Epilogo.

Aideen

«Sai, a volte ho l'impressione che muovi la mano, e comincio ad agitarmi, ma poi realizzo che era solo la mia immaginazione, e allora mi viene da piangere.»

Provo ad aprire la bocca ma sento come qualcosa che mi blocca. Ho l'impressione di essere soffocata da qualcosa, e ho talmente caldo che potrei scoppiare.

«È da troppo tempo che sei così...» sento la voce familiare continuare a parlare.

Ad un tratto ho l'impressione di riuscire a respirare più facilmente, ed apro gli occhi di scatto.

«Aideen!»

La prima cosa che vedo è il volto arrossato di Peter, che mi guarda come se credesse di sognare.

«Riesci a sentirmi? Riesci a muoverti?»
«Sta zitto un attimo» sbotto alzandomi a sedere, e stringo gli occhi per lo sforzo.

Peter chiude la bocca di scatto e distoglie lo sguardo.

Mi giro verso di lui, che si è seduto su una sedia messa accanto al letto dove mi trovo.

«Pete, hum, non so perché ho detto così... mi è uscito fuori...» aggrotto le sopracciglia, poi mi giro verso di lui e cerco di afferrargli la mano.

Lui scuote la testa con un piccolo sorriso, e mi aiuta ad alzarmi. Una volta che ho i piedi per terra, mi sento meglio.

Toccando la mano di Peter sento un po' di paura entrarmi dentro, e capisco che è questo che mi sta aiutando. Mi sento molto, molto meglio.

«Che cos'è successo?»
«Sei stata lì per molto tempo» mormora, abbassando gli occhi marroni, «Credo sia passato un anno. Forse ti mancava essere aggressiva, per questo...»

La sua ultima frase mi avrebbe fatto ridere se non fosse per quella precedente. Spalanco gli occhi. Un anno. Ho perso un anno. Da una parte è solo un anno... ma dall'altra è un anno.

«Ma adesso stai bene?» chiede, preoccupato.
«Sì...» mormoro, anche se mi gira la testa.

Non riesco a crederci. Sono stata un anno così, ferma su questo letto... a sognare. Ricordo che ho sognato, ma mi ricordo pochissimi dettagli.

È tutto sfocato, non riesco a ricordare...

«Grazie... per aver vegliato su di me» dico a Peter, mentre appoggio una mano al muro per sostenermi.
«Non è niente di che... Royal aveva un problema al Lux, ma di solito è qui ogni giorno. Ho il permesso di entrare... poche volte. Ma abbastanza!»

Royal. Al Lux. Osservo la sedia e penso a Royal, e a come dev'esser stato rimanere lì ad aspettare che io mi svegliassi.

«Devi andare.»

Alzo lo sguardo verso Peter, e riesco a fargli un sorriso. Lui si sta toccando le dita, penso perché è stressato, e quando nota che lo sto guardando stringe le mani al bordo della sua felpa bordeaux. Mi avvicino di un passo e poi mi faccio coraggio, e l'abbraccio.

Appoggio il mento alla sua spalla, e il mio corpo si ricorda piano piano che cos'era essere toccata da lui. Non so perché... ma ne ho avuto bisogno. Forse sono un po' sotto shock, ma mi sembra alche normale, ecco...

«Grazie. Ti vedo in forma» lo complimento, staccandomi da lui.
«D-davvero?»

Ridacchio, e annuisco. Non è più magro come prima, e sembra molto più felice. I suoi capelli si sono allungati un po', ma sono sempre castani e forse più folti di prima.

«Ma allora sei ancora un po' un novellino!» gli sorrido quando lo vedo arrossire dall'imbarazzo.

Gli faccio un cenno con la mano e scendo le scale. Mi sento meglio. Ho fame però...

Scendo in cucina per cercare qualcosa da mangiare, ma mi fermo non appena vedo qualcuno impegnato a tirare fuori qualcosa dal forno.

«Nick, si è bruciato sui bordi, non ci credo! E adesso come faccio?» piagnucola la strega.
«Se vuoi posso assaggiare, poi ti dico se è buono» le dico, piegando la testa da un lato.

Beatrice si rigira lentamente, con gli occhi spalancati e la bocca aperta.

