12
«Gala, vieni con noi!»
Gala diede le spalle alla porta chiusa del tablinum, rivolgendo lo sguardo ad un'allegra e saltellante Nashima che correva a prenderla per mano. «Venire dove?»
Nashima prese a trascinarla fuori, trattenendo nell'incavo del gomito una piccola sacca arrotolata. «Facciamo qualche tuffo nel fiume, io, Hermona e le ragazze di Trastevere.»
«Voi... cosa?» domandò Gala, spiazzata. «Potete farlo?»
«Fa così caldo! Il dominus non pretenderà che stiamo qui a gocciolare di sudore mentre lui si bea nella sua vasca, no?»
La ragazza sollevò un sopracciglio. «No?»
Nashima rise del suo stupore confuso. «Avanti, ti divertirai! Ci facciamo i massaggi a vicende e questa volta tocca a loro portare gli oli e i lomenta. Facciamo a turno, ma loro più spesso, perché appartengono al figlio di un senatore e quindi i soldi non gli mancano. Io ed Hermona invece pensiamo al cibo.» Le rivolse un'occhiata di complicità che le fece brillare gli occhi verdognoli. «Guarda, l'ho sgraffignato dalla dispensa.»
Svolse la sacca mostrandole un vasetto di noci sgusciate, qualche mela, olive e formaggi essiccati.
«Sgraffignato?»
«Quando Marzia non c'è, noi balliamo! Dobbiamo stare attente, perché se ci scopre si arrabbia da morire. Anche più del dominus, credo io. A lui non importa.»
Continuò a trascinarla con forza fino al Tevere che scorreva qualche centinaia di piedi dietro alla casa. Dal punto in cui le acque erano più turbolente giungevano risate allegre e stridule, gridolini e spruzzi. Gala fissò stupefatta le tre giovani che si sollazzavano nell'acqua alta, bagnandosi e infossandosi a vicenda, e la quarta donna che indugiava sulla riva, sfilandosi lentamente dalle spalle la tunica.
«Avanti, spogliati!» la esortò Nashima, mentre già si stava svolgendo la cintura e sciogliendo i nodi sulle spalle.
«No, io...» Non le fu permesso continuare, perché Hermona aveva lasciato cadere la tunica e stava procedendo a rimuoversi il perizoma. Calciando con sensuale abilità la veste di lato, si inoltrò nelle acque grigiastre e agitate, rispondendo alle braccia tese delle tre ragazze e alle loro risate piene di gioia. Una di loro venne verso riva, i capelli spinti indietro sulle spalle e i seni grossi e pesanti provocatoriamente esposti. «Ma fate il bagno così?» chiese Gala, le labbra dischiuse.
«Certo!»
Si voltò verso Nashima e vide che anche lei si era spogliata del tutto. Aveva un corpo esile e acerbo, da bambina, da ragazza appena sbocciata, con i fianchi stretti e le gambe senza forma. Teneva i capelli sul petto, ma erano troppo corti per velare ciò che la decenza imponeva di nascondere. Gala frenò l'impulso di farle scudo col suo corpo, e un brivido le salì lungo la schiena. «Ma vi possono vedere tutti!»
Erano abbastanza vicine al fiume perché una delle tre giovani sentisse ed urlasse in risposta: «Nessuna di noi è casta e pura come una Vestale, vero Decima?»
«Tu ne sai qualcosa, Quarta, eh?» ridacchiò l'interpellata, mettendole le mani sulla testa e spingendola a fondo.
Gala seguì Nashima fino al fiume ma indugiò sulla riva, mentre lei invece entrava e strillava per l'acqua fredda che le bagnava i polpacci. «A volte capita che qualche stupido venga a infastidirci, ma allora noi nuotiamo dietro quei cespugli, dove abbiamo la nostra roba, così non ci prendono.»
«Ma potrebbero spiarvi mentre nuotate.»
Le tre giovani risero di gusto. «E credi che non lo sappiamo?» le disse la ragazza chiamata Quarta. «Lo fanno tutte le volte.»
«Se vuoi posso indicarti le loro esatte posizioni» intervenne Nashima, consegnando il bottino trafugato alle amiche che iniziarono a giubilare con alte grida. «Guarda, laggiù ci sono gli Egiziani.» Le stava indicando un angolo della casupola, quello che fiancheggiava la stalla. «Vedi il gomito di Aziz che spunta?»
«Pretendono di starci tutti in uno spazietto così piccolo! Non sono ridicoli?»
«Calisio invece è un bravo ragazzo, e in questo momento è al mercato con Marzia. Laggiù invece, vedi quella finestra?» Le indicò la parete che dava sul fiume, in un tratto più lontano da quello dove in quel momento si stavano sollazzando. «È del cubiculum padronale.»
Gala fece tanto d'occhi e divenne rossa d'imbarazzo per loro. «Vuoi dire che state dando spettacolo per il dominus?»
Le tre giovani la guardarono con affetto misto a compatimento.
«Ma quanto è dolce!»
«Dimmi, carina, da che mondo esci tu?»
«Sembra che abbia appena messo piede nella realtà!»
Hermona, che fino ad allora aveva osservato Gala in silenzio, prese la parola, con tono affettuoso e vagamente untuoso. «È il suo primo giorno, ragazze, siate comprensive. Gala viene da una casa molto diversa da questa. Non è vero?»
