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Manuel

L'estate dopo quel burrascoso anno scolastico era arrivata velocemente, e altrettanto velocemente stava finendo.
Manuel era a Nettuno a godersi gli ultimi giorni di agosto con sua mamma. Era tutto ciò che potevano permettersi ma a lui bastava così. Solo che quell'estate era diversa dalle altre, e non solo perché aveva da poco compiuto diciott'anni. Erano successe tante cose durante quell'anno. Era successo Simone durante quell'anno. E non aveva ancora chiarito le cose con se stesso, e con Simone. Era tutto incerto, Manuel non sapeva cosa fare e si sentiva in una specie di limbo. Dopo quella sera sì, avevano finito per fare pace alla fine dell'anno, ma poi quando era iniziata l'estate si erano divisi e non si erano scritti fino ad agosto se non qualche messaggio sporadico. Era abbastanza sicuro che Simone fosse andato da sua madre a Glasgow e Manuel per non disturbarlo lo aveva lasciato stare. Dopotutto non era solo Simone quello incasinato adesso. Ora pure lui aveva di che pensare, aveva bisogno di tempo per capire ciò che gli stava succedendo, per capire cosa fossero quegli strani sentimenti. Poi però mentre stava tornando pensieroso dal baretto con una coca-cola in mano, lo vide passare sulla spiaggetta.
Era solo ma sembrava stesse andando da qualche parte. Simone sembrò non notarlo.
Manuel però, in quegli attimi, aveva notato tutto. Aveva notato i suoi capelli decolorati ormai con la ricrescita e crespi di salsedine. Aveva notato la sua pelle, solitamente chiara, scurita e abbrustolita dal sole. Ma soprattutto aveva notato il ragazzo da cui si stava dirigendo: alto, bello, biondo, abbronzato. Un classico.
Gli si gelò il sangue. Non solo non aveva quasi ricevuto notizie dal suo migliore amico, ma si era pure fidanzato, e non glielo aveva detto. Ok che c'erano state delle incomprensioni fra di loro ma dopotutto rimaneva il suo migliore amico. Manuel prese il telefono dalla tasca del costume e scrisse immediatamente a Chicca. Alla fine, erano rimasti buoni amici e anche se non avrebbe mai voluto farlo, aveva bisogno di sapere se fosse lui l'unico ad essere stato ignorato.

M: ma tu lo sapevi che simone si era fidanzato con un tizio?
C: Sì. Si sono conosciuti a giugno, quando Simone è stato là per tutto il mese, le madri sono amiche. Però lui è di Roma, va al Kennedy. Si sono messi insieme tipo a luglio prima del tuo compleanno. Ma perché me lo chiedi?
M: no così, nulla di che...
C: Non te l'ha detto vero?
M: no
C: Ma si può sapere che è successo tra di voi?
M: niente chicca, non è successo niente, semplicemente ci siamo allontanati, e magari s'è dimenticato di dirmelo che ne so
C: Manuel, ti conosco. So che ci tieni a Simone... c'è dell'altro vero?
M: no, non c'è niente. ora devo andare, c'è mia madre che mi sta chiamando

Manuel sentì il sangue ribollirgli nelle vene. Non solo Simone stava con un bellimbusto, ma aveva avuto pure la premura di non dirglielo. A lui. Al suo migliore amico. Continuò a camminare incredulo verso il suo ombrellone e quando arrivò si sedette ignorando sua mamma che gli disse che stava andando a farsi una nuotata. Aprì la coca-cola e senza accorgersene si fermò a guardare Simone. Anche Simone però lo stava osservando, e Manuel colse qualcosa in quello sguardo ma non riusciva a capire cosa. Non sapeva cosa dire cosa fare, non sapeva se potesse andare a salutarlo dopo che non si erano parlati per tutta l'estate.
E poi c'era anche dell'altro. Quell'altro di cui palava Chicca nel messaggio. Un sentimento a cui aveva pensato molto durante quei mesi. Qualcosa che forse reprimeva e a cui non sapeva dare un nome preciso. Si era accorto col tempo, che quella notte era stato bene, bene veramente ma poi aveva deciso di fare lo stronzo come al solito.
Simone gli fece un cenno di saluto ed un sorriso, che Manuel prontamente ricambiò per poi guardarlo girarsi e baciare il suo ragazzo. E Manuel decise che era troppo per lui, perciò senza dire nulla prese e se ne tornò alla pensione dove alloggiavano, e qui si buttò sul letto sperando in un po' di pace.

