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«Giuro che se sento ancora una volta I took a pill in Ibiza, mi do fuoco ai peli delle ascelle!».

Scoppiai a ridere per l'esclamazione di Alice, poi mi guardai intorno.
Il bungalow in cui avremmo passato le vacanze era davvero piccolo: c'era una stanza con due letti a castello, un bagno occupato da una doccia di dimensioni ridotte ed un piccola cucina con fornello e lavandino. Per il tavolo e le sedie non c'era spazio, infatti questi erano nella veranda.

«Certo che almeno un cazzo di letto normale potevano mettercelo qui dentro!», sospirò la mia amica prima di aggrovigliare i capelli biondi in una crocchia voluminosa.

«Nelle foto sembrava meglio. Però non è male», dissi io, intenta a disfare la valigia.

Mi voltai a guardare i due lettini, incastrati in una struttura a castello fatta di legno.

«Il materasso è una roccia...», si lamentò lei.

Piegai dapprima le canottiere, poi i pantaloncini e li sistemai in un cassetto dell'armadio a muro.
Avevo portato davvero pochissima roba da vestire e, per la gioia di Alice, il resto dello spazio lo lasciavo a lei che l'avrebbe riempito con scarpe, borse e vestiti.
Invece che disfare la valigia, la mia amica cominciò a vagare per il bungalow borbottando.

«Uff... Mi viene la claustrofobia in questo postaccio!».

«Che ci importa, Ali? Ci verremo solo a dormire qui dentro!».

Tentai di vedere il lato positivo della cosa, mentre i miei lunghi capelli castani mi si appiccicavano al collo, iniziando a farmi sentire sempre più caldo.

«Non c'è neanche l'aria condizionata, vero?», chiese lei con uno sbuffo, estraendo costume e infradito dalla valigia.

«Credo di no...», risposi prima di infilarmi in bagno per mettermi il costume.

Mi guardai allo specchio e presi a scrutare i miei fianchi.

La mia vita troppo stretta me li faceva apparire più larghi di quanto in realtà fossero.

"Vai bene così come sei, Sofia", mi dissi notando un piccolo accenno di seno sotto alla parte sopra del bikini. Restai a scrutarmi un po' troppo a lungo, infatti Alice venne a bussare con foga.

«Sofi sei pronta? Dai, andiamo in spiaggia! Ho come il presentimento che sarà pieno di ragazzi carini questo campeggio!».

Dopo qualche minuto io e Alice ci inoltrammo nella pineta per giungere in una bellissima spiaggia semi deserta.

«A proposito di ragazzi carini...».

Stendemmo gli asciugamani in prossimità della riva e non potei fare a meno di notare quanto fosse limpida e calma l'acqua del mare quel giorno.

«Ho visto che hai parlato con Gianluca ieri sera».

La mia amica mi rivolse uno sguardo indagatore, ma io risposi con un vago «Ah, sì...».

«Beh? Racconta, Sofi!»

«Ma niente... abbiamo parlato un po' di scuola e del fatto che ha dei problemi con la ragazza. Poi si è ubriacato fino a stare male e io gli ho dato una mano. Niente di più!».

«Però Mattia ha detto che vi ha visti abbracciati...»

«Mattia è il solito pettegolo! Ho solo aiutato Gianluca a reggersi in piedi! Poi ognuno è andato per la sua strada...».

Non so perché, ma non mi andò di raccontarle la parte in cui cogliemmo in flagrante Lisa e Lorenzo Gherbini, anzi, mi imbarazzai al solo pensiero.

«Oh, no! Mia madre! Mi sono dimenticata di chiamarla per dirle che eravamo arrivate!», esclamò Alice quando il suo cellulare cominciò a suonare nello zaino.
Si allontanò per rispondere al telefono, io invece ne approfittai per stendermi al sole, infilare gli auricolari e ascoltare un po' di musica. Non appena l'avvolgente voce di Justin Bieber arrivò vellutata alle mie orecchie, tirai un lungo sospiro.

