Capitolo 40: Torno a vedere a colori.
Theo
«Okay, mettiamoci al lavoro» dice Beatrice, poggiando sul tavolo un enorme libro di incantesimi.
Io continuo a guardarmi intorno. Questa stanza è spettacolare.
Dopo avermi bendato di nuovo la schiena, la strega ci ha portato di nuovo di sopra, e ci ha mostrato la stanza in cui aveva preso la pietra che mi aveva dato prima di partire. Ricordavo che quella porta era apparsa dal nulla, e così è successo anche questa volta.
È davvero enorme. Non appena siamo entrati, un odore di incenso mi ha invaso i sensi, e mi sono sentito subito rilassato.
Questo posto era piuttosto oscuro, ma non appena ci siamo sistemati, con un gesto Beatrice ha acceso tante candele, ciò che ha resto tutto più luminoso. Adesso che osservo meglio la stanza, ci sono tantissime piante attaccate sui muri, oppure su alcuni mobili, e ci sono diverse... cose. Da un lato ci sono pietre, dall'altro libri, senza dimenticare un piccolo calderone ancora fumante.
«Dammi quella rossa, per favore» la voce di Beatrice mi riscuote dall'osservare la stanza.
Sposto gli occhi su quello che mi sta indicando: è un mobile piuttosto alto, con tantissime bottigliette e fiale messe per ordine alfabetico. I liquidi sono tutti di diversi colori, e sulle etichette ci sono dei nomi, alcuni scritti in lingue che non riconosco. Ce n'è una in particolare che è rossa, quindi la afferro e gliela porgo.
La strega la apre, e se la mette sui polsi e sul petto, come se fosse un profumo.
«Allora, Theo, avrò bisogno del tuo aiuto» mi dà un'occhiata veloce prima di tornare a sfogliare il suo libro, «Di solito riesco a localizzare le persone grazie ad una foto o qualcosa di loro, ma penso che dovrò accontentarmi di questo pugnale...»
«È il guardiano, quindi dovrebbe essere collegato al pugnale o qualcosa del genere, no?» chiede Anakin, avvicinandosi a me.
«Spero di sì... ma non credo basterà» Beatrice torna a guardarmi, «Me lo potresti descrivere?»
Annuisco. Nicklaus non è una persona che si può confondere nella massa, ecco. È diverso. L'energia che trasmette è diversa... Spero che questo lo aiuti a trovarlo.
«È piuttosto alto, ha i capelli corti e neri, e i suoi occhi sono molto scuri. È piuttosto imponente... non saprei...» mormoro, senza riuscire a dire altro.
«Penso che vada bene così.»
Beatrice si sposta verso un'altro mobile, e comincia a tirare fuori alcune pietre e piante. Osservo il pugnale di Caitlìn poggiato accanto al libro, poi torno a guardare la mano fasciata di Beatrice. Quando ha provato a prenderlo in mano si e scottata. Eppure quando l'avevo preso non mi aveva fatto nulla... comunque da adesso non lo tocchiamo più.
«Vorrei provare a portarlo qui.»
«Non vuoi andare a cercarlo?» le chiedo, confuso.
«No. Mi sono allenata per questo da un po', spero solo che non sia troppo lontano. Però utilizzerò molta energia, quindi dovrete farmi bere questa» comincia a mescolare una pozione che prende un colore viola.
La osservo, affascinato. Chissà che cosa ci ha messo dentro.
«Potrei perdere conoscenza...» spiega.
«Bea, non ci pensare nemmeno! Non preoccuparti, andrò io a cercarlo, basta che tu ci dica dove sia» dice Anakin, spalancando gli occhi.
«Voglio provare. Sta tranquillo, davvero» sorride, quasi felice di questa nuova sfida.
Io non dico niente, ma sono preoccupato anche io. A lei sembra fare piacere, quindi non insisto sulla questione, però se si fa del male... non potrei perdonarmelo. Si è già fatta male con il pugnale...
Beatrice mi fa il pollice in su, forse essendosi accorta del mio sconforto. Poi prende una poltrona dall'altro lato della stanza, e la mette davanti a noi. Traccia un cerchio intorno.
