dallo sguardo grigio.
Sapeva sarebbe arrivata.
Sapeva lo avrebbe cercato.

-Maestro. - esordì.

Vexen fece una smorfia.
Come faceva a insistere così tanto sul chiamarlo "Maestro"?
L'uomo odiava quella parola.
In verità odiava tutte quelle parole che davano un senso di autorità.
Era fermamente convinto che, se si voleva guadagnare il rispetto di qualcuno, bisognava guadagnarselo con le azioni, non con titoli sdolcinati.
Quelli lo facevano solo sentir ridicolo.

Era tentato di iniziare con un "Buongiorno, mia cara" ma di Buongiorno, la voce della più giovane ne aveva veramente poco, praticamente era sotto lo zero.

Il vecchio si girò, posando l'uovo con poca eleganza, come se fosse pietra fatto di pietra ed al suo interno non ci fosse alcuna vita, e guardò in quei pozzi grigi.

-Mio padre quest'oggi mi ha dato due scelte...- continuò lei, provocando una smorfia di disgusto sulla faccia dell'anziano nel momento in cui udì "padre".

Viserya si aspettava quella reazione e batté il ferro finché era caldo.
Adesso in lei, dopo aver udito quel flebile sussurro da parte di Vehearys, si era aperta una crepa.
Adesso la sicurezza che aveva sempre avuto al suo fianco le stava lasciando la mano.
Lo sguardo di Vexen diede solo maggiori fondamenta alla sua teoria.

-Voi sapete.-
non era una domanda.
-voi sapete qualcosa che io non so.-

Il vecchio rise.
-Sono uno studioso...-

-Non prendetevi gioco di me!- La rabbia aveva ormai preso possesso di lei, era come il mare in tempesta, indomabile.

Estrasse la spada.
Il suo acciaio scuro e tagliente incontrò la gola di Vexen con la punta, abbastanza pericolosa da far scendere due rivoli di sangue su quella pelle candida.

-Il tempo dei segreti è finito.
Avete avuto la vostra partita di bugie, ero un pezzo inutile sulla vostra scacchiera di potere...ma ora basta!-

Viserya si avvicinò al vecchio che, intanto aveva abbassato il cappuccio, rivelando un volto asciutto circondato da trecce.

-Esigo la verità. ORA!-

Vexen sorrise nel vedere la lama puntata al suo collo.
La scostò con noncuranza dalla sua pelle e abbassò il suo viso all'altezza di quello della più piccola.

-Attenta, Viserya. -
un sorriso poco rassicurante, quasi folle gli comparve sul volto.

-Sono il tuo unico alleato in questo covo di vipere.-

Viserya abbassò lo sguardo sulle mani del più anziano.
Fu in quel momento che si accorse del veleno.
Un fumo magenta, leggero, che aveva già creato piccoli rivoli intorno a lei.

Viserya indietreggiò, si portò una mano alla tempia.
Guardò un'ultima volta la figura ormai sfocata del più anziano, davanti a lei.
Un'unica parola nella sua mente.

Lyseris...

Poi tutto divenne buio.

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