Chi la fa l'aspetti

Questo pomeriggio il Country Club è particolarmente affollato.
Ormai le lezioni a scuola sono iniziate da una settimana, quindi tutti gli studenti hanno improvvisamente smesso di frequentarlo assiduamente come facevano invece durante l'estate. Ma indovinate un po'? Oggi è sabato, perciò i campi da golf e le piscine sono strapieni.
Raccolgo l'ennesimo asciugamano usato dal pavimento degli spogliatoi, gettandolo poi nella cesta per la biancheria sporca che mi trascino dietro da almeno venti minuti. Ma perché la gente non si degna di ripiegarli e di appoggiarli almeno in un luogo facilmente raggiungibile dalla sottoscritta? Quest'ultimo ho dovuto riacciuffarlo da dietro uno degli armadietti, non è stata un'impresa facile.
Raggiungo il centro dello spogliatoio e mi chino per raccoglierne un altro.
<<Wow, che bella vista.>> Una risatina. <<Devo ritenermi fortunato?>>
Mi tiro su immediatamente, voltandomi come una iena. <<Cosa ci fai nello spogliatoio delle donne?>>
Hunter corruga la fronte, fingendosi confuso, aprendosi poi in un sorrisetto strafottente. <<Caspita, è lo spogliatoio delle donne?>> Il sorrisetto si trasforma in un ghigno. <<Devo essermi confuso.>>
Getto malamente l'asciugamano nel cesto e fulmino quell'idiota con lo sguardo. <<Frequenti questo Country Club dalla preistoria, sei praticamente nato qui.>> Mi tolgo una ciocca di capelli dalla faccia con un gesto della mano. <<Come hai fatto a confonderti?>>
Hunter scrolla le spalle con fare indifferente, poi si porta le mani sull'orlo della maglietta bianca che indossa e con un colpo deciso se la sfila dalla testa. Mette su un sorrisetto divertito e mi guarda. <<Non ti dispiace se mi spoglio qui, vero?>>
I miei occhi fissano avidi la sua pelle dorata. I pettorali resi perfetti grazie all'allenamento fisico, il tatuaggio celtico sul torace, gli addominali tesi e scolpiti, poi più giù, la pelle che viene sfortunatamente sostituita dal bordo chiaro dei jeans che indossa.
Mi allontano da lui, aderisco con la schiena agli armadietti dietro di me. <<No, figurati. Se non t'imbarazza andare in giro nudo per il Country Club.>>
Lui si avvicina a me lentamente, sempre con quel sorrisetto furbo stampato sulle labbra. <<E chi ha detto che devo andare in giro nudo?>> Si tasta nella tasca dei jeans ed estrae una... chiave? <<La porta è chiusa, nessuno può entrare, quindi ho pensato che farò direttamente la doccia qui. Se t'interessa, c'è spazio per entrambi.>>
Deglutisco, chiudendo i pugni lungo i fianchi. <<No, grazie. Sto bene come sto.>>
Ghigna. <<Davvero?>>
Annuisco, per nulla convinta. Mi sento soffocare, l'aria è rarefatta, pesante, fitta quanto la nebbia. Ho la gola secca e non riesco a pensare lucidamente. L'odore frizzante e virile di Hunter che aleggia nella stanza mi sta facendo impazzire.
In un attimo invade il mio spazio. Mi raggiunge e appoggia le mani ai lati del mio viso, intrappolandomi tra l'armadietto e il suo petto. Mi fissa intensamente negli occhi, poi il suo sguardo prende a vagare sul mio corpo, lento, affamato. Il suo respiro s'infrange sulla pelle del mio viso. Le sue labbra sono talmente vicine da farmi tremare le gambe.
Abbasso lo sguardo sul pavimento. Ho paura che se continuo a guardarlo non risponderò delle mie azioni. <<Non mi toccare.>>
Annuisce, tenendo le mani aperte sul freddo metallo dell'anta. Continua a toccarmi con gli occhi, però. Sembra che non riesca a fare a meno di guardarmi, che gli costi una fatica immane spostare gli occhi via dal mio corpo.
