Capitolo 6: È questo che volevi, no?

Katherine

Entro nella mia stanza e sbatto la porta. Veloce mi precipito in bagno per farmi la doccia. Anche se è passato tanto tempo, forse giorni, anni, riesco ancora a sentire il calore di Kai su di me, e voglio liberarmene subito.

Quando Aideen è andata da Caronte, un po' di tempo fa, io mi sono direttamente recata da Kai: non solo per distrarlo, ma anche perché me lo aveva chiesto lui. Sento che si sta abituando alla mia presenza.

Quando l'acqua fredda mi colpisce, riesco a liberarmi dell'impressione di sentire ancora i suoi gemiti, e poco dopo mi infilo nell'accappatoio.

Mi dà fastidio il fatto che anche dopo tanto tempo riesca a sentirmi come se la cosa fosse successa due secondi fa. Al solo pensarci ho l'impressione di riviverlo, ancora e ancora. Forse mi sento in questo modo perché è passato troppo tempo e sono in astinenza.

Uscita dal bagno mi accorgo di una presenza sul mio letto, e sorrido leggermente.

«Mi chiedevo dove fossi andato a finire» ridacchio, avvicinandomi al gatto nero steso sul mio letto.

Gli accarezzo il capo, e lo sento fare le fusa. È da un po' di tempo che mi fa visita, perciò credo che sia mio o qualcosa del genere. È molto carino, con due occhietti scuri e una voglia enorme di compagnia. Non è molto coccoloso, però non si lamenta mai.

Mi avvicino al mio armadio.

«Mi aiuti a vestirmi?» gli chiedo, ricevendo un miagolio in cambio.

Fra un po' c'è una cena molto importante, e ovviamente sono invitata. Prendo due vestiti: uno verde scuro, aderente e uno color oro.

«Questo?» chiedo indicando quello verde.

Il gatto ringhia, così gli mostro l'altro. Dal modo in cui fa le fusa credo di aver capito la sua scelta.

«Va bene.»

Mi vesto e poi mi siedo accanto a lui, grattandogli le orecchie. Il gatto nero alza un po' la testa per fare le fusa, e io sorrido un poco.

«I capelli invece? Lisci?» chiedo.

Il gatto continua a fare le fusa, così annuisco.

Mentre vado a truccarmi, torno a pensare ad Aideen: non mi ha fatto sapere niente, nemmeno con la mente. So che se volessi davvero sapere che cosa ha scoperto potrei farlo in un battito di ciglia, ma preferisco aspettare che me lo dica lei. Non ho solo questo da fare, eh.

Quando finisco di mettermi il rossetto e il mascara faccio un sorriso, contenta del mio ombretto dello stesso colore del vestito.

Saluto il gatto, che mi stava ancora fissando, con un'ultima carezza, e mi avvio verso la porta.

In un attimo mi ritrovo nella stanza in cui mi aspettano. Ci sono già alcune persone, ma del demone di fuoco non c'è traccia.

Mi avvicino al trono di Lucifero, e lo saluto con un cenno del capo. Lui indossa un completo nero, e i suoi capelli neri sono un po' scompigliati.

«Salve, Katherine» dice annoiato, appoggiando il mento sul palmo della sua mano.
«Ciao Lucy. Scusa per il ritardo.»
«Tranquilla, arrivi giusto in tempo» mi indica la porta.

Mi giro, e li vedo entrare. Kai e Aideen. A braccetto, i visi indifferenti.
Lei indossa un lungo vestito nero, mentre il colore dominante su di lui è il rosso. I capelli di lei sono acconciati in una treccia, mentre quelli di lui sono disordinati. Come se non fosse riuscito a domarli.

I pensieri di Aideen mi entrano nella testa e io mi costringo a non ascoltarli. Riesco a capire che non vorrebbe essere qui, e che si sente a disagio. Il tocco delicato di Kai le dà fastidio.

Mi siedo al mio posto, e mi porto il bicchiere alla bocca per inumidirmi le labbra.

«Kate! Mi sentivo solo senza di te.»

Alzo lo sguardo sul piccolo demone che mi sta sorridendo. Anakin si è di nuovo truccato, perciò i suoi occhi sono più scuri del solito. Piccole ombre si attorcigliano intorno al suo collo mentre mi guarda.

«Scusa, sono stata impegnata.»
«Non importa. Adesso però resti con me, eh?» esita.
«Va bene.»

Anakin si siede accanto a me, poi comincia a mangiare. Ma quanto mangia, il mio piccolo demone?

Mi dispiace che si sia sentito solo mente ero in compagnia di Kai. Mi dispiace quando si sente solo e basta. Quell'angelo poi, non rende le cose più facili.