«Per precauzione... se per caso volesse scappare.»
Anakin annuisce, e quando mi giro verso di lui vedo un piccolo sorriso sul suo viso. Sembra piuttosto eccitato da tutto questo. È vero che vedere una strega all'opera... be', è qualcosa. È speciale.
Beatrice torna davanti al libro, e mentre osserva con precauzione il libro, si lega i capelli ricci in una coda. Sta già sudando, anche se non ha ancora cominciato. Prende due pietre, e le tiene in mano mentre comincia a recitare un incantesimo scritto sul libro.
Ad un certo punto si ferma ed apre gli occhi.
«Trovato.»
Gira velocemente le pagine del libro, poi prende due altre pietre e le scambia con quelle che aveva in mano.
«Anakin, se svengo riprendimi, okay?» le chiede, e il demone annuisce in fretta, mettendosi dietro di lei.
Beatrice chiude di nuovo gli occhi, e aggrotta le sopracciglia mentre dice qualche parola in una lingua che non conosco.
Ad un tratto tutte le candele cominciano a tremare, e la luce si affievolisce. Quasi si spengono, e comincio a faticare per vederci qualcosa, ma poi si riaccendono di colpo.
E la poltrona non è più vuota.
«Dev'essere uno scherzo» mormora Nicklaus, guardandosi intorno.
È seduto come se fosse a casa sua, come se Beatrice non l'avesse appena fatto apparire davanti a noi, così. Lui comincia ad annusare l'aria, e io distolgo lo sguardo da lui per qualche secondo, per vedere se Beatrice sta bene.
Anakin mi fa un cenno per dirmi che è tutto okay, mentre porta Beatrice in un lato più lontano e isolato della stanza. Le fa bere quello che doveva farle bere, e io torno a guardare il guardiano del pugnale di Cailtìn.
«Che cosa vuoi ancora da me» mi guarda, alzando poi gli occhi al cielo, «Ti ho anche portato qui per risparmiarti la strada!»
Mi avvicino piano a lui, e le candele gli illuminano perfettamente il viso. Non è per nulla spaventato, ma sembra molto annoiato. Non ho idea di che cosa stesse facendo il momento prima, ma la sua camicia è quasi sbottonata interamente, e indossa dei jeans neri, che vanno insieme al colore dei suoi occhi e dei suoi capelli.
«Ho bisogno di sapere come usare il pugnale.»
«Cerca su internet» sbuffa.
Lo guardo malissimo. Lui si guarda di nuovo intorno, e il suo sguardo cade sul cerchio tracciato intorno a lui. Aggrotta le sopracciglia, e sul suo viso vedo per la prima volta un accenno di curiosità.
«Stai bene?» sento chiedere Anakin.
«Sì... ce l'ho fatta?» mormora Beatrice, e posso quasi vedere il sorriso sulle sue labbra.
Non posso esserne sicuro, comunque, perché il mio sguardo è sul guardiano. Lui sembra aver sentito la conversazione, perché raddrizza la schiena e cerca di guardare dietro di me.
«Come hai fatto a trovarmi?» chiede, anche se sembra perso nei suoi pensieri.
«Non sono stato io» rispondo, «Ma non ha importanza, devi davvero aiutarmi-»
«Parlerò soltanto con colei che mi ha portato qui» mi interrompe, incrociando le braccia al petto.
Faccio un sospiro e mi giro verso Beatrice, che sta bevendo un bicchier d'acqua. Quando capisce che parla di lei quasi si strozza, poi mette via il bicchiere e si avvicina.
Quando il suo viso è finalmente illuminato dalle candele, Nicklaus smette di guardarsi intorno, e un leggerissimo sorriso appare sul suo volto, anche se per un attimo piccolissimo.
«Ciao» Beatrice tocca le maniche della sua maglietta con le dita, imbarazzata, «Allora, ci puoi aiutare?»
Sembra un po' in difficoltà, e un po' la capisco. Tranne il fatto che quel ragazzo è... particolare, è vero che adesso dipende un po' da lei se lui ci aiuterà.
«Se me lo chiedi così gentilmente» Nicklaus alza un po' il mento verso di lei, «Certo, tesoro.»
