32

Il giorno seguente vagai come uno zombie per il campeggio.

Mi sentivo ancora debole e febbricitante, ma nel bungalow faceva troppo caldo e stavo impazzendo.

"Sofia è irascibile quando non sta bene."

Questo fu il motto di Alice e Mattia per tutto il pomeriggio.
Ci provarono a tirarmi su il morale, ma fu tutto invano perché ero nervosa per il mio stato di debolezza.
Mal sopportavo l'idea di avere ancora la febbre ed essere obbligata a starmene a letto, così mi diressi al bar per prendere un the caldo. Nonostante i trentacinque gradi.

- Che faccia...!! il brutto anatroccolo ha perso la mamma?-

- Cosa cazzo dici?- chiesi confusa, quando vidi quella stangona di Lisa alle mie spalle.

"Il brutto anatroccolo rischierà di farsi male ad una gamba da quando forte sarà il calcio in culo che ti darà."

Ma poi espirai a lungo.

"Dio Sofia, calmati."

-E questo è il tuo modo patetico per dire cosa?- le chiesi, notando che si posizionò in piedi vicino al mio tavolo.

"A parte che sono brutta" pensai tra me e me.

-Che tu e Gianluca vi siete mollati.- fece lei con un ghigno stretto tra le labbra sottili.

-Come se fossimo mai stati per davvero insieme..- mormorai tra i denti.

Lisa mi guardò confusa.

-È sempre stato con te, è questo che vuoi sentirti dire?-le chiesi acidamente.

Non mi interessava un accidente di questa vicenda, ma il nervoso che avevo accumulato mi giocava brutti scherzi.
Lei invece scuoteva il capo a rallentatore, scrutandomi con occhi arcigni.

-Non puoi vincere contro una come me.-

-Non è una fottuta gara.- sbottai spalmando la Nutella sul pane appena tostato.

- E fossi in te ci andrei piano con la Nutella!-

Mi derise, e io probabilmente arrossii per la vergogna.

-Non hai altro da fare che stare qui a rompere le palle?-

- Ma io lo dico per te.....-

I suoi sorrisetti subdoli piacevano tanto ai ragazzi ma a me davano il voltastomaco.

-Non mi interessa quello che hai da dire. Se pensi che tutte le ragazze vogliono essere come te, ti sbagli di grosso, Lisa.-

Non sapevo perché stavo litigando con lei, ma lo stavo facendo.

-Chiunque vorrebbe essere al mio posto.- affermò, mettendosi le mani sui fianchi stretti, come una vera diva.

-Non ci giurerei.- conclusi, tornando ad ignorarla.

Pensavo se ne fosse andata, quando sentii ancora la sua voce stridula.

-Sofia?-

-Che c'è !???- sbottai esasperata.

-Gianluca non era mai stato con nessuna a parte me. Devi avere qualcosa di speciale.-

-Non credo che il valore di una persona si misuri solamente dalle persone che frequenta.-Sbottai istintivamente.

Fece una faccia confusa, ovviamente non aveva capito una mazza di ciò che avevo appena detto.

-Ahm certo..ma.. Sappi che io e Gianluca siamo rimasti amici e tu l'hai ferito.-

Saltai su dal tavolo senza una motivazione valida.

-Senti, non so perché ti sta così tanto a cuore questa cosa. Prima mi minacci intimandomi di lasciarlo in pace, poi lo lascio e ti lamenti perché l'ho fatto soffrire? Ma sei stupida per davvero?-

Lisa sgranò gli occhi, sembrò infastidita dalla mia parlantina veloce.

-Smettila di parlare così tanto, dio mio! Ha ragione Lorenzo!!-

Rimasi frastornata.
Che cosa c'entrava Lorenzo adesso?

-Cosa?-

-Dice che non stai mai zitta. Non ti sopporta. Non vede l'ora che te ne vai dal campeggio.....A sto punto anche io la penso così.- ridacchiò.

- E quando te l'ha detto?-

Ero davvero curiosa.

-Ieri sera.-

Lisa poteva essere tutto, ma non una bugiarda.
Troppo stupida per esserlo.

