Country Club e pneumatici

Dall'alto dei miei diciassette anni sono totalmente convinta che la mia vita sia una piatta ed inutile tavola da surf.
Mentre le mie coetanee si rovinano il fegato nei locali ogni sera, cambiano ragazzi come se fossero mutande, comprano vestiti a prezzi che farebbero impallidire persino Bill Gates, e creano blog sulle tecniche del make-up perfetto, trasformandosi in un baleno in esperte make-up artist del calibro di Charlie Green, io mi limito semplicemente a starmene sul divano a guardare le repliche di Masterchef.
Deprimo persino la mia tartaruga di terra, che non appena mi vede corre a nascondersi appunto nel suo terrario.
Sono certa che si tratti di statistica. Insomma, in una famiglia numerosa c'è sempre una pecora nera, giusto? Bè, quella pecora sono io. Anche se le pecore non sono esattamente gli animali a cui mi piace ispirarmi. Preferisco un animale che va in letargo, visto la mia attitudine alla narcolessia.
Comunque, nella mia famiglia sono l'unica che a scuola non è popolare. Mio fratello maggiore Thomas è stato il quarterback della squadra di football per tutti e quattro gli anni della scuola superiore, nella vetrina portaritratti che si trova accanto alla palestra c'è persino una sua foto, e ora è iscritto al terzo anno di Giurisprudenza ad Harvard. Mia sorella Hannah è stata una cheerleader per tutti gli anni delle medie e della scuola superiore, e ora studia medicina a Georgetown. Persino Olivia, mia sorella minore, ha da poco vinto il premio come studentessa più popolare dell'anno, e lei va ancora alle elementari.
Io vado benissimo a scuola, ho buoni voti e i professori mi adorano, l'unico problema è che valgo meno di zero nella lista sociale del corpo studentesco. Tutti i componenti della mia famiglia sono costantemente sereni e gioiosi, sempre a lavoro per guadagnarsi una reputazione più che rosea. A me non importa nulla. Odio tutti i miei compagni di scuola e non voglio avere a che fare con loro al di fuori dell'ambito scolastico. Sono leggermente bisbetica, e non voglio essere in alcun modo domata. Shakespeare può anche baciarmi le chiappe.
Inizierò il mio ultimo anno di scuola superiore tra una settimana, e questo basta ad agitarmi. A volte, durante la notte, mi sembra di avvertire il telefono squillare. Immagino di alzarmi e di rispondere, e riesco anche a sentire perfettamente la voce di Samara che sussurra "sette giorni" dall'altro capo del telefono. Che poi come può utilizzare il telefono? Voglio dire, in un pozzo non dovrebbe esserci linea. C'è linea a stento quando scendo nello scantinato di casa mia per fare il bucato, figuriamoci in un pozzo abbandonato da anni. Ma non è questo il punto!
Ho trascorso le vacanze estive lavorando in una casa di riposo, pulendo i corridoi dell'acquario cittadino, facendo l'inventario nella libreria di Hall, e ora lavoro al Country Club Stinson come "ragazza delle bibite e degli snack". Il mio lavoro consiste nel portare spuntini e bevande ai soci che giocano a golf, a tennis, e che nuotano in piscina. Forse il pozzo di Samara non è tanto male, se paragonato a quell'inferno.
Il Country Club è frequentato da tutta la parte In della mia scuola. Gli altri lavoranti sono classificati come parte Out, esattamente come me. Siamo poveri e questo probabilmente è il peggior peccato che possa esistere a Fort Lauderdale.
<<Ehi, Sky! Hunter Hamilton e i suoi amici hanno chiesto esplicitamente di essere serviti da te. Sono giù, alla buca nove. Sbrigati!>>
Caroline Stinson è un'ochetta SoTuttoIo. Lo penso sin dalla prima volta che l'ho vista, mentre era intenta a pulire la superficie di una sedia con dei bigliettoni da cento dollari. Bè, forse non l'ho proprio vista farlo, ma ne sarebbe di sicuro capace. E' la figlia dei proprietari del Country Club, ma si atteggia quasi come se fosse la figlia di Barack e Michelle Obama.
Con un sospiro contrariato ricarico il frigo bar e salgo a bordo della Mini Car. Accosto alla nona buca qualche minuto dopo. Oggi fa un caldo pazzesco e muoio dalla voglia di tuffarmi nella piscina principale, ma non sono una socia, sono solo una lavorante. Probabilmente se lo facessi, verrei messa alla gogna da Caroline Stinson.