Beatrice stringe le dita intorno alle maniche della sua maglietta, ma si sforza a fargli un sorriso. Si avvicina un po' a lui e gli porge un bicchiere.
Lo sguardo di Nicklaus cade sulla sua mano fasciata, e aggrotta le sopracciglia.
«Questo è per accertarsi che tu dica la verità.»
«Qual'è il problema?» Nicklaus torna a guardarmi dopo aver bevuto il liquido senza esitare, «Non sai usare un pugnale? Lo devi prendere così in mano e metterlo nel cuore di-»
«Non l'ho preso per uccidere qualcuno» lo interrompo, e lui smette di mimare il gesto con le mani.
«Allora mi sa che ti sei sbagliato di pugnale, amico.»
Io non so cosa rispondere. Forse mi sento ancora debole per la ferita, ma non ho la forza di riuscire a trovare la risposta giusta, e la domanda giusta... E Nicklaus sembra non volerne sapere di essere più gentile con me.
«Senti» Anakin si avvicina a Klaus, «Mia sorella ha uno strano meccanismo di difesa: sopprime le sue emozioni e le mette in dei cassetti... diciamo, e in pratica adesso è una versione strana, a volte cattiva di sé stessa, e fa cose cattive. Non possiamo permettere che faccia di nuovo una cosa cattiva.»
Nicklaus aggrotta le sopracciglia mentre ascolta tutto il discorso di Anakin, poi alza le spalle.
«E allora? Mettila in prigione, no?»
«È la figlia del diavolo.»
«Oh. Okay, questo cambia le cose, allora» alza le sopracciglia.
Riflette per un po', poi il demone torna a parlare.
«Io sono Anakin, comunque» alza gli occhi al cielo.
«So chi sei» ribatte, toccandosi il mento con le dita, «Credo che l'angelo mi abbia già presentato a tutti, comunque, altrimenti non mi avreste trovato.»
Anakin annuisce, e non sembra offeso da come lui gli ha risposto. Sembra un po' irritato, però.
Beatrice è sempre dietro di noi, però non dice niente.
«Volete farla tornare come prima?»
«Esatto. Dovrebbe accettare tutte le emozioni che ha sorpresso, e-»
«Per farlo dovete provocare un'emozione che non può sopprimere» lo interrompe, alzando le spalle, come se fosse una cosa da niente.
«Cioè?» gli chiedo, aggrottando le sopracciglia.
«Ci dev'essere qualcuno a cui vuole bene, no?» chiede, «Fate finta di ucciderlo, e lei non potrà sopprimere anche quello. Se ha soppresso così tante cose, allora non può farlo con una cosa così grande, no?»
Io non dico niente, e cerco di pensare.
«E come facciamo a fare finta?» gli chiede Anakin.
«Fate come per fare il gesto e poi vi fermate. Altrimenti uccidete davvero quella persona, se proprio dovete. Insomma, non vorreste che quel pugnale non sia usato, dopotutto...»
Sorride in quel modo freddo, poi torna a guardarmi.
«Ah, e puoi farlo soltanto tu. Gli altri non possono toccare il pugnale senza farsi male. Il pugnale è fedele soltanto a quelli che hanno passato le prove per averlo...»
Ecco perché Beatrice si e scottata, prima! Quando mi giro verso di lei mi accorgo che si è tolta la benda, e si sta curando la ferita con una pozione verde.
Dovrò farlo io... sospiro.
«C'è qualcosa che non dice» dice piano Beatrice, osservandosi la mano che è ormai guarita.
«Glielo strappo io dalla bocca, stai tranquilla-» borbotta Anakin, avvicinandosi a lui.
«Se voi due uscite, glielo dirò senza battere ciglio.»
Anakin non è per niente convinto, e sinceramente nemmeno io. Ci giriamo tutti e due verso Beatrice, e lei annuisce. Si tocca piano i capelli, un po' nervosa.
«È okay...» ci rassicura, per poi indicarci l'uscita con un cenno del capo.
Io non mi muovo, ma poi Anakin mi prende la mano e mi trascina fuori.
«Che facciamo?» mi chiede, quando siamo di nuovo accanto al letto di Beatrice.