-Non so che cosa gli hai fatto ma ieri, ma è andato a prendere il calendario per controllare quando tu e quell'altra sfigata ve ne andrete.-

-E quando ce ne andremo?-

La misi alla prova per vedere se stava raccontando la verità.

-Il 10 Agosto ha detto Lorenzo.-

Quindi mi odiava per davvero?

Rimasi sgomenta.
Forse era la febbre.
Forse era la stupidità di Lisa.
O forse era ancora quell'idiota di Gherbini.

🐸

Dopo aver guardato un film in bungalow con Alice e Mattia, decisi che il mio raffreddore aveva raggiunto picchi inimmaginabili, così andai al bar per una spremuta d'arancia.

-Inavvicinabile- sussurrò Alice a Mattia.

Sì, lo ero.
Davvero di cattivo umore.

- Dio santo!- sbraitai quando mi cascò il bicchiere di spremuta dalle mani. Facevo fatica a concentrarmi ed il mal di testa non mi lasciava ragionare.

- Sempre nervosa come una zitella con le mutande fatte di ragnatele?-

E per mia sfortuna, Gherbini era sempre nei paraggi.

- Che cosa hai detto?-

L'avrei sbranato quella sera.
Quella sera più del solito.
Mi voltai e vidi che era al bancone con i suoi soliti amici.

- Ma che succede?- rise Alberto.

- Forse non lo sai, ma Ferrari ha le crisi di rabbia.-

Lorenzo succhio' la Coca-Cola dalla cannuccia facendomi uno sguardo antipatico.

- Tu mi fai venire le crisi di rabbia. E fa attenzione che oggi c'è l'ho girate.- replicai aggrottando la fronte.

- Uhhh, la ragazza ti tiene testa - ridacchiò Federico.

- Chi ?? Ferrari?? Pff..-

- Intanto continui a litigarci-

- Per forza, è acida .- asserì l'idiota masticando la cannuccia.

Mi allontanai immediatamente da loro, perché se il mio era un odio motivato dalla sua stupidità, il suo sembrava più radicato.

"Perché ci devi rimanere male, Sofia. Anche tu lo odi!" Mi dissi.

- Non è che te la vuoi fare?-

Li sentii parlottare mentre mi sedetti ad un tavolino.
Gherbini fece una smorfia schifata quando sentì le parole di Alberto.

- Chi io?? Quella? Ma per favore.-

- Certo è insopportabile. Ma insomma..a tette è messa bene.- aggiunse Federico.

Alzai gli occhi al soffitto.
"Che schifo."

- Pffff ma le avete viste quelle dell'americana? Quelle sono tette.-

Lorenzo usò il classico tono da arrogante stronzo, ma i suoi amici lo guardarono male.

- Cioè?! Gherbi da quando fai i complimenti ad una che ti sei già fatto?? Non è che ci sei andato a letto più di una volta?-

Scossi il capo.
"Ecco gli scimmioni in branco, con le loro regole da trogloditi."

- He? No.- fece Gherbini, infastidito.

- E come mai hai dato buca ad Alessia ieri!?-

-Ehm... -

Alzai lo sguardo subdolamente e lo vidi mentre si guardava intorno.
Poi mi vide.

- Ma che buca...Ci siamo visti ieri notte.- fece lui, spavaldo.

- Lei mi ha detto che non ti sei fatto più sentire!- insistette Federico.

-Ho avuto altri cazzi.- provò a concludere Gherbini, ma gli altri non ne vollero sapere.

- Tipo!?-

- Niente di che. Ora devo andare.-

Avevo imparato che se c'era una cosa che Lorenzo sapeva fare, era sviare l'argomento che non gli piaceva dicendo una frase come "non è niente."
Sopratutto quando c'era qualcosa sotto.

Ma c'era davvero qualcosa sotto?

"O forse alcuni ragazzi sono solo quello che sono. Quello che sembrano. Niente di più, niente di meno."

Ma io avevo questo sospetto che ci fosse qualcosa di più. Nonostante lo odiassi. Ovvio.

