Occhi in cielo.

Sono a casa di mia figlia. Seduta al tavolo della cucina, guardo fuori dalla finestra. Il panorama è meraviglioso. Osservo la costa frastagliata
contraddistinta da spiagge in alcuni tratti e scogli in altri. Ammiro il folto verde e i giardini colmi di fiori. L'acqua turchese e trasparente del
mare mi fa pensare ad un paradiso tropicale sotto la cupola radiosa del cielo estivo. In lontananza una barca peschereccia e vele bianche
oscillano tra cielo e mare. I miei occhi scivolano sulla riva del mare. Due ragazze contemplano il sole che scende all'orizzonte rapidamente
esplodendo in un arcobaleno di luci variopinti. In quell'istante la mente mi portò lontano. È difficile da spiegare questa sensazione... ho il
cuore in gola, gli occhi lucidi di pianto, sto pensando alla mia cara amica di Orvieto. Sento l'eco della sua voce: " Adoro il mare!!!" e poi correva
a piedi nudi sulla sabbia, e io la rincorrevo. Ripenso a quel periodo della nostra vita. Quanti sogni, passioni e amori! Con lei ho affrontato: paure
e gioie. Non c'erano ombre, è stato un cammino lungo quarantacinque anni. È riuscita a trasformare quelle che erano lacrime in sorrisi e le
tristezze in gioia di vivere. Non importa se i casi della vita ci hanno tenuto lontane l'una dall'altra, nel frattempo gli anni passavano e i
nostri figli crescevano. Per noi non importa quanto tempo era trascorso dall'ultima volta che ci siamo viste, per provare gioia nel ritrovarsi
assieme ed avere la sensazione di esserci lasciate soltanto il giorno prima. La bellezza esplodeva dentro di noi a ogni nostro incontro e lo
zenit toccavano con le nostre risate. Sì! Parlavamo del tempo che corrode e avvizzisce la radiosità, e poi se ne usciva con una delle sue frasi: Che
ce voi fa... ma che ce frega Rina (così mi chiamava a volte). È cambiata la nostra carta d'identità ma la nostra luce è nel cuore, si legge  a
chiare lettere e va oltre l'apparenza" diceva con serenità e vigore.
Susseguirono giorni e anni e insieme abbiamo cucito un pezzo di storia. Poi, un giorno, un silenzioso male incurabile distrusse piano
piano con saette e fulmini il suo corpo punzecchiando la carne. Tu la chiamavi: "la bestia silenziosa".
Quante grida e ululati! Oh dolce amica ! Lottasti nella giungla della vita fino alla fine navigando nel mare della sofferenza.
Poi il sipario si chiuse quella mattina quando al telefono... "Drin drin". "Pronto!". "Ciao! Come va?". " Mmm mm. Mamma non c'è più".
Quella telefonata inaspettata! Il mio corpo divenne gelato, con voce rotta e conati di vomito, riuscii a sentire le poche parole.
Da quel giorno il mio cuore si è aperto al lutto.
Rientrando con il pensiero al presente e nella stanza, dopo questo discorso interiore e silenzioso, leggo ad alta voce la poesia scritta per
Anna. Il foglio è sul tavolo della cucina insieme ad altri miei scritti. Lo stringo al  petto e ... "Ora non cuciamo più una storia terrena
ma un pezzo di storia viaggia tra cieli e nuvole. Il mio cuore scruta ne ricordi il tuo viso e so che un filo d'oro ci fonde". Per lenire
il mio dolore, cara amica, penso sempre alle parole dette da un santo"Non disperiamo per aver perso una persona cara, ma gioiamo
per averla avuta"...

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