«Dobbiamo dire a Royal almeno questa parte del piano» sussurro.
«Vorresti davvero uccidere la persona che lei ama di più?»
«Farò soltanto finta, okay?» gli dico, sedendomi sul letto.
Anakin annuisce, anche se non è molto convinto. Ha alcune ombre che gli ballano sulle dita, e non so perché mi viene in mente di mettere la mia mano sopra per farle andare via.
Il demone sposta lo sguardo sulle nostre mani, poi sorride leggermente, e le ombre spariscono anche dal suo collo.
«E chi sarebbe, comunque?» chiede, sedendosi sul letto.
«Chi?» chiedo, ancora confuso dal mio gesto di prima.
«La persona che Aideen ama di più.»
Royal
«Vado a vedere che cosa dicono!» esclama Anakin, tornando di sopra.
Lo osservo mentre sale le scale e ci lascia soli, io e l'angelo. Da quando sono arrivato, non mi ha guardato negli occhi nemmeno una volta.
Questa mattina, quando mi sono svegliato, Aideen non c'era. Mi ha lasciato un biglietto dicendo che sarebbe tornata tra un po'. Sapevo che vedermi in quel modo le avrebbe fatto qualcosa. Speravo che non si sarebbe allontanata, ma non posso biasimarla. Spero soltanto che non sia andata ad uccidere altra gente...
Anakin mi ha chiamato, e sono tornato qui in fretta. Mi hanno spiegato il... piano. Non ho conosciuto questo guardiano, perché sta ancora in quella stanza, però ho capito più o meno che cosa dobbiamo fare. Se non convinciamo l'umano ad aiutarci... be', sarà leggermente complicato.
«Grazie per gli anelli» dico all'angelo.
Me li ha dati poco fa, e mi sono quasi rimesso a piangere. Però mi ha fatto piacere. Almeno ho ancora qualcosa di suo. Me li sono infilati alle dita. Per adesso, penso che li terrò addosso, poi vedrò dove metterli.
L'angelo mi guarda per la prima volta da quando sono arrivato, e annuisce. Deve sentirsi in colpa. Una parte di me lo detesta, perché lui è qui e Alec no, ma so benissimo che è meglio così. Adesso Alec è felice. Sono soltanto io che sono triste.
Gli do una pacca sulla spalla, ed è imbarazzante, lo so, ma voglio fargli capire che non c'è bisogno che non mi guardi o che abbia paura delle mie reazioni.
E poi... ormai tecnicamente è del gruppo, no? Si è spaccato le ali per recuperare quel pugnale.
«Allora, andiamo a cercare l'umano?» gli chiedo, incrociando le braccia al petto.
«Io non posso uscire da qui. Non fino a domani, almeno. Beatrice non me lo permette.»
Annuisco, e quando nomina la streghetta, mi viene quasi da sorridere. Per fortuna che l'ho assunta, davvero. Se non fosse stato per lei, Alec non sarebbe stato un po' felice prima di... e poi se non fosse stato per lei non avremmo ritrovato questo guardiano di cui mi hanno parlato e guarito l'angelo così in fretta.
«Okay. Allora vado io, e domani mattina ci troviamo tutti qui e discutiamo di nuovo di tutto questo.»
Theo annuisce, e non aspetto che torni Anakin prima di andarmene. Cerco di andare piuttosto di fretta, anche perché vorrei sapere dov'è andata Aideen...
Quando arrivo davanti a casa sua, stringo i denti. Avrei preferito che ci andasse l'angelo, ma siamo di fretta, quindi...
Busso alla porta, e mi mordo le guance cercando di calmarmi.
Quando l'umano mi apre la porta, faccio un sospiro. Devo solo respirare.
«Royal» pronuncia il mio nome, «È successo qualcosa?»
Alzo lo sguardo su di lui. Indossa dei vestiti da casa, e i suoi capelli marroni sono un po' spettinati. È dimagrito dall'ultima volta che l'ho visto, e si stringe le braccia al petto, come per proteggersi da solo.
«Domani. Davanti a casa di Aideen. Abbiamo un piano.»
«A che ora?»