Lo odiava. Lo odiava tantissimo.
Odiava quei suoi capelli decolorati, stava meglio al naturale.
Odiava la sua pelle ora abbronzata e spellata.
E odiava quel coglione che lo baciava.
E non fece a meno di pensare che voleva esserci lui al suo posto. Voleva essere lui quello che Simone baciava. Voleva che Simone fosse suo. Non di nessun altro. Solo suo.
E per la prima volta in vita sua si sorprese di un suo pensiero.

I giorni poi erano trascorsi con calma. Aveva rivisto Simone solo un'altra volta: mentre lui stava passeggiando sul lungomare con sua mamma, Simone e il suo ragazzo si stavano baciando in modo non molto casto sulla spiaggetta, una scena disgustosa a dir poco. Ma poi non lo aveva più rivisto. Forse aveva passato gli ultimissimi giorni di vacanza a Glasgow dalla madre.

Lo rivide il primo giorno di scuola. Tutti erano abbronzati, Chicca sfoggiava una sgargiante frangetta arcobaleno, Luna stava col tipo, Laura con Pin, Monica con Giulio e di Simone non c'era ancora traccia.
Però poi si sentì il rombo di una moto e tutti si girarono.

Simone.

E il suo ragazzo.

Scese dalla moto e dopo aver baciato il suo ragazzo, si diresse a salutare Laura e gli altri, tutto seguito da fischi e applausi. Che cazzata pensò Manuel, che gran cazzata.
La cosa che lo fece imbestialire però non era aver visto Simone che aveva baciato quel coso davanti a tutti. Ma era Matteo che continuava a mormorare commentini insieme a Luna manco fosse una comare. Non lo sopportava. Non lo aveva mai sopportato. Gli stava talmente sul cazzo che gli avrebbe tirato un pugno seduta stante. Ma non lo fece. Non voleva rovinare il primo giorno di scuola a tutti. Tanto sapeva che prima o poi lo avrebbe fatto comunque. Si limitò ad entrare prima del resto della sua classe e sbuffando andò nella classe contraddistinta dal cartello 4B. Si sedette e appoggiò la testa al banco. Era ancora abituato alla routine estiva e quella mattina svegliarsi presto era stata un'agonia. Ma non fece in tempo ad avere un po' di pace che tutta la sua classe entrò in massa come un uragano. Non si capacitava di come tutti avessero così tanta energia alle otto del mattino. Poi qualcuno si sedette nel banco vicino al suo. Sapeva già chi fosse, nessuno avrebbe potuto sedersi di fianco a lui se non Simone. Infatti, quando alzò leggermente la testa lui era lì, come al solito.
"Ciao Manuel, fuori non ci siamo salutati"
"Ciao Simo'" disse per poi ritornare a sonnecchiare
"Che c'è? Non sei felice di rivedere il tuo socio in affari dopo un'estate intera?"
"Simo' lasciami in pace che so' stanco" decise di liquidarlo così e tornare nel suo. Era ancora arrabbiato perché Simone non gli aveva detto che si era fidanzato, ed era arrabbiato perché non sapeva più come fare per recuperare le cose tra di loro.
"Ok va bene mister luna storta. -Simone poi si sporge avanti verso Chicca- Ma che ha?"
"Lascia sta', lo sai com'è alla mattina. C'avrà i suoi cazzi" Manuel prontamente li ignorò fino all'arrivo del prof. Voleva solo tornare a casa.