Osservo bene questo gruppo di caproni palestrati e abbronzati che fingono di giocare a golf. Li detesto tutti, dal primo all'ultimo, ma Hunter Hamilton è senza dubbio il peggiore. Mi rende la vita impossibile più o meno dalla prima media, e dire che lo odio è piuttosto riduttivo. Il fatto che sia il ragazzo più popolare della scuola, nonché quarterback della squadra di football, nonché figlio del capo di mio padre, mi obbliga categoricamente a covare quest'odio in silenzio.
Accosto accanto a loro e prendo un bel respiro. <<Cosa vi do, ragazzi?>>
Il primo ad avvicinarsi è Gary Oldman. Alto, capelli biondi e labbra sottili. E' l'unico giocatore della squadra di football che tollero. Ricordo che da piccoli mangiavamo la terra del giardino scolastico insieme, fingendo di essere Peter Parker e Mary Jane Watson a cena fuori. <<Ehi, Sky! Una birra ghiacciata, grazie.>>
<<Per me un bacino, tesoro.>> Kevin Armstrong è decisamente l'anello mancante tra l'uomo e la scimmia. Degna spalla destra di Hunter Hamilton, ha decisamente bisogno di acquistare un po' di personalità. Sono quasi convinta che raccolga persino i fazzoletti sporchi del suo migliore amico/oracolo, e che li incornici e li appenda sopra al suo letto.
<<Non vorrei prendermi qualche tipo di herpes, Armstrong.>> Scendo dalla Mini Car e spalanco il congelatore sul retro. Vedo con la coda dell'occhio quel maiale di Kevin Armstrong, intento ad ispezionarmi minuziosamente il didietro coperto dagli shorts troppo corti che indosso. <<La solita Corona ti va bene?>>
Do una rapida occhiata a quell'ammasso di idioti sudati e puzzolenti, ma di Hunter Hamilton neanche l'ombra. Distribuisco a ciascuno le varie bevande che hanno ordinato, dopodiché intasco i soldi e mi volto, pronta a tornarmene sulla Mini Car per continuare il mio giro tra le varie buche.
Finisco contro un muro d'acciaio e i soldi mi cadono a terra per via dell'impatto. Hunter Hamilton se ne sta fermo davanti a me, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni bianchi che indossa, e un ghigno irriverente dipinto sulle labbra.
<<Accidenti, sembra che dovrò fare un reclamo al signor Stinson.>> Si avvicina a me di qualche passo e raccoglie una banconota da dieci dollari caduta a terra. <<Non sei affatto efficiente, Nashton. Stavi abbandonando la buca prima di aver terminato le ordinazioni.>>
Evito di guardarlo negli occhi. Se lo facessi, di sicuro perderei la calma, e di conseguenza anche il lavoro, ed è l'ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento. Sto mettendo da parte i soldi per il college, in modo da non dover più dipendere dai miei genitori e non dover mettere più piede in questa città snob e soffocante. Hunter Hamilton risveglia il lato peggiore di me, e questo lato somiglia più o meno a Maria La Sanguinaria in piena crisi mestruale.
<<Credevo di aver terminato>>, bisbiglio, resistendo all'impulso di afferrarlo per i suoi capelli odiosamente biondi e sbatterlo insistentemente con la testa contro il muro.
<<Vorrei un... >> Hunter alza il mento, fingendo di pensarci su. <<Un Mojito.>>
Okay, questo ragazzo sta letteralmente attentando alla mia calma. Mi piacerebbe così tanto dargli un pugno su quel suo nasino perfetto, ma poi dovrei ripulire io stessa il sangue, quindi accantono quest'idea splendida ma per nulla fattibile. <<Non servo niente che non sia in bottigliette di vetro o in lattine di plastica, lo sai. Per avere un cocktail devi rivolgerti al bar della sala ristorazione.>>
Hunter si avvicina ulteriormente a me, arrivando a sfiorarmi il petto con il suo. <<Perché non me lo ordini tu, cameriera.>> E infila nella mia scollatura i dieci dollari che ha recuperato poco prima dal terreno, aggiungendone altri venti di tasca sua.
Rimango a fissarlo per un po'. Mi sento come svuotata, non ho voglia di arrabbiarmi o di picchiarlo come ho desiderato di fare poco fa, e la cosa mi preoccupa alquanto.
