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III prima delle None di settembre. Marcella saluta Flavio, padre amatissimo.

Ho appena ricevuto la tua lettera, anche se dal giorno che me l'hai scritta è passato esattamente un mese. Questa lontananza mi sfinisce! Non faccio in tempo a raccontarti tutto quello che dovresti sapere, né tu fai in tempo ad informarmi delle novità da Anfipoli. Sono rimasta un po' delusa dall'ultima tua. Mi aspettavo quantomeno le solite dettagliatissime descrizioni del fascino della tua pupilla, del modo in cui il peplo le cade lungo i fianchi perfetti e come le sue movenze armoniose <<incantano il mio sguardo e mi perdo nella sublime freschezza dei suoi occhi>>, dal momento che sono mesi che non fai altro. Faccio bene ad ipotizzare che siate giunti ad un punto di rottura? La tua docile discepola ti ha presentato il suo fidanzato, o ti ha solo fatto capire che le tue attenzioni non erano gradite? Aspetto ansiosa notizie al riguardo e non insisto oltre.

Sono appena tornata dal banchetto funebre in onore del mio caro amico Tito Pomponio Attico, non puoi non ricordarlo, tanto spesso te ne ho parlato. Quel poveretto, quell'ottimo uomo! È riuscito a sopravvivere a tutti i vecchiacci ottusi che disprezzavano la sua fede epicurea, a Cesare che avrebbe dovuto esiliarlo e prosciugarlo del patrimonio dopo aver scoperto che aveva parteggiato per il suo rivale, ad Antonio, che gli ha perdonato la sua vicinanza politica e affettiva a Cicerone e Bruto, entrambi uomini che hanno fatto una così nota e triste fine...

Ma il mio caro Attico non ha saputo vincere l'eterna battaglia contro Thanatos: se l'è portato via in silenzio, senza previsioni, e ci ha lasciato tutti con il cuore spezzato. Pomponia è inconsolabile e a nulla le vale il sostegno sempre presente della piccola Vipsania: ora che anche suo marito è lontano, immerso fino al collo nei guai che Antonio sta provocando ad Ottaviano, non ha nessuno che possa tirarla su di morale. Oh, è vero, ci sono io, ma sai bene che talvolta non sono di grande compagnia...

No, di questo non voglio parlare. Non di lui, anche se è a lui che penso, nei giorni che si approssimano al parto. Ormai manca davvero poco. Iperchione mi ha visitata l'altr'ieri e ha stabilito che nascerà alla prossima luna piena. Ho il favore dell'universo, come vedi, dunque non angustiarti! Questo per rispondere alle tue domande sulla mia salute.

Riguardo a quella questione più spinosa che tu tanto riluttantemente hai portato in gioco, ti accontento in breve: lui non sta bene. Ah, nulla di fisico, né di preoccupante, stai tranquillo! Ma cosa non vedono gli occhi di una sorella amorevole! Gli affari non procedono, anzi: va sempre meno spesso in bottega, come all'inizio, subito dopo... il fatto.

Come ti spiegavo già tempo fa, ha mantenuto solo due assistenti, della mezza dozzina che affollava quel piccolo pertugio, né ha intenzione di cambiare le cose. Ieri hanno bussato alla mia porta due giovinetti, che avranno avuto sì e no tredici anni, implorandomi di intercedere per loro presso di lui. Sentono il sangue di artista scorrere nelle proprie vene e vorrebbero specializzarsi sotto il migliore pittore musivo di questi tempi. Sono state le loro esatte parole, tata, e mi hanno riempito di meraviglia ed orgoglio! Ah, come mi sono sentita quando ho dovuto riportare il responso spiccio e sfavorevole di Marco! I loro musetti si sono oscurati come quelli di cuccioli dopo una sgridata e ho dovuto mandarli via per non mettermi a piangere. Piango molto spesso, ultimamente, ma Iperchione dice che è normale; tutta colpa di questo piccolo micio che mi cresce in grembo.

