9. Lo strano caso del matrimonio al tempio di Era
C'era stato un tempo in cui Scarlett Cadmy si era chiamata Teumesi e il suo hobby principale era stato quello di mangiare infanti beoti, certo. Lei stessa avrebbe fatto fatica a negare questa realtà.
Però il passato era passato, questo le aveva detto il Padrone quando l'aveva tolta dal suo posto nel cielo e le aveva sfiorato la fronte con il sirto, concedendole postura eretta e pollici opponibili in cambio di un posto non retribuito all'asilo per semidei.
Il passato era passato.
"Beh?"
Davanti a lei si ergeva, in tutti suoi pochi centimetri di pura cattiveria condensata, la più indisponente tra tutti i figli di Ecate. Quando aveva captato - perché era questo che ormai era in grado di fare: captava - la tristezza di Grant nell'aria, aveva aiutato l'ultimo impedito piccino della prole di Demetra ad arrampicarsi sulla parete e poi era corsa a cercarlo, certo che l'avrebbe trovato intento a raccontare la storia di com'era volato giù dal cielo - un classico - a tutti i semidei ancora digiuni da quella breve ma intensa epopea. Era successo un annetto prima, ma sembrava trascorso molto, molto più tempo.
Fortuna che Helen, Schiacciasassi Helen, fosse precisa come un orologio svizzero a ricordare a chiunque che il signor Boez era ancora un estraneo lì, al Campo.
"Beh cosa?" Rispose Scarlett a quell'insolente, che si era spaventata solo nel momento in cui era comparsa alle sue spalle e subito dopo aveva immediatamente ripreso il suo contegno da sbruffona. "Ne avevamo già parlato, Helen."
"Dire la verità è un precetto, per gli eroi. Ce l'avete insegnato voi."
"Torturare un insegnante non lo è. O ti abbiamo insegnato anche questo?"
Helen sorrise e lanciò uno sguardo a Grant, che stava ancora seduto con la schiena curva, come un cucciolone che ha subito una strigliata madornale. Vederlo così abbattuto, per niente poi, confondeva profondamente i sentimenti di Scarlett: avrebbe voluto consolarlo, ma allo stesso tempo avrebbe desiderato anche tirargli un ceffone e urlargli di ripigliarsi, anche se sapeva per esperienza che quel tipo di comportamento non avrebbe portato a nessun giovamento.
Era quello che aveva adottato non appena Grant, o meglio Lelapo, era atterrato come una stella cadente affatto richiesta al confine con la foresta, proprio in mezzo al Campo Mezzosangue. Quel giorno era accaduto un unico, incredibile parapiglia. Lei e Sue avevano immediatamente temuto il peggio, preparandosi a dover affrontare chissà quale mostruosa minaccia, nel vero senso del termine... e invece la creatura si era scoperta essere un uomo alto, tremante, confuso e soprattutto nudo, raccolto in posizione fetale in una buca profonda un paio di metri.
Scarlett non l'aveva riconosciuto subito. Non aveva mai visto la sua forma umana, soprattutto perché, ai tempi della loro travagliata storia, nessuno dei due aveva mai perso il pelo in cambio dei pollici opponibili di cui sopra. Tuttavia, Lelapo ci aveva messo ben poco a riconoscerla e ancora meno tempo a iniziare a parlare. Lei ci aveva messo ancora meno del meno tempo a capire che la sua carriera come Miss Cadmy, divorziata se non addirittura vedova, era appena terminata.
Aveva fatto di tutto per allontanarlo. Ci aveva provato. Ma era impossibile. Ancora più impossibile di quanto lo fosse stato in Beozia, chissà quanti millenni di anni prima.
"Va bene, Scarlett." Disse serena Helen, che quando fingeva la calma era più irritante che mai. "Perché non ci racconti tu com'è andata la storia del vostro matrimonio?"
Scarlett non aveva idea di cosa fosse 'Notte da leoni 2', ma il titolo, con quei felini merdosi citati, non le aveva per niente dato good vibes. Sapeva che Helen la stava sfidando, soprattutto perché era conscia di com'erano andate le cose, avendo probabilmente leakato la notizia da una conversazione avuta con Sue, in un momento di disperazione post arrivo di Grant. Aveva sempre dato una certa versione della storia, anche alla sua collega, ma il fatto era che non era mai stata rapita da quel segugio infernale che gli dei le avevano messo alle calcagna, non era mai stata costretta a pronunciare i voti nuziali con una massa di contadini beoti pronti a farle la pelle in caso contrario e, soprattutto, non aveva mai divorziato. Le sue bugie avevano trovato una fine. E che fine.
Umida e triste come gli occhioni di quel cagnone.