«Quel demone sta facendo pensieri sconci su di te» lo informo leggermente annoiata.
«C-cosa? Davvero?»

Stringo i denti perché mi dà fastidio che non riesca ad accorgersene da solo. Insomma, io sento i pensieri di quel tizio, ma solo a guardarlo si capisce un miglio!

«Va da lui, dai.»
«N-no, ci mancherebbe... non potrei mai-»
«Anakin, devi smettere di pensare a quell'angelo. Ti stai facendo del male da solo.»

Non appena la parola "angelo" lascia le mie labbra, delle ombre più scure si avvicinano ai suoi occhi.

«Non stavo pensando a lui.»
«Posso leggere i pensieri, idiota.»

Lui sbuffa e si alza.

«Ora ti faccio vedere se ci penso, Katherine» tuona, alzando il mento.

Le ombre scendono dal suo viso alle sue mani, e si avvia verso il demone che gli avevo indicato.

So che ho toccato un tasto dolente parlando dell'angelo, ma non riesco a sopportare la vista del mio piccolo demone che si dispera per uno che non lo rispetta nemmeno.

Torno a bere dal mio bicchiere mentre vedo Anakin parlare con il suo nuovo giocattolo.

Il mio, di giocattolo, non si è ancora avvicinato, invece. Che peccato, dovrò attirarlo qui io.

«La vostra attenzione, prego.»

La voce di Lucifero mi fa girare la testa, e mi imita anche tutta la stanza.

«Vorrei che questa cena sia dedicata al ritorno di Aideen» sorride, attirando sua figlia a sé.
«Papà, ne hai già fatte quattro di cene dedicate a me...»

Aideen sbuffa e cerca di liberarsi dalla sua presa.

«E allora? Figliola, un padre dovrebbe sempre viziare la sua bambina, non credi?»
«Non ho più cento anni, lasciami» alza gli occhi al cielo.
«Eddai, lasciati coccolare» gli stampa un bacio sulla fronte, e poi i due tornano a bisticciare.

Alzo gli occhi al cielo e distolgo lo sguardo. Lucifero somiglia davvero molto ad Anakin, anche se in più grande. Adesso è tra persone fidate, per questo si comporta normalmente, ma nelle situazioni importanti diventa anche più freddo di Aideen.

«Anakin, non restare lì da solo, vieni qui» ridacchia indicandolo.
«Non credo...»

Smetto di guardarli quando Lucifero abbraccia da un lato Anakin e dall'altro Aideen.

Certe volte è un buon padre. Certe volte.

Mi annoio. I miei occhi verdi vagano per tutta la stanza, alla ricerca del mio giocattolo preferito.

Quando lo vedo, che sta parlando con un altro demone, sorrido mentalmente, pronta a dargli fastidio e ad attirarlo a me.

Bevo un sorso dal mio bicchiere, e nel mentre gli mando qualche immagine nella mente. Non ci entro, gliele lascio all'entrata e basta, per non farlo innervosire.
Alla vista di quello che gli ho mostrato, vedo un muscolo della sua mascella contrarsi. Nonostante questo non smette di parlare, e non mi accorda nemmeno uno sguardo.

Mi mordicchio un po' il labbro, poi gli mando una seconda immagine, se possibile ancora più perversa della prima. Questa volta i suoi capelli si infuocano, e con un cenno si allontana dal demone con cui stava facendo conversazione.

Il suo sguardo di fuoco fa il giro della stanza, poi si posa su di me. Io mi attorciglio una ciocca dei miei capelli rossi attorno all'indice.

«Basta giocare, Katherine» dice una volta davanti a me.
«Ma mi annoio...» mormoro, sbattendo le ciglia.

I suoi capelli più rossi che mai, Kai mi fa cenno di seguirlo, e mi accompagna fuori. Non appena si accerta che nessuno ci abbia seguito, mi spinge contro il muro e tocca le mie labbra con le sue.

Con la mente inalzo un muro invisibile che ci nasconde dagli altri, mentre con la lingua gioco con la sua.

La sua mano scivola sull'orlo del mio vestito, e senza esitare lo tira su. Mi accarezza piano l'interno coscia, poi il suo sguardo passa dal mio seno ai miei occhi.

«È questo che volevi, no?» chiede, strofinando il naso sulla mia guancia.
«Non è quello che volevi anche tu?» sorrido maliziosa.

Kai non si fa pregare, e finisce per fare quello che fa sempre ogni dannata volta che ci vediamo. Farmi sentire bene. Farmi toccare le stelle, dannazione. Ad ogni sua spinta è come se non fossi più all'Inferno, come se il suo fuoco fosse l'unica cosa che esista.