Aspetto da un momento all'altro l'arrivo di Pomponia. Cerco di tirarla su di morale come meglio credo, ma non è facile. Non so come rimarrei io se tu... Ma perché pensarci, quando una tale prospettiva è così lontana dalla realtà?

Ha detto che porterà con sé Ottavia, la sorella del princeps. È una donna interessante e ho avuto il piacere di parlarci per qualche minuto al banchetto di stamane. È una personcina piccola e minuta, smilza come una ragazzetta, come suo fratello, che nonostante abbia più di trent'anni e così tante legioni al suo comando pare ancora un giovinetto imberbe. Con Ottaviano ha in comune la capigliatura chiara e gli occhi di un indefinibile grigio azzurro, ma mentre in lui sono sempre socchiusi e gelidi, in lei sono mansueti come quelli di una coniglietta. Si muove lentamente, tenendo lo sguardo basso, come a voler sapere con certezza se quello dove poserà il piede è terreno sicuro. Ha una voce fina, sussurrata, e per udirla bisogna chinarsi in avanti. Non parla volentieri, comunque, ma è una grande ascoltatrice: è per questo che Pomponia le vuole bene, lei che è in grado di parlare per due.

Immagino la tua faccia, tata carissimo. A te non importa nulla della sorella dell'uomo più potente del momento. No, non è cattiveria, lo so bene. Ma anche tu sai che non posso soddisfare la tua curiosità. È inutile che tenti di sondare il terreno con frasi articolate che speri possano confondermi: tu vuoi sapere di Duccio, di come sto dopo nove mesi di assenza, se la crisi è passata o se ancora spero. Non ti dirò nulla al riguardo. Se mi conosci come dici, conosci anche la risposta.

Tornando al funerale, oggi vi era presente anche Crassicio Pansa. Era un vecchio collega di Attico, nonché precettore di Iullo Antonio. Sai, il figliastro di Ottavia che lei tratta come figlio suo... Mi ha presentato sua sorella. È una vecchia zitella di aspetto poco raccomandabile, con una piccola gobba e le spalle curve come sotto un peso ingente, ma quando mi ha stretto le mani le ho sentite calde e morbide come quelle di una kyria patrizia e mi ha guardato con due occhi profondi che mi hanno subito tranquillizzata. Si chiama come il fratello, ma tutti in quartiere - abita alle Carinae - la chiamano la Nutrix, perché di professione fa la levatrice. Ho deciso che sarà anche la mia, dopo che mi ha parlato a lungo e dato molti consigli che tra breve mi torneranno molto utili.

Sempre Pansa ha tirato in ballo la questione dell'eredità di Attico. Vuoi saperlo? No, ma io te lo dico lo stesso: il mio caro amico ha nominato, dopo la figlia, la mite Ottavia. È stata una notizia che ha sorpreso tutti. Naturalmente, il testamento è ancora in mano alle Vestali, lo apriranno solo domani in serata, ma Attico non aveva fatto mistero delle sue decisioni. In realtà, Ottavia non c'entra nulla: l'ha nominata solo perché era molto amico di suo fratello e voleva sovvenzionare la sua causa contro Antonio, ma non gli sembrava il caso di ricompensarlo in denaro. <<È come far l'elemosina ad un re orientale>> diceva. In ogni caso, sapeva che Ottavia non spende un solo asse senza il permesso del fratello, quindi di fatto sarà Ottaviano il beneficiario. L'importante è salvare le apparenze, come sempre.

Non intendo annoiarti oltre, amato tata. So che avrei di meglio da fare che leggere queste mie sciocchezzuole, come ad esempio sospirare per la tua bella perduta...

Vorrei invitarti a farti sentire più spesso, ma so che fai del tuo meglio e mi rispondi non appena ricevi le mie lettere, perciò... mantieni questa costanza, tata.

S.V.B.E.E.V.

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Come regalo di Natale anticipato, sto mettendo a vostra disposizione altri capitoli, per invogliarvi ancor più nella lettura. Spero che la storia di Marco e Gala vi stia piacendo!
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