Quasi sospiro di sollievo quando lo sento dire quelle parole. Non mi ha nemmeno chiesto che cosa deve fare. È ancora innamorato di Aideen, dopotutto.
«Il piano che abbiamo... è un po' rischioso» cerco di avvertirlo.
«Non importa. Farò tutto, se servirà a salvarla» annuisce, e le sue guance sembrano riprendere colore mentre parliamo di Aideen.
«Meglio per te. Altrimenti ti avrei costretto.»
Peter deglutisce, però annuisce. Quando sto per andarmene mi ferma.
«Voi due... siete tornati insieme?»
«Non stiamo insieme. Non siamo mai stati insieme.»
Insieme. Insieme. Non esisteva nemmeno quella parola nel vocabolario di Aideen da quando erano successi gli anni bui. E poi è arrivato lui, e se n'è ricordata di colpo.
«Sai che cosa intendo» mormora, abbassando lo sguardo.
Sembra imbarazzato della sua domanda, ma sembra anche che non riesca a non pormela.
«Sì» ammetto, «Ma non significa niente.»
Sono onesto, e forse da una parte lo sono perché voglio ferirlo. Forse voglio che soffra come ha fatto soffrire Aideen. Se non fosse stato per lui... forse lei non sarebbe così adesso... forse non avrebbe ucciso quelle persone e non ci sarebbe stato bisogno di fare tutto questo.
Ma so benissimo che voglio fargli male soltanto perché sono geloso. Perché lui ha il cuore di Aideen, e io no.
Peter fa un respiro più profondo degli altri, poi annuisce, chiudendo gli occhi.
«Ci vediamo domani. E sii puntuale.»
Aideen
Scendo le scale di casa mia, annusando piano l'aria.
Sono tornata poco fa dal Lux, perché non ci ho trovato nessuno. Era chiuso. Stavo cercando Royal, ma a forse era già qui?
Mi sento strana in questi giorni. Lui mi fa sentire in modo strano. Da quando sono tornata vedo tutto in bianco e nero, ma qualche volta... qualche volta quando Royal mi parla mi sembra di vedere di nuovo il colore dei suoi occhi.
Mi tocco piano i capelli corti, e cerco di dimenticarmi il momento in cui li ho tagliati. È stato impulsivo... ma avevo bisogno che quell'immagine nello specchio cambiasse, perché ogni singola volta che mi guardavo vedevo quella ragazza debole, inutile e...
Smetto di camminare quando sento un odore familiare. Molto familiare.
Entro nel salotto e piego la testa di un lato. Il camino è spento, e la stanza è illuminata dalla luce del giorno che arriva dalla finestra. Osservo le persone presenti davanti alla libreria con un'occhiata.
«Che succede qui?» chiedo, restando a distanza.
Il primo a guardarmi è Royal, che è appoggiato allo scaffale con la schiena. Sembra un po'... triste.
Al ricordo dell'altra sera mi fa male la testa. Lui stava... stava... che cosa stava facendo?
Scuoto la testa, mandando via il pensiero, e i miei occhi si poggiano su Peter.
Che cosa ci fa qui? Pensavo di averlo avvertito. Non appena lo vedo, non appena sento il suo profumo... il mal di testa torna. Voglio che se ne vada. Non voglio vederlo mai più.
«Aideen» Lentiggini mi chiama, e sposto lo sguardo su di lui.
Indossa una maglietta bianca, ma riesco a vedere delle fasciature sulle sue spalle. Aggrotto le sopracciglia. Che ha fatto?
«Non possiamo andare avanti così.»
Aggrotto di nuovo le sopracciglia, senza capire. Che intende?
«Non voglio farti del male, ma hai ucciso delle persone.»
«E allora? Erano dei peccatori, se lo meritavano. Non capisco» ribatto, alzando le spalle.
Theo scuote la testa. Non so che cosa tiene stretto dietro la schiena, ma emana un'energia strana. Che cosa vuole fare?
Cerco lo sguardo di Royal, ma lui guarda altrove. Evita il mio sguardo. Non mi piace quando fa così.