Le prime giornate di scuola passarono abbastanza velocemente. Così come il primo fine settimana scolastico. Avrebbe dovuto studiare per diversi test d'ingresso ma non ne aveva proprio la testa.
No, era troppo impegnato a pensare a Simone "Rugbista" Balestra, e a quella sottospecie di coso che gli girava attorno. Lo aveva visto quante? Due volte? Ma già gli stava sul cazzo, anche se non sapeva bene perché. Dopotutto non gli aveva fatto niente, non gli aveva nemmeno rivolto la parola, come poteva pensare ciò?
Dopo poco gli vibrò il telefono

S: Manuel
M: che vuoi?
S: Domani abbiamo il test d'ingresso di filo e mate, mi potresti aiutare con filo? Se vuoi posso darti una mano con mate
M: se proprio ci tieni
S: Va bene. Verso le 16 arrivo.
M: ok

Che ore erano? Guardò l'orologio, segnava le 15:30, aveva ancora un po' di tempo per farsi passare lo scazzo e rendersi presentabile dato che era ancora in pigiama. Aveva voglia di vedere Simone, ma allo stesso tempo non voleva intraprendere nessuna conversazione con lui. Non si erano parlati per tre mesi se non sporadicamente, non credeva sarebbe stato capace recuperare un rapporto così facilmente.
Mezz'ora dopo Simone era lì e lui stava ancora cercando di capire cosa fare. Andò ad aprirgli e poi entrambi andarono in camera di Manuel ma entrambi erano ancora in silenzio.
Fu Simone a rompere il ghiaccio
"Allora? Me la spieghi sta filosofia si o no?" Manuel ancora immerso nei suoi pensieri non sentì Simone che lo richiamò ripetendo la frase
"Sì, ma prima te devo chiede' 'na cosa. Se po' sape' come mai nun m'hai detto che c'avevi 'n tipo?"
"E che te dovevo di' Manuel?"
"Mah nun lo so, qualcosa dato che a quanto pare 'o sapevano tutti tranne me"
"E chi te l'ha detto a te?"
"Nun cambia' discorso Simo'"
"Senti, non lo so perché non te l'ho detto, va bene? Non so nemmeno perché stiamo qui a parl-"
"Perché 'o voglio sape'. Perché è tre mesi che nun ce scambiamo 'na parola."
"Ma cosa vuol dire Manuel? Avevo altro da fare. Sono stato impegnato"
"Impegnato sì -si alzò nervoso andando vicino alla finestra- impegnato co' que' coso là che t'ha portato a scola oggi"
"Ma mi spieghi cosa t'è preso tutto d'un tratto?" Manuel velocemente si girò e si avvicinò a Simone
"Sai Simo', dici che faccio tanto 'o stronzo. Però mo num me pare che te stai a comporta' troppo bene pure te. Bastava un messaggio o una chiamata. Giusto per famme sape' ch'eri vivo"
"Senti Manuel-"
"Senti Manuel un cazzo. Buona giornata Simo'" si diresse velocemente verso la porta
"Manuel ma dove vai! Dobbiamo studiare!" non lo ascoltò e sbatté la porta alle spalle sentendo ancora la voce di Simone nelle orecchie. Prese la moto e sfrecciò via verso una meta imprecisata, aveva bisogno di riflettere.
Poco dopo ricevette un messaggio di Simone. Lo lasciò in visualizzato, al che gli arrivò una chiamata, sempre dal ricciolo. Non rispose ma si accorse che Simone gli aveva lasciato un messaggio in segreteria. Solo lui avrebbe potuto farlo. Lo ascoltò, nulla di che. Solo Simone che diceva di tornare a casa e che voleva scusarsi. Come se avesse fatto qualcosa poi.
Manuel, infatti, si rese conto che aveva fatto tutto da solo, e non riusciva a capire le ragioni del suo comportamento. Quasi si stupì di sé stesso.
Che cazzo gli era preso?
Perché si stava comportando in quel modo?
Cosa c'era che non stava funzionando in lui?
Soprattutto non riusciva a capire come anche solo l'idea che Simone avesse un ragazzo lo faceva imbestialire, non lo conosceva nemmeno...
Ma di una cosa era certo: voleva esserci lui al suo posto.

Ecco qui, nuova fanfiction un po' più lunga. Non sono sicura di quanti capitoli sarà però per ora ho in mente una decina di parti forse più forse meno, dipense da come andrò avanti con le cose. Siamo quindi al quarto anno e anche se l'ambiente circostante non è cambiato, i nostri personaggi sì. Pure parecchio. (Ah e per chi avesse visto Skam certamente avrà riconosciuto il nome Kennedy, ovvero la scuola del tipo di Simone, giusto per mettere lì il crossover ahahah)
Alla prossima
Alice

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