Afferro le banconote cadute nel mio reggiseno e gliele tiro in faccia. <<Perché piuttosto che fare da serva a te, preferisco andare a pulire i cessi con la lingua.>> Torno sulla Mini Car, e poi mi volto a guardare Hunter e i suoi amici con un sorrisetto divertito. <<Buona giornata, ragazzi.>>


<<Signorina Nashton, comprendo la sua frustrazione, mi creda. Quei ragazzi sanno essere davvero insolenti quando vogliono, ma lei non deve mai perdere la calma. Sa come funzionano le cose qui da noi. Sa quali sono le regole da rispettare.>>
Il signor Stinson ha voluto vedermi dopo la fine del mio turno. Non che sia un mistero il motivo per cui mi ha convocata nel suo studio, ma sinceramente non me ne importa granché. Se anche mi licenziasse, troverei un altro lavoro, magari non retribuito come questo al Country Club, ma se non altro conserverei la mia dignità.
<<Lo so benissimo, signor Stinson, ma quegli idioti mi hanno provocata. Non sono disposta a farmi trattare come spazzatura, solamente perché loro hanno soldi che gli escono da ogni parte del corpo.>> Mi alzo in piedi e sistemo la sedia di pelle nera sotto alla scrivania di legno d'acero. <<Se vuole licenziarmi lo capisco, ma non ho davvero intenzione di scusarmi con Hunter Hamilton.>>
<<Geoffrey James Hamilton, il padre di Hunter, è uno dei soci più anziani del Country Club. Suo padre era socio qui da noi, e ancor prima suo nonno. Il signor Hunter Hamilton non è autorizzato a prendersi gioco di chi lavora qui, di questo gliene voglio dare atto, ma la famiglia Hamilton è un'investitrice molto generosa nei confronti di questo Country Club, quindi mi aspetto che lei impari da questo suo errore e corregga il suo modo di porsi verso il signor Hunter.>> Il signor Stinson termina di parlare e si sistema il papillon a pois che indossa.
Mi viene voglia di afferrarlo per quel ridicolo pezzo di stoffa e stringerlo fin quando non diventa cianotico. Sono così schifata dal suo eccessivo modo di ingraziarsi gli Hamilton. Gente come il signor Stinson mi fa letteralmente uscire fuori dai gangheri. Sputano sui valori e sul rispetto verso il prossimo, solo ed esclusivamente per accaparrarsi qualche dollaro in più.
Mi schiarisco la voce. <<Quindi non sono licenziata?>>
Il signor Stinson si accende un sigaro, e immediatamente la sua puzza insopportabile invade la stanza. <<Per stavolta no, signorina Nashton, ma cerchi di ricordare cosa le ho detto.>>
Esco da quell'ufficio senza ribattere nulla. Trovo assurdo l'atteggiamento di questo tipo, ma io qui valgo meno dello scopettino incrostato dei bagni, quindi posso solo mordermi la lingua e sopportare altri nove mesi di prigionia.
Con un sospiro vado negli spogliatoi e mi tolgo la divisa da lavoro. Infilo un paio di shorts di jeans, una canottiera rosa pastello, un cappellino nero per ripararmi dal sole cocente, e le Converse bianche, dopodiché raggiungo la cucina del Country Club e mi accomodo sul bancone d'acciaio con un gemito d'insoddisfazione, mentre una risatina divertita fa eco nelle mie orecchie.
Tess lavora per gli Stinson da almeno due anni. E' una degli aiutanti più fidati dello chef del Country Club, anche se non ha ancora terminato gli studi presso un'accademia di alta cucina presente in città. Questo lavoro le fa comodo solo per mettere da parte una cospicua somma di denaro che le servirà per aprire il locale dei suoi sogni, in futuro. Ha ventitré anni suonati, ma è una delle migliori amiche che ho, nonostante gli anni di differenza che ci sono tra noi.
<<Fammi indovinare.>> Afferra un paio di Macarons e me li posiziona davanti alla faccia. <<Lavata di capo da parte di Mr. Stinson, dico bene?>>
Osservo per un attimo le meches rosa che le ricoprono gran parte della testa. Deve essere impazzita. <<Il suddetto Mr. Stinson ha già visto come ti sei conciata?>>
Lei alza le spalle e si riappropria di uno dei Macarons che ha poggiato davanti a me. <<No, non sono affari suoi.>> Morde il dolcetto, masticandolo molto poco delicatamente.