<<Sai, Parker non fa altro che chiedermi di te, comincia ad essere parecchio stancante.>> Ghigna, avvicinandosi di più con il viso al mio. <<Cosa ci trova in te, proprio non riesco a spiegarmelo.>>
Stringo i pugni e m'impongo di restare calma. <<Anch'io non capisco cosa ci trovano in te quelle oche che ti corrono dietro.>> Stavolta è il mio turno, di ghignare. <<Soldi a parte, s'intende.>>
<<Accidenti, Nashton...>> Infrange la mia richiesta: la sua mano si posa sul mio volto e le sue dita mi sfiorano delicatamente il mento. <<Se non ti conoscessi, direi quasi che sei gelosa.>>
<<Di te?>> Trattengo una risata e lo guardo con una smorfietta stizzita dipinta sulle labbra. <<Ma figurati.>>
Le sue dita continuano a solcare la mia pelle. Adesso sono sulla mia guancia destra. <<Lo so che sei gelosa di Alyssa, è inutile che neghi.>> Sorride, furbo. <<Ti ho vista mentre ci guardavi fuori dalla porta della mia stanza, al party organizzato da mio padre.>>
Sta parlando di quel grissino che sputava furtivamente il cibo nel fazzoletto di carta che teneva in mano. Li ho visti perfettamente intenti a baciarsi nella camera di Hunter, quando sono salita al piano superiore per cercare i miei genitori. <<Stai prendendo un granchio. Non so chi sia questa Vanessa.>>
<<Alyssa>>, mi corregge lui, senza capire che il mio errore era fortemente voluto per rafforzare il concetto di "indifferenza" nei suoi confronti. Ma agli uomini bisogna proprio spiegare tutto? <<E non fare la finta tonta.>>
Scrollo le spalle. <<Ma perché dovrebbe importarmene?>>
Lui mi osserva, curioso. Sembra stia cercando di leggermi nella mente. <<Perché t'importa di me, semplice.>>
Scoppio a ridere, generando una sua occhiata confusa. <<Piccolo dettaglio difficilmente trascurabile: io non ti sopporto, Hunter.>> Lo spingo via, premendo sul suo petto contratto e muscoloso, e faccio per andarmene, ma poi mi ricordo che la chiave della porta ce l'ha lui. <<Apri immediatamente. Devo tornare a lavorare.>>
Hunter continua a fissarmi sfrontato, mentre io comincio a perdere la pazienza. Ma come fa a rimanere sempre calmo e imperturbabile? <<Esci con me>>, mi dice, quasi come se stesse parlando del tempo e non dell'Apocalisse che certamente genererebbe un nostro ipotetico appuntamento.
Spalanco la bocca fino al pavimento di legno chiaro dello spogliatoio e scuoto velocemente la testa, come se volessi cancellare quelle sue ultime parole dalla mia mente. <<Ma sei pazzo? Non ci penso neanche.>> Estraggo il mio cellulare dalla tasca dei jeans e gli do le spalle. <<Ora chiamo Tess e le chiedo di tirarmi fuori da qui.>>
<<Già che ci sei, chiama anche il signor Stinson.>> La voce di Hunter è pacata e tranquilla. <<Ho un video da fargli vedere.>>
Mi volto di nuovo verso di lui, sospirando. <<Senti, Hunter...>>, m'interrompo, non appena vedo che sta fissando lo schermo del suo cellulare con un sorrisetto strafottente dipinto sulle labbra. <<Che diavolo è?>> Scrollo le spalle, guardandolo interrogativa.
<<Il motivo del tuo prossimo licenziamento.>> Si morde le labbra e io seguo quel gesto come incantata.