🐸

-Un ventilatore? Qualcosa?-

- Le camere con l'aria condizionata sono tutte occupate. Ci si avvicina all'alta stagione ..-

Così mi rispose il ragazzo alla reception quando andai a chiedergli di spostarmi per qualche notte in una stanza refrigerata.

Lorenzo però aveva questo dono di ritrovarsi ovunque andassi.

- Mi segui????- chiesi con tono duro quando lo vidi avvicinarsi con una bottiglia di birra in mano.

- È la mia cazzo di reception!- replicò con un ghigno, appoggiandosi al bancone di legno.

-E poi che fai, Ferrari? Sei cerca di poveri stronzi da massacrare?- si voltò verso il ragazzo con cui parlavo - Senza offesa.-

- Aria condizionata. Non chiedo altro.- gli dissi in tono di sfida.

- Uhm...quella ce solo nel mio bungalow. - fece lui con le sue labbra all'infuori.

Avevo un mal di testa ormai insopportabile e né io ne Alice avevamo portato medicinali da casa.
Andare di notte alla farmacia di turno era fuori discussione.

- Non ho dormito stanotte.- dissi seria, prima di voltarmi ed andarmene.

- Hei aspetta..-

Lorenzo mi raggiunse, venendomi davanti.

- Vuoi che ehm..-

Incrociai le braccia e lo guardai secca.

- Cosa?-

- Vuoi che ti vada a prendere qualcosa per il mal di testa?-

- Come cazzo fai a sapere che ho mal di testa? Mi stalkeri davvero????- chiesi indignata.

- No...ti tenevi la testa con la mano..al bar...- bofonchiò ruotando gli occhi verdi.

- Senti, se sai dove trovare una pastiglia.. qualcosa, dimmelo. Ci vado da sola.-

Lorenzo inaspettatamente mi prese dal braccio.

- Ora che ci penso, abbiamo un casottino per le emergenze. Vediamo se troviamo qualcosa lì. Vieni.-

Ci incamminammo per la pineta e stranamente lui fu silenzioso per tutto il tragitto.
Ne fui immensamente grata, dato che non mi sentivo affatto in vena di litigare.

- Ecco.- disse inserendo una combinazione nel lucchetto, prima di farmi strada in un piccolissimo casottino in legno.
Lorenzo iniziò a rovistare tra cartoni pieni di scatolette e valigette di primo soccorso.

- Dammi una mano, magari in due facciamo prima.-

Rimasi colpita dalla sua voglia di aiutarmi, così mi misi a cercare con lui.
Poi dei rumori alle nostre spalle.
Alcuni passi, delle risate, ed infine un tonfo.

- Porca di quella grandissima merda!!- urlò Lorenzo, avventandosi sulla porta che si era appena chiusa.

- Ma che succede!?- chiesi ignara.

Poi strizzai gli occhi perché era calato un gran buio lì dentro.

-Cazzo! Non si apre!-

-Non fai ridere Lorenzo!Non fai affatto ridere!!- strepitai innervosita.

Lui mi guardò sgranando gli occhi.

-Secondo te sto scherzando?!?Prova!- mi indicò la porta, sbracciandosi.

Provai a girare il chiavistello ma era bloccato.

-Oh cazzo! L'hanno chiuso dall'esterno! Non c'è modo di aprirlo da dentro!-

-E adesso? - chiesi sconcertata.

-Dio, Ferrari!! Non lo so!- sbottò.

- Che scherzo del cazzo però!-

Rimasi confusa senza sapere bene cosa dire o cosa fare, dato che mi trovavo controvoglia in uno spazio troppo ristretto con un ragazzo che mi era tutt'altro che amico.

-Tieni dovresti prendere questa.- fece lui allungandomi una pastiglia per il mal di testa.

-Ah.-

Ero talmente sconvolta per l'accaduto che avevo quasi dimenticato del mio malessere.

-Si dice grazie.- fece lui quando inghiottii la pastiglia.

-Grazie- ..sbuffai, appoggiandomi contro la porta, accanto a Lorenzo.

-Chi può aver fatto uno scherzo così idiota?-

-Non saprei.- rispose guardando per aria.