<<Se non sbaglio, quando ti eri tinta i capelli di verde ti ha cacciata dal ristorante.>> Prendo il Macaron che mi spetta e lo divido in due, infilandomi in bocca la prima metà. <<E' stata una scena memorabile.>>
Tess sorride, tornando davanti ai fornelli. E' quasi ora di pranzo e deve impiattare il cibo da servire in sala. <<Già, mi ha letteralmente spinta fuori dalla porta del retro. Ma il giorno seguente è venuto davanti casa mia per pregarmi di tornare. Non sarà così stupido da commettere di nuovo lo stesso errore. Il suo chef pluristellato mi adora.>>
Termino di mangiare il mio dolcetto e tiro fuori le mance che ho ottenuto questa mattina. Conto i soldi alla svelta, e sorrido soddisfatta quando mi rendo conto di aver guadagnato quasi duecentocinquanta dollari. Adoro i tornei di tennis. La gente è sempre molto assetata e ben disposta a pagare abbondantemente, pur di ricevere una bella bevanda ghiacciata in ogni momento.
<<Stasera ti offro la cena.>> Mi alzo in piedi e sorrido alla mia amica. <<Avverto anche Dawn, ma prima passo a casa a farmi una doccia.>>
<<Va bene, chica!>>
Cammino svelta verso l'uscita del Country Club. Ne ho piene le scatole di questo posto. Ti toglie le forze quasi quanto una seduta intensiva in palestra. E' peggio dell'hotel del film Shining.
La ghiaia del vialetto d'entrata scricchiola sotto le mie scarpe. E' come se stessi macinando tante piccole ossa, e mi rendo conto che probabilmente è la metafora più azzeccata per descrivere questo posto. Gente come me ne esce con le ossa a pezzi, ma se non altro con la dignità integra, al contrario degli Stinson.
Entro nel parcheggio riservato ai dipendenti, ma subito individuo la macchina di Hunter parcheggiata poco distante dalla mia. Ha l'odiosa abitudine di invadere i nostri posti all'ombra. Sostiene che siano più comodi degli altri, ma per me è solo uno sfregio nei nostri confronti.
E in questo momento mi viene un'idea. Entro nella cabina della sorveglianza, fortunatamente deserta, e afferro un paio di forbici. Mi avvicino al SUV di Hunter e mi calco meglio il cappellino nero sulla testa. Fischietto, fingendomi distratta ed esplorando l'ambiente circostante: perfetto, non c'è nessuno nei paraggi.
Squarcio tutte e quattro le ruote come meglio posso. Sembro una pazza appena uscita dal manicomio. Una volta terminato il lavoro, riporto le forbici dove le ho trovate, e poi salgo in macchina, diretta finalmente verso casa.
E' stato un gesto infantile? Sì.
Mi ha fatta sentire meglio? Mille volte sì.

Arrivo a casa circa un quarto d'ora dopo. Vedo la macchina di mio padre parcheggiata nel vialetto. Brutto, bruttissimo segno. Significa che è tornato per pranzo.
Mio padre, Marcus Nashton, è molto più simile al signor Stinson che a me. A volte mi ritrovo a chiedermi se in realtà non siano parenti, magari cugini o addirittura fratelli gemelli eterozigoti separati alla nascita. Sono attaccati entrambi al ricco sedere di Geoffrey Hamilton. Sembrano maiali in attesa di un po' di fango in cui sguazzare. Detesto che mio padre paghi i nostri conti con soldi derivanti dalla famiglia di Hunter, ma lavora alla Hamilton Inc. ed è completamente prevedibile che riceva uno stipendio dal signor Hamilton.
Entro in casa passando dalla porta sul retro. Probabilmente mio padre è stravaccato in soggiorno a guardare la tv, e non ho voglia di fargli sapere che sono in casa. Ogni volta che ci ritroviamo nella stessa stanza, mi tratta nello stesso modo in cui mi trattano i soci del Country Club. Pretende che faccia tutto ciò che lui mi ordina, e francamente sono stufa di avere a che fare con gente con la puzza sotto al naso che crede che tutto gli sia dovuto.
Mia madre è in cucina e sta tagliuzzando della verdura, prendendo spunto da un programma culinario che stanno trasmettendo in tv, mentre Olivia disegna un assurdo omino verde sulla sua lavagnetta magnetica.
<<Ehi, Olly, ti è tornata la fissa per Shrek?>>, le domando, afferrando una patatina fritta dal piatto che ha davanti.
Mia sorella mi lancia un'occhiataccia, e non capisco proprio se sia dovuta al fatto che ho rubato una delle sue preziose patatine fritte, o per la velata presa in giro verso il suo disegno.
<<Che ci fai qui? Non avevi il turno all'acquario, dopo il Country Club?>> Mia madre mi bacia velocemente una guancia, prendendo poi a spargere le verdure tagliate in una pentola che contiene una sostanza verde e gelatinosa.