«È tutto molto nuovo» ammise Gala, sentendo il bisogno di scusarsi con quelle ragazze dispettose e maliziose. «La mia padrona era molto severa, non ci concedeva nulla. Non esistevano giorni festivi, non esistevano... bagni o pranzi abbondanti...»
«Sgraffignati dalla dispensa!» concluse con una risata Nashima. «Ti ci abituerai presto, vedrai.» Le andò incontro, emergendo dal fiume con Venere nel mosaico del salotto, solo con meno carisma e meno fascino. «Ora entra, su, che fa così caldo!»
La afferrò per il braccio e Gala scattò indietro, puntando i piedi. «No, no...»
Le ragazze vennero a darle man forte.
«Avanti, forza!» la incoraggiò Quarta, tirandola in avanti.
«Forse che non sai nuotare?» la motteggiò Decima, spingendola da dietro.
«Hai paura di fianchi troppo larghi o tette troppo piccole?» le urlò la terza ragazza, che continuava a sguazzare nell'acqua.
Gala si vide perduta, con tutte quelle mani estranee che cercavano di svestirla senza badare ai danni sulla stoffa e la sua pelle delicata. Fu Hermona a salvarla, con la sua voce vellutata. «Piantatela, siete insopportabili. Non capite che si vergogna? Scommetto che non si è mai spogliata davanti ad un uomo.»
Le due giovani la fissarono con tanto d'occhi.
«Non dirmi che sei ancora vergine!»
«Roba da non credere! Eppure non sei così giovane.»
Discutendo riguardo a questo, perfettamente a loro agio in quella totale nudità, tornarono a tuffarsi in acqua e a nuotare insieme a Nashima. Hermona rimaneva in disparte, vicino alla riva, dove potesse stare seduta e rimirare le sue gambe levigate e luccicanti per l'acqua.
«La mia prima volta è stata a quindici anni, col mio padrone» stava raccontando Decima, sgranocchiando delle noci.
«Io a tredici» intervenne Quarta. «Un dominus molliccio e sudato che mi ha sbavato sul petto per tutto il tempo, ricordi, Terza?»
«Io vi batto tutte!» cinguettò Terza. «Dodici anni e dieci mesi, con un altro schiavo che voleva prepararmi al padrone.»
«Gli uomini sono esseri disgustosi, non è vero?» mormorò Quarta, lanciandole un'occhiata in tralice e ricevendo in cambio un sorriso.
«È per questo che ora hai scelto le donne, Terza?» domandò Decima, con una smorfia.
Terza si avvicinò a Quarta, cingendole il collo con le braccia e poggiandole il volto sulla spalla. «Non sarai gelosa, Decima? O quello che leggo nella tua voce è disgusto?» Schiaffeggiò l'acqua, schizzandogliela in viso. «Sei solo una rivoltante repubblicana. Il mondo si evolve, mia cara. Perché gli uomini possono sollazzarsi con amasii e le donne no?»
Decima si strinse nelle spalle, ma faticava a contenere lo sdegno. «È contro natura, tutto qui.»
«Bah. Io e Quarta non la pensiamo così.» Si scambiarono un altro sorriso complice che fece impallidire Gala.
Troppe novità in uno stesso giorno le stavano dando i tremori. Relazioni clandestine tra schiavi di una stessa casa. Periodi feriali. Ancelle che rubavano e facevano il bagno nude sotto gli occhi di tutti. Ragazze che si amavano in modo fisico. E poi, c'era quella finestra che dava sul fiume...
Terza si voltò verso di lei, con un sorriso che mostrava lo spazio tra gli incisivi e la mancanza di un molare. «Se vuoi, tesoro, possiamo darti qualche lezioncina, giusto per metterti al corrente di alcune cosucce.»
Quarta schioccò la lingua sul palato. «Ma io ancora non riesco a credere che è vergine. Quanti anni hai?»
«Diciassette.»
«Vecchiotta! Come hai fatto a scamparla? Sei recente?»
«Intende se sei diventata schiava di recente» le spiegò Hermona, di fronte alla sua confusione.
«Da tre anni o poco meno, ma ai miei padroni non è mai interessato... E poi, qualche caso fortunato...» Gala si trovava in grande imbarazzo e avrebbe voluto solo andarsene, ma qualcosa la teneva inchiodata lì, in piedi sulla sponda erbosa del fiume, di fronte a quel nugolo di corpi nudi che si intrecciavano e guizzavano sott'acqua come veloci sirene.
Le giovani la considerarono per un po'. Poi Terza disse: «Sapete invece chi è stata appena impalmata? Ottava. Se l'è fatta con l'intendente.»
«Il dominus andrà su tutte le furie quando lo scoprirà!» ridacchiò Quarta.
«Infatti non ho idea di quello che potrebbe farle. Scommetto che tirerà fuori la solita scusa del 'sono stata violentata da uno sconosciuto mentre filavo la lana', o cose del genere.»
Continuarono a chiacchierare e ridere, apparentemente dimentiche di Gala, che poté così filarsela in sordina mentre le ragazze si avvicinavano all'altra riva e si rimettevano alle cure di Decima ed Hermona, armate di aryballoi e unguenti profumati.
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