«A-Aideen?! Sei tu? Ti sei svegliata? Oh, Ecate...» i suoi occhi si inumidiscono, e vedo tutto il suo viso contrarsi finché non comincia a piangere.

Spalanco gli occhi per la sua reazione, e lei mi corre incontro per abbracciarmi. Anche se mi stringe un po' troppo forte non dico nulla, perché penso che forse non è così male. Dire abbracci nel giro di pochi secondi e non mi sono ancora arrabbiata... forse dormire per un anno intero mi ha cambiata parecchio... dannazione!

«Avevo così tanta paura» singhiozza, bagnandomi la spalla nuda di lacrime salate.

Le do qualche colpetto sulla spalla per calmarla ma lei si stacca da me e tira su con il naso. Indossa un grembiule verde scuro, macchiato di bianco, presumo farina, e quando si ferma un attimo mi accorgo di quanto sia cambiata.

Il suo viso, e soprattutto i suoi occhi sembrano più... forti. Forse più esperti, ma di sicuro non sembra più la streghetta spensierata di prima. Spero vivamente che sia solo perché le ho occupato il letto per un anno... perché non vorrei che avesse perso la cosa che la rendeva unica.

«Anakin e Theo sono andati a prendere alcuni ingredienti... penso che avessero bisogno di distrarsi un po'... Devi andare da Royal.»

Annuisco, spero solo che non ricominci a piangere non appena me ne vado... Lei si gira verso la teglia, e sento i suoi orecchini tintinnare.

«Prima mangia questo.»

Mi porge un pezzo del dolce un po' bruciacchiato, e lo mangio in un morso.

«Buono» borbotto con la bocca piena, per poi prendere un altro pezzo e correre fuori casa.

Mentre finisco di mangiare faccio una corsetta fino a casa mia. Okay, sono fuori allenamento, ma almeno riesco ad arrivarci senza troppi problemi.

Quando arrivo a casa, mi apre la porta la signora Denvers.

«Oh. Buongiorno.»
«Signorina! Sapevo che avrebbe funzionato !»

La signora Denvers mi stringe a sé in un abbraccio e anche questa volta non mi oppongo, anche se sarei un po' di fretta.

Lei mi spiega che non appena aveva saputo di me era tornata di corsa, e poi si era occupata della casa da quando io me n'ero andata.

«Si sente bene? La ferita è guarita?»
«Non sento molto male...»
«Non vedevo l'ora che lei tornasse... mi sentivo un po' sola, qui» sorride, accentuando le piccole rughe che ha sui lati degli occhi.

Non l'avevo vista da tantissimo tempo... quando sono tornata dall'inferno ero troppo pericolosa, per questo si era eclissata per un po'... Ma adesso sembra essere tornata da molto tempo, anche se io non ero qui con lei.

«Grazie... io non sono stata molto brava a dirti quanto sono... grata...» mormoro con difficoltà, «Ma se non fosse per te non sarei mai potuta restare sulla terra così a lungo. Senza le tue ramanzine... mi avrebbero rimandata all'Inferno, questo è sicuro.»

Le faccio un sorriso, la abbraccio velocemente e poi corro in camera mia. Doveva uscire.

Appena arrivo deglutisco: voglio soltanto vestirmi, non mi truccherò, ma almeno togliermi questa maglietta che avrò da chissà quanto tempo...

Frugo nell'armadio e trovo una maglietta a maniche lunghe, semplice bianca e aderente... insomma, può andare. Tiro fuori dei jeans neri, larghi a partire dalle ginocchia.

Quando mi tolgo le bende, sento un po' di fastidio, perché il mio petto è stato stretto per un po' troppo tempo. Mi osservo allo specchio, e guardo la cicatrice che mi attraversa la parte sopra il cuore. Passo un dito sopra, lungo tutta la sua lunghezza, e piego la testa da un lato. Certo che è curioso come non sia guarita... ma non mi lamento. Sono felice di essere sveglia... e poi sono sempre bella, anche così.

Scuoto la testa per scacciare via i pensieri, e mi infilo la maglietta e i pantaloni in fretta.

Con le mani mi scompiglio i capelli, che ormai sono cresciuti: mi arrivano di nuovo sotto le spalle, ma non sono tornati alla lunghezza di prima. Me li sistemo un attimo, passando le dita tra essi, poi mi infilo le scarpe e scendo le scale correndo.