Bleah! Mia madre e la cucina sono su due fronti opposti.
Le dico che hanno spostato il mio turno e che sono tornata a casa per farmi una doccia. Afferro un'altra patatina dal piatto di Olivia e giuro di sentirla ringhiare, dopodiché salgo in camera mia, mi chiudo in bagno e m'infilo sotto la doccia. Detesto l'odore di profumi costosi che mi rimane addosso dopo aver lavorato al Country Club. Sa di cinismo e arroganza.
Mi rivesto in fretta e decido di lasciare i capelli sciolti sulle spalle senza asciugarli. Con il caldo che fa oggi, si asciugheranno da soli nel giro di dieci minuti.
Scendo di sotto ed entro in sala da pranzo. Mio padre è seduto a capotavola, mia madre alla sua destra e Olivia alla sua sinistra. L'unico posto libero è quello davanti a lui.
Prendo un bel respiro e mi accomodo. Se posso sopportare Hunter Hamilton, quella scimmia di Kevin Armstrong, Caroline Stinson e suo padre, di sicuro posso sopportare anche il lecchino numero due di Geoffrey Hamilton: il mio vecchio.
Mangiucchio un po' di purè di patate e punto involontariamente lo sguardo su mio padre. Anche lui mi sta guardando. Ha le mani congiunte sotto al mento, e un cipiglio corrucciato dipinto sulla faccia.
Poggio la forchetta nel piatto e sfodero uno dei miei migliori sorrisi sfrontati. <<Cosa c'è? Perché mi fissi?>>
Lui sostiene il mio sguardo. <<Non credevo di vederti a tavola. Avevo quasi dimenticato la tua presenza in questa casa.>>
Gli lancio un'occhiata fintamente preoccupata. <<Accidenti, chiedo scusa. Devo mangiare in cucina con la servitù, giusto?>>
Mia madre si schiarisce la voce, contrariata dal nostro battibeccare, ma mio padre non si lascia intimidire dalla mia frecciatina. <<Potresti semplicemente essere più presente, invece di lavorare a tutte le ore e togliere tempo allo studio.>>
Con la parola "studio" si riferisce a trovare il giusto modo per diventare popolare nel fantastico mondo scolastico, proprio come hanno fatto Thomas e Hannah prima di me. Vuole che diventi una dei membri del Country Club, anziché essere una che i membri li serve dal cart degli snack e delle bevande.
Bevo un sorso d'acqua e cerco di mandar giù tutte le parole cattive che mi sono salite in gola. Mio padre mi irrita quasi quanto Hunter Hamilton, anzi, forse anche di più visto che con lui devo viverci.
Il resto del pranzo si svolge nel più totale silenzio. Olivia ogni tanto cerca di farci sorridere imitando la vocetta dell'alieno blu del cartone animato Lilo e Stitch, ma l'aria è quasi irrespirabile e di sorridere non ci penso proprio.
Mi ritiro nella mia stanza subito dopo aver terminato l'ultimo boccone di purè. Accendo lo stereo e metto gli One Republic al massimo. So perfettamente che mio padre detesta quando ascolto canzoni a tutto volume. E' il tipico atteggiamento da adolescente sfigata, secondo lui. Non appena sento la porta di casa aprirsi e richiudersi subito dopo (segno che mio padre ha finalmente abbandonato il campo), scendo di sotto.
Mia madre è in cucina a lavare i piatti, mentre Olivia gioca con il computer portatile di Barbie in soggiorno. E' il momento perfetto per squagliarsela.
<<Tesoro, stai uscendo?>> Mia madre mi si para davanti, proprio mentre giro la maniglia della porta d'ingresso.
Il destino è proprio contro di me oggi, non c'è alcun dubbio. <<Sì, mi vedo con Tess e Dawn.>> Accidenti, ho dimenticato di avvisare Dawn, quindi tecnicamente mi vedo solo con Tess. Chiamerò Dawn strada facendo.
Ai miei (a mio padre) non piace Tess. La considerano (considera) una sgualdrinella svampita e senza ambizioni, e non accettano (accetta) che io trascorra del tempo con lei. Mio padre può leccare le parti basse di Mr. Hamilton per tutto il giorno, ma io non posso uscire con una mia amica un po' fuori di testa.
