Capitolo 7: Trenta secondi in Paradiso, poi tornerò all'Inferno.

Aideen

«Royal, Royal! Guarda che cosa ho preparato, dai!»esclama Arrow, indicando un piatto di lasagne.
«Fammi vedere» dice Royal, avvicinandosi a lui.

Stringo un po' di più la pietra che ho in mano, e mi sistemo meglio sull'amaca. L'immagine dei miei vampiri mi fa male e mi dà conforto allo stesso tempo. Come se un secondo fosse una boccata d'aria fresca e quello subito dopo una coltellata.

Non appena sono tornata dal castello di Katherine, mi sono precipitata sulla pietra. Kai non c'era e mi sembrava un'ottima occasione per stare con i miei vampiri, anche se virtualmente. Avevo bisogno... di qualcosa, un piccolo particolare che potesse farmi sentire vicina a loro. Anche solo un po'.

Royal continua a guardare il cibo che ha preparato Arrow con le sopracciglia aggrottate.
Indossa soltanto una camicia con tutti i bottoni aperti e dei jeans. Riesco a vedere il suo petto marmoreo, ancora più pallido che nei miei sogni.

«Sembra... buono» pronuncia quelle parole con un tono sospettoso.
«Vero?!» ridacchia il vampiro dai capelli verdi.
«Già, ma non posso essere sicuro se non assaggio.»

Ridacchio, perché capisco la ragione del suo stupore: Arrow non sa cucinare, ma proprio per niente.

«Okay. Io mi copro gli occhi nel frattempo.»

Arrow fa quello che ha appena detto mentre Royal assaggia le lasagne. Il vampiro fa una smorfia, ma non dice nulla. Per i vampiri il cibo degli umani non è disgustoso, ma non sazia la loro fame: ciò vuol dire che se un piatto è cucinato bene, i vampiri possono apprezzarlo, ma senza sentirsi appagati. E dalla faccia di Royal, Arrow è sempre una merda in cucina.

«È buono» mente.
«Davvero?»
«No, Arrow, fa cagare» sbuffa, un risolino che gli scappa dalle labbra.

Mentre Arrow piagnucola e torna a guardarlo, imito Royal, e ridacchio. Queste scene mi mancavano. Mi mancano.

«Ma perché, ho fatto tutto quello che c'era scritto!»
«Manca il sale» Royal sorride divertito.
«Ah» si ferma un secondo, poi torna a sorridere, «Eddai, non è così grave.»
«Stai migliorando, ammetto.»
«Davvero?!»

Royal annuisce, per poi avvicinarsi ad un mobile del bancone. Dalla pietra riesco a vedere soltanto quello che si trova intorno a lui, ma per adesso Arrow è sempre lì accanto.

«Sono sempre un vampiro» ripete quello a cui avevo pensato prima, «Il cibo degli umani non mi soddisfa a prescindere, anche se riesco a distinguere quale è buono e quale non lo è.»
«Hai ragione. Se aggiungessi un po' di sangue ti piacerebbero?»
«Se si tratta di quello di Aideen, credo che potrebbe funzionare»

Già, il mio sangue. Ricordo come Royal aveva preso male il fatto che non riuscisse più a nutrirsi di nulla se non il mio. Adesso però sembra più calmo.

Quando l'ho visto per l'ultima volta... Il freddo che ho sentito, il nostro abbraccio. Il modo in cui stavo per scoppiare a piangere tra le sue braccia. La sua mano che mi sosteneva il capo come se fosse la cosa più fragile del mondo.

I ricordi e le sensazioni di quel momento mi tornano mente. Lui... non era rassicurato, per niente. Anche se ha annuito, anche se ha sorriso mentre io abbassavo gli occhi, sentivo la tristezza e il dolore e il senso di colpa nell'aria.

E la promessa che gli ho chiesto di farmi...

A quel punto smetto di pensarci, e torno a concentrarmi sulla conversazioni dei miei vampiri. La mia mente può vagare dove diavolo vuole, ma non deve nemmeno provare ad avvicinarsi al pensiero di lui. Semplicemente non ce la farei.

«Ehi... così fai venire fame anche a me.»

La voce di Arrow coglie la mia attenzione, e alzo di nuovo lo sguardo verso la pietra.

Il vampiro dai capelli verdi guarda male Royal, che ha preso una bottiglia e se la sta portando alle labbra. Un brivido mi scuote mentre lo osservo nutrirsi del mio sangue.

«Credi che tornerà presto?»
«Non saprei.»

Arrow sembra preoccupato, mentre Royal sembra non voler parlare. Non di quello, almeno. Non di me.

«Mi manca.»

Quasi mi metto a singhiozzare quando sento il vampiro dai capelli verdi pronunciare quella frase. Fa male. Vedere il suo sguardo triste... Fa dannatamente male. Il mio Arrow, il mio piccolo Alec. Il mio amico sta soffrendo tantissimo e non sono nemmeno lì per aiutarlo.