«Non si faccia male!» sento dire la signora Denvers.
«Eddai!» ridacchio continuando a correre verso la porta.
«Fai attenzione, mi raccomando!»

Mi fermo e mi giro verso di lei, perché è la prima volta che mi ha dato del tu. Resto un po' ferma, poi le faccio il pollice in su, e lei fa un sospiro di sollievo.

Distolgo lo sguardo da lei e faccio un respiro, poi comincio a correre. Passo attraverso la foresta, e allargo le braccia per sentire il vento da tutte le parti. Ho l'impressione di essere tornata a quando ero appena uscita dall'Inferno, quando l'unica cosa che desideravo era ritrovare Peter. Solo che adesso ho una cicatrice, e l'unica cosa che desidero è ritrovare Royal.

Quando arrivo davanti al Lux, faccio un respiro profondo, mi inumidisco le labbra e spalanco la porta. Le luci sono spente, perché oggi è chiuso, ma non ci faccio caso e mi dirigo verso le scale.

Le salgo facendo passi da giganti, e ho il fiatone quando raggiungo la porta del piano di sopra.

Spalanco la porta e mi metto una mano sul cuore per regolare il respiro. Non mi sembra normale, ma poi mi ricordo che è un anno che non mi sono mossa, e allora mi calmo.

Faccio un respiro profondo e sento il respiro regolarizzarsi.

Il piano smette di suonare, e Royal che stava lì seduto si gira verso di me, le sopracciglia aggrottate. Quando realizza chi sono, fa un sospiro, e si stropiccia gli occhi.

È uguale all'ultima volta che l'ho visto, solo un po' più stanco.

«Devo essermi addormentato» mormora, girandosi verso di me e facendo un piccolo sorriso.

Mi mordo il labbro e mi avvicino correndo verso di lui, e forse non avevo calcolato la velocità, perché mi ritrovo sopra di lui dopo averlo fatto cadere.

«Scusa» ridacchio nervosamente, «Forse sono un po' arrugginita.»

Royal spalanca gli occhi e si mette a sedere, mentre io faccio lo stesso e mi sistemo i capelli che mi erano arrivati in bocca.

«Sei... sei qui? È reale? Non è un sogno?» mi chiede, confuso.
«Penso di sì... a meno che non mi stai controllando i sogni» mormoro, mentre lui alza una mano e mi accarezza la guancia.

Poi me la stringe e comincia a tirare, quindi gli prendo la mano e cerco di allontanarlo, ridendo. Lui si guarda le mani, poi fa un espressione scioccata, e mi abbraccia. Letteralmente mi si butta addosso, e questa volta cerco di non cadere. Appoggio la testa alla sua spalla, mentre lui mi stringe a sé, mi tocca i capelli, mi bacia la testa, e sussurra cose incomprensibili.

«Ti sei svegliata...» mormora, allontanandosi da me.

Mi prende il viso tra le mani, e abbassa gli occhi verso il mio petto.

«Ti fa male?»

Scuoto la testa, e Royal annuisce, ma non sembra tranquillo.

«Posso vedere?»

Non dico niente, ma mi tolgo la maglietta e aspetto che veda. Abbasso lo sguardo, per non doverlo guardare. Non so quale sia la sua reazione, ma sento le sue dita accarezzarmi nel punto della cicatrice.

«Ti vergogni?» mi chiede.
«No...»
«Allora guardarmi.»

Alzo lo sguardo, e Royal sorride leggermente, scuotendo la testa come per rassicurarmi che a lui non importa. Poi si toglie la maglietta e smetto di respirare. Non capisco che cosa stia facendo prima di vedere la sua, di cicatrice. Quella del pugnale di Caitlìn.

È molto piccola, ma il suo petto marmoreo non è più come esattamente come prima. Un po' come il mio.

«Ci siamo fatti male» mormoro, allungando una mano per toccarlo.

Poi ci ripenso, e allora la lascio cadere. Royal se ne accorge, e mi prende la mano per appoggiarla sul suo petto freddo. Schiudo le labbra e guardo i suoi occhi neri.

«Mi hai perdonata?» chiedo, perché non mi aspettavo questa mossa da lui.
«Per cosa?» chiede, confuso.
«Lo sai... tutte quelle cose che ho fatto...» mormoro.
«Ho aspettato un anno» sorride, scuotendo la testa, «E ti avevo già perdonata.»

