L'uomo che ricordava un'altra vita
(Tratto da "L'uomo che cancella i ricordi e altri racconti" raccolta scritta con VincentSantino)
Era spaesato, confuso. Era arrivato davanti a quella costruzione con passo spedito conoscendone la direzione e la posizione. Sapeva che tra la 40ma e la 42ma avrebbe trovato la sua casa e il piccolo residuo dell'orto che per anni aveva curato con lei. Ma, improvvisamente, si trovò davanti ad un bar.
Non credeva di essere nel posto sbagliato, era sicurissimo di aver percorso quelle strade centinaia di volte, senza dubbi. Eppure, quel fatiscente richiamo per disperati era malamente illuminato e indicato da un'insegna inequivocabile. Decise di entrare e chiedere informazioni, forse si era confuso e stava confondendo i ricordi.
Al bancone, apparentemente concentrato, Tony leggeva il suo giornale sportivo, non avendo nessuno da servire né da ascoltare. Il dottore era mollemente appisolato sul logoro divanetto nel solito separé. L'uomo entrò facendo tintinnare la campanella sulla porta d'ingresso. A quel suono le teste dei due uomini si girarono verso il fascio di luce dei lampioni esterni che violava il buio della sala.
L'uomo si avvicinò a Tony chiedendogli un bicchiere di brandy e contemporaneamente il nome della via, cercando di convincersi che ci fosse una spiegazione a questa sua strana certezza di trovarsi nel posto giusto.
Il barista lo ragguagliò brevemente e il tipo lo incalzò con dovizia di particolari di racconti e descrizioni dettagliate. Ebbe la piena certezza di essere nel luogo giusto ma non nel momento che ricordava di aver lasciato.
"... è un caso di "Ipotesi di sopravvivenza della coscienza al corpo" ..." gli aveva diagnosticato il medico a cui si era rivolto l'ultima volta che gli era accaduto "...faccia conto che lei si percepisca come una persona che ha già vissuto un'altra vita e che ora si ritrovi in un altro corpo"
Non aveva creduto a quelle parole e voleva disperatamente liberarsi da quelle sensazioni, chiedendo un altro parere, quello di "uno bravo". Chiese al barman se conoscesse nei paraggi qualcuno di cui potersi fidare per confidargli i suoi deja-vu.
Il barista con un cenno del capo gli indicò l'uomo dormiente sul divanetto logoro. In realtà tutto sembrava meno che un professionista di cui potersi fidare, ma, tutto sommato, non avendo altra scelta decise che scambiarci due chiacchiere non gli avrebbe nuociuto.
Tony lo fermò afferrandogli un braccio e gli porse un secondo bicchiere pieno stavolta di Bourbon.
"Per la parcella!" disse brusco.
Avvicinandosi ebbe quasi il timore di svegliarlo, con attenzione posò i bicchieri e gli si sedette di fronte. Il dottore aveva notato la sua presenza. Socchiuse gli occhi per squadrare il nuovo venuto e con un lieve cenno della testa lo ringraziò per il liquido ambrato offertogli, prendendo a ingollarlo.
Cominciò a parlare prima che lui finisse di bere, raccontando velocemente le sue sensazioni.
"... non sono veri e propri ricordi, ma frammenti ... frammenti di ricordi che non appartengono alla mia vita ... situazioni che penso di aver già vissuto precedentemente. Una vita diversa da quella attuale. E' qualcosa di mistico ... un'aberrazione del tempo"
A Tony parve che il dottore fosse interessato per la prima volta al racconto di qualcuno, perché lo vide inspiegabilmente smettere di bere per guardare il suo interlocutore. Che fosse un argomento che lo interessava? Anche lui in effetti riconobbe in quei dettagli alcuni cenni che poteva conoscere solo lui che in quel luogo ci era nato e cresciuto. Non ci badò subito però.
Il tipo proseguì non accorgendosi di questi piccoli cambiamenti intorno a lui.
"Il suo collega precedente mi consigliava di provare a lasciare andare il passato, ma io non riesco a darmi pace di come tutto ciò sia possibile. Alle volte mi sembra di impazzire"
"... e chi può dire di essere realmente sano di mente!" pensò tra sé il dottore.
"Abitavo qui sopra, al terzo piano, ma nei miei ricordi non c'era nessun bar e intorno solo orti e giardini. Venivo da lontano prima di stabilirmi qui, arrivai con una valigia di cartone piena di tanti sogni e speranze, conobbi lei e insieme eravamo felici a coltivare il nostro orto ..." fece una mesta pausa e proseguì " ... non sono sicuro che ciò che dico sia reale ma io so di averlo vissuto ... non saprei spiegare altro. Mi aiuti dottore, almeno lei!"
Il dottore ebbe reminiscenze dei suoi studi e ricordò che "I deja-vu sono solo errori del nostro cervello. Il cervello prova un'esperienza simile ad un'altra avuta in passato e le confonde. Questo avviene solo perché hanno degli elementi in comune."
Però, non ritenne giusto dire a quel povero uomo confuso che i suoi non erano ricordi ma piccoli e involontari collegamenti inconsci che si creavano nel suo cervello. In fondo sembrava davvero convinto di quel che provava. Allora alzò il suo sguardo sull'uomo e disse solamente:
"Fossi in te proverei a concentrarmi sulla tua vita attuale dimenticandomi di quella passata"
L'uomo ritenne sensate quelle poche parole udite e decise che stavolta avrebbe preso alla lettera quel consiglio, concentrandosi solo su ciò che realmente viveva. Con un gran sorriso ringraziò il medico, e offrendogli un'altra bevuta si girò verso l'uscita.
Pagò guardando Tony stranamente negli occhi e prima di prendere la porta si voltò verso il barman sorridendogli e dicendo un'ultima cosa:
"Ah Tony, sai che prima della demolizione scampata di questo posto, il vecchio proprietario che risultava senza eredi scoprì di avere un figlio illegittimo? Si chiamava come te, è lui l'unico vero e solo erede! Dovreste avere la stessa età, lo so perché lo crebbi io al suo posto"
Lo straccio cadde a terra tirandosi dietro l'intera rastrelliera dei bicchieri.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top