Royal, nel mentre, stringe i denti e poi si alza, con ancora la bottiglia di sangue attaccata alle labbra.

«Manca anche a me, Arrow.»

Non dice altro mentre lascia la stanza. Anche se vorrei vedere il viso di Arrow ancora un po', l'immagine che proietta la pietra segue Royal. Io aggrotto le sopracciglia, perché non capisco bene dove stia andando. Quando capisco che si sta dirigendo verso il tetto, sono ancora più confusa.

Royal smette un attimo di bere quando arriva a destinazione. Assottiglio gli occhi. Non avevo mai visto questo posto. Conosco benissimo il Lux, eppure... Royal non mi aveva mai detto di questo luogo. È un piccolo angolo del tetto, in cui è presente una coperta e un tavolino.

Il vampiro si stende, poi tira fuori da sotto la coperta un quadernino e una matita. Poggia la bottiglia di sangue e apre il quadernino. Riesco a leggere anche se di sfuggita la scritta sulla copertina: "Stella". Non riesco a capire se si tratta del mio soprannome oppure soltanto di una delle stelle in generale.

Royal comincia a disegnare qualcosa, o a scrivere... non capisco molto bene. Guarda il cielo, poi torna a scarabocchiare qualcosa. Ad un certo punto lascia il quaderno in terra e si sporge per prendere la bottiglia, dandomi l'occasione di guardare il contenuto. Quando ci riesco, sgrano gli occhi.

Sono le stelle. Dei disegni, delle scritte. Tutto sulle stelle, sul cielo. Le costellazioni, il bagliore di alcune.

«Guarderò sempre le stelle per te»

Non l'ha fatto davvero. Non lo sta facendo.

Le stelle. Era dispiaciuto perché non le potevo vedere dall'Inferno, e mi aveva detto che le avrebbe sempre guardate quando io non potevo.

Cerco di trattenere le lacrime. Da quando sono tornata all'Inferno... Da quando l'ho lasciato solo, non ci credo, le ha guardate per davvero. E le ha immortalate su un quaderno.

Non vedo più Royal. Non c'è nemmeno bisogno di spegnere la pietra: la mia vista è offuscata dalle lacrime che mi stanno scorrendo veloci e silenziose sulle guance.

«Il mio nome lo ha deciso?»
«Non ancora, mi dispiace. Ci vuole tempo, sai.»

Sto mentendo. Il fatto è che ho avuto così tante cose da fare che non ci ho pensato più di tanto.

Il mio demone del piacere annuisce, poi torna a giocare con i miei capelli. Siamo stese sul letto da un po', e lei mi ha già fatto arrivare al piacere due volte. Mi sento leggermente meglio adesso. Prima, di sicuro, stavo peggio. Avevo bisogno di pensare ad altro che al bellissimo viso di Royal che guardava le stelle per me. Volevo solo svuotare la mente.

E il mio demone ci è riuscito, come al solito. Lei è piuttosto brava in queste cose: forse è per questo che vado sempre da lei quando sto per crollare. Prima era così anche con Royal. Ricordo benissimo come stavamo insieme per dimenticare tutto. Ne avevamo bisogno. Io ne avevo bisogno.

Adesso però... Non saprei. Le cose tra noi sono cambiate tanto.

«Sa, ho imparato una nuova magia.»
«Davvero?»

Lei annuisce, poi si mette a sedere. Questa volta i suoi capelli scuri sono legati in una coda.

«Da sempre riesco a cambiare forma, eppure non soddisfo mai totalmente le fantasie delle persone... adesso invece, ho trovato un modo per riuscirci.»

La guardo curiosa, mentre lei sembra fiera di quello che mi sta raccontando.

«Riesco a riprodurre non sono la forma, ma anche l'odore, la voce...» dice, «L'ho provato solo qualche volta, però... mi piacerebbe mostrarvelo, se lo desidera.»

Per un momento non dico niente. Cerco di tenere la bocca chiusa. So bene la risposta che uscirebbe dalle mie labbra se la aprissi.

È così invitante... e non so se posso resistere. Sentire la sua voce, ma anche solo vederlo... Non ci riesco, è troppo, non dovrei.

«Va bene.»

Non ci metto nemmeno due secondi per pentirmi. Lucifero, che mi prende?!

«Pensi alla persona che vorrebbe vedere. Ci pensi per bene, per favore.»

Deglutisco, ma faccio quello che dice. Non dovrei, eppure non riesco a trattenermi. La tentazione è troppo grande, e io sono distrutta.

Il mio demone del piacere mette una mano sulla mia fronte, poi chiude gli occhi. Chiudo gli occhi anche io, perché ho paura. Ho paura di che cosa potrei provare.

E ci penso. Penso al suo bellissimo viso da umano e al suono della sua ristata e i suoi occhi marroni e il modo in cui le sue guance si arrossano quando mi avvicino. Fa malissimo, perché mi manca.