Al contrario, adorano Dawn. E' l'unica tra noi tre ad appartenere ad una famiglia benestante. Suo padre è un chirurgo plastico e sua madre è stata una modella, in passato, prima di rendersi conto che gli anni passano anche per i belli e soprattutto prima di conoscere la chirurgia plastica e le pillole per il mal di testa da dopo sbornia. Nonostante il suo vasto patrimonio, però, Dawn preferisce di gran lunga passare il suo tempo con noi, anziché con Hunter e la sua combriccola.
<<Non torni per cena?>> Mia madre continua a guardarmi come se le avessi appena confessato di avere un appuntamento con Hitler.
Scuoto la testa e apro la porta di casa. Non appena muovo un piede per uscire, mia madre inizia a giustificare mio padre per l'episodio di poco fa. Mi dice che è stressato per il lavoro, che vuole solo il meglio per me e per Olivia, che vuole che raggiungiamo traguardi importanti come Thomas e Hannah, che fatica a relazionarsi con me a causa della mia scarsa presenza in casa, che sta male per la classe sociale a cui sono stata assegnata a scuola, e che vuole che io sia una vincente. Per mio padre la parola "vincente" è l'opposto della parola "lavorante".
Io ascolto le parole di mia madre in silenzio, senza smorfie dipinte sulla faccia o borbottii inutili. Due minuti dopo sono sul mio Pick Up e cerco di togliermi dalle orecchie la voce di mia madre che dice: "tuo padre vuole che tu e il figlio di Geoffrey Hamilton andaste d'accordo. Sai tesoro, tuo padre ammira molto Mr. Hamilton!".
E io ammiro molto Tess, ma non trovo ogni occasione per imporla ai miei genitori.
Ho bisogno di altri pneumatici da tagliuzzare. Magari posso andare a casa di Kevin Armstrong e infierire sulla sua Corvette scintillante e nuova di zecca. Oppure posso entrare nella principesca stanza di Caroline Stinson e versarle del sangue di maiale sul letto, come nel film Carrie Lo Sguardo Di Satana.
Mi convinco a lasciar perdere il sangue di maiale appena dieci minuti dopo. Sono abbastanza sicura che Carrie White fosse una sfigata come me, quindi è insensato fare questo scherzetto a Caroline.
Spero solo che mio padre riceva una bella strigliata da Mr. Hamilton, al lavoro, come in una sorta di catena alimentare: lui ferisce me, Mr Hamilton ferisce lui.
O forse è catena sociale?
Quando andavo alle medie, vivevo ogni giorno come se fosse l'ultimo. Lo so, era un pensiero decisamente da Emo, ma avevo appena scoperto le gioie del ciclo mestruale, e poi Hunter Hamilton infieriva su di me ogni sacrosanto giorno. Ero completamente esausta. Programmavo il mio ipotetico suicidio praticamente ogni pomeriggio, ma alla fine davano sempre gli episodi di Friends, ed ero troppo presa dalla tv per infilare l'asciugacapelli nella vasca mentre facevo il bagno.
Con il tempo ho imparato a farci l'abitudine. Gente come Hunter e i suoi amici non mi provocano nient'altro che il riflesso del vomito, eppure mio padre ha la sciocca illusione che io e lui potremmo andare d'accordo. Vuole che diventiamo amichetti, magari sarebbe felice se ci tenessimo per mano mentre entriamo a scuola. Nel pomeriggio potremmo anche colorare insieme, mentre aspettiamo di fare merenda davanti ai Simpson. Mio padre ha completamente rimosso che io e Hunter non abbiamo sette anni, bensì diciassette. Socializzare è impossibile. Lui è Hunter Hamilton e io l'idiota che gli serve le bibite e gli snack.


<<Sei sicura che tuo padre non sia gay?>>
Io, Tess e Dawn abbiamo deciso di prendere tre panini da Wendy's, e andare a mangiarli in spiaggia. Il cielo è ancora di un tenue color arancione e crea decisamente un'atmosfera rilassante. Atmosfera rovinata dalla domanda decisamente inopportuna di Dawn.
<<Credo che tu abbia l'esempio vivente dell'eterosessualità di mio padre davanti agli occhi>>, replico, bevendo un sorso di Coca Cola.
Ho raccontato alle mie amiche del battibecco che abbiamo avuto io e mio padre, a pranzo. Tess è arrivata alla mia stessa conclusione, e cioè che mio padre e il signor Stinson sono fratelli gemelli eterozigoti separati alla nascita, venuti al mondo per servire e riverire Mr. Hamilton. Dawn, invece, ha la convinzione che mio padre sia innamorato di Mr. Hamilton, ma che non potendo avere lui, si lasci intrattenere dal signor Stinson.