Scelsi Be Alright, una canzone d'amore che mi piaceva tantissimo, ma allo stesso tempo mi provocava un po' di nostalgia.
Non mi ero mai innamorata e non sapevo cosa significasse soffrire per amore, eppure ne avevo una gran voglia. Non di soffrire per un ragazzo, ma di provare qualcosa di così intenso per qualcuno. Sicuramente non invidiavo i rapporti conflittuali come quelli di Gianluca...eppure lui, Lisa, così come tante altre mie compagne, avevano sperimentato sentimenti forti, emozioni vere... Io invece ero sempre rimasta nella mia zona di sicurezza, con le solite serate al cinema in compagnia di Mattia e Alice, con le mie nottate passate a leggere romanzi e a fantasticare sul grande amore.
Il litigio tra Gianluca e Lisa al quale avevo assistito, per quanto fosse negativo, era pur sempre qualcosa di "vivo".
"Loro lo hanno vissuto. Lo hanno creato. Io ero solo spettatrice", pensai.
Che mi stessi perdendo qualcosa?
"Che pensiero stupido", mi dissi subito dopo, "Sono solo l'estate e il caldo a darmi alla testa. Fino a ieri ero sommersa di compiti e interrogazioni, mai mi sarebbe venuto in mente di perdere tempo con queste idiozie!".

«Sofiiii!».

Una mano decisa mi strattonò il braccio con forza, aprii gli occhi e mi tirai sù di scatto, quando mi resi conto che era Alice a chiamarmi. Come al solito mi ero persa con le mie elucubrazioni mentali e non mi ero accorta che nel frattempo la mia amica si era messa a parlare con qualcuno.

«La mia amica si chiama Sofia», disse lei, guardando di fronte a sé.

Ci misi un po' a vederli, ma quando mi parai gli occhi dal sole, notai vicino a noi due ragazzi.

«Ciao Sofia!», disse un tipo con un accento improponibile.

«Loro sono Jack e Nash», fece Alice. Sorrise, poi s'avvicino al mio orecchio per bisbigliare «Sono americaaaani!».

Erano entrambi alti e ben piazzati, Nash era castano chiaro, Jack moro.

«Ah...ciao», salutai impacciata.

«Mi stavano raccontando che stasera c'è una festa nel campeggio».

Alice si mostrò entusiasta, ma non seppi se era per la festa o per il fatto che due tipi carini ci stavano invitando da qualche parte.

«Ah...», feci io, poco convinta.

Alice mi rivolse una smorfia che stava a significare "E dai! Un po' di entusiasmo!".

«Non so se è una buona idea andare in giro con due sconosciuti...di notte», le dissi io, quando i due ragazzi tornarono ai loro asciugamani.

«Porca vacca, ma siamo venute per divertirci Sofi o per fare le parole crociate?»

«Non ho detto questo, sto esprimendo il mio parere! Non li conosciamo!» aggiunsi.

«E come facciamo a conoscerli se non li frequentiamo? Mhm?».

Sollevai gli occhi al cielo.

«Parliamoci almeno un po', Ali. Dico solo questo».

«Jack mi ha lasciato il suo numero. Gli chiedo se oggi pomeriggio vogliono venire a fare aperitivo con noi, così "Miss oddio-mi-vogliono-stuprare" si tranquillizza?».

Scossi il capo, ridendo.

«Va bene, Miss se-sono-fighi-allora-non-sono-maniaci!».

Poi mi tuffai nell'acqua fresca e cristallina, godendomi appieno il mio primo giorno di vacanza.

🌸

Prima di uscire Alice tirò fuori una serie di abitini da mare colorati, erano tutti molto corti.

«Hai fatto altro shopping vedo...», constatai curiosando tra la sua roba sparsa sul letto.

Delle scarpe con dei tacchi impressionanti mi balzarono all'occhio.

"Mai nella vita", mi dissi guardando quelle zeppe stratosferiche, mentre la mia amica cominciò ad arricciarsi i capelli biondi con il ferro.

«Sì, ho portato giusto qualcosina...», la sentii dire.

Io decisi di indossare una canottiera rossa e dei pantaloncini di jeans con dei sandali bassi.
A differenza di Alice, non sistemai i capelli e li lasciai asciugare naturalmente, così vennero lievemente mossi.

Come d'accordo, alle sette ci incontrammo con i ragazzi americani al bar del camping.

«Buonasera!».

Jack ci salutò con il suo accento anglosassone.

Quando mi vide, Nash mi rivolse un sorrisone che contraccambiai timidamente.
Portava dei bermuda scuri sotto ad una polo bianca che sottolineava il suo fisico snello.