«Ho finito.»

E quando sento la sua voce, tutto il male che mi ha portato il suo pensiero sparisce. Adesso è un tipo di male diverso. Fa male perché quando apro gli occhi e lo vedo, sembra davvero lui. Ha il suo stesso odore, i suoi stessi occhi. È esattamente come me lo ricordavo.

Indossa una delle sue magliette bordeaux e dei jeans. I suoi capelli sono un po' scompigliati.
So che non è davvero lui, ma pensare che lo sia mi fa sentire meglio. Mi avvicino e poggio la testa sul suo petto. Sembra davvero lui.

«Si sente bene? N-non le piace?»

Potrei quasi crederci se non mi desse del Lei. La sua voce. Il modo in cui ha balbettato, per Lucifero.

«Dammi del tu.»

Continuo a annusare piano il suo odore, con il capo sul suo petto e una mano che stringe l'orlo della sua maglietta.

«Va bene.»

Trenta secondi. Trenta secondi un cui mi permetterò di immaginare che questo sia davvero lui, poi tornerò alla realtà. Trenta secondi in paradiso, poi tornerò all'Inferno.

«Sei sicura di stare bene? Così mi fai preoccupare» mormora Peter, toccandomi i capelli.
«Non lo so... abbracciami un po', ti prego.»

Peter mi abbraccia e mi accarezza piano la schiena. Il battito del suo cuore mi rilassa e il suo respiro mi riscalda.

Alzo piano la testa, senza sciogliere l'abbraccio, e il mio naso sfiora il suo. Peter arrossisce e distoglie lo sguardo, anche se un piccolo sorriso imbarazzato prende posto sul suo viso.

Guardo le sue labbra, e anche se vorrei davvero toccarle con le mie, mi limito a passare la mano sulla sua guancia. Dalla guancia passo alla fronte, poi ai capelli castani. Quando sento un sapore salato arrivare alle mie labbra, Peter mi asciuga la guancia con il pollice, e decido che devo tornare alla realtà. Farà male, ma devo. Questo... è soltanto un sogno.

Mi allontano di scatto da lui e mi giro dall'altra parte.

«Torna alla tua forma del solito, per favore.»

Mentre mi passo una mano sul viso, la sento avvicinarsi.

«Mi dispiace davvero, non volevo farle del male, mi punisca in qualunque modo lei voglia!»

Quando mi giro mi accorgo che il mio demone del piacere si è messo un ginocchio, la testa china verso il basso.

«Capirò benissimo se non vorrà più vedermi.»

Sospiro mentre scuoto la testa.

«Alzati» le ordino.

Lei si alza, ma guarda sempre per terra. Non alza lo sguardo nemmeno una volta.

«È colpa mia, non avrei dovuto... dimentica quello che è successo, va bene?» le dico, incrociando le braccia al petto.

Lei non dice nulla, ma quando faccio un cenno con il capo per farle capire che è libera di andare, si precipita fuori dalla stanza.

Quando la porta si richiude, per un attimo non sento niente.

L'attimo dopo sono per seduta per terra, in un angolo della stanza, le ginocchia rannicchiate per poterci poggiare il mento. Mi sento talmente vuota che mi fa male la pancia. Cerco di non fare tanto rumore mentre piango, ma in realtà vorrei solo scomparire.

Non mi pento di quello che è successo. È stato bellissimo. Il problema è adesso. Non so se una scena del genere potrebbe mai ripetersi con il vero Peter. Forse in questo momento mi sta odiando. O forse ha voltato pagina. Non ho idea di quanto tempo sia passato da quando ho lasciato la Terra. Forse mesi, anni, decenni.

Ho soltanto paura, tanta paura che il ragazzo che amo abbia deciso di non aspettarmi. E anche se so benissimo che è qualcosa di estremamente egoista, non riesco a farne a meno. Lui è la ragione per la quale voglio andarmene da qui. Se voglio essere viva in questo momento, è soltanto per poterlo rivedere, almeno una volta, ma per davvero.

E quello che è successo pochi minuti fa, alla fine, mi ha soltanto fatto ricordare per che cosa e per chi sto facendo tutto il possibile per sbarazzarmi di quell'accordo, per tornare sulla Terra. E adesso che me lo ricordo, adesso che non è più soltanto una piccola sensazione ma che l'ho vissuta di nuovo, niente e nessuno in tutto l'Inferno, Purgatorio e Paradiso potrà fermarmi.

Salvee! Ce l'ho fatta ad aggiornare!
In questo capitolo ho fatto contente le due team. Ehe pensavate mi fossi dimenticata di voi?
Comunque spero vi sia piaciuto, commentate e lasciate una stellina!
Nel prossimo, tornerà una persona che a me personalmente è mancata tanto... potrebbe avere qualche lentiggini sul viso...
Baci 😈
-Gaia 💜

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