Dawn alza le spalle e mordicchia il suo cheeseburger senza salse. <<Mio zio Fred ha tradito sua moglie con un transessuale diciottenne, e loro hanno ben quattro figli.>>
<<Gesù, Dawn, la tua famiglia è davvero strana.>> Tess mi porge un paio di crocchette di pollo e poi riprende a parlare: <<Prima tua zia Phillies che è stata denunciata per stalking da Bruce Springsteen, e ora lo zio bisessuale.>>
Scoppio a ridere, rischiando di strozzarmi con un pezzo di pollo andatomi di traverso. <<Bè, la mela non cade mai troppo lontano dall'albero.>>
Dawn mi lancia un'occhiataccia, ma alla fine decidiamo di accantonare per un po' la sessualità di mio padre e di suo zio Fred, per parlare del Country Club. Titubante, racconto alle mie amiche del piccolo e innocente scherzetto che ho fatto ad Hunter Hamilton.
<<Ma sei impazzita, Sky?>> Tess mi osserva quasi come se stesse parlando con una terrorista. Insomma, Hunter è pieno di soldi. Per lui non sarà un problema ricomprare quattro semplici ruote.
<<Non è poi così grave. Non gli ho mica sfregiato la faccia con un coltellino svizzero. Potrà certamente permettersi altri pneumatici ultra costosi.>> Mi pulisco le mani con un fazzolettino di carta ed evito di guardare la mia amica in faccia.
<<Secondo me ha ragione Skyler. Insomma, quel ragazzo le rende la vita impossibile dalla preistoria. Fossi stata in lei, avrei fatto anche di peggio>>, dice Dawn.
Tess scuote la testa. Cavolo, è davvero preoccupata. <<Non capite? Nel parcheggio c'è una telecamera a circuito chiuso. Se Hunter chiede a Scott della sorveglianza di vedere il filmato, Skyler passerà dei guai.>>
Okay, ho superato da un po' il mio periodo da aspirante suicida, ma non è mai troppo tardi per un bel bagno caldo in compagnia del mio fidato asciugacapelli.
Hunter mi denuncerà di sicuro, e conoscendo mio padre, non pagherà mai la mia cauzione. Posso dire addio al college e alla luce del sole.
<<Sky, stai diventando piuttosto pallida.>> Dawn mi afferra il polso sinistro e si accerta che ci sia ancora il battito cardiaco.
Ma perché sono stata così idiota? So benissimo che il Country Club è invaso da telecamere, eppure sono stata talmente accecata dall'ira che l'ho rimosso dalla mente. In quel momento esistevamo solo io e la macchina di Hunter.
<<Sono nella merda fino al collo, e in un modo o in un altro è sempre colpa di Hunter Hamilton.>> Mi prendo disperatamente la testa tra le mani, mentre cerco di escogitare un modo per evadere dal paese e mantenermi con solo duecentocinquanta dollari in contanti. Anzi, duecentoquarantadue, visto che ho offerto io la cena.
<<Parlerò con Scott. Gli offrirò un pranzo e lo supplicherò di darmi quella maledetta cassetta>>, se ne esce Tess, qualche minuto dopo. Faccio per abbracciarla, ma lei mi blocca. <<Non fare mai più niente di stupido. Se ti licenziano dal Country Club, io potrei anche suicidarmi.>>
L'abbraccio. <<Prova con l'asciugacapelli nella vasca.>>
<<Cosa?>>
<<Niente.>> Devo imparare a tenere a freno la lingua.
Restiamo ancora un po' a parlare del più e del meno, e poi decidiamo di andare a prendere un frullato da Steak 'n Shake. Io opto per un bel milkshake al gusto Oreo, Tess per quello al cioccolato, e Dawn alla banana.
Ci sediamo all'esterno, accanto al tavolo di due ragazzi coinvolti in una discussione a dir poco assurda. Parlano di un programma che illustra i modi di morire più impensabili e tragicamente ironici. Un avvocato inglese, ad esempio, è morto dopo aver bevuto una dose eccessiva di succo di carota. Uno dei due ragazzi è rimasto particolarmente incuriosito dalla modalità di morte di una ragazza di San Diego, in California. A quanto sembra la ragazza si era rifatta il seno, ma le protesi erano piuttosto scadenti, e durante un viaggio in aereo sono esplose, uccidendola.
Tess si unisce alla conversazione, raccontando la storia di un uomo di Omaha, nel Nebraska, che è morto soffocato durante un rapporto sessuale con una donna in sovrappeso che gli è svenuta addosso.