«Aideen... lasciati andare, ti prego. Accogli le emozioni che stai sopprimendo... smetti di lottare. Saremo qui per te. Ti aiuteremo.»
Ti aiuteremo.
Ecco che cosa vogliono fare. Si sono riuniti tutti e tre qui per cercare di manipolarmi e farmi tornare debole.
Per un attimo sento qualcosa stringersi nel mio petto.
«Avevi detto» giro la testa verso Royal, «che non avresti cercato di aggiustarmi.»
Royal scuote la testa, ma non mi guarda negli occhi.
«Sei un bugiardo» sussurro, «Anche tu, sei solo... pensavo...»
Abbasso la testa, e le mie mani cominciano a tremare. Sento gli occhi inumidirsi.
E poi, le mie mani non tremano più. Con un dito scaccio via la lacrima prima che scenda giù dalla guancia, e non ricordo nemmeno perché si trovasse lì.
Torno a guardare l'angelo.
«Dark...» mormora, «Non mi costringere a farlo.»
In un battito di ciglia si ritrova dietro l'umano, con un coltello premuto sulla sua gola.
Abbasso gli occhi su di esso e un sorriso divertito appare sul mio viso.
«Il pugnale di Cailtìn... come hai fatto ad averlo?» chiedo curiosa.
«Non esiterò ad usarlo. Aideen, se non ti lasci aiutare andrà tutto a puttane.»
Alzo un sopracciglio quando lo sento dire la parolaccia. Wow.
«Ti costringeranno a tornare all'inferno. Non vogliono altri anni bui, lo capisci? Non dipende più da noi.»
Sorrido e scuoto la testa, senza credere ad una sola parola che esce dalla sua bocca.
«Adesso ho capito... vuoi aggiustarmi, farm tornare come prima... Ti conosco, e ti dico già adesso che non funzionerà.»
La voce che esce dalla mia bocca è fredda, ma leggermente divertita. Lui invece, non è affatto divertito. Le sue labbra sono strette fra loro, e il suo viso pallido contratto dall'ansia e dal dolore della ferita che ha sulla schiena.
Vorrebbe davvero ucciderlo? Seriamente?
Non lo farà mai. Non può: so benissimo che è contro la sua natura uccidere una persona innocente. E comunque... non mi farebbe niente. Vederlo morire, osservare i suoi occhi marroni che si spengono... forse mi farebbe addirittura del bene.
Lui mi sta guardando, ma evito il suo sguardo. Non voglio vederlo, non voglio...
Mi ha soltanto indebolita da quando sono tornata. Forse se lo merita.
Deglutisce. Credo abbia capito che non tornerò mai come prima. Ma il pugnale che tiene saldo in mano cambia direzione, e si dirige verso il petto di Royal.
Per un secondo la vista mi si appanna. Non ne ha il coraggio.
«È la tua ultima possibilità, Aideen.»
Il mio viso si contrae senza che io possa farci niente. Non lo farà. Non lo farà. Non lo farà.
Questa volta non riesco a smettere di tremare come ho fatto prima. Quel pugnale può uccidere qualunque cosa. E per sempre. Ma non lo farà. Non può. Uccidere è un peccato, e lui non lo farà mai.
Il viso del vampiro è teso mentre osserva l'arma puntata su di lui. Inspira un bel po' di aria, poi chiude gli occhi.
Che cosa sta facendo? Perché diavolo non si ribella? Che cosa aspetta?
Torno a guardare l'angelo che mi sta minacciando.
«Mi dispiace» sussurra.
E mentre il pugnale trafigge il cuore del mio vampiro e un urlo di dolore sfugge al mio controllo, torno a vedere a colori.
FINE SECONDA PARTE
Eccomi! Finalmente il capitolo 40, suuuuuper lungo, che ne pensate?
Beatrice super fondamentale in questi capitoli? Vi piace la streghetta? E Nicklaus? Chissà che cosa avrà rivelato a Bea in quella stanza...
Royal che va da Peter... che ne pensate di quella scena?
Ma soprattutto... un punto di vista di Aideen?! Che ne pensate?
E Royal... pugnalato con il pugnale di Caitlìn... e che cosa succederà adesso?
Baci 😈
-Gaia 💜
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