Poi realizzo cosa mi ha appena detto. <<Che vuoi dire?>>
Hunter gira il suo cellulare verso di me e in un attimo il mondo mi crolla addosso, facendomi mancare l'aria. <<Credevi davvero di averla fatta franca?>>
Le immagini continuano a scorrere imperterrite senza audio. Ci sono io che mi guardo furtivamente intorno nel parcheggio del Country Club, per poi abbassarmi a squarciare le ruote dell'auto di Hunter. Mi vedo sempre io che corro a rimettere al loro posto le forbici che ho utilizzato per il misfatto. Alla fine ci sono di nuovo io che salgo sulla mia macchina e sfreccio via alla velocità della luce.
Sono rovinata.
<<Dove l'hai preso?>> E' l'unica frase che riesco a pronunciare.
<<Non t'interessa.>> Ripone il suo cellulare nella tasca dei jeans e sorride, avvicinandosi di nuovo a me. <<Quello che ti chiedo è se sei disposta a perdere il lavoro, pur di non uscire con il sottoscritto?>>
Mando giù un fiotto di saliva decisamente amara. Vorrei strangolarlo, in questo momento. <<Troverò un altro lavoro.>> Sto bluffando. Devo lasciargli credere di essere completamente tranquilla.
Lui ridacchia, ravviandosi i capelli biondi con una mano. <<Dimentichi che ho il pieno diritto di sporgere denuncia nei tuoi confronti.>> Mi sfiora la guancia con le dita ed io mi affretto ad interrompere quel contatto assolutamente sgradito, guardandolo con astio. Sembro un piccolo gattino arrabbiato che desidera battersi con un puma dispettoso. <<Magari non finirai in galera, ma dovresti dire addio al college. Per non parlare poi di tuo padre. Perderebbe il lavoro in men che non si dica.>>
Mi sorreggo al muro con le mani. E' come se il mio peggior incubo si fosse appena avverato. Bè, uno dei miei peggiori incubi. L'altro è quello di trovarmi immersa in una vasca di squali, mentre ho le mestruazioni.
Tess ha recuperato quel filmato di sorveglianza, ne sono sicura, lo abbiamo anche bruciato insieme. Il video che Hunter ha sul cellulare è stato girato amatorialmente da qualcuno, magari da Kevin Armstrong, o magari proprio da lui in persona. Chissà da quanto tempo sogna di ricattarmi con questa storia. Sono stata proprio un'idiota.
Se Hunter mi denuncia, non solo perderò il lavoro, ma dovrò rinunciare al college e di conseguenza anche ad andarmene da questa città claustrofobica. E poi mio padre verrebbe licenziato da Mr. Hamilton e certamente darebbe la colpa a me.
<<Perché...>>, provo a parlare, ma la mia gola è più arida di un deserto. Mi schiarisco la voce e continuo: <<Perché vuoi uscire con me?>> Non riesco proprio a capire che cos'ha in mente.
Lui scrolla le spalle. All'improvviso mi sembra serio. <<Perché no?>>
Non è assolutamente una risposta soddisfacente, ma non mi sembra il caso di mettermi a polemizzare mentre ha ancora quel dannato video sul cellulare.
<<Se lo faccio, se esco con te...>> Alzo il mento, fingendomi assolutamente indifferente alle sue minacce. <<Cancellerai quel video?>>
Hunter si prende un istante per pensarci, dopodiché sorride e annuisce. <<Okay, ma voglio almeno quattro appuntamenti.>>
<<Scordatelo!>> Incrocio le braccia al petto. <<Uno solo.>>
<<Okay, non mi lasci altra scelta.>> Afferra di nuovo il cellulare dai suoi jeans e fa per comporre il numero del signor Stinson.
Gli afferro la mano. <<Va bene, due.>>
Lui sorride e due fossette gli spuntano ai lati delle labbra. <<Tre e non ne parliamo più.>>
Prendo un respiro, chiudo gli occhi e rilascio andare l'aria che ho appena catturato. <<Okay.>>
<<Perfetto.>> Il sorriso di Hunter si accentua, mentre si china a raccogliere la sua maglia dal pavimento. Se la rinfila velocemente e torna accanto a me. <<Ti chiamo stasera per accordarci su quando e soprattutto su dove andare.>> Mi da un buffetto sul naso, dopodiché infila la chiave nella serratura della porta e finalmente se ne va, portandosi via nella tasca dei suoi jeans la mia libertà.