Il più carino dei due ragazzi, fisico atletico, tatuaggi sparsi qua e là e piercing sul naso e sul sopracciglio, sembra molto colpito dalla scollatura vertiginosa di Tess. Fatica a staccarle gli occhi di dosso. <<Allora, come vi divertite quaggiù?>>
Tess gli sorride ammiccante, e inizia a giocherellare con la cannuccia del suo frullato. <<Qui non ci si annoia mai. C'è sempre qualche festa in spiaggia. Oppure andiamo allo Sheep's. E' un locale molto carino e fanno entrare praticamente chiunque.>>
Il ragazzo annuisce e beve un sorso di birra. <<Proprio ciò che fa al caso nostro.>>
<<Da dove venite?>>, chiede Dawn.
<<Da New York. Sono venuto a trovare alcuni parenti e il mio amico ha deciso di accompagnarmi>>, spiega il tizio fissato con la scollatura di Tess.
Solo in quel momento mi rendo conto della presenza di Hunter Hamilton e della sua combriccola a poca distanza da noi.
<<Okay, credo sia ora di andare.>> Cerco di nascondermi dietro al corpo di Dawn, ma lei si muove in continuazione per ridere alle battute di Tess e di quei due ragazzi strani, lasciandomi completamente visibile. <<Non sono pronta ad affrontare Hunter, in questo momento. Tutto di lui mi urla carcere!>>
Tess si interrompe per cercare di capire di cosa sto parlando. Alla fine punta lo sguardo dietro di sé e comprende finalmente il motivo della mia preoccupazione. <<Bè, ragazzi... noi andiamo.>>
Il tipo che ha flirtato con Tess la blocca proprio mentre si alza in piedi. <<Posso avere il tuo numero?>>
Fantastico, io sto per finire in prigione e Tess si scambia il numero di cellulare con un perfetto sconosciuto.
Vedo Hunter posare lo sguardo su di me, aprendosi poi in un ghigno irriverente. Subito dopo si accorge dei ragazzi che sono accanto a noi, sussurra qualcosa nell'orecchio di Kevin Armstrong, dopodiché avanzano insieme verso il nostro tavolo.
Sono fritta. Non c'è di certo bisogno delle telecamere di sorveglianza per intuire chi sia stato a squarciargli le ruote della macchina. Ho la parola "colpevole" dipinta sulla faccia, e Hunter sembra essersene accorto.
<<Sled, ti abbiamo cercato ovunque>>, dice Hunter, rivolgendosi al futuro ragazzo di Tess.
Il tipo si volta a guardare Hunter. <<Ehi, cuginetto! Io e Drum siamo atterrati circa un paio d'ore fa. Avevamo fame e siamo venuti qua a mangiare qualcosa, ma ho dimenticato di chiamarti per avvertirti che ci vedevamo direttamente a casa.>>
Cerco di sorvolare sul fatto che l'altro tizio strano si chiama Drum, e mi concentro su una parola in particolare: cuginetto.
Questo ragazzo è il cugino di Hunter Hamilton. Tess ha flirtato con il cugino di Hunter Hamilton. Io ho riso alle battute del cugino di Hunter Hamilton. Il mondo sta per finire.
<<Bè, andiamo. Sarai stanco per il viaggio.>> Hunter in versione cugino premuroso è davvero traumatizzante. <<E probabilmente anche le ragazze. Una di loro ha lavorato molto, oggi.>> Di sicuro non mi sfugge la frecciatina che Hunter mi ha rivolto. Mi chiedo se si riferisca al lavoro al Country Club o al lavoro ai danni della sua auto. Sto diventando paranoica.
Il cugino di Hunter annuisce, poi si volta a guardare Tess e lei ricambia lo sguardo con un sorriso. La situazione è grave, perché Tess non sorride mai ai ragazzi, ad esclusione di quelli che le piacciono davvero.
Io mi rifiuto di condividere la mia migliore amica con il nemico. Hunter e questo ragazzo hanno lo stesso sangue, e si sa che buon sangue non mente!
Non so se questo detto c'entri qualcosa, ma è irrilevante.
Afferro le mie amiche per un braccio e le trascino verso la macchina. Poco prima di entrare nel parcheggio, torno a guardare Hunter per un istante. Anche lui guarda me, sempre con quel ghigno fastidioso dipinto sulle labbra.
Non posso fare a meno di chiedermi se sappia che sono stata io a squarciargli le ruote, ma soprattutto mi chiedo se sia normale trovare sexy il sorriso di una persona che odio.
Devo essere ubriaca di frullato al gusto Oreo.

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