Quando tutto finisce, ci metto qualche minuto prima di ricordarmi che sono sempre qui, all'Inferno. Non so come, mi sono ritrovata la guancia schiacciata contro il muro, la sua mano che mi stringe i capelli e il suo respiro sulla mia spalla.

«È meglio se vai a cambiarti» mi lascia qualche bacio umido sul collo, per poi avvicinare la bocca al mio orecchio, «Non credo che un semplice vestito possa coprire minimamente quello ti ho appena fatto.»

Aideen

«E come diavolo dovremmo fare per recuperare tutta quella roba?!» esclama Anakin.

Sospiro, mentre mi siedo.
Non appena la cena con mio padre si è conclusa, ho detto a Kai che volevo passare del tempo con Katherine. Non appena l'ho nominata ha sorriso in un modo strano, ma poi ha annuito.

Adesso sono al castello del demone reale, e ho appena rivelato ai due gli ingredienti dell'incantesimo.

«Certo che Ecate è stata cattiva» mormora mio fratello.
«Non mi dire» Katherine alza gli occhi al cielo.

Non commento, però giro la testa verso di lei. È seduta sul suo trono, ma non indossa più il magnifico vestito color oro che le avevo visto addosso prima, bensì una maglietta rossa piuttosto larga e lunga per i suoi gusti. Sembra molto stanca, e mi sorprende vederla in questo modo. Di solito lei è sempre truccata, vestita per bene, con i tacchi. Adesso invece, si è truccata solo il minimo indispensabile, e sembra quasi che voglia andare a dormire.

«Come faremo, sorellina?» Anakin interrompe i miei pensieri.

Lo guardo. Ho un'idea che mi ronza in testa. L'unica che mi è venuta, e credo l'unica che sia possibile. Eppure prima di parlare esito.

Ho visto Anakin parlare con un demone, prima alla cena. Sembrava interessato, ma so che la frase che sto per dire non lo lascerà per niente indifferente.

«Devo contattare Lentiggini.»
«Davvero?!» esclama.

L'avevo previsto, e a quanto pare anche Katherine, perché alza gli occhi al cielo. Anakin invece abbassa gli occhi e si schiarisce la voce, qualche ombra che gli si attorciglia intorno alla gola.

«Intendevo... come farai? Non sai nemmeno dove si trova attualmente.»

La sua voce si è fatta più bassa, ma cerco di non farglielo notare per non metterlo in imbarazzo.

«Questa volta Ecate potrà aiutarmi: mio padre non le ha vietato quello, almeno.»

Potrei arrabbiarmi sul serio se lei si rifiutasse. Non potrei sopportarlo, davvero.

«Se l'angelo accetterà di aiutarti allora c'è una probabilità di poter recuperare gli oggetti del Paradiso, Purgatorio e Inferno. Ma manca un ingrediente» interviene Kate.
«Il fuoco di Kai, lo so» sbuffo.
«Me ne occupo io.»

Alzo lo sguardo di scatto verso di lei.

«Che cosa? Davvero? Sai come intrappolare il suo fuoco in un barattolo?»

Katherine sospira, passandosi una mano sugli occhi verdi.

«No, ma lo scoprirò» si alza dal trono, e una specie di sbadiglio lascia le sue labbra, «Voi due, è meglio se vi comportate normalmente. Per invocare l'angelo dovrete aspettare.»

Annuisco, anche se sono impaziente. Non solo per l'incantesimo, ma anche perché vorrei davvero vedere Lentiggini. Chissà come sta...

Comunque capisco che bisogna aspettare. Non posso essere sempre assente, oppure Kai si insospettirebbe. Credo che avrò bisogno del mio demone del piacere e della mia pietra.

La mia pietra... voglio vedere i miei vampiri. Non appena mi ritroverò da sola, utilizzerò il regalo di Kai per osservarli. Mi mancano troppo, devo sentire le loro voci.

«Io nel frattempo mi occupo del fuoco. Però potrebbe prendere del tempo.»
«È un grosso favore che mi stai facendo, Kate...» mormoro.

Lei non fa mai i favori. A nessuno. Eppure adesso mi ha proposto il suo aiuto. Sono davvero fortunata.

«Ne sono felice, Aideen.»

Ciaoo! Ce l'ho fatto ad aggiornare AA!
In questo capitolo, punto di vista di Kate: si incontra Lucifero e di nuovo Kai. Che cosa ne pensate?
Lentiggini si rivedrà presto, con la gioia o forse ansia di Anakin!
E poi... come farà Katherine ad intrappolare il fuoco di Kai in un barattolo?
Baci e a presto 😈
-Gaia 💜

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