Dawn sta facendo quel verso insopportabile da almeno dieci minuti.
Avete capito di cosa parlo? Schiocca le labbra distratta, mentre legge un articolo su: "come avere la pelle perfetta, iniettandosi del succo d'arancia sul sedere".
Io non ho parole, chiaramente.
Mi appoggio con i gomiti sul tavolo e sbuffo, guardandomi intorno. Stiamo aspettando Tess sedute fuori da un fast food. Dopo il mio scontro/ricatto/obbligo di uscita con Hunter, ho mandato un messaggio alle mie amiche, chiedendo/pretendendo di vederci all'istante.
Dawn mi ha raggiunta poco dopo il mio arrivo, carica di buste dopo una seduta di shopping intensivo, mentre Tess ha detto che era fuori con Sled e che sarebbe arrivata prestissimo.
Sono passati ben quaranta minuti e di lei ancora non c'è traccia. Evidentemente è un vizio della famiglia Hamilton, quello di rubare tempo prezioso alla gente.
<<Accidenti!>> Dawn mi spiattella la sua rivista davanti alla faccia. <<C'è scritto che se dormi tutte le sere nella vasca da bagno riempita pochissimo con dell'acqua tiepida, dimagrisci di cinque kili in una sola settimana.>>
Alzo gli occhi al cielo e bevo un sorso del frullato ormai sciolto che ho davanti. <<Potremmo consigliarlo a Caroline Stinson. Almeno non dovrebbe più cospargersi di lembi della sua pelle ovunque.>>
La mia amica non mi sente neanche. Continua a leggere quell'articolo assurdo con uno sguardo talmente concentrato da fare invidia ad un chirurgo.
Tamburello con le dita sul tavolo. Ho bisogno di Tess, di un suo consiglio, di una sua frase rassicurante. Sono sicura che Hunter stia tramando qualcosa. Insomma, lui non mi sopporta, perché dovrebbe ricattarmi affinché io esca con lui? E' tutto molto strano e per la prima volta sono realmente spaventata dalle sue azioni.
Ho sempre giurato a me stessa che non mi sarei mai fatta fregare da lui, invece mi sono messa nel suo dannatissimo sacco da sola. Gli ho fornito il materiale necessario per tenermi in pugno, per rovinarmi la vita. Non è la perdita del lavoro al Country Club che mi spaventa, e neanche un'ipotetica denuncia, perché so che comunque non finirei in carcere, al massimo dovrei svolgere qualche lavoretto socialmente utile.
La verità è che sono terrorizzata dalla reazione di mio padre. Se Mr. Hamilton venisse a conoscenza di questa storia, non ci metterebbe molto a farmela pagare tramite il mio vecchio, e tutti sappiamo che per lui niente è più importante del suo lavoro. Sarebbe una catastrofe.
<<Eccomi, eccomi! Scusate il ritardo.>> La voce trafelata di Tess mi fa risvegliare dai miei pensieri. <<Allora, di cosa dovevi parlarci?>> Si siede accanto a me e mi guarda con un sorriso.
Corrugo la fronte, notando una macchia violacea sulla sua giugulare. <<Non ci credo.>> Sorrido, indicando il suo collo con un cenno della testa. <<Alla tua età ti fai fare ancora i succhiotti?>>
Lei mette su un broncio divertentissimo e incrocia le braccia al petto. <<Guarda che ho ventitré anni, mica sessanta.>>
Dawn chiude finalmente quell'assurda rivista, beve un sorso di Coca Cola dalla cannuccia e ci rivolge finalmente la sua attenzione. <<E che male c'è a farsi fare un succhiotto anche a sessant'anni, scusate?>> Accavalla le gambe magre e abbronzate, attirando l'attenzione di un ragazzo seduto a qualche tavolo di distanza dal nostro. <<Mia nonna ne ha settantasette e ama farsi marchiare dal suo nuovo fidanzato conosciuto al circolo di Briscola.>>
Tess scoppia a ridere e ruba un sorso del mio frullato. <<Dawn, quante volte dobbiamo ripetertelo? La tua famiglia non è esattamente il prototipo di normalità.>>
Lei alza le spalle, mordicchiandosi il labbro inferiore. <<Immagino che tu abbia ragione.>>
Sorrido anch'io, prima che il ricordo del motivo per cui ho chiesto alle mei amiche di incontrarci si abbatta furiosamente su di me. Mi accascio sul tavolo e piagnucolo.