«Da chi è organizzata questa festa?», chiese Alice sedendosi con fare disinvolto, perfettamente a suo agio nel suo vestito a fiori.

I ragazzi che conoscevano a stento l'italiano provarono a farsi capire.

«Credo sia il...il figlio del...owner?»

«What?» Alice mise su una faccia buffa.

«Vuoi dire il "proprietario"?» gli chiesi io, che avevo una conoscenza dell'inglese di gran lunga superiore ad Alice.

«Oddio non si capisce un cazzo!» rise la mia amica, divertita dal nostro insolito scambio linguistico.

«Ma non è meglio se parliamo inglese?», proposi massaggiandomi le spalle.
Le bretelle della canottiera sfregavano contro la mia pelle lievemente scottata dal sole del pomeriggio, dandomi un lieve fastidio.

«Ma no, così è più divertente!», rispose Alice, senza mai smettere di lanciare grandi sorrisi a Jack.

Chiacchierammo dinnanzi a svariate lattine di Coca-Cola per circa un'oretta e fu sufficiente per constatare che Jack era un ragazzo molto estroverso, mentre Nash aveva un carattere più riservato. Quest'ultimo mi fece un'ottima impressione: aveva dei modi particolarmente gentili ed era molto educato. E poi aveva posato le sue iridi color turchese su di me diverse volte durante il corso della serata.

«Okay mi paiono a posto», sussurrai ad Alice, dopo aver scambiato qualche altra parola con i ragazzi americani.

«Dillo che ti piacciono i suoi occhi...», rise la mia amica indicando Nash.

«Ali! Ho solo detto che sono simpatici! E gentili».

«E fregni», aggiunse lei.

«What does it mean "fregni"?», chiese Jack con aria confusa, scatenando le risate mie e di Alice.

«Beh sai quando uno è tipo..."cute", ma-de-più», rispose lei con un forte accento romano.

I ragazzi continuarono a non capire, ma alla fine li contagiammo con le nostre risate e si instaurò una bella atmosfera.
A quel punto dovetti riconoscerlo: Alice aveva ragione. I due si erano rivelati molto alla mano e Nash aveva degli occhi davvero belli...quindi alla fine decidemmo di seguirli per la pineta illuminata a stento da lampione qui e là.

«Ma siamo sicuri che la festa sia da questa parte?».

Tornai diffidente in un istante, quando cominciammo ad inoltrarci nel buio più totale. Non vedevo nulla e il fatto di non sapere dove stessi mettendo i piedi, non mi piaceva affatto.

«Ali...sei sicura che...»

«Sono sicura che non ci stanno portando nel bosco per sgozzarci!».

Alice mi prese in giro come al solito.

«Ah, beh! Bella consolazione!», ribattei io.

Solo quando iniziai a sentire musica e voci in lontananza, allora mi rilassai.

«Are you okay, Sofia?».

Nash si accorse del mio disagio, quindi si avvicinò a me con un tono affabile.

«Yes, yes!», annuii tentando di nascondere la mia diffidenza immotivata.

Alice e Jack camminavano poco più avanti, uno di fianco all'altro, e io mi accorsi subito che si era creata della sintonia tra i due: la mia amica parlava gesticolando, mentre Jack l'ascoltava interessato.
Io e Nash invece, eravamo stati in silenzio per tutto il tragitto.
Anche se all'apparenza era un bel ragazzo, io non lo conoscevo, non sapevo nulla di lui, perciò non mi venne naturale dargli troppa confidenza.

Finalmente giungemmo a quello che era il bungalow più grande del camping, una casetta di legno totalmente nascosta nella pineta, in disparte rispetto al resto delle strutture.
Intorno a noi c'erano diversi ragazzi e ragazze, tavolini imbanditi di birre e gente seduta sugli asciugamani a guardare le stelle.

«Wow, che figo!», disse Alice entusiasta di vedere così tanti giovani divertirsi.

«Già non male...», mormorai io, scrutando un gruppetto che fumava sigarette un po' troppo aromatizzate per i miei gusti.

Fu quanto però vidi quell'idiota di Lorenzo Gherbini, che mi prese un vero colpo.

🌸🌸🌸🌸🌸🌸🌸

Eccomi col terzo! Per chi mi ha chiesto: ci sarà il sequel??? La risposta è : sì 🌟

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