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<<Il dominus si sveglia sempre all'ora seconda. Di solito lo fa da solo, ma se capita che la tiri per le lunghe, lo svegliamo prima che sfori nella terza, altrimenti si indiavola come Cerbero.>>
<<Hermona lo sbarba e lo aiuta nelle abluzioni, poi arrivo io e lo vestiamo. Ci mettiamo un sacco di tempo, specie quando deve mettersi la toga.>>
Nashima, Calisio e Marzia la stavano istruendo sulle abitudini di Marco Cherea. Mentre l'archimagira si industriava con la cena del padrone, Calisio le porgeva gli oggetti di cui aveva bisogno e faceva avanti e indietro dalla dispensa. Nella sala adiacente e comunicante con un arco le cui cortine di bisso erano state tirate da parte, Nashima spazzava il pavimento del triclinio, mentre Gala lucidava le parti in legno rivestito d'avorio dei divanetti e il ripiano lucido del basso tavolino.
<<La usa molto di rado, comunque, e solo in speciali occasioni>> le riferì Calisio. <<Preferisce girare in tunica, d'estate, e dalmatica d'inverno.>>
<<Quindi passa nelle mani di Marzia per lo ientaculum.>>
<<Lui cerca sempre di sfuggirmi, ma le uova di pernice e una focaccetta intinta nel vino non gliele leva nessuno>> disse Marzia. <<Di solito la consuma nel tablinum, dove si ritira fino ad una non meglio specificata ora. Poi va in bottega e ci resta finché vuole.>>
<<In bottega?>>
<<Sta nel Vicus Patricius. È un bugigattolo, mi ha portata una volta perché prendessi nota di tutto quello che gli serviva prima di andare ai Sapeta Iulia. Mi ha ordinato cose davvero strane, comunque, tipo ciottoli, schegge di pietra, conchiglie, cera d'api, polvere di marmo, e roba simile.>>
Calisio continuò: <<Di solito verso sera si fa una corsa a cavallo lungo il fiume o attorno alle mura, oppure va a trovare sua sorella o sbriga commissioni in città.>>
<<Rincasa piuttosto tardi, all'incirca verso la seconda vigilia, fa qualche immersione nella vasca e può darsi che chieda a qualcuno di massaggiarlo, ma solo quando è di buon umore, altrimenti si chiude nello studio o in camera sua. Lo capisci subito quando è arrabbiato, perché sbatte tutte le porte e non dice una parola. >> Nashima starnutì per la polvere e si strofinò il dorso della mano sul naso. <<Invece quando è solo un po' irritato inizia a prendersela con tutti. Può capitare anche a te, quindi è meglio se ti avverto. In quei casi, tu tieni lo sguardo basso e dici: sì, domine.>> Simulò una vocetta timida e spaurita che contrastava talmente con la sua personalità da far sorridere Gala. <<Vedrai che lui si calmerà e andrà a sfogarsi su qualcun altro.>>
<<Quando fa il bagno, vuole che si stia pronti con lo strigile, gli unguenti, la spazzola e il linteum>> proseguì Marzia, tra il chiasso di verdure affettate e stoviglie sbattute. <<Non si veste subito. Si accartoccia dentro il telo, cena, con più o meno fretta, e poi si ritira per la notte.>>
<<Può darsi che tu senta strani rumori durante la notte. È solo lui che passeggia irrequieto. Ha qualche problema a dormire>> le confidò Calisio.
Nashima le puntò contro la scopa. <<Quanto a te, tutto quello che devi fare è star pronta ad ogni evenienza e correre, dico correre, quando ti chiama. E non contraddirlo per nessun motivo.>>
<<L'unica che può permetterselo è Marzia, ma anche lei rischia grosso ogni volta.>>
<<Sciocchezze>> liquidò la faccenda lei. <<Marco non potrebbe fare del male ad una mosca, figurarsi ad una donna. Nemmeno la dannata Clodia...>>
Si interruppe e malgrado le occhiate incuriosite e le insistenze dei ragazzi rifiutò di dare spiegazioni riguardo a quel commento finale.
Il dominus rientrò mentre la familia stava cenando riunita nella piccola cucina. Come richiamati da un ordine inespresso, tutti mollarono la loro porzione e si fiondarono ai posti di combattimento. Calisio si fiondò a recuperare Aliseo, Hermona corse a sfilare l'amictus dalle spalle dell'uomo, che pur silenzioso non pareva eccessivamente innervosito. Marzia lo rincorse per chiedergli come fosse andata. Lui rispose con un grugnito che voleva passare per un: come al solito. Allora lei gli fece presente che tra mezz'ora sarebbe stata pronta la cena. Lui le disse di anticiparla e di renderla una cosa molto frugale. Non fece il bagno, ma si limitò a sciacquarsi viso e mani e Gala fu lesta a porgergli il linteum, mentre Nashima gli dava una veloce spazzolata.
Mezz'ora dopo, l'ansia si era placata. Gala aveva notato che tutti parevano pervasi da una specie di febbre all'arrivo del dominus, e si affrettavano a trovare qualcosa di utile in cui occupare le mani, come se restare inattivi fosse un peccato capitale. Capì che tutti, nel profondo, temevano Marco Cherea, anche se non lo davano a vedere e si permettevano commenti salaci e divertiti su di lui. Bastava dare un'occhiata alla sua stazza e al suo sguardo freddo e impietoso per capire perché.