-Io un'idea ce l'avrei. Quei decerebrati dei tuoi amici.-

-Perché?-

-Boh.- alzai le spalle, fingendo di non aver sentito le loro discussioni poco prima.

-Non li conosci..-

-Ci ho parlato qualche volta. E fidati Gherbini, mi è bastato.-

-Beh non sono così male...-

-Li conosci bene?- mormorai fissando la pila di medicinali accatastati davanti a noi.

Lorenzo spinse con forza la nuca contro la porta, notai che il suo collo affusolato era un fascio di nervi e muscoli, sotto ad una canottiera molto larga.

-Si conoscono mai del tutto le persone?-

Mi voltai verso di lui, in tempo per guardare il suo profilo rivolto verso l'alto.

-Non lo so..secondo te?- gli chiesi.

-Cosa?-

-Ti ho chiesto secondo te?-

La mia domanda lo fece ridere.

- Che ti ridi? Ti faccio ridere?-
Mi uscì un tono di voce infastidito ed insolente.

-Mai nessuno mi ha chiesto un parere. Su niente.- rispose.

Mi dimenticai del cicalio in sottofondo. Sentii solo un brivido minuscolo sulla schiena.

- Beh io te l'ho chiesto, quindi dovrai rispondere.-

Lorenzo sospirò, prima di curvare il capo verso il basso.

-Credo che sono pochi quelli che arrivi a conoscere davvero. Il resto non conta. È la cosa più bella è riuscire a conoscere solo chi ne vale la pena.-

Sentii le sue parole morbide e leggere, farsi quasi invisibili da quanto erano sussurrate piano.
Crearono un piccolo legame tra noi, come un filo immaginario, che portò il mio viso ad avvicinarsi al suo.

-Ahm..-

Mi imbarazzai, quando vidi i suoi occhi verdi farsi più grandi da quanto erano vicini.
Sentii la testa diventare leggera e le gambe più pesanti.
Erano davvero belli i suoi occhi.

-Cazzo ehm.. Se non stai bene Sofia..forse è meglio se ti siedi.- propose indicandomi il pavimento.

-Sì meglio.- borbottai, deglutendo.

-Non puoi mandare un messaggio a qualcuno?- chiesi, mentre Lorenzo si rannicchiava accanto a me.

-Non ho il telefono. Tu?-

- No, l'ho lasciato in bungalow.-

Mi mordicchiai la guancia lievemente innervosita, perché per quanto fingessi di non sentirlo, il suo profumo così buono mi dava alla testa.

-Hai freddo?-

La sua voce era più rauca del solito, eppure pareva avesse un suono quasi angelico.

-Un po'- ammisi titubante.

-E si però anche te Sofia!! prima hai caldo poi hai freddo.- fece lui, ma sta volta non sembrava riluttante come al suo solito.

-Senti ma puoi essere meno stronzo per una volta?-

-Si scusa..magari se..vieni qui.-

"Qui dove?" mi domandai, dato che eravamo già spalla contro spalla.
Praticamente appiccicati.
Mi accorsi però, che stringendomi di poi verso di lui, riuscivo a sentire indistintamente il calore del suo bicipite nudo contro il mio braccio.
Abbassai immediatamente gli occhi, quando mi resi conto che gli fissavo quelle labbra che Lorenzo prese a mordicchiare.
Lasciai abbandonare la mia testa sulla sua spalla.
Era calda, e con mio piacere non era sudata.
Liscia, sotto alla mia tempia pulsante.

-Va meglio, piccola rompipalle?-

Sorrisi.

-Potrei farti la stessa domanda...-

-Mi piace quando me le fai.- sussurrò, prima di abbandonare dolcemente la sua testa sulla mia.

-Davvero?-

-Si.-

Mi sembrò veramente sincero, così ne approfittai per chiedergli qualcosa di lui, dato il nostro momento di confidenze.
Non eravamo mai stati così intimi.

-Mmm...allora ti faccio un'altra domanda.- proposi, mentre le nostre ginocchia stavano vicine così come i nostri fianchi.