Tess e Dawn si fissano preoccupate, poi quest'ultima mi accarezza una spalla con la mano. <<Sky, che è successo?>>
<<Hunter.>> Questo nome è il riassunto di tutti i miei mali.
<<Cos'ha combinato, stavolta?>> Tess arriccia le labbra, meditando già di vendicare la sottoscritta con quell'energumeno.
<<Cos'ho combinato io, vorrai dire.>> Mi massaggio la faccia con le mani e sospiro, raccontando alle mie amiche dell'incontro con Hunter e del suo successivo ricatto.
<<Te l'avevo detto che finiva male, Sky.>> Tess mi guarda seria.
<<Lo so, voglio prendermi a pugni da sola.>>
Dawn mi abbraccia ed io ricambio. <<Stai tranquilla, troveremo un modo per tirarti fuori dai guai.>> Sorride. <<Sai, mio zio...>>
<<Dawn, davvero, non è il momento per altri aneddoti sulla tua famiglia.>> Tess mi costringe a guardarla. <<Chiederò a Sled di aiutarci.>>
Sgrano gli occhi e scuoto furiosamente la testa. <<Lui è suo cugino, non lo farà mai.>>
La mia amica mi guarda con la fronte corrugata. <<Non è che tu abbia molta altra scelta, Sky.>>
Prima che possa ribattere, il mio cellulare prende a suonare all'interno della mia borsa. Lo afferro titubante e leggo il mittente della chiamata: Numero Sconosciuto.
So benissimo di chi si tratta. Tentenno un po' e alla fine accetto la chiamata. <<Cosa vuoi?>>
<<Ehi, tesoro, ti mancavo?>> La voce fastidiosamente divertita di Hunter mi fa contorcere lo stomaco.
<<Affatto.>> Stringo la presa sul cellulare. Mi chiedo come faccia ad avere il mio numero. Poi mi ricordo che è Hunter Hamilton, il signore delle informazioni facili.
<<Preparati per domani sera.>> Sento dei rumori di sottofondo. Sicuramente sta guidando in mezzo al traffico. <<Alle nove in punto, a casa mia.>>
<<Cosa? Ma...>>
<<Cerca di non vestirti da dodicenne.>> Non mi da neanche il tempo di rispondere. Chiude la chiamata senza il minimo preavviso.
Guardo le mie amiche, incapace di proferire parola. Devo avere anche la bocca spalancata per lo stupore, perché sento chiaramente l'aria che entra e s'immerge nella mia gola. Spero solo di non ingoiare nessun insetto.
<<Bè? Era Hunter?>>, mi chiede Tess, guardandomi preoccupata. Annuisco, rimanendo immobile. <<E cosa voleva?>>
<<Mettiamola così...>> Prendo un bel respiro e mi volto a fissare la strada. <<Ho tempo fino alle nove di domani sera per trovare una soluzione a questo maledetto problema, altrimenti dovrò dire addio alla mia libertà. Hunter mi farà a pezzi.>>



La piccola villetta di Tess è l'ottava meraviglia del mondo. Si trova proprio davanti alla spiaggia, è piccola ed accogliente, arredata con gusto e semplicità.