"E va bene." Ringhiò Scarlett. "La racconto io questa storia."
Prese per la collottola Helen, che non si era aspettata questa mossa improvvisa, la mise da parte e andò a sedersi al fianco di Grant, che tentò subito di posarle la testa sulla spalla ma fu prontamente respinto.
"Dovete sapere che il popolo delle campagne della Cadmea era composto da un sacco di gente ingrata. Gente che non rispettava gli dei, o meglio, il Padrone. Il Padrone era nato in Beozia e dai beoti era stato dimenticato. Non per nulla ora si dice 'beota' a una persona stupida, sapete."
"Vai al punto, Scarlett." Tagliò corto Helen.
"Silenzio o pulizia stalle per tre settimane."
"Scherzavo. Certo che sei permalosa."
"Dicevo." Scarlett riprese subito, dopo averle opportunamente lanciato un'occhiataccia. "La campagna cadmea andava punita e così è stato: il giovane Padrone, appena divenuto dio e già dimenticato dagli stupidi umani, creò la volpe Cadmea."
"La signorina Cadmy." Dissero in coro i piccoli semidei presenti, che quella parte già la conoscevano a memoria.
"Esatto. Me."
"Teumesi." Bisbigliò Grant, che solo Scarlett fu in grado di udire e per il quale sorrise debolmente.
"La volpe Cadmea avrebbe dovuto mangiare i figli degli ingrati contadini beoti, i loro beotini. Sapete, avrebbero comunque avuto poche possibilità di essere più intelligenti dei loro genitori, con quel nome che di ritrovavano. Ovviamente, però, a Tebe questa notizia non piacque. È brutto quando la manodopera a basso costo viene stroncata in giovane età. Il vecchio Creonte, re di Tebe, chiese aiuto a un suo vecchio amico, il maledetto Anfitrione, che si diceva possedesse un cane magico."
"Perché magico?" Domandò il più disattento tra i piccoli semidei.
"Perché anche la volpe, cioè me, era magica. Era una volpe impossibile da prendere. Il Padrone non è mica uno sprovveduto, sapete."
Un coro di esclamazioni di sorpresa ricordò a Scarlett quanto fosse bello raccontare storie ai bambini, proprio come aveva iniziato a fare quasi dieci anni prima, al tempo in cui la sua Shoshanah non era che un batuffolino di capelli crespi e il suo Robert non era altro che moccio, ciccia e puzza di paura, un bel muffin alla carota.
"Quindi il cane era magico." Riprese il filo Helen, a cui in fondo piaceva quella mezza fiaba.
"Certo. Era un cane in grado di prendere tutto."
Scarlett era certa che Grant avrebbe iniziato a scodinzolare, se solo avesse avuto una coda in quella forma. Glielo si leggeva negli occhi, sentiva l'adorazione investirla ad ondate.
"Però... però... un cane in grado di prendere tutto e una volpe che non può essere presa. Non è un bel paradosso?"
"Skippa la parte in cui Zeus vi fa roteare come frisbee e vi spara tra le costellazioni come i mostri di Hercules, non ci interessa. Arriva al matrimonio."
"Oh, già. Il matrimonio. Beh..." Scarlett prese tempo, si strinse nelle spalle, sorrise e guardò Grant. "In amore vince chi fugge. Però a volte vince anche quello che insegue."
"Cioè?" Chiesero i semidei, che erano ancora troppo piccoli per capire quell'oscura premonizione.
"Cioè tra una pausa e l'altra dalle nostre infinite corse, Grant e io abbiamo cominciato a conoscerci. In fondo non era antipatico, quel cane che non faceva altro che ululare e inseguirmi. Quindi, patto: accontentare il padrone Anfitrione, giocare a inseguirsi, ma fare un po' quello che si preferiva."
"Vuoi vedere che siete stati sparati in cielo perché eravate due assenteisti."
"Due settimane sicure di stalla non te le toglie nessuno, Helen."
"Uffa."
"Comunque andò a finire che ci piacemmo talmente tanto che ci sposammo in gran segreto al tempio di Era. Fine."
I giovani semidei iniziarono a rumoreggiare soddisfatti, ma Helen non lo era affatto.
"Scusa, dov'è tutta la parte di voi due ubriachi a causa dei Misteri Dionisiaci... te vestita con una tenda del mercato di Tebe... e il gran matrimonio tra canidi al tempio?"
"Not found." Rispose Scarlett, sorridendo con la lingua infilata tra i denti, prima di alzarsi tirandosi dietro un sognante e commosso Grant. "Forse te la sei solo sognata."
Scarlett sapeva che Helen aveva ragione. Ma in fondo la storia era la sua e ne poteva fare ciò che voleva.
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