- Vai.-

- Quando ti vedo appartato a parlare al telefono..con chi parli?-

-Con la mia famiglia. Con mio fratello.-

-Gli vuoi molto bene.- sorrisi, intenerita dalla sua risposta.

-Sì.-

Sentii la sua testa sollevarsi lenta dalla mia, per poi chinarsi avanti a se.
Lo guardai stranita, mentre curvava la schiena grande per poi stringere le ginocchia tra le braccia.
Lorenzo sembrava decisamente a disagio.

-Scusa se ho detto qualcosa..-

-No è tutto okay..ma preferirei parlare d'altro.- bisbigliò nel buio, prima di scompigliarsi con la mano la testa di capelli castani.

-Ok, allora chiedimi tu qualcosa.- dissi di getto, sperando gli tornasse il buonumore.

-Hai mai fatto paracadutismo?-

La sua domanda mi lasciò sgomenta.

-Cosa?? Io?? No!!-

"Fossi pazza!!" Gli avrei detto.

Mi aspettavo una sua presa in giro, sapevo che mi considerava tutto fuorché un'intrepida, ma non lo fece.

-Mm ok.- disse conciso.

-Perché me lo chiedi??-

Mi stupii della sua reazione enigmatica, quasi mi mancavano le sue battutine.

-Così!-

-Che cosa hai in mente Gherbini?- lo istigai.

-Nieeeente!- Sbraitò rubandomi la confezione di pillole che tenevo in mano.

- Hei ridammela!- urlai, gettandomi addosso a Lorenzo, che però fu più svelto di me e con un movimento repentino fece ribaltare i nostri corpi, buttandosi sopra al mio.

- Questa è mia!-

Scoppiamo a ridere forte.
E rimasi lì, inebriata del suo profumo e del suo sorriso su di me.

-Chiedimi tu qualcosa- disse, puntandomi gli occhi con le sue iridi verdi.

Così glielo chiesi.

-Perché mi odi?-

Sembrava quasi se l'aspettasse.
Respirai a fatica, sostenendo il peso del suo petto sul mio.
Non so dove avessi le gambe, ma sentivo le sue ginocchia contro le mie.
Si leccò il labbro, e quando aprì le labbra umide sentii il suo respiro di birra e menta.

-Sei la classica ragazza che non potrò mai...-

Lorenzo si interruppe.

"Fa che non dica un'oscenità ora. Non ora che siamo in questa posizione"pregai silenziosamente.

-...avere.-

Poi lui si corresse.

-..con cui non potrò mai stare in una stanza per ore a parlare.-

Inarcai un sopracciglio, mentre con gli occhi vagavo sul suo viso che non era mai stato così vicino al mio.
Notai i suoi zigomi erano accentuati, le sue ciglia chiare erano davvero lunghe.

-Ah no?-

-Ok forse ho detto una cazzata, viste le condizioni in cui siamo messi...- ridacchiò Lorenzo.

Scoppiai a ridere.

-Davvero non vedi l'ora che me ne vada, Gherbini?-

Lo vidi spostare lo sguardo a lato, evitando il mio.

-Sofia.. Senti..Ehm..-

Ci fu un attimo in cui il mio cuore accelerò, o forse era il suo. Eravamo troppo vicini per capirlo.

Un rumore.
Dei passi.
Un clic.

La porta si aprì di scatto.

Lorenzo sembrò non farci caso.
O forse fece finta di non farlo.
Mi guardò fissa negli occhi.
E io sentii il suo profumo più persistente quando la lingua rosea gli scivolò tra le labbra carnose.

E poi si restrinse.
Quello spazio che c'era sempre stato tra noi si rimpicciolì a dismisura, tanto che potei sentire i brividi che si erano formati sul suo labbro inferiore, dato che era arrivato a sfiorare il mio.

-Hei!! Gherbini e Ferrari volete uscire o no?-

Alberto lo urlò, così forte da farci alzare di scatto.
Imbarazzati.
Eravamo decisamente imbarazzati.

🐸🐸🐸🐸🐸🐸🐸🐸

Awwwwhhh che teneri.

Nei prossimi capitoli finalmente ....... COSE!

😘

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