Si compone su due livelli, per un totale di novanta metri quadri. Al piano inferiore c'è un salottino con la cucina a vista, l'unica stanza della casa arredata con elettrodomestici di ultima generazione, d'altra parte Tess sogna di diventare una cuoca da quando ha imparato a tenere un mestolo tra le mani, mi sembra il minimo. A sinistra, accanto alla porta d'entrata, c'è un piccolo bagno che ospita solamente i sanitari, mentre a destra c'è la scala che conduce al piano di sopra, dove è situata la sua camera da letto e un altro bagno provvisto anche di doccia. Ma la zona che preferisco è senza dubbio il patio sul retro della casa. Hai davanti solo sabbia, mare e cielo. Niente di più rilassante.
Mi stravacco sul letto di Tess e sospiro. <<Non c'è niente di adatto, e sai perché?>> Le lancio un'occhiata eloquente. <<Perché non esiste niente che vada bene per un appuntamento con Hunter. Non voglio andarci.>>
Mancano esattamente due ore al mio appuntamento/catastrofe con Hunter. Tess ha parlato del mio problema con Sled, ma lui le ha detto di esserne già a conoscenza perché, cito testuali parole, "Hunter ed io ci diciamo praticamente tutto". Davvero, sembra un dialogo degno di uno squallido telefilm. E poi sicuramente sa anche del bacio che io e Hunter ci siamo scambiati a quel maledetto party, due settimane fa. Spero solo non abbia detto nulla a Tess. Mi sento già abbastanza in imbarazzo.
In ogni caso, Sled ha chiesto ad Hunter di smetterla di fare l'idiota e di cancellare quel video, ma Belzebù (alias Hunter) non ne ha voluto sapere nulla.
Mentre meditavo di fuggire in un paese lontano lontano, Tess è piombata in camera mia e mi ha praticamente ordinato di recarmi a casa di Hunter. Secondo lei è la cosa più giusta da fare. Sostiene che se mi mostro gentile e disponibile, lui si stancherà di quest'assurda situazione e la smetterà di ricattarmi. Secondo la mia amica, Hunter non è poi così malvagio. Io credo fortemente il contrario.
Belzebù, ricordate?
Così adesso io, Dawn e Tess siamo in camera di quest'ultima, nella disperata ricerca di un vestito adatto all'occasione. Io ci sarei andata anche in pigiama, pur di togliermi alla svelta da questa situazione, ma Tess me l'ha categoricamente proibito. Dice che alla fine è pur sempre un appuntamento e non sarebbe affatto carino se io mi recassi da lui vestita come una scaricatrice di porto. Adesso che ci penso, ha velatamente insultato i miei pigiami!
<<Ecco, questo ti starà benissimo.>> Estrae dall'armadio un vestito nero, sobrio, con il busto stretto e la gonna larga che arriva appena sopra al ginocchio. <<E poi non è da dodicenne.>> Tess si copre la bocca con le mani per non scoppiare a ridere.
Da quando le ho raccontato del fatto che Hunter mi ha praticamente ordinato di non vestirmi da dodicenne, non la smette più di prendermi in giro, spalleggiata chiaramente da Dawn.
La guardo male. <<Spiritosa.>>
Tess mi lancia il vestito in faccia e mi ordina di andare a provarlo. Faccio come mi dice e devo ammettere che ha davvero un buonissimo gusto. Dopodiché lei e Dawn m'imprigionano su una sedia e iniziano a dedicarsi al trucco e parrucco.
Una volta finito il lavoro, mi guardo allo specchio e devo dire che nonostante tutto sono abbastanza soddisfatta del mio aspetto. Il vestito mi fascia il corpo in maniera impeccabile, anche se le mie tette sembrano inesistenti visto che Tess ne ha almeno il doppio delle mie e quel vestito è suo. I capelli mossi sciolti sulle spalle mi conferiscono un'aria decisamente interessante, la matita nera e l'ombretto grigio intorno agli occhi mi fanno risaltare il verde delle iridi e il lucidalabbra sulla mia bocca è talmente brillante da accecarmi.
Mi volto verso le mie amiche e sospiro. <<Non mi sento a mio agio senza reggiseno.>> Guardo la leggera scollatura del vestito con un'espressione tutt'altro che felice.
