3. La ragione
Ci sono delle volte, in cui non vorrei affatto avere ragione.
Momenti della vita che vorrei godermi da spettatore stupito.
Come quando vai al cinema e non sai cosa stai per vedere, perché hai deciso alla fine.
Metterti lì nella fila centrale, posto laterale in uscita, il mio preferito.
Le luci si abbassano, e tu inizi ad emozionarti perché le aspettative sono alte e tante.
Quella è la sensazione che ho perso quando so di avere ragione, quando so già come andrà a finire.
Alcuni dicono sia un dono, altri una stranezza o una coincidenza...per me è solo un peso.
Un dannato spoiler, una soffiata così bastarda e vigliacca da anticipare ogni mia mossa.
Puntuale arriva come un soffio, una percezione o un lampo. Si combina con i pensieri, li mescola e li incastra...uno per uno anche se slegati tra loro.
E poi tutto va al suo posto...e tutto adesso ha un senso, anche quando un senso sembra che non lo abbia.
Posso ignorarla, non darle corpo e decidere di non seguirla, ma è lì, latente, che aspetta il mio momento debole per tornare a bisbigliare e ricordarmi che c'è.
Solo che non lo fa mai in tempo per fermare tutto o permettermi di andarmene.
Mi lascia lì...come spettatore stupito ma davanti all'evidenza.
Anche stavolta avevo ignorato.
Anche stavolta avevo dato il beneficio del dubbio che il mio fosse solo un pensiero, fosse solo timore, fosse solo insicurezza.
Avevo ragione invece, anche stavolta.
(La scultura è Le Baiser di Yves Pires)
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