03.

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⚠️ LINGUAGGIO SCURRILE ⚠️


IL SUO CORPO VENNE PERCORSO da un brivido freddo, alla vista di quello strano riflesso, mentre una morsa le strinse lo stomaco.

Odiava avere paura.

Si impose di agire come se fosse solo stanchezza e si massaggiò gli occhi, tenendo d'occhio Serra, intenta a cercare i giusti gioielli per impreziosire ancora di più l'argentea.
Al solo pensiero di dover indossare altra roba, una sensazione di nausea avvolse la ragazza.
Si sentiva un mammut lanoso già vestita in quel modo, non aveva bisogno di altri accessori, avrebbero solo fatto sentire la ragazza più goffa, in quegli abiti a cui non era abituata

Abbassò gli occhi per distrarsi da ciò che aveva visto e da ciò che aveva addosso, chiudendoli per un attimo.

Quando alzò lo sguardo, lo strano riflesso era sparito, dando spazio ad un'immagine che Viserya guardava di rado: il suo viso.

Carnagione chiara, capelli talmente chiari argentei e.... quegli occhi.
Non viola come ci si sarebbe aspettato da una ragazza di stirpe valyriana.... neanche di quell'azzurro che, in alcuni, possiede l'occhio al posto del violaceo.

Viserya aveva gli occhi grigi.
Di un grigio leggero, anche se non chiaro come quello della sua amata sorella.
Loro due erano le uniche, in famiglia, ad avere quel particolare colore degli occhi, il che le rendeva soggetti facili, da riconoscere.

La cosa spesso non giocava a vantaggio di Viserya, soprattutto durante feste e banchetti, dove i giovani in età da matrimonio cercavano di attirarla a loro, non appena la riconoscevano.

In pochi sapevano che, in quei momenti, la giovane desiderava solo scappare.
Aveva vent'anni e non aveva mai avuto desiderio per l'altro sesso.
Trovava la maggior parte dei maschi talmente fissati su cosa nascondesse sotto le stoffe che ormai aveva perso la voglia, di stare in loro compagnia.

L'unico che aveva avuto un briciolo della sua attenzione, un giovane cavaliere errante dai capelli neri, era scomparso mesi addietro, silenzioso come era arrivato al castello, in qualità di ospite.
Aveva passato parecchio tempo, ad allenarsi con lui.
Non era rimasto per niente male, quando l'aveva vista allenarsi da sola, la prima volta.
Anzi, ricordava perfettamente il suo sorriso quando l'aveva osservata danzare con la lama.
Quando, finito l'allenamento, lui le aveva applaudito, Viserya era diventata veramente rossa in viso.
Non si era aspettata di avere un pubblico silenzioso a guardarla.
Da quel momento, lui si era offerto di allenarsi insieme.

E così avevano fatto.
Avevano passato giornate, insieme a far cozzare acciaio contro acciaio.
Perfino quando cadeva la neve, loro non avevano smesso di danzare.

Si ricordava perfettamente quel pomeriggio di inverno dove lui l'aveva stretta vicino a sé per non farla cadere.
I loro volti erano talmente vicini...

Viserya aveva pensato che forse, forse potevano fare molto altro, insieme.
Aveva addirittura pensato a come sarebbe stato, essere la sua dama.

E forse, in fondo al cuore, un poco ci aveva veramente sperato.

Di ricevere il bacio d'amore da quelle labbra.
La sua speranza non si era neanche spenta quando, in una giornata fredda, l'aveva visto salire sul suo stallone nero, al seguito del suo maestro.

Non si era spenta, quando li, nel giardino coperto di neve, lo aveva visto aspettare sul suo cavallo, lo sguardo rivolto verso di lei.

-Quando tornerete?-
Gli aveva domandato.

-Non lo farò, mia signora...-

Quel sussurro aveva spezzato il cuore dell'argentea.
Si ricordò di essersi inchinata, per poi scappare da lì e distruggere lo splendido raccolto che aveva fatto solo per lui.

Dei, quanto aveva sofferto...

Esitò ad alzarsi.
Serra notò l'esitazione della ragazza ma non disse nulla, non ne ebbe il tempo.
Viserya era già uscita, la seta cremisi la seguiva come un'ombra.

Una Dea, ecco cos'era agli occhi di Serra.
Bastava solo capire se benevola.... o crudele.
A quel pensiero, la mente e lo sguardo della serva si offuscò.
Non voleva sapere la risposta.


Sangue.
È questo che vide Viserya nella coppa dorata davanti a sé.
Il brusio delle voci attorno a lei si fece più intenso.
Le parole indistinguibili.
La ragazza chiuse gli occhi.

-Stai bene? -
Un sussurro che pensò di aver immaginato, a causa del troppo vino.

-No.... no, io non...-
una mano le strinse la spalla.
Riconobbe il tocco gentile di sua sorella.

-Stai bene, sorellona?- ripeté la voce cristallina di Liserys.
Viserya si girò, sorrise guardando negli occhi la sua adorata piccolina.

Prese la mano di sua sorella nella sua.
-Piccolo drago impiccione-
disse scherzosamente la maggiore
- ti stai godendo il banchetto?-

Sua sorella prese una spiga di grano dal tavolo, e si mise il gambo in bocca, appoggiando il suo corpo allo schienale della sedia della sorella, lo sguardo fisso su una giovane lady intenta a mostrare le grazie al giovane lord di Altaluna.
Il giovane pareva divertito, circondato dai suoi amici.

-Skylter del cazzo.... - mormorò la più piccola mentre, in tutto questo, la maggiore si chiedeva cosa ci faceva una spiga di grano come decorazione ad un banchetto della maggior casata dei Sette Regni.

Viserya si ridestò dai suoi pensieri
-Cosa? -
chiese, fissando confusa sua sorella.

-Lunetta bianca in campo blu-
disse sarcastica la sorella, per poi continuare
-è un gran pezzo di m....-

Viserya la bloccò.
Cercò di restare seria ma la risata che voleva bloccare stava per avere la meglio.
-guardati la lingua, draghetta!-

Per tutta risposta, la sorella tirò fuori la lingua, cercando di guardarsela per poi esordire con un "è a posto".

La maggiore diede una scherzevole pacca sulle natiche della sorella, ridacchiando
-Vai a prendere un bicchiere di vino freddo alla tua vecchia, invece di guardare tutto questo testosterone-

La minore fece una smorfia divertita.

-Vuoi andarci giù pesante, oggi- sentenziò mentre, ridacchiando, si diresse verso il tavolo pieno di caraffe.

Viserya sorrise con leggerezza alla frase di Liserys, la guardò allontanarsi da lei per dirigersi alla sua meta.
Sebbene di due anni più piccola di lei, Liserys stava già sbocciando in una splendida donna, attirando l'attenzione dei maschi più giovani.

La maggiore sorrise, orgogliosa della sorellina, per poi spostare lo sguardo sul quel lord dall'apparenza innocua.

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