Spalanco gli occhi, perché... be', io non lo sapevo. O forse ne avevamo già parlato nei sogni, e io me ne sono dimenticata. Di nuovo. Mi sono di nuovo dimenticata di tutto.

Royal preme la mia mano sul suo petto.

«Io... ti credo, Aideen» dice, aggrottando le sopracciglia, «E ti amo. Ti amo così tanto, io... è da quando ti ho conosciuta che lo so, Stella, è...»

Oh, Lucifero.

«È così, io sono venuto al mondo per essere... il tuo vampiro... anche quando tu non eri te stessa.»

Non respiro più, e mi si sigilla la bocca. Non riesco a dire niente, non riesco nemmeno più a riflettere, ho l'impressione di essere andata in corto circuito, con i suoi occhi neri che mi stanno fissando.

Così mi allungo verso di lui, e mi avvicino alle sue labbra per baciarlo, ma poi mi fermo, perché mi torna in mente il nostro ultimo bacio. Royal non si muove, all'inizio, poi quando capisce che non so cosa fare mi mette una mano dietro la nuca e fa scontrare le nostre labbra.

Mi circonda la vita con la mano libera, per attirarmi ancora di più a sé, ed io rimango con la mano appoggiata al suo petto. Con l'altra mano gli tocco la guancia, un po' incerta, e poi i capelli neri. Sento freddo dappertutto, ed è bellissimo.

«Voglio ricordarmi di tutte le cose che abbiamo fatto insieme» interrompo improvvisamente il bacio, «Nei sogni, sai... non mi ricordo più, e io... Voglio fare tutto di nuovo, insieme a te. Recuperare tutto.»

Royal si ferma, e mi guarda con gli occhi si inumidiscono.

«Non volevo dimenticarmi di tutto, sai i cassetti... Avevo solo paura. Tu sei tutto per me.»
«Lo so, Stella» mi dice, prendendomi di nuovo la mano.

Abbasso lo sguardo sulla mia cicatrice e deglutisco.

«Come... come avete fatto?»

Royal stringe le labbra, e si alza. La mia mano scivola dal suo petto, e lo guardo mentre cerca qualcosa nella sua camera. Mi alzo, perché non riesco a stare ferma, e mi domando che cosa stia facendo.

Lui torna da me, e mi porge qualcosa. Aggrotto le sopracciglia e tocco la campanella che mi ha dato.

«È stata tua madre. Ci ha aiutati: ha mandato un amorino con un incantesimo da fare, e Beatrice ci è riuscita.»
«Mia... mia madre?» stringo i denti, osservando la campanella.

Non è che non sono grata, eh, ma magari un salutino prima me lo aspettavo. E poi perché un amorino e non lei? E perché ci ha messo così tanto?

«Cos'era l'incantesimo?» chiedo, ma Royal non mi risponde.
«Ha detto che quando hai bisogno di lei devi solo suonarla» indica la campanella.

La osservo, e deglutisco, per poi allontanarmi e appoggiarla al bancone.

«Non la voglio. Non ne ho bisogno.»

Mi ha già aiutata. Non ho più bisogno di lei...

Royal annuisce, e abbassa un po' lo sguardo. Guardo di nuovo la campanella, e mi viene un idea.

«Anzi...» faccio un sorrisetto, e la prendo di nuovo in mano, «Ho bisogno di sapere perché non mi ha fatto capire prima quanto diavolo sono innamorata di te.»

Cerco di reprimere un sorriso mentre faccio suonare la campanella come se volessi svegliare tutta la città. Royal sorride, correndo verso di me per prendermi in braccio.

La campanella mi sfugge di mano, cadendo a terra e facendo un suono stonato, mentre Royal gira su sé stesso, facendomi ridere. Poi ride anche lui, e la sua risata è il suono più bello che io abbia mai sentito in tutta la mia dannata esistenza.

Quando smette di girare, appoggio lo sguardo sulla campanella, che è dietro di lui. E riflessa in essa, riesco quasi a vedere il viso della signora Denvers, che sorride anche lei, come se avesse saputo fin dall'inizio che tutto questo sarebbe successo, e che alla fine... avrei sempre scelto Royal.

FINE

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