Tess alza gli occhi al cielo. <<Sky, ne abbiamo già parlato.>> Mi indica con un cenno della testa. <<Questo vestito va rigorosamente senza reggiseno. E' brutto che si veda spuntare la stoffa dai lati generosamente scollati.>>
Gonfio le guance come una bambina capricciosa. <<Uffa.>>
Dawn mi guarda divertita. <<E poi almeno Hunter avrà un accesso facilitato.>> E scoppia a ridere, seguita da Tess.
Lancio una maglia contro di loro, mancandole di poco. <<Vi odio.>>
<<Dai, un pochino ti piace però, ammettilo>>, esclama Tess, piazzandosi dietro di me e guardandomi attraverso lo specchio.
<<Cosa?>> Scuoto la testa. <<Assolutamente no, ma sei ubriaca?>>
<<No, ma tu sei decisamente arrossita.>> Lei e Dawn continuano a sghignazzare come due ragazzine. Se sapessero del bacio tra me e Hunter non smetterebbero più di prendermi in giro.
<<Non sono arrossita.>> Incrocio le braccia al petto. <<E' che qui dentro fa caldo, ho bisogno d'aria.>>
<<Okay.>> Tess si alza in piedi e s'infila le scarpe. <<Andiamo, ti accompagnamo alla macchina.>>
<<Potrei sempre prendere l'autostrada e darmi alla macchia.>> Scendo le scale con un cipiglio corrucciato.
<<Ah, a proposito.>> Tess si blocca nel bel mezzo del suo salone e si volta a guardarmi divertita. <<Com'è stato il bacio con Hunter?>>
Dannato Sled! Lui e la sua boccaccia me la pagheranno cara, poco ma sicuro.

Dieci minuti dopo sono davanti alla casa degli orrori, vale a dire la dimora degli Hamilton. Spero soltanto che il padre di Hunter non sia a casa, perché mi irrita decisamente quanto suo figlio.
Entro nel cancello d'ingresso, faccio due passi e poi mi blocco per sistemarmi il vestito. Stasera c'è un vento allucinante, dovevo mettere i jeans, ma Tess e Dawn me l'hanno fortemente proibito.
La strada dal vialetto all'enorme porta di casa è decisamente lunga, talmente lunga da permettermi di formulare mille frasi per sciogliere il ghiaccio non appena vedrò Hunter. Ne ho parecchie in mente.
La prima è: cancella immediatamente quel video oppure ti affogo in piscina!
La seconda è: sono felice che tu mi abbia invitata qui, quel quadro appeso sopra al caminetto è nuovo? Comunque, ora sarebbe davvero carino se tu cancellassi quel video.
La terza è...
<<Vuoi restare in giardino per tutta la serata?>> La voce divertita di Hunter m'interrompe proprio sul più bello.
Gli lancio un'occhiataccia. <<Non sarebbe una cattiva idea.>>
Mi guarda da capo a piedi, avidamente, sfrontatamente. I suoi occhi vagano sul mio viso contratto dal fastidio che provo nei suoi confronti, sui capelli mossi dal vento, sul petto quasi visibile a causa dell'assenza di reggiseno, sulle mie gambe abbronzate lasciate nude dal vestito troppo corto. Non lascia da parte neanche un piccolo dettaglio del mio corpo. Sono pazza, lo so, ma mi piace.
Riporta gli occhi nei miei. <<Sei in ritardo>>, dice solo questo, dopodiché mi volta le spalle e rientra in casa.
Mi sistemo ancora una volta la gonna del vestito. Alzo le spalle, petto in fuori, pancia in dentro e mi avvio verso le scale che conducono al portico.
Non appena metto piede nel maestoso ingresso di casa Hamilton, mi rendo conto di trovarmi proprio nella tana del lupo. Sarà una lunga serata. Mentre lo raggiungo in salone, ho in mente solo una frase: chi la fa l'aspetti.
Non farò più niente di stupido, poco ma sicuro.

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