Si stupì di non vedere Hermona a cena con la familia e chiese delucidazioni a Nashima, che si strinse nelle spalle. <<Si starà facendo bella per il dominus. Deve darsi da fare se intende riconquistarlo. È da più di un mese che non la chiama nella sua camera.>>
<<Hanno litigato?>>
<<Bah, immagino che si sia stancato di lei. Ha visto che era il caso di farle abbassare la cresta.>>
<<In che senso?>>
<<Tu non l'hai conosciuta nel periodo in cui era la sua paelex. Si era montata la testa, ci trattava tutti come se fossimo servi suoi, girava per casa arricciando il naso per i granelli di polvere e le pieghe dei tappeti. Si comportava come una vera despota! Un giorno anche il dominus notò il suo atteggiamento e quella notte la cacciò dal suo cubiculum, dopo che lei era entrata senza nemmeno chiedere il permesso, come se ne avesse ogni diritto. Dato che nessun giaciglio era pronto per accoglierla, dormì nell'atrium e il giorno dopo si alzò con un diavolo per capello.>>
<<E lui non la chiamò più?>>
<<No, ma lei mica si è arresa.>>
<<Come?>>
<<Andiamo, non vedi come si atteggia quando lui è nelle vicinanze?>> Nashima non si curò di abbassare la voce. <<Non vedi come cammina, come si muove? Beh, in effetti sei arrivata da poco, forse non ci hai ancora fatto caso. Ti assicuro che saresti indecisa se prenderla a schiaffi o riderle in faccia. Ah, comunque, per la cronaca. Capisco che oggi tu non ti sentissi a tuo agio a fare il bagno con gli Egiziani che ci guardavano e così via, ma il dominus ci tiene molto alla pulizia dei suoi servi, e quando li porta in giro vuole che si facciano trovare sempre lindi e profumati, soprattutto noi ragazze. Questa sera ci sarà la luna nuova, quindi nessuno ti vedrà se volessi farti una nuotata nel fiume. Se poi vai dalle parti della pineta, nessuno ti potrà vedere. E al mio prossimo giorno libero ti porto con me alle terme per una seduta di cure di bellezza!>>
Gala si astenne da ogni commento, sebbene l'idea l'allettasse. Le pareva impossibile che simili parole potessero uscire dalla bocca di una schiava, ma sarebbe stato facile farci l'abitudine.
Mentre stavano chiacchierando senza curarsi del padrone che riposava poche stanze più in là, un'ombra passò dinanzi alla soglia, percorrendo in silenzio, lieve come aria, il corridoio in mattone. Nashima spalancò la bocca, subito tappata da Calisio, mentre gli Egiziani si fiondavano alla porta come un sol uomo. Allora la bionda britanna e il divertente marcomanno afferrarono Gala e la portarono avanti.
<<Che cosa...?>>
<<Shhh!>> si sentì rispondere da un coro di voci.
Non le rimase altra scelta che sporgersi. Nel corridoio, che si stava allontanando sotto la luce baluginante dei funalia, c'era Hermona. Era coperta da un paenula blu notte, che le arrivava a metà polpaccio. Al di sotto si intravedeva una tunica di seta, impalpabile e quasi trasparente, decorata con eleganti spirali floreali. I capelli erano acconciati sulla testa e le ricadevano sul bel volto truccato. Una striscia nera le allungava la parte esterna dell'occhio, le labbra erano tinte di fucus carminio. Svolazzando con grazia, e ignorando gli sguardi divertiti e i fischi degli altri servi, bussò alla porta del suo padrone e, dopo aver mormorato qualcosa che nessuno udì, entrò.
Gala stava per far notare alla nuova amica che, a quanto pareva, il dominus poteva averci ripensato, ma lei sollevò una mano. Piegò il mignolo, poi l'anulare, poi il medio. Quando la mano si chiuse a pugno, la porta della stanza del padrone si aprì e Hermona uscì, con passo controllato ma le guance arrossate e i pugni serrati. Non degnò il pubblico di servi schiamazzanti e sbellicati dalle risa. Pochi attimi dopo, si udì il tonfo sordo di una porta che veniva chiusa. Allora l'ilarità degli uomini scoppiò fragorosa.
Marzia riuscì a zittirli solo a suon di minacce. Non le importava che prendessero in giro la greca, ma dovevano rispettare il riposo del padrone. La calma venne ripristinata ma i commenti e le battute non cessarono di ricordare la figuraccia della greca. Gala si indispettì per una tale mancanza di rispetto, ma Nashima, le lacrime agli occhi per una frecciata di Calisio, fece un gesto noncurante con la mano. <<Quella lì si merita questo e altro, fidati!>>
<<Una ragazza che perde la dignità e sfrutta il proprio corpo in quel modo, non è degna di compassione>> sentenziò Marzia, ritirando le scodelle.
Gala non era d'accordo. <<Perché invece di condannarla non potremmo cercare di capirla?>>
<<Cosa c'è da capire?>> intervenne Calisio. <<D'accordo, Cherea l'aveva comprata per il proprio spasso, ma è lei a cercare in tutte le maniere possibili di tornare nelle sue grazie.>>
<<Nel suo letto, vorrai dire>> precisò Aziz.
Calsio ridacchiò. <<Non l'ho detto per rispetto a delle vere signore.>>
Guardò alternativamente Gala e Nashima, che fece un sorrisetto. <<Bel galantuomo, fareste il piacere di accompagnare questa vera signora al suo alloggio?>>
Calisio si alzò in piedi e sprofondò in un inchino. <<Gentile donzella, ogni vostro desiderio è un ordine per me. Se volete, provvederò personalmente alla vostra sicurezza notturna. Temo che la povera Hermona possa sfogare la propria frustrazione su di voi.>>
E si adoperò a portarla via. Marzia li trucidò con lo sguardo. <<Verrò a fare un'ispezione più tardi, disgraziati, e sarà meglio se vi farete trovare in